[MISSION] Ward Wars: Chuo under attack! [1B]

17/11/2021, 17 circa @Chuo

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    Xander Portokalos

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    KAGUNE
    Koukaku

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    Aveva evitato il colpo alla testa, ma appunto aveva dovuto sacrificare la mobilità delle gambe, però piuttosto preferiva essere ancora lucido.
    Nonostante il dolore, come suo solito, Xander scoppiò a ridere: ecco che la pazzia di famiglia si stava facendo sentire!
    Entrambi oramai a terra, il colpo della sua kagune non aveva avuto l'effetto sperato, ma non può non vedere come il cretino delle arance toglie una parte della maschera volontariamente per aprire la bocca.
    Non è di certo un idiota Xander, e sorride di più, capendo l'intento del ghoul, ma non avrebbe assaggiato neanche un pezzo del suo prelibato corpo di mele...quell'eretico sarebbe rimasto con le arance!
    E visto che Xander era pazzo quanto il suo gemello cattivo, non ci aveva pensato due volte ad assestare un pugno dritto in faccia all'altro, visto che erano vicino e almeno avrebbe avuto la soddisfazione di spaccargli la mandibola o i denti.
    Lo aveva fatto anche per un altro motivo: se gli avesse fatto abbastanza male, lo avrebbe distratto abbastanza nella speranza che allentasse la presa alle gambe: il fatto che aveva cercando di affondare i denti su di lui, lo rendeva anche un bersaglio con la guardia abbassata, motivo per cui con l'altro arto della sua kagune avrebbe cercato di perforargli lo stomaco o un fianco per incentivarlo ulteriormente.
    Così che, se avesse visto una scappatoia, il prossimo passo sarebbe stato nel caso sgusciare via...non aveva intenzione di essere preso dai due investigatori e quindi si sarebbe volentieri ritirato lasciandolo al suo crudele destino!

    «Parlato di Xander»
    Pensato di Xander




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    Hana Dunbar

    AGE
    17 y.o.

    KAGUNE
    Ukaku

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    La rabbia probabilmente l'aveva fatta agire in modo sconsiderato, ma era anche solamente una ragazzina e di certo non era stata così saggia da scappare, soprattutto davanti quell'ingiustizia. Avrebbe voluto fargliela pagare!
    Era riuscita a colpire in parte l'investigatore, ma qualcosa di inaspettato era accaduto: si erano scambiati i due investigatori, e non solo, Peregrine era stata colpita!
    Una sensazione di impotenza l'aveva colta, la paura di fallire di nuovo: era troppo debole, troppo piccola, troppo tutto. Era stufa di essere così, non voleva che qualcun altro le morisse sotto gli occhi, se ci fosse stato qualcuno della sua famiglia in quelle condizioni?
    Non poteva pensarci.
    Era stata colta alla sprovvista dalla pazza investigatrice, e l'unica cosa che potè fare era cercare di scansare lateralmente quel martello: non voleva lasciare però Peregrine al suo destino, e infatti sapeva che sarebbe stato rischioso.
    Avrebbe potuto approfittarne se l'investigatrice ora le dava le spalle e colpirla, sarebbe stato così soddisfacente... ma non lo fece, probabilmente una mossa stupida, perchè aveva utilizzato nuovamente la sua kagune per colpire nuovamente l'altro investigatore, lanciando altre tre lame verso di lui: un'altra alle gambe e altre due al centro sperando di colpirne la schiena, così da poterlo mettere in difficoltà e rallentare la sua avanzata.
    Il suo scopo? Si salvare Peregrine, o provarci, ma scappare portandosela dietro. Infatti se fosse riuscita ad allontanarsi dall'investigatrice, avrebbe corso in direzione della ghoul cercando di superare eventualmente l'investigatore per poterla raggiungere.
    Non l'avrebbe lasciata indietro.


    «Parlato di Hana»
    Pensato di Hana




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    NAME
    Jaden Kawaguchi

    AGE
    29 y.o.

    KAGUNE
    Rinkaku

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    Rank B

    «Tentiamo la fortuna? Russian roulette is not the same without a gun!» Peccato che non fosse amante della roulette russa, ma quel pezzo era troppo figo per non canticchiarlo, e ora non se ne usciva dalla testa dannazione!
    Avrebbe anche raggiunto il ragazzo sul retro se non fosse stato interrotto bruscamente.
    «Ma davvero?»
    Patteggiare? Come no. Non ci avrebbe mai creduto, non avrebbero mai lasciato vivere due come loro, quindi di mettere giù il suo biglietto d'uscita e abbassare la kagune non se ne parlava proprio.
    E se Darien era andato sul retro con l'altro ostaggio, lui era rimasto con quei tre investigatori in mezzo ad una miriade di scaffali.
    «Non lo sapete? Non si dicono le bugie!» Sorrise, ridacchiando. «Abbassate prima voi le armi, o dipingo le mattonelle di rosso» Sibillò con la kagune a portata di trachea del povero bambino, con la madre che chiaramente si agitava implorando di fare come veniva richiesto per il suo bambino. Avrebbero davvero sacrificato un bambino? Era da vedere.
    Lui si sentiva proprio come in un film d'azione, uno di quelli fighi, chissà che colonna sonora sarebbe venuta da portare all'Eurovision di quell'anno!
    Non era però il tempo per quello!
    Era una situazione di merda, quello era certo, di conseguenza, l'unica cosa che poteva fare era sperare che Darien gli reggesse il gioco e collaborasse anche se non potevano collaborare verbalmente. Si trattava di collaborare o di morire.
    La sua unica scelta fu quella dunque di essere un diversivo o un bersaglio mobile, così da lasciare a Darien l'effetto sorpresa.
    «Spare the sympathy ~ Everybody wants to be my enemy ~ E-E-ne-my ~»
    Canticchiò, non la sapevano? Magari ora gli rimaneva impressa! Avrebbe approfittato di quel momento di eventuale perplessità per iniziare a fare casino, indietreggiando appena e scaraventando verso di loro un paio di scaffali alti in metallo del kobini lì presente, facendo un macello immane e sperando almeno di prendere qualcuno di loro e sperando di creare chaos sufficiente...ma senza lasciar andare il bambino, era troppo prezioso!

    «Parlato di Jaden»
    Pensato di Jaden




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    Haru Y. Ueda

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    KAGUNE
    Bikaku

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    Doveva ringraziare di essere abbastanza sconsiderato di buttarsi così a capofitto, purtroppo però avrebbe dovuto prevedere ciò che era infatti successo.
    Non si sarebbe dato dello stupido solo perchè era troppo orgoglioso, e il suo obbiettivo era tornarsene a casa fra le sue cose e i suoi trofei, non di certo a combattere come un cane in mezzo a quei tizi sconosciuti.
    Non aveva neanche tempo da perdere a cercare di pensare all'altro, troppo anche concentrato al dolore che stava provando, e forse avrebbe dovuto essere meno signore. Infatti come un totale vigliacco l'ukaku aveva pensato di attaccare, e di conseguenza Haru si era ritrovato ad allontanarsi con uno scatto dall'altro ghoul da cui era stato colpito per poter usare la sua kagune per proteggersi dai colpi.
    Ora si che era inalberato. Avrebbe fatto lo stesso, ridandogli la stessa moneta, prima o poi tanto si sarebbe dovuto stancare no? Di conseguenza, anche se a fatica, avrebbe cercato di allontanarsi dal ghoul con i tentacoli, per poter attaccare invece quello più debole e che si era fintamente ritirato, non proprio contento di quello che aveva fatto prima, o era dentro o fuori, non poteva immischairsi a piacimento!
    «Non sai neanche gestire i tuoi sottoposti? Hai bisogno di un aiuto?»
    Aveva detto infatti a quello di prima , palesemente irritato anche lui di essere interrotto, la maleducazione era una cosa che non sopportava di certo! Si sentiva così debole da dover chiedere l'aiuto dell'amichetto sfigato?
    Bene, ora glielo voleva togliere l'amichetto del cuore.
    Se si fosse avvicinato abbastanza, lo avrebbe colpito con un pugno allo stomaco, forse poco elegante o forse l'altro si aspettava che lo colpisse con la kagune? Tutto a suo tempo, di certo voleva fargli capire che non aveva gradito l'interruzione.
    «E tu stanne fuori»
    Gli avrebbe sibillato, nonostante la voce distorta dalla maschera, era chiaro che Adam non fosse per nulla contento.

    «Parlato di Haru»
    Pensato di Haru
     
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    Darien Lockwood Pinky

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    KAGUNE
    rinkaku

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    Una volta svanito nel retro, ciò che Darien fece fu semplicemente guardarsi intorno per analizzare quanto avrebbe dovuto fare per poter liberare il passaggio e uscire. La ragazza si dimenava sotto la sua presa e questa chiaramente non era una cosa piacevole. Avrebbe voluto ammazzarla o anche solo tramortirla per evitare che gli causasse problemi, ma era l'ultimo dei suoi problemi: ci vollero pochi istanti prima che la sua attenzione venisse di nuovo catturata dalla stanza principale di quel konbini.
    Il trambusto scatenato dall'irruzione di quei tre agenti fece, infatti, aguzzare le orecchie verso la sala e solo pochi istanti più tardi ― non prima però di aver intimato alla ragazza con sé di stare zitta con una velata minaccia ― si avvicinò alla porta, scoprendo dopo una rapida occhiata che non solo tre agenti erano lì con loro, entrati da chissà dove, ma che uno di questi era ben armato di fucile. Una rogna indescrivibile, insomma.
    "Ma da dove..?" fu il primo pensiero che formulò, per poi rendersi conto della cavolata che aveva commesso. "Il bagno! Porca miseria!"
    Come aveva fatto a dimenticarsi del bagno? Come? Era una prerogativa di ogni negozio, eppure il suo pensiero era sempre andato verso due unici punti focali: la porta d'ingresso e il retrobottega. Genio del male, si era dimenticato una cosa fondamentale.
    Complimenti a lui. E anche a Tengu, perché non è che fosse l'unico ad essersi scordato di quel piccolo particolare che avrebbe potuto salvargli le penne. Ora sì che erano nei guai.
    Per qualche manciata di secondi decise di stare ad osservare la scena, come per assimilare quante più informazioni potesse e, di conseguenza, scegliere il miglior modo di agire. Doveva ammetterlo: fosse stato per lui sarebbe volentieri scappato senza Tengu, in fin dei conti non si conoscevano e non aveva di che preoccuparsi nel caso in cui l'avesse lasciato indietro, dopotutto non erano compagni. Non si sarebbe sentito in colpa per aver abbandonato uno sconosciuto.
    Diede un'ultima occhiata alla porta sul retro, ancora sbarrata da alcuni scaffali che aveva deciso di utilizzare per ostruire il passaggio ed evitare una spiacevole sorpresa. Sorpresa che, a dire il vero, quegli agenti erano riusciti comunque a fargli, perché erano degli stupidi.
    "Ah-ha, mi sa che devo proprio sporcarmi le mani."
    Alla fuga ci avrebbe pensato più tardi: non era stupido, sicuramente non avrebbe potuto sfruttare il retro per scappare, perché se quegli agenti erano riusciti ad irrompere dal bagno, nulla gli diceva che avrebbero lasciato libero l'ingresso per il personale.
    Avrebbe dovuto collaborare con Tengu se voleva uscire vivo di lì.
    Si sarebbe dovuto fare male... che seccatura.
    Tirò un sospiro pesante, diede uno sguardo alla ragazza e, pochi istanti più tardi, si sgranchì le braccia.
    «Pronta a diventare il mio scudo?» le mormorò. L'unica risposta della ragazza fu veicolata dallo sgranare incredulo degli occhi e il cominciare a dimenarsi nuovamente. «Sei fortunata che non ti ho ancora usata come cena, visto che sei più preziosa da viva che da morta.»
    Dopo quell'ultimo commento, Darien cinse la vita della ragazza con il braccio sinistro e, come se ormai si fosse proiettato all'interno di un film d'azione, si lanciò fuori dal retro, approfittando del casino che il suo compare aveva creato buttando giù gli scaffali. Il suo obiettivo? Ovviamente disarmare quanti più agenti riusciva. Perché scendere a patti con loro significava dover rinunciare alla propria libertà e, con molto rispetto, col cazzo che avrebbe rinunciato alla libertà.
    Detto questo, stringendo la ragazza davanti a sé e coprendo gli organi vitali con il suo corpo, Darien si lanciò verso gli agenti cercando di mimetizzarsi quanto più possibile tra il macello creato dagli scaffali e tutti i prodotti teoricamente in vendita del negozio, prestando attenzione solo ed esclusivamente ad evitare di perdere di vista gli agenti che, una volta abbastanza vicino da poterli colpire con la propria kagune, ma abbastanza lontano da potersi evitare almeno che gli altri due agenti sprovvisti di fucile lo potessero attaccare con le loro quinque, cominciò ad attaccare con forti colpi i tre agenti, spostandosi il più velocemente possibile per evitare di essere colpito, ma continuando imperterrito ad attaccare gli investigatori, concentrando i suoi colpi verso colui provvisto di fucile, che avrebbe cercato con tutto se stesso di disarmare.
    Era un piano folle ― o forse non era neanche considerabile piano, visto che non si era minimamente messo d'accordo con il compagno e non sapeva nemmeno se quello che stava facendo gli avrebbe concesso di uscire di lì più facilmente ―, ma avrebbe dovuto lottare con tutte le sue forze, altrimenti era spacciato.

    «Parlato»
    "Pensato"
     
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    Akari Katagiri

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    Lei era Peregrine. Quel nome era una maledizione ma allo stesso tempo anche il marchio delle sue capacità, passate e presenti. Sapeva bene che c’era chi credeva si fosse rammollita quando aveva lasciato i Raptors per La Coltre, in special modo i suoi vecchi compagni o gli altri ghoul con cui si era scontrata in passato. Non li biasimava, in fondo era vero fosse diventata meno brusca e avventata. Ma un errore che facevano quasi sempre, era pensare fosse diventata più debole, ignorando il fatto che Akari continuava ad allenarsi ogni giorno di più non volendo essere un peso per nessuno.
    L’unica cosa che era veramente cambiata, era che la sua fase ribelle fosse finita con il pensiero che non c’era spazio per l’estrema violenza, anche quando le parole non erano abbastanza. Solo perché fosse ferita o indebolita, lei avrebbe continuato fino a quando non sarebbe stato necessario.
    Era riuscita con successo a mettere distanza tra lei e l’Investigatrice con la quinque martello, rimanendo però sempre in allerta con le orecchie ben tese in modo da cercare di evitare possibili agguati. Quello scambio di mano fu comunque per lei una sorpresa, ma non appena aveva percepito quei passi veloci avvicinarsi e lo scintillio del metallo sotto la luce lunare con la coda dell’occhio, Akari si era mossa immediatamente in modo da provare ad aggirare quel colpo alla sua schiena con un passo laterale, tuttavia non ampio per colpa del peso della sua kagune. E ahimè, quel gesto permise all'altra investigatrice di passare oltre la sua figura, fiondandosi poi contro Swan.
    Le era immediatamente chiaro che in contrapposto a loro due, i due investigatori avevano affinità tra loro e non era la prima volta che lavorassero insieme fianco a fianco. Quello era un vantaggio non da poco, avevano un elaborata e curata strategia che a loro mancava.
    Stringendo i denti e con il pensiero che non poteva lasciare l’altra ghoul da sola, Akari si apprestò ad attaccare l’altra colomba ad uno dei bracci che teneva la sua quinque rinkaku con l’intenzione di romperglielo in modo da fargli momentaneamente lasciare la presa dell’arma. Ci mise tutta la forma che aveva in corpo dietro quel colpo, e se fosse stato un successo avrebbe guadagnato quei preziosi istanti che le sarebbero serviti per depistarlo ed inseguire la sua collega, in modo da distrarla e permettere a Swan di ferirla quel tanto che bastava per fermarla, dando possibilmente loro quel piccolo vantaggio che le avrebbero permesso di potersi ritirare, lo spazio dietro a Swan ormai deserto.
    «Scusami» furono le parole che Akari disse sottovoce all’investigatore durante la sua avventata azione, in verità non voleva fargli troppo male ma doveva, almeno un po’, se voleva riuscire nel suo piano.
     
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    Kiriyama Hayato Suzaku

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    Fu quasi un peccato.
    La maschera da oni di Suzaku aveva nascosto del tutto il suo sorriso, affilato e come se avesse vinto davvero qualcosa, invece di aver ricevuto un colpo in piena schiena.
    Avrebbe fatto anche capire, molto probabilmente, che a Suzaku mancavano parecchie rotelle e ragionava davvero come un demone.
    Ora non si stava più annoiando.
    Il dolore era stato all'inizio fulmineo, e dopo il primo impatto era diminuito in fretta -ma era comunque presente, come un'ombra che gli faceva un minimo di compagnia- lasciandogli il piacere dell'adrenalina, di sapere il suo avversario faceva sul serio.
    Forse era una promozione dal codardo che era! Complimenti piccolo ghoul, prima un pedone e ora un tokin.
    Un vero peccato non ci siano altre promozioni in vista.
    Ma quel dolore non era stato abbastanza.
    Ora ne voleva di più. Era così felice avrebbe potuto ringraziare quel ghoul strappandogli gli arti! Tanto quelli possono sempre ricrescere!
    E se non ricrescevano pazienza, erano pur sempre cose che succedevano. Regali belli quasi quanto il volo dell'angelo, una lezione su come i pulcini imparano a volare piena di amore che purtroppo gli era stata sottratta.
    Dopo tutta la fatica fatta per farlo avvicinare lì, alla ringhiera, ecco che diventava inutile.
    E questo a Suzaku non piaceva per niente.
    Suo padre aveva ragione, le nuove generazioni erano stupide e ingrate. Non combineranno mai nulla nella loro vita.
    Tutta quella insubordinazione doveva essere punita. Magari strappandogli gli arti.
    Voleva vedere un corpo vivo diventare improvvisamente immobile e rigido, perdere colorito e tepore. Se non poteva avere la sua lezione di volo, allora avrebbe come minimo voluto vedere un cadavere.
    E se neanche quello fosse stato possibile, allora voleva smetterla di darsi dei limiti e voleva divertirsi.
    «Ora balla.»
    Disse, con un tono faceva capire di Suzaku quanto avrebbe potuto farlo il sorriso di poco prima. Che aveva venduto la sanità mentale tempo fa, il demone.
    O il figlio di demoni, la versione cambia sempre ed è un po' difficile starci dietro.
    Veloce quando maestosa, la kagune finalmente venne manifestata in tutta la sua (piccola, ok) gloria.
    Fece per schioccare le dita, in un modo quasi teatrale che non ammetteva interruzioni che non preveddessero sonore ginocchiate nello stomaco come punizione.
    E, se l'altro ghoul non era un barbaro che interrompeva, anche quando le attese non erano lunghe... in un certo senso lo sarebbe stato Suzaku, che attaccò con la kagune ancora prima di scocchiare le dita.
    In caso sarebbe stato molto bello, alzare delle aspettative solo per distruggerle.
    Quella sarebbe stata una serie di colpi brevi e veloci, diretti più alle gambe.
    Suzaku sarebbe stato comunque attento a brutte sorprese, in quel caso, ma c'era una genuina e quasi morbida curiosità nel voler vedere l'altro ghoul ballare.
    Se non voleva volare, che ballasse.
    E se l'avesse deluso anche in quello?
    ... sarebbe stata una noia senza speranza di redenzione.
     
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    Turno 04 (Haru, Hayato)

    ❖ HARU & HAYATO.
    Il loro attacco a sorpresa era dunque stato un successo vedendo che, nonostante avesse schivato parte della raffica di proiettili ukaku, Haru era comunque stato colpito da entrambi i loro attacchi, la kagune indebolita anche dagli attacchi parati dalla rinkaku avversaria.
    «Si chiama sfruttare i propri asset» disse il ghoul in questione con tono canzonatorio, i tentacoli della sua kagune che si muovevano debolmente dietro di lui «Idiota. Non sai fare multitasking?» aggiunse poi con una grassa risata.
    L’altro ghoul, invece, li stava osservando con attenzione, lo sguardo e i sensi vigili, una mano stretta a pugno al petto, il cuore che gli batteva a mille. Era nervoso, certo, lo era sempre ma sapeva che poteva contare ciecamente nei suoi colleghi. Come loro per lui. Erano un team, dopotutto, si conoscevano da troppo tempo e lasciare uno di loro indietro non era un’opzione.
    E anche per quello il ghoul rinkaku non esitò dal mettersi tra Haru e il suo compare «No no~ il tuo avversario sono io~» cantilenò parando lui il colpo con i suoi tentacoli, avvolgendogli la mano e tirando Haru verso di lui pronto a dargli lui un pugno allo stomaco mentre il ghoul di tipo ukaku si era tirato un po’ indietro e lateralmente, lanciando successivamente uno sguardo al terzo membro del loro trio, ora impegnato anche lui in un vero combattimento.
    Lo aveva colpito in piedi ma poteva percepire che l’altro era rimasto imperturbato dalla cosa e anzi, forse quasi felice. Ormai, per il ghoul di tipo koukaku era ovvio che quel ghoul fosse uno svitato più che uno assetato di potere o con la mania del combattimento, voleva uno spettacolo. Voleva ballasse, che giocasse al suo gioco.
    Era un ghoul svitato a cui piaceva essere teatrale. La feccia peggiore, secondo lui. Proprio non riusciva a capirli. Cosa ci trovavano in quella sceneggiata, non lo avrebbe mai compreso. Preferiva i fatti, dopotutto, e l’altro finalmente aveva deciso di muoversi. Quindi era un ukaku, fu il suo pensiero. Non lo sottovalutò per quello, alla decisione di voler attaccare direttamente con essa, contro la sua più robusta e possente koukaku. Anche una lama piccola era tagliente. Non esitò dunque a parare quanti più colpi potesse con la sua kagune, risultato però in delle piccole ferite, prima di decidere di contraccambiare.
    La sua prima mossa fu quella di tirare un bel pugno al volto dell’altro con l’intenzione di stordirlo, mentre con l’altro braccio, dove la kagune di diramava, era invece pronto a far seguire a quel colpo uno al ventre. Voleva indebolirlo il più possibile, il colpo di grazia non toccava a lui. Il piano doveva essere un altro.

    ❖ Il seguente turno è stato postato in solitaria in modo da mettere tutti alla pari prima che venga postato l'ultimo turno (il 5°) della mission. Dopodiché, al completamento dell'ultimo turno, la mission potrà considerarsi conclusa con un post finale riassuntivo e valutativo.

     
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    Haru Y. Ueda

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    «Si chiama vigliaccheria» Lo corresse, dopotutto se si fosse sentito abbastanza forte non avrebbe chiesto una mano ad altri sottoposti.
    «inoltre, non sempre fare multitasking è un vantaggio»
    Non lo sopportava, decisamente, la sua risata lo irritava, voleva proprio spaccargli la faccia o farlo scappare, farlo supplicare...allo stesso tempo però era realista, non aveva voglia di ritrovarsi ferito troppo gravemente.
    «Che c'è ? Sei geloso?»
    digrignò i denti appena la sua mano fu presa da quei tentacoli e la cosa che fece per istinto, fu quella di cercare di tranciare quel tentacolo per liberare mano, non sapendo però se sarebbe riuscito a scansare il pugno.
    La verità è che probabilmente adesso Haru voleva scappare, per quanto gli desse fastidio, ma per farlo doveva avere l'occasione giusta.
    «Mi dispiace, ma non sei il mio tipo»
    Aveva voglia di scherzare? Forse, in realtà era talmente narcisista che doveva essere lui a comandare, nessun altro.


    «Parlato di Haru»
    Pensato di Haru
     
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    Kiriyama Hayato Suzaku

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    Avrebbe potuto dare la colpa di tutta quella teatralità agli Ayakashi. Erano inseparabili e la loro forza stava nell'agire come un unico individuo, ma non c'era caccia o allenamento che loro non tentassero di trasformare in uno spettacolo da circo.
    Suzaku lo sapeva benissimo, li aveva addestrati. E stare dietro a due ghoul rinkaku in contemporanea, che sembravano a un passo dalla comunicazione telepatica, quando si ha una kagune ben poco resistente come l'ukaku era considerabile comunque un allenamento a sé.
    Quindi era ovvio che, dovendo sopportare gli spettacoli circensi dei suoi fratelli, quell'atteggiamento così snervante fosse finito per influenzarlo.
    Ma sarebbe stata una scusa.
    Ci voleva una certa dose di teatralità, oltre che un ego esagerato, per arrivare a darsi un alias all'altezza di Suzaku del resto.
    Non contento, Suzaku amava vedere ogni persona che lo circondava come una mera pedina su una scacchiera. Guardava tutti dall'alto e li comandava, sceglieva chi doveva sacrificarsi, chi promuovere, chi rimaneva fermo. Ogni cosa che non gli andava a genio poteva semplicemente andare distrutta.
    Tutto quel controllo però era impossibile, una specie di utopia personale. In attesa, però, Suzaku trovava comunque il modo di rendere le cose interessanti.
    O almeno provarci.
    Perché il suo avversario, purtroppo, non sembrava aver avuto particolare intenzione di ballare per lui. In compenso, sembrava ancora del tutto intenzionato a voler trasformare quella in una prova di resistenza.
    Era facile capire chi avrebbe vinto una sfida del genere, tra un koukaku e un ukaku, e Suzaku non aveva particolare voglia di fare la fine dell'ingenuo qualsiasi.
    Doveva finire tutto quello in fretta.
    Come se fosse una scelta opzionale, quando sei un ukaku e la resistenza è il tuo più grande difetto.
    Avrebbe provato a evitare il pugno spostandosi di lato -il dolore era bello, ma il rischio di una maschera rotta era meglio evitarlo, e poi quel dolore lo voleva anche ricambiare- evitando di mettersi a diretta portata della kagune.
    Gli avrebbe afferrato il braccio con cui l'altro aveva provato a sferrare il pugno, a quel punto, torcendoglielo con un gesto secco. Abbastanza perché, se era abbastanza fortunato, gli spaccasse qualche osso.
    Nel dubbio, in ogni caso, avrebbe anche tirato in modo che l'osso del braccio uscisse completamente o in parte dalla cavità della scapola. Una spalla lussata significava avere un arto penzolante, inutile se faceva solo male e non si riusciva più a muovere.
    Doveva debilitarlo in fretta.
    Con un balzo indietro, con il suo avversario che ora gli dava le spalle, avrebbe attaccato di nuovo con l'ukaku, ma in modo più specifico all'altezza delle ginocchia. Se non voleva nemmeno ballare, allora non aveva bisogno di camminare.
    C'era una tale libertà di scelta sulle ossa da rompere o dislocare, era quasi un peccato non avere tempo da passare in simili piccole gioie della vita. Che tristezza, ma poteva accontentarsi dell'essenziale.


    Edited by Cattleya - 6/7/2022, 16:28
     
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    INTERMEZZO


    Turno 05 (ULTIMO TURNO)

    ❖ XANDER.
    I riflessi pronti avevano probabilmente salvato la vita di Vulture.
    Il tempestivo intervento della CCG non genera infatti alcuna apparente reazione nell’aggressore, la cui attenzione è totalmente focalizzata sulla preda che stringe nella propria kagune come se fossero spire di una serpe. Fosse per lui, probabilmente entrambi finirebbero nelle grinfie della CCG senza troppe difficoltà. Se Vulture non avesse trovato un modo per svincolarsi dalla presa, sarebbero stati entrambi un bersaglio semplicissimo per gli Investigatori.
    L’azione si svolge molto rapidamente, nell’arco della manciata di secondi impiegata dagli Investigatori per sguainare le quinque, una koukaku a forma di spadone a due mani per il maschio e una ukaku a forma di baionetta per la femmina, e cominciare ad avvicinarsi con la cautela di chi sa di trovarsi tra due bestie pericolose pronte a scattare. Sulle prime sembrano indecisi sul da farsi: approfittarne per prendere due piccioni con una fava col rischio però di finire in mezzo alla furia animalesca, oppure aspettare che i ghoul si massacrino a vicenda per dare il colpo di grazia? Pur scoccandosi vicendevolmente sguardi perplessi, i due sembrano giungere alla conclusione che un intervento immediato sia la soluzione migliore, quantomeno per sventare la possibilità che i ghoul si alleino.
    Il pugno di Vulture interrompe l’azione dell’altro ghoul, infrangendosi contro la sua mandibola con uno sgradevole rumore di ossa rotte seguito da un breve urlo di dolore, che presto sfocia in una risata stentata. La presa dell’adepto delle arance si allenta, per poi sciogliersi del tutto quando la kagune di Vulture lo colpisce allo stomaco senza però riuscire a perforarlo: la sua koukaku, infatti, è più adatta alle botte da orbi che a eseguire un taglio netto e preciso.
    Finalmente libero dalla presa dell’altro ghoul, che ora deambula claudicante a causa dello stordimento qualche metro più in là, Vulture deve però fare i conti con altri due problemi: le gambe intorpidite dalla scarsa circolazione, che lo reggono a stento tra mille tremori, e gli Investigatori che incalzano per attaccare.
    Mentre l’Investigatrice armata di ukaku spara in direzione del secondo ghoul, perforandogli lo stomaco con un proiettile Q, l’altro Investigatore scatta con inaspettata velocità verso Vulture, lo spadone stretto tra le mani pronto a tracciare un arco all’altezza dello stomaco.
    Nessuno dei due sembra intenzionato a risparmiarsi: per i due ghoul potrebbe non esserci più possibilità di fuga.

    ❖ HANA & AKARI.
    Tutto ciò che ormai resta da fare è battere in ritirata, peccato sia evidentemente più facile a dirsi che a farsi.
    L’agguerrita Investigatrice sembra avere in scacco la gracile Swan, la quale tuttavia con un movimento agile e rapido riesce a sottrarsi al raggio d’azione della sua lenta e pesante quinque. Il martello si infrange sull’asfalto con una ferocia terrificante: l’onda d’urto si propaga tanto a terra, con insistenti vibrazioni che attraversano il parco giungendo persino alla distante Peregrine, sia nell’aria, spingendo Swan qualche metro più in là. La donna però non sembra conoscere pace, e con un ringhio a metà tra la rabbia trattenuta a stento e la fatica dovuta allo sforzo di agitare l’ingombrante quinque, si prepara a tornare subito alla carica.
    Il tempo a disposizione delle due ghoul per fare la differenza è brevissimo, giusto quello strettamente necessario affinché l’Investigatrice sollevi il martello. Ma è sufficiente, incredibilmente e clamorosamente è sufficiente, perché pur mancando di strategia e coordinazione entrambe prendono la decisione di concentrarsi sull’anello debole della catena, ossia l’Investigatore con la rinkaku.
    L’Investigatore, la cui attenzione è concentrata su Peregrine, subisce così un attacco su due fronti da cui non ha modo né il tempo di ripararsi. Tutte e tre le lame di Swan lo colpiscono in pieno, una alla coscia destra e due alle spalle. Contemporaneamente l’attacco di Peregrine colpisce con la forza di un’auto in corsa, spezzandogli senza difficoltà un braccio.
    L’ultima cosa che Peregrine può vedere di lui sono gli occhi spalancarsi davanti alle sue scuse, nei quali può leggere non solo lo sconvolgimento ma anche la mortificazione di chi fa quello che fa controvoglia. Un attimo dopo l’uomo è a terra, dolorante e sanguinante, impossibilitato a muoversi e con la quinque schiacciata sotto il petto.
    «Nakamura-san!» la voce dell’Investigatrice è chiaramente venata di panico.
    Mentre le ghoul mettono tra sé e i due una distanza crescente, la donna preferisce precipitarsi a sincerarsi delle condizioni del suo collega anziché inseguirle. È la loro chance per fuggire.

    ❖ JADEN & DARIEN.
    La tattica di Tengu e Pinky ha i suoi pro e contro, per quanto gettarsi in bocca al nemico potrebbe non essere la più saggia delle soluzioni qualora nelle loro intenzioni ci fosse svincolarsi da quella situazione con ancora tutti gli arti attaccati al corpo.
    Nel momento in cui i ghoul mettono in chiaro di non avere alcuna intenzione di intraprendere la strada delle trattative e Tengu trasforma il negozio nel caos primordiale, utilizzando arti e kagune per rovesciare sul pavimento scaffali e prodotti in vendita, alle sue spalle anche la CCG ancora all’esterno del konbini inizia a muoversi. Pinky e Tengu possono già sentire sulla propria pelle l’inferno che di lì a poco divamperà in quel konbini, e lo stesso vale per gli Investigatori che hanno fatto irruzione, che senza tanti complimenti costringono di peso l’ultimo ostaggio - la madre - a sparire nel bagno e lasciarsi portare in salvo, togliendo così definitivamente di mezzo ogni possibile ostacolo al loro lavoro.
    Anche perché non sarebbe carino se la donna assistesse alla morte del figlio, eventualità che diventa sempre più probabile quando gli Investigatori impugnano le loro armi e si lanciano nella mischia, dando a intendere che, lontano da occhi indiscreti, la missione viene prima della salvaguardia degli ostaggi. Non è certo la prima volta che qualcuno pensa che un bambino martire possa solo valorizzare la causa della CCG.
    Tengu ha un problema in più rispetto a Pinky: un bambino è uno scudo umano decisamente mediocre, soprattutto considerando la sua statura e corporatura. Piccolo com’è, il piccolo riesce a coprire a stento una porzione del suo corpo e questo punto debole è immediatamente sfruttato dall’Investigatrice armata di ukaku, che spara, cercando di evitare l’ostaggio, uno dopo l’altro quattro colpi al ghoul mirando alla testa, al petto e al collo. Dopo di lei, un secondo Investigatore con una quinque bikaku comincia ad avvicinarsi per ingaggiare combattimento con Tengu.
    Contemporaneamente Pinky entra come una furia nel locale principale, l’ostaggio stretto sotto un braccio e la kagune pronta a scatenare altro caos. Mentre si scaglia contro la donna con la ukaku, un collega si fa avanti e gli sbarra la strada piantando il suo spadone a due mani sui tentacoli della rinkaku, tranciandone di netto i due più lunghi, le cui estremità si disgregano subito. L’Investigatore solleva la quinque e fa per avvicinarsi a Pinky: il prossimo colpo sarà abbastanza violento da mettere fine alla vita di sequestratore e ostaggio se andrà a buon fine. Approfittando della distrazione offerta dall’offensiva dell’Investigatore, la ragazza presa in ostaggio da Pinky, ormai rassegnata a morire e perciò comprensibilmente pronta al tutto per tutto, si alza sulle punte e sporge tra le braccia del ghoul per tentare di strappargli l’orecchio con un morso.
    Come se tutto ciò non bastasse, un’esplosione fa tremare il pavimento e assorda i presenti: l’ingresso è stato fatto letteralmente saltare in aria, rivelando tra i fumi un pericoloso quantitativo di agenti della CCG assiepati fuori. Un dardo attraversa l’aria e si conficca tra le spalle di Tengu: è una fiala di inibitori RC, che inizia a fare effetto con incredibile velocità sulla rinkaku.
    Le chance di farcela sono ormai estremamente esigue, ma il fumo potrebbe fornire una buona copertura ai ghoul per tentare una fuga disperata?

    ❖ HARU & HAYATO. (Status Haru: -10%; Status Hayato: -10%)
    L’arroganza ostentata da Adam tradiva un’abbondante dose di nervosismo, quel tipo di nervosismo derivato non dalla certezza di essere superiore all’avversario, ma dal bisogno di nascondere la propria fragilità. Adam stava perdendo e ne era pienamente consapevole. E non era certo la prima volta che il trio di ghoul si trovava a fronteggiare avversari incapaci di perdere, a giudicare dal sorriso smargiasso che non abbandonò il viso del ghoul con la rinkaku durante tutta la successiva colluttazione.
    «Ah! Come se tu fossi il mio» ribatté prontamente nel momento in cui la distanza che lo separava da Adam fu ridotta alla lunghezza di un braccio, lo stesso braccio che si infranse nella forma di pugno contro lo stomaco dell’avversario senza che questi facesse niente per schivarlo.
    Ciò su cui Adam si era invece concentrato era il tentacolo che, avvolto attorno al suo braccio, riduceva notevolmente la sua mobilità. La sua bikaku andò a tagliare con fine precisione il fragile tentacolo della rinkaku, liberandolo giusto in tempo per essere scaraventato all’indietro dal pugno. Nonostante il colpo violento gli avesse mozzato il respiro e probabilmente rotto qualche costola, quella poteva rivelarsi la sua unica possibilità per defilarsi prima di finire di nuovo tra le grinfie dei nemici.
    Il ghoul con la rinkaku, infatti, sembrava già pronto a incalzare nuovamente, mentre quello con la ukaku aveva spostato la sua attenzione sull’ultimo membro del trio. Quest’ultimo era nel pieno del mirino di un Suzaku determinato a frantumargli ogni osso su cui avesse messo le mani o la kagune.
    L’offensiva del ghoul con la koukaku erano stati due pugni: uno diretto al volto; l’altro, ricoperto di kagune, al ventre. Due pugni intrisi della forza caratteristica di quel particolare tipo RC: potenti ben oltre la media, soprattutto il secondo. Avrebbero potuto stordire seriamente Suzaku, se questi non avesse reagito in maniera tempestiva, e a quel punto addio balli, balletti e balli di gruppo.
    Il colpo allo stomaco andò a segno di striscio, lacerando il ventre di Suzaku in maniera superficiale ma non per questo indegna di attenzione. Quello al volto andò invece a vuoto, intercettato da Suzaku che torse l’intero braccio con uno sgradevole fragore di ossa rotte.
    Il ghoul ferito emise un urlo che divenne un richiamo per l’alleato con la ukaku, che non perse tempo ad intervenire. Nell’arco di pochi secondi il ghoul con la koukaku si riparò dietro la sua pesante kagune dai proiettili di Suzaku, che comunque avevano avuto il tempo di infrangersi contro le sue ginocchia riducendo la sua mobilità, e alle spalle dello stesso Suzaku una seconda pioggia di proiettili ukaku lo colpì a tradimento senza particolare strategia: testa, schiena, arti, qualunque cosa andava bene, l’importante era che quel maledetto piccione crepasse.


     
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    Al diavolo Tengu.
    Sul serio: nella situazione disperatamente drammatica in cui si trovava ora l'americano, l'unica cosa che gli rimaneva da fare era trovare un modo di contrastare tutti quegli agenti e battere in ritirata il prima possibile, fregandosene altamente di quel tizio sregolato con ben più rotelle fuori posto di quante non ne avesse lui. Non aveva problemi a continuare a vivere con la "coscienza sporca": pensare che, eventualmente, Tengu potesse morire lì non gli faceva alcun effetto. La vita funzionava e girava in un modo: si seminava quel che si raccoglieva. E Darien, a cui fregava solamente di se stesso, non sarebbe riuscito a sentirsi in colpa nel caso avesse abbandonato l'altro ghoul in quel konbini.
    Sfortunatamente per lui, prima ancora che potesse colpire la puttana con il fucile di precisione, un investigatore con uno spadone a due mani si frappose tra di lui e il suo obiettivo, trascinando lo spadone per aria e tranciando di netto due dei suoi tentacoli. Sotto la maschera, il ghoul contrasse il volto, mordendosi il labbro inferiore per evitare di urlare dal dolore, al punto da farlo sanguinare. Aveva strizzato gli occhi per qualche secondo, non essendo riuscito a sopportare al meglio il dolore provocato da quell'attacco, ma dopo poco cercò di mantenere la calma e passare al contrattacco.
    Il rumore dell'ingresso fatto saltare in aria, per quanto forte ed impossibile da ignorare, lo distrasse soltanto per una frazione di secondo. Ora non poteva più pensare al cibo, doveva pensare alla propria vita.
    L'idea di uscire da quel konbini tutto intero, ormai, era soltanto un capriccio troppo lontano dalla realtà: con due dei tre tentacoli ormai fuori gioco, Darien non solo era stato momentaneamente mutilato e sprovvisto dei suoi migliori appigli per farsi più facilmente strada fuori, ma aveva perso un'importante arma per la protezione della sua incolumità.
    L'investigatore di fronte a lui sembrava intenzionato a non risparmiare la vita del suo scudo umano.
    Quello scudo umano che, con tutta la forza che aveva in corpo, cercò di allungarsi per arrivare a mordergli l'orecchio, fornendo all'investigatore un misero aiuto per avere la vita salva. O forse no.
    Poverina.
    Il dolore provato precedentemente dalla mutilazione dei suoi tentacoli stava mano a mano scemando, lasciando spazio ad una vacillante ma disperata lucidità. Lasciò la presa sulla vita della ragazza e la spinse più forte che poté contro l'investigatore, lasciando che il corpo si scontrasse contro l'arma, lacerandone l'addome. Approfittò della spinta esercitata sulla schiena della ragazza per spostarsi indietro ed evitare al meglio che poté il colpo che avrebbe dovuto trafiggerlo ― che, ovviamente, lo colpì lo stesso, tagliando la stoffa della felpa che indossava e un po' della pelle all'altezza dello stomaco. Con il tentacolo principale cercò di attutire il balzo all'indietro e, una volta portata una mano guantata laddove adesso vi era un taglio, Darien diede un rapido sguardo all'ingresso coperto da una fitta nube, nella quale non riuscì a distinguere nulla.
    Era la sua unica ancora di salvezza.
    Con tutte le forze che gli erano rimaste in corpo, si diede una spinta con la propria kagune e, più veloce che poté, si buttò in mezzo alla nube, cercando poi di colpire con la kagune tutto quello che poteva, con l'obiettivo di uscire e di scappare dall'orda di agenti che lo attendevano fuori.
    Non gli importava quanto lo avrebbero ferito, quanti colpi sarebbero potuti andare a segno: la sua concentrazione era rivolta alla fuga e, con l'adrenalina a scorrergli nelle vene e a pompare il cuore ad un ritmo minacciosamente rapido, Darien superò l'ingresso ormai distrutto, guardando solo ed esclusivamente alla fuga.

    «Parlato»
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    Xander Portokalos

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    La sua folle mossa aveva funzionato, certo ora aveva le gambe intorpidite e due investigatori bastardi alle costole, o meglio, uno...di certo ora l'obbiettivo era scappare.
    Essendo rotolato vicino ad uno dei cassonetti vicino al muro usò una parte della sua forza per cercare di spingerlo, forse anche in maniera troppo lenta, contro l'investigatore, non per schiacciarlo, quanto per fargli perdere dei minuti preziosi così da usarli a suo vantaggio.
    Si guardò attorno e l'unica soluzione che vide per sfuggire fu: salire.
    Infatti facendo uno sforzo immane, cercò di avvicinarsi al muro del vicolo prima che l'investigatore si avvicinasse troppo e così usando la sua kagune, aveva provato ad usare le sue due articolazioni come rampini per salire il muro. Si sarebbe aiutato con le mani per poter scalare il muro fin sopra, decidendo di abbandonare il pazzo ghoul alla mercè di entrambi gli investigatori.
    Lui di essere preso non ne aveva voglia, anche perchè aveva in ballo tutta l'incolumità della sua enorme famiglia, e non poteva permettersi di farsi scoprire.
    Così se ci fosse riuscito in tempo sarebbe risalito perforando il muro come se stesse scalando una montagna, facendosi forza con le braccia e con le sue articolazioni, visto che le gambe rispondevano poco, anche se si sforzava di usare anche quelle per quel poco che poteva per darsi un'ulteriore spinta. Voleva arrivare fin sopra al tetto e scappare da lì, sperava finalmente di poter così riacquistare la sua amata libertà.

    «Parlato di Xander»
    Pensato di Xander




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    Hana Dunbar

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    KAGUNE
    Ukaku

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    Incredibilmente la sua azione ha successo: e non c'è tempo da perdere, è la sua unica via di fuga! Sua e di Peregrine! Infatti senza voltarsi indietro si dirige verso Peregrine.
    «Dobbiamo andare via adesso! Prima che cambi idea!»
    La incitò, porgendole una mano per poter correre via insieme: infatti l'investigatrice sembrava essere andata verso il ragazzo per sincerarsi stesse bene, un po' si sentiva lo stomaco stringere per il senso di colpa, dall'altra non voleva morire, ne voleva che qualcun altro morisse per colpa sua, proprio come era successo poco prima.
    Non era riuscita a salvare quella ghoul e l'avrebbe segnata per sempre.
    Motivo per cui appena potè e se Peregrine fosse stata pronta a seguirla sarebbe scappata nella direzione opposta a quella degli investigatori per allontanarsi da lì e sperare di seminarli.
    Ovviamente avrebbe aiutato Peregrine se fosse stata in difficoltà, ma di sicuro non aveva nessuna intenzione di non sfruttare quell'occasione per fuggire! Dovevano entrambe tornare a casa sane e salve!

    «Parlato di Hana»
    Pensato di Hana




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    Jaden Kawaguchi

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    29 y.o.

    KAGUNE
    Rinkaku

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    E lui che pensava di essere pazzo, quelli della CCG erano dei veri mostri! Non ci volle molto per lui per capire che ora del bambino non gli interessava, non gli importava se moriva.
    «A loro non interessi...vedi? Sono già pronti a sacrificarti...ricordatelo per il futuro»
    Sussurrò al marmocchio, in modo che potesse vedere con i suoi occhi quanto la ccg poteva essere meschina e bugiarda, era il suo modo per cercare di riparare ad una specie di controllo mentale che loro avevano sull'opinione pubblica.
    Chi lo sa, se quel bambino fosse sopravvissuto magari avrebbe iniziato a dire in giro quanto bugiardi fossero quelli della CCG. Piuttosto infatti che farsi prendere in testa o al collo, punti sensibili dopotutto, aveva preferito cercare di scansarsi facendosi probabilmente prendere al petto o alla spalla. Il dolore lo sentì tutto e digrignò i denti, poco contento , doveva scappare prima che quei maledetti proiettili facessero effetti.
    «Siete davvero pessimi, cosa insegnate ai nostri figli???»
    Disse con fare melodrammatico, ma piuttosto che ingaggiare una lotta con il secondo investigatore, preferì lanciare il bambino verso di lui, e rischiare di prendersi eventualmente un'altra serie di pallottole per cercare di scappare. Anche l'altro ghoul dopotutto sembrava in estrema difficoltà e pronto a lasciarlo morire da solo, non lo biasimava dopotutto, non erano amici. Tipo lui non avrebbe lasciato il suo amico Kazuya morire lì! Ma quello era un altro discorso.
    Si strappa di fatti quasi con violenza quel dardo, e di conseguenza, prima che le forze lo abbandonino decide di seguire la stessa strada del suo compagno di sventure, attraversando dunque la nube con un ultimo sforzo di adrenalina, pronto a correre più forte che può prima che la sua forza da ghoul scompaia per colpa di quel dardo...forse poteva riuscire a correre abbastanza, ma se si fosse trovato davanti ad un'altra lotta non era certo di riuscire a farcela.



    «Parlato di Jaden»
    Pensato di Jaden




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    Haru Y. Ueda

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    26 y.o.

    KAGUNE
    Bikaku

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    Almeno la soddisfazione di tagliargli la kagune l'aveva avuta, anche se aveva accettato meno l'essere colpito da quel pugno, che l'aveva scaraventato indietro.
    Non aveva nessuna intenzione di rimanere più lì, per quanto il suo orgoglio bruciasse, non aveva nessuna intenzione di morire in quel posto squallido dimenticato dagli uomini, e di conseguenza come aveva sempre fatto, avrebbe pensato a se stesso, senza guardarsi indietro.
    Non cercò neanche di metabolizzare il colpo, poichè già sapeva cosa voleva fare. Aveva probabilmente anche qualche costola rotta e per la prima volta Adam si ritrovò senza fiato, giurò a se stesso che se lo avesse ritrovato, lo avrebbe fatto a pezzi...e lì si che si sarebbe divertito.
    «Ci rivedremo presto, è una promessa»
    Sibillò, con il poco fiato che aveva prima di voltarsi e scappare via da quel posto più veloce che poteva, lasciando indietro chiunque: non amava scappare così, ma meglio sopravvivere oggi e combattere domani piuttosto che morire...e dare così la soddisfazione a quei decerebrati della sua famiglia, nono, non esisteva proprio!

    «Parlato di Haru»
    Pensato di Haru
     
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    Akari Katagiri

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    22 y.o.

    KAGUNE
    Koukaku

    RANK
    Rank B (Peregrine)

    Conosceva quel suono molto bene. Il raccapricciante rumore di ossa che si rompevano risuonò nelle orecchie di Akari come un ammonimento, come una preghiera atta a ricordargli della promessa che aveva fatto quando aveva voltato pagina. Il suo colpo era dunque andato a segno, lo sguardo ora puntato a quel braccio spezzato nel mentre indietreggiava con il cuore alla gola per quanto forte stesse battendo. Swan era venuta in suo soccorso, attaccando anche lei l’investigatore con dei proiettili della sua kagune che andarono a segno sulle sue spalle e su una gamba, ferendo l’umano più del previsto.
    «Perdonami! Scusatemi!» continuò a ripetere Akari, non volendo fargli male più dello stretto necessario. Non ci guadagnava niente dalla sofferenza altrui, e tutto quello che voleva fare era difendersi e guadagnare tempo. Sarebbero sempre stati destinati a scontrarsi per forza in quel modo?
    Swan le era corsa al fianco, incitandola di seguirla porgendole una mano che Akari prese al volo e strinse, correndo via insieme a lei in modo da raggiungere un’area sicura dove ricongiungersi con gli altri membri della Coltre, lasciandosi dietro quella coppia di investigatori. Non erano riusciti a salvare tutti quella sera, avevano perso un’anima affine, ma allo stesso tempo nemmeno gli investigatori erano scampati alla loro missione senza casualità alcuna. Akari lanciò uno sguardo preoccupato dietro di sé, osservando la figura della donna umana inginocchiarsi accanto al compagno ferito, gesti pieni di panico. E Akari non poté che sentirsi in colpa, ma cosa altro avrebbe potuto fare? Dopotutto, la violenza era il modo di agire che conosceva meglio.
     
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    CONCLUSIONE


    L'attacco congiunto di svariati gruppi di ghoul, ha quindi destabilizzato il controllo della CCG nella Circoscrizione, dando un po' di respiro ai ghoul già presenti nella circoscrizione.

    Nel vicolo in cui l’adepto delle mele e l’adepto delle arance si erano confrontati in una sfida all’ultimo sangue per decretare il cibo migliore, le cose non andavano decisamente bene. Tra cassonetti dell’immondizia usati come diversivi, sparatorie che avevano reso il muro - unica via di fuga di Vulture - più simile a una groviera e gli ultimi tentativi violentissimi del ghoul delle arance di sopravvivere all’incursione della CCG, Vulture era riuscito a mettersi in salvo più per fortuna che per abilità, anche se un certo livello di nervi d’acciaio era stato necessario per non lasciarsi impressionare dalla pioggia di proiettili dell’Investigatrice con la baionetta.
    Finalmente al sicuro sul tetto, Vulture si lasciò alle spalle l’arcinemico ancora impegnato a combattere per la propria libertà. E anche oggi la pellaccia ce la siamo portata a casa.

    Altrove, Swan e Peregrine si erano guadagnate la libertà attraverso la violenza. Mentre mettevano tra sé e la CCG una distanza incolmabile, Peregrine avrebbe potuto notare i gesti dell’impetuosa Investigatrice farsi delicati e incerti mentre si inginocchiava accanto al corpo del collega. Una pozza di sangue si stava formando sotto di loro, decisamente un cattivo auspicio per il giovane uomo: la vendetta di Swan era stata furiosa, spietata.
    Pochi minuti dopo le due ghoul furono di nuovo tra le braccia dai membri della Coltre delle Nubi. Il corpo della giovanissima vittima era stato recuperato, ma la luce era completamente sparita dagli occhi del suo accompagnatore. Una vittoria che sapeva anche di sconfitta.

    Pinky e Tengu si erano divertiti a giocare col fuoco fino a bruciarsi. Quella brutta giornata non l’avrebbero di certo dimenticata con facilità, soprattutto Pinky, che dopo essersi liberato dell’ostaggio e aver attraversato l’ingresso riuscì solo in parte a sfruttare la copertura del fumo. Voci allarmate rivelarono che la sua sagoma non era sfuggita agli occhi allenati degli Investigatori, che si lanciarono al suo inseguimento per i lunghissimi minuti successivi. Più fortunato fu Tengu, che approfittando della momentanea distrazione causata dalla liberazione dell’ostaggio e dell’attenzione generale puntata su Pinky, ebbe minori difficoltà nell’allontanarsi dalla scena del crimine. Non senza il suo stuolo di ammiratori armati di quinque, naturalmente.
    Non sarebbe stato un bel ritorno a casa per nessuno dei due.

    Il pestaggio era andato avanti anche troppo a lungo, generando nel gruppetto di ghoul una crescente noia. Subito dopo la fuga di Adam, accompagnata da un sottofondo di risate di derisione, il trio si era accanito su Suzaku. Al termine della pioggia di proiettili che si era infranta sulla sua schiena e sulle sue povere braccia ora martoriate, il “piccione”, come lo avevano definito a più riprese, era diventato bersaglio e capro espiatorio della rabbia dei tre finché non si erano scocciati e, invogliati dallo scoppio delle sirene delle forze dell’ordine, infine defilati.
    In fin dei conti erano entrambi ancora vivi, un po’ rotti, soprattutto Suzaku, ma ancora vivi. Proprio una giornata da dimenticare.


    La Mission si è quindi conclusa con successo! Per far rankare il PG partecipante, si prega di recarsi nel topic "Conteggio EXP degli Utenti", linkando la Mission e pagando l'EXP richiesta per l'operazione. Si prega anche d'indicare mediatamente quando tale nuovo rank è stato ufficializzato dalla CCG on-GdR (nei casi più eclatanti, può essere indicata una data più vicina alla data di ambientazione della Mission; per gli altri, anche circa un mese dopo è sufficiente, anche perché si tiene conto che il ghoul o investigatore nel mentre si è dato da fare/si è fatto notare anche per altro).

     
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