Ne pas savoir sur quel pied danser

[CONCLUSA] Chihiro Fujioka & Lancelot Moreau; 10/01/2021 - 07:30 PM

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  1. alyë
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    Ad ogni cosa che diceva, a quanto pare, in quell’appartamento non poteva che cadere un lungo ma carico silenzio. E ad ogni parola che usciva dalla sua bocca, Chihiro si stava letteralmente scavando la fossa da solo, spalata dopo spalata. Era ben consapevole della cosa, lo sentiva bene, come un'entità esterna, come quelle di cui adorava scrivere, gli stesse fiatando sul collo. Non era la prima volta che succedeva. O meglio, sicuramente era la prima in cui era effettivamente a rischio di fare una brutta fine.
    Il suo sguardo argenteo era rimasto puntato al volto dell’altro uomo, scrutando con attenzione il suo cambio di espressione dalla sua posizione frontale alla sua figura seduta. Nessuno stava fiatando, non si era nemmeno mosso quando l’altro aveva effettivamente parlato di nuovo. Aveva effettivamente incrinato qualcosa questa volta, e non si stava nemmeno rendendo conto che un sorriso, così vuoto, così falso, era sbucato sulle sue labbra. Non era quello che aveva voluto?
    Fu solo la flebile voce di Lancelot che lo riportò al presente, ricordandogli anche che non erano da soli lì dentro.
    Ah. Già.
    Sollevò quindi anche lui lo sguardo, posandolo sulla figura semi-nascosta dietro la ringhiera del parapetto del piano superiore. Il suo sorriso sparì dal suo volto, come se lui e il “maestro” si fossero appena scambiati l’espressione. Perché quello che era affiorato nel suo petto in quel momento era pura mortificazione. Non come uno schiaffo in pieno volto, ma come tanti piccoli aghi che si conficcavano nel suo petto. Era quello stesso sentimento sapeva che provava quando aveva deluso le aspettative altrui, anche quando a lui non importava affatto del risultato. Era vero che non gli aveva promesso di “andarci piano con le parole”, perché, come a dimostrarsi, sapeva bene non ci sarebbe proprio riuscito, ma allo stesso tempo ci aveva provato a trattenersi almeno un po’ perché aveva notato quanto timoroso e nervoso fosse Lancelot nei riguardi di quell’incontro.
    Sospirò, scuotendo leggermente la testa come a schiarirsi i pensieri. Ormai era fatta. Non era il tipo da ripensamenti.
    Fece dunque dietro front nel mentre continuava ad ascoltare senza interrompere l’uomo, il ticchettio dei suoi tacchi che echeggiava per la stanza, andando a recuperare le sue cose che aveva lasciato appoggiate sul tavolino basso in modo da rimetterle in ordine nella tracolla che aveva abbandonato in precedenza sul divano. Fatto ciò, con la cinghia tra le mani, riportò lo sguardo sull’uomo, lo sguardo ora privo di qualsiasi sprazzo di emotività nel mentre aspettava finisse di parlare.
    Non poteva dargli torto, tutto quello aveva dimostrato quanto incompatibili in realtà fossero loro due. Almeno aveva risposto alla sua domanda, era stato il suo pensiero. Almeno stava mantenendo la parola. Non lo avesse fatto, quello non glielo avrebbe mai perdonato.
    «Un peccato davvero, non mi sarebbe dispiaciuto essere mangiato da Lancelot-kun» erano state invece le prime parole che erano uscite dalla sua bocca alla rivelazione appena ricevuta, senza però andare ad incrociare quello del ghoul in questione, come avrebbe sinceramente fatto se le condizioni fossero state diverse. Un semplice ma onesto commento.
    «“Le parole degli altri non sono abbastanza taglienti”» aggiunse poi, citando il titolo del primo romanzo che aveva pubblicato, quello tratto dal racconto che gli aveva fatto vincere il concorso che aveva fatto partire la sua carriera, nel mentre si passava la tracolla in spalla «La short story, non il romanzo. Mi ricorda il protagonista, Mikage, adorabile ma con qualcosa di scuro alle spalle» specificò poi, roteando un dito per aria ed inclinando leggermente la testa, un mezzo sorriso sulle labbra. Un sorriso che tuttavia non raggiungeva il suo sguardo spento. Si sentiva stanco, così, all’improvviso. Aveva forse usato troppe energie nella relativa esplosione di poco prima. Succedeva sempre. Non gli piaceva.
    «A proposito, mi dica. Se volessi scrivere qualcosa liberamente ispirato a queste nostre vicende… me lo lascerebbe fare? Ovviamente omettendo tutto il dovuto, le ho promesso di mantenere la boccuccia chiusa, dopotutto» chiese dopo una pausa, facendo qualche passo verso l’uscita per poi fermarsi al fianco della poltrona, lo sguardo inquisitorio «Tra l’altro, il mio lavoro lo avrei finito comunque. Ho collaborato con gente più spiacevole di lei» rimbeccò con un’alzata di spalle, senza però usare un tono veramente derogatorio. Dopotutto era vero, quando volte aveva finito per lavorare da solo perché i suoi colleghi di corso continuavano a sparire? O anche quando era stato eletto rappresentante di classe al liceo contro il suo volere. Lui l’impegno ce lo metteva sempre, era lavoro dopotutto. Noioso o meno che fosse.
    Ma Lancelot decise di parlare di nuovo, questa volta rivolgendosi a lui direttamente. Chihiro si fermò da prendere un altro passo, sollevando lentamente lo sguardo argenteo per incrociare quello dorato del ghoul. Chihiro ricambiò il suo sorriso, questa volta genuinamente, con più dolcezza e con il pensiero che con tutta probabilità non si sarebbero rivisti.
    Un peccato, davvero. Quello lo pensava veramente. Il piccolo ragazzino dai capelli rossi sapeva essere assai curioso.
    «Il fatto che non sono stato sgozzato seduta stante significa che la mia fortuna sfacciata è ancora funzionante. Un giorno si esaurirà... non essere triste, Lancelot-kun. E com’è che si diceva? Au revoir, Lancelot» gli disse, sventolando delicatamente una mano in segno di saluto.
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