spare the sympathy

HARU Y. UEDA & SHUUKO KAMINARI, RUOTA PANORAMICA DAIKANRANSHA(KOTO, WARD 8)-10/01/2021 SERA (DALLE 22.00) - NEVE

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    Haru Y. Ueda
    Era passato un po' dall'ultima volta che aveva trovato la preda adatta a lui, e adesso finalmente ne aveva trovata una che corrispondesse alle sue esigenze: teneva d'occhio quella turista dagli occhi azzurri così vivace e carina, dall'accento sembrava proprio americana.
    L'aveva seguita per un po', senza averci a che fare: adesso doveva solo portarsela a casa, ma avrebbe aspettato il momento giusto, aveva sentito che sarebbe uscita la sera con la sua amica, ma questo non era un problema, nè gli interessava.
    Aveva tutto il tempo di tornare a casa, cambiarsi, prenderla e arrivare nuovamente a destinazione per iniziare a giocare: Adam non usciva allo scoperto da un po', anche se a breve avrebbe dovuto rifocillarsi per bene, magari al Ghoul Restaurant.
    A differenza dei suoi soliti abiti da damerino, come lo avrebbero etichettato, aveva una tuta molto anonima e completamente nera, così come la maschera. Prima di uscire provò, come sempre, se il microfono interno per distorcere la voce funzionasse, e appena appurò che tutto fosse al suo posto, mise su il cappuccio e uscì per la sua caccia.
    Si appostò ben nascosto, attendendo con cura che la ragazza americana, di nome Karol a quanto aveva avuto modo di capire, uscisse: fu paziente, facendole godere la serata fuori, restando a debita distanza e nell'ombra, aspettando il momento giusto.
    Appena la giovane dai deliziosi occhi azzurri imboccò uno dei vicoli per tornarsene in hotel, pensò di agire: non sembrava esserci nessuno oltre lui, o almeno così credeva.
    Faceva un dannato freddo, tanto che aveva dovuto coprirsi ulteriormente con un gilet scuro imbottito ma che teneva molto caldo, adatto a quelle temperature, sopratutto con la neve che iniziava a cadere.
    Affondando le mani nelle tasche iniziò a camminare verso di lei, spuntando da uno dei cassonetti del vicolo: la ragazza chiaramente sentì dei passi fermandosi per qualche istante prima di voltarsi.
    Fu abbastanza veloce da nascondersi nuovamente, e appena la donna sembrò sollevata di essersi sbagliata, le apparve davanti, con passo svelto.
    «Hy Karol!~»
    La salutò, prima di tramortirla con un ceffone, per non darle il tempo di realizzare: non poteva vedere il leggero sorriso che aveva dietro la sua maschera, e si chinò per osservarla: magnifica! Sarebbe stata stupenda per le sue foto! E i suoi occhi sarebbero stati meravigliosi da osservare dietro la macchina fotografica.
    Qualcosa però, turbò il suo entusiasmo, interrompendolo: si alzò di scatto dal corpo...non era solo.
    Era pronto a reagire se fosse stato un agente, ma già si stava innervosendo: chi stava interrompendo il suo rituale?


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    Shuuko Kaminari
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    Shuu era a lungo stata vittima dei suoi stessi attachi di fame incontrollati,il suo stomaco parle giocarle dei brutti scherzi ultimamente,e se a volte era in grado di resistere e non cadere nella trappola tesa dal proprio stomaco altre invece era costretta ad appagare ogni suo istinto o necessità,liberando una parte di se che non amava affatto…
    Nascondere una cosa simile a chiunque ti stesse attorno,anche se ciò si riferiva solo a poca (sfortunata) gente,era comunque un calvario,eppure nonostante ciò al suo fianco aveva sempre avuto suo padre,pronto a proteggerla e darle una mano in ogni futile questione- e adesso,che lui era andato via,cosa le restava per le mani? Il tempo scorreva tra le sue mani come fosse sabbia,sfuggendo come granelli di sabbia inesorabilmente,e senza più un motivo ben preciso.
    In quella serata era quasi strano vederla alle prese con la selezione di qualcuno il più anonimo possibile,pensare che senza saperlo aveva persino messo gli occhi su una bella ragazza americana dall’odore sublime,che però apparteneva già alla mente di qualcun altro...non si era accorta della presenza di un “intruso” durante la sua tacita caccia,eppure proprio quando giunse in un vicolo poco frequentato seguendo la donna in questione vide quell’essere tramortirla con un violento ceffone quasi estasiarsi dopo la sua “vittoria”; ma dov’era capitata? Sul serio avrebbe dovuto contendere del cibo,un corpo,niente più che qualche morso,con un suo simile..? Valeva la pena buttarsi a capofitto nell’ignoto solo per pura...ingordigia? In un primo momento,quando la sua razionalità era ancora presente abbastanza da dissuaderla,fu tentata di andar via e non cacciarsi nei pasticci,eppure poco dopo,la sua salivazione divenne incontrollabile,così come gli intollerabili crampi che da un po' oramai affliggevano il corpo perfetto della ragazza-
    Teneva la sua maschera,ovvero un casco da motociclista color ciano,nella mano destra,mentre con la sinistra restando nascosta dietro uno degli sbocchi che portavano al vicolo incriminato si apprestava ad asciugare la saliva che colava da entrambi i lati della bocca: che scempio non riuscire nemmeno a controllarsi lo stretto indispensabile,si faceva ribrezzo da sola..
    Una volta risolto il problema però si accorse di aver accidentalmente urtato il casco contro la parete,provocando quindi un rumore che di certo non passò affatto inosservato dal predatore rivale: era nei guai,adesso volente o nolente avrebbe dovuto affrontare la minaccia che di certo avrebbe finito per sopraffarla e darle una lezione,ma tanto vale provare..no? Indossò il casco,dalla cui visiera seppur abbassata era possibile intravedere entrambi gli occhi dipinti di nero e rosso,al contrario però non fu possibile comprendere che espressione celasse sotto la maschera,sarebbe stata enigmatica? Avrebbe trasmesso paura? Terrore? Pazzia..? Di certo,non lo avrebbe scoperto tanto presto. Uscì dal suo precario nascondiglio,mostrandosi mentre indossava un chiodo di pelle nero capace di camuffare alla perfezione le forme (già poco prosperose) della ragazza,accompagnati da Jeans dalla vestibilità ampia e scarpe da tennis comunissime,non si poteva dire che fosse un soggetto estroso quantomeno-
    Proferì parola dopo aver azzardato qualche passo verso il ghoul e la stessa ragazza adesso giacente a terra,con le braccia stese lungo il corpo e tono distaccato

    “Non voglio innescare una contesa,tantomeno un combattimento. Ho quella ragazza sott’occhio da giorni...mi spiace per l’inconveniente,ma..la preda è anche mia.”

    Non ritenne necessario avanzare con le parole,neanche con i fatti,in realtà. Rimase ferma in quella posizione senza muovere un muscolo,scrutando semplicemente quelli che sarebbero stati i movimenti del ghoul che aveva dinnanzi. Sperava davvero con tutta se stessa,di non dover incombere in una lotta,essendo consapevole della sua incapacità non solo nella caccia ma persino nelle comunissime contese,il che era più che visibile.
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    Haru Y. Ueda
    La situazione lo innervosì non poco, si era lasciato forse troppo distrarre dagli occhi della vittima per non vedere che c'era un altro contendente?
    Non sopportava le interruzioni di quel tipo, ma purtroppo in quel mondo non era la prima volta che accadeva. Le soluzioni infatti erano due, ed era enormemente seccato dalla situazione.
    Di condividere non se ne parlava.
    «Non credo» Nonostante la voce distorta dall'apparecchio che aveva nella maschera, era chiaro che fosse non proprio ben disposto a condividere la preda. «Se la preda era tua, avresti dovuto prendertela, non far fare il lavoro a qualcun altro. Anche io l'ho puntata precedentemente» Solitamente, Haru appariva sempre affabile e un gentiluomo, ma c'erano dei casi in cui il suo lato peggiore veniva fuori, come quando non poteva soddisfare i suoi istinti omicidi.
    Non era neanche una questione di fame, fosse per lui avrebbe lasciato anche tutta la carne all'altro ghoul. A lui interessavano gli occhi, il processo che arrivava in quei giorni in cui rimaneva da solo con la vittima terrorizzata...quando gli toglievano questo, diventava tutto furchè gentile.
    Cercò però di rimanere lucido: non sapeva chi aveva davanti, mai sottovalutare chi ti stava di fronte, era un errore da principianti e lui non si riteneva tale. Arrogante? Tanto.
    «Non sono un tipo che condivide, quindi, come vogliamo risolvere la situazione?»
    Era già pronto a sfoderare la kagune ma non l'aveva ancora fatto. Il problema principale era che la giovane Karol, gli serviva viva per adempiere alla sua routine, e non se ne parlava di farla morire così.
    Di combattere però non aveva voglia...forse però potevano trovare una soluzione alternativa? Poteva anche lasciarla all'altro ghoul, ma ciò significava ricominciare la ricerca, e ciò lo rendeva ancora di più snervante...
    «È che ho una particolare predilezione per questo tipo di preda...la nostra Karol aveva anche un'amica, puoi prendere lei se proprio vuoi» Come non era affar suo, nè sapeva se sarebbe stata in giro, ma si stava rendendo conto lui stesso che stavano perdendo tempo.
    Più infatti i minuti scorrevano, più temeva che a breve avrebbe perso interesse per la preda, e quando accadeva non era una cosa buona per lui...


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