Birds of prey don't sing.

Akari Katagiri & Shirou Date @Vicoli - Agosto 2018, alle 23 circa

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  1. Vanclau
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    Quella notte Shirou non poteva dire di sentire particolarmente fame così come ultimamente fin troppo spesso gli capitava. In parte ciò poteva essere dovuto alla preoccupazione costante che aveva iniziato a provare nei confronti di sua sorella, troppo buona e innocente per essere una ghoul della famiglia Date, ormai era un dato di fatto.
    I giorni avevano iniziato a trascorrere scivolandogli addosso senza che neanche se ne rendesse conto, le notti le trascorreva più passeggiando per le trade di Tokyo che cacciando e nell’ultima settimana era riuscito a prendere solo una preda, poco per i suoi standard e per quel che i suoi genitori si aspettavano da lui. A Shirou però ciò non importava. Da tempo ormai aveva iniziato ad allontanarsi sempre più dalla propria famiglia, disprezzando il loro modo di cacciare e rifiutando assiduamente di diventare un semplice assassino come suo fratello maggiore. Un ghoul, per Shirou, non era niente di più e niente di meno di un predatore e come tale doveva comportarsi; l’albino non provava gioia nel togliere la vita altrui, era una semplice necessità dettata dalla sua condizione.
    Un tempo cacciare gli piaceva anche, certo, non per l’idea di uccidere ma per le sensazioni che si provavano, le abilità che essa richiedeva, ma anche quel piccolo barlume di felicità provato era da tempo scomparso sostituito da sentimenti ben più cupi, da una preoccupazione che iniziava a distrarlo al punto tale da avergli fatto passare gli ultimi tre giorni a digiuno, così come i tre giorni antecedenti il suo ultimo pasto.
    Per fortuna tre giorni non erano un tempo eccessivo e stava riuscendo a tenere bene a freno i morsi della fame, anche se comprendeva che non poteva continuare così: se avesse voluto davvero proteggere sua sorella avrebbe dovuto essere sempre in perfetta condizione.
    Sospirò, continuando la sua passeggiata senza una meta ben precisa quella notte. Spesso, consapevole anche di non volersi attirare le antipatie della sua famiglia, evitava i luoghi di caccia prediletti dai suoi fratelli o dai suoi genitori, ritrovandosi a girare anche in zone di altri ghoul estranei, sebbene ciò non l’avesse mai realmente preoccupato. Non aveva ancora una propria area di caccia, non ci aveva pensato a delimitare un proprio territorio e in ogni caso preferiva di gran lunga muoversi di volta in volta senza una vera e propria destinazione; semplicemente gli serviva anche per allontanarsi il più possibile da chiunque fosse della propria famiglia per restarsene per conto suo, immergendosi nei suoi pensieri.
    Così quel giorno le gambe lo condussero a Shinjuku. Ci era già stato qualche volta, ma di giorno e non per la caccia, così con la luna alta nel cielo la Circoscrizione appariva agli occhi del ghoul completamente diversa.
    Si fermò solo quando una seconda figura gli si parò davanti all’improvviso. Non si era accorto dell’arrivo dell’altra ghoul, forse troppo immerso nei suoi pensieri, ma neanche si allarmò più di tanto. Aveva messo in conto la possibilità di incontrare altri suoi simili girovagando per altre zone di caccia e Shirou era comunque sempre stato bravo a mantenere il sangue freddo.
    Guardò l’altra ragazza attraverso le fessure di quello che era quasi più un passamontagna che una vera e propria maschera, dovendo nascondere il più possibile i suoi capelli albini troppo riconoscibili. Quello era forse l’unico verso sfizio che si fosse mai concesso, gli piaceva portare i capelli lunghi così come il loro colore argentato e non avrebbe voluto tagliarseli o tingerli solo per non farsi riconoscere, così aveva optato per un espediente in grado di celarli completamente. Aveva anche avuto l’idea di usare un casco da motociclista come “maschera” ma era molto recente e ancora non l’aveva messa in atto; a lui comunque quale maschera indossasse non interessava granché, era solo un espediente come un altro per celare il proprio volto e non farsi riconoscere.
    «È una bella nottata per fare due passi» rispose con tranquillità e una scrollata di spalle. «Ed è proprio quel che stavo facendo, una semplice passeggiata, ma se ho invaso il tuo territorio ti chiedo perdono.» L'ultima cosa che Shirou in quel momento voleva era ingaggiare una lotta con un altro ghoul, ma sarebbe stato comunque pronto alla sfida se l'altra non fosse stata del suo stesso avviso. Aveva parlato con tono calmo e composto, quasi cordiale, una mano nella tasca dei pantaloni e l'altra lasciata lungo il fianco.
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