Quella giornata sarebbe stata completamente in suo onore. Avrebbe come minimo conquistato tutta Shibuya, e si limitava a quello solo perché era magnanima.
Con il suo potere, del resto, Roza era molto consapevole avrebbe potuto conquistare il Giappone in ogni momento.
Anzi, il mondo intero.
Se non lo faceva, alla fine, era solo perché non ne aveva molta voglia. C'erano troppi impegni, poi chi avrebbe avuto il tempo di seguire tutto il gossip sui suoi amati idol?
Per il momento, quindi, Roza si sarebbe accontentata di una breve occupazione di Harajuku.
Per uno shopping sfrenato, ma comunque sotto budget. La paghetta le dava mamma non era comunque chissà quanto di eccezionale.
Anche perché, in effetti, sarebbe stata più alta se una certa topolina avesse portato voti migliori agli ultimi esami.
Non che fossero stati brutti -la paghetta se la scordava, altrimenti- ma non erano stati nemmeno chissà quanto eccellenti. Nella media.
E dire che si era anche impegnata.
Sì era impegnata anche in quel momento, ma più perché -sapendo sarebbe stata accompagnata da Yuya- ci aveva tenuto tantissimo a essere il più presentabile e carina possibile. Deliziosa come...
come gli umani avrebbero trovato deliziosa una torta, probabilmente? Non era molto sicura il paragone fosse azzeccato o un semplice tirare a indovinare.
Non era una gran fan delle torte. Era una ghoul.
«Non allontanarti troppo.»
Disse Roza, chiaramente l'adulta della situazione, a Yuya, che era senza dubbio il bambino.
Ovviamente era perché era un'adulta preoccupata e responsabile, che preferiva non rischiare il duo si dividesse. Non perché rischiava di farsi distrarre dalla più piccola cosa e non le sarebbe piaciuto per niente trovarsi sola, proprio no.
I suoi motivi erano alti e nobili. Maturi. La donna in carriera che era in lei le stava già facendo un applauso.
Harajuku riusciva sempre a metterla di buonumore.
E che Roza frequentasse un quartiere simile spiegava come faceva a essere sempre una tale esplosione di colori. O dove aveva trovato, tra tutte le cose, una penna arcobaleno unicorno che si illuminava al buio. E non si aspettava che tutti capissero, ma quella penna era stata proprio un ottimo affare.
Quel giorno, quindi, nonostante Roza fosse un'esplosione di colori saturi era comunque troppo nel suo ambiente per risultare visibile da chilometri.
Le mary jane nere, lucide quanto uno specchio, la alzavano di qualche centimetro. Come se le servisse, considerato in altezza troneggiava già sulla maggior parte della popolazione giapponese. Stava crescendo in fretta.
Le calze, bianche e con nastrini arcobaleno, le arrivavano alle ginocchia. La gonna era piena zeppa di lustrini, giallo canarino, e la felpa sottile era rosa caramella.
Contarle il numero di braccialetti o forcine avrebbe impiegato tutto il giorno.
Per finire, per quel giorno aveva deciso di legarsi i capelli in una coda. Il laccio era così sobrio da essere decorato con delle orecchie da coniglio e un campanello. Bastava poco perché trillasse allegro, o forse era così facile perché Roza non sapeva stare ferma nemmeno per sbaglio.
Per quella giornata di shopping sfrenato non aveva ancora le idee chiare, questo era vero, ma di sicuro avrebbe voluto vedere di tutto
E di sicuro, ma quello era già stato scritto nel momento Roza si era fatta scucire da Yuya la promessa l'avrebbe accompagnata ad Harajuku, il povero Yuya si sarebbe ritrovato alla fine della corsa con fin troppe buste e scatoline da portare.
Nessuno lo invidiava.
Erano sicuramente queste, le missioni di massima sicurezza del clan Zeiva.
«Se vuoi posso comprarti qualcosa, sarà il mio prezioso regalo, Nii-chan!»
Dal sorriso gli rivolse, e la breve risata dopo, c'era davvero da chiedersi se fosse seria o stesse solo scherzando.
Che con Roza non si sapeva mai, alla fine.