Quasi amici

Shuuko Kaminari & Takumi Fujimoto | Sunrise Coffee Shop - 19/12/2021 15:30

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  1. bakadesu
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    TAKUMI FUJIMOTO
    STUDENT/PART-TIMER
    20 Y.0.

    L’inverno a Tokyo era freddo. Sembra strano da dire, ma per qualcuno che ha vissuto buona parte della sua vita in un’isola dove la temperatura non scende sotto i 10 gradi, la capitale del Giappone è una città gelata. Takumi non aveva nemmeno mai visto la neve, se non su qualche cartolina o da qualche immagine online, perciò quando quella mattina guardò fuori dalla finestra e notò il paesaggio imbiancato il suo cuore fece un salto di gioia. Scese subito in strada ancora in pigiama, coprendosi con solo un cappotto, e si divertì a giocare con i cristalli bianchi, come un innocente bambino.
    Le poche persone che passavano per quella via lo guardavano male oppure cercavano di nascondere le risate per la scena piuttosto buffa. Restò fuori per qualche minuto, tempo necessario affinchè il dolore che il freddo gli stava procurando alle gambe e alle mani non poteva più essere ignorato, e con la stessa fretta con cui era uscito, corse dentro l'abitazione.
    Mentre preparava la colazione, notò il foglietto colorato che aveva appuntato al frigorifero, che recitava: “19 dicembre, 15:30, Sunrise Coffee Shop”. Non aveva ancora capito cosa avrebbe dovuto fare a quell’appuntamento, ma era sicuro che si trattasse di qualcosa relativo alla Coltre e sapeva che avrebbe fatto meglio a non mancare. Impostò una sveglia un’oretta prima dell’orario indicato, come ulteriore promemoria, il suo cervello era l’ultima cosa su cui fare affidamento in questi casi.
    Non fece molto durante quella mattinata, guardò qualche episodio di varie serie tv sul pc,avvolto nelle coperte del letto, mentre mangiava qualche avanzo di cibo raccolto dal frigo. Lesse anche qualche pagina del suo manuale di informatica, ma lo abbandonò dopo pochi minuti, per dedicarsi ad attività per lui molto più producenti, come ad esempio schiacciare un pisolino sul divano.
    Fu il fastidioso trillo della sveglia, che da buon ritardatario cronico aveva già rimandato due volte, a fargli aprire gli occhi. «Cazzo, ma perché mi riduco sempre all’ultimo?»
    In pochi secondi era già fuori di casa, correndo verso la stazione della metro. Riuscì ad arrivare con soli 3 minuti di ritardo, e iniziò a guardare all’interno del locale, sperando che qualcuno lo avesse riconosciuto tra i clienti del bar.


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