Dunque è qui che i boni vendono i loro corpi?

[CONCLUSA] Alexandre De Lacroix & Lazar Khabarov @Host Club Velvet Room | 10/04/2020, 19:30

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar S. Khabarov 「 Echo
    5x7mSz0
    “Quindi intendi finire il lavoro.”
    «Esatto.»
    “Mangiartelo, per intenderci.”
    «Esatto.»
    “Hm…”
    «Cosa?»
    “Che cravatta indossi?”
    Che diavolo di domanda era? Il suo riflesso gli restituì uno sguardo stralunato, andando poi a posarsi sulla cravatta annodata intorno al colletto. In effetti, notò Lazar, ne aveva presa una dal cassetto senza prestare attenzione, ma il suo infallibile buon gusto aveva operato in perfetta autonomia selezionando quella che meglio si adattava al gilet nero.
    «Come dovrei far capire a un infedele quale delle mie centodieci cravatte indosso?» la voce piegata dall’insofferenza lasciava intendere quanto poco avesse gradito il cambio di argomento. «Oh, ci sono!» le labbra si piegarono in un sorriso avvelenato di malignità. «Quella che indossavo il giorno in cui ti ho lasciato.»
    “Ah già, la ricordo bene.” fu la replica, il tono un po’ distorto dalla linea telefonica ma ancora paziente e bonario.
    Purtroppo per Lazar, quell’angelo serafico di Rodion era rimasto lo stesso angelo serafico che aveva lasciato alcuni anni prima, naturalmente indossando quella stessa cravatta. Una costante nella vita di Lazar era esser stato circondato da persone importanti che, indipendentemente da quanto pungente o antipatico si mostrasse, lo trattavano con infinita benevolenza: suo padre, le sorelle e le cugine, Alexey, Rodion… tutti uniti sotto la bandiera del farlo sentire un verme ogni volta che tirava fuori il suo carattere arzigogolato.
    Sospirò, adagiandosi sul letto che non si era ancora premurato di rifare. In una stanza che non si era ancora premurato di riordinare. In una vita che era ancora un caos e lo portava a sentirsi in colpa persino per essersi preso un pomeriggio atto a risolvere una faccenda in sospeso mentre l’invasione di casa Kiriyama era alle porte.
    “Allora finirà male.”
    La tranquillità con cui Rodion mise fine alla sua caduta libera nella paranoia lo stordì per un attimo. Lazar sbatté le palpebre, ripercorrendo mentalmente le tappe della conversazione per capire dove il suo ex volesse arrivare. «… eh?»
    “Non avrai mai il coraggio di rovinarla con del sangue. Il tuo corpo ti sta dicendo che non vuoi davvero ammazzare quel tizio.”
    … ah. Odiava quando la gente dava dimostrazione di conoscerlo meglio di quanto lui stesso si conoscesse. Il che, sfortunatamente, con Rodion accadeva spesso.

    ***


    «Блядь...»
    Era un bene che nessuno intorno a lui sapesse il russo. Essere continuamente fissati, come se più che a un’altra etnia si appartenesse a un’altra galassia, era già abbastanza irritante per qualcuno che, come Lazar, per la prima volta dopo tanto tempo voleva passare inosservato. Il problema era che, pur volendo ignorare l’altezza drammatica che aveva raggiunto negli ultimi due anni, non c’era un solo elemento nella sua estetica che non catalizzasse l’attenzione persino in una città abituata all’eccentricità. Essere appariscente e al contempo voler passare inosservato, un bel paradosso. Ecco un’altra cosa che odiava: sentirsi sbagliato nel tentativo di sentirsi se stesso.
    “Dunque è qui che i boni vendono i loro corpi?”
    Aveva dato appuntamento ad Alexandre davanti all’Host Club Velvet Room, al confine tra i quartieri di Minato e Shinjuku. Gira e rigira, sempre a Shinjuku finiva. Il mondo intero finisce a Shinjuku: un bel titolo per un videogioco.
    Sembrava destino che il cielo fosse coperto ogni volta che Lazar Khabarov e Alexandre De Lacroix si incontravano, ma stavolta la fortuna era dalla loro parte e aveva piovuto solo nel corso della mattinata. Faceva caldo, almeno per Lazar, abituato ad avere 17°C in estate e non a neanche metà aprile, ma per amore dell’eleganza non aveva rinunciato a un lungo cappotto nero che lo copriva fino alle ginocchia. Mani in tasca e sguardo serio rivolto al telefono, per la precisione alla chat in cui continuava a battibeccare unilateralmente con Rodion, aspettava con meno pazienza di quanta ne dava a vedere il manifestarsi del problema.
    -------------------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."
    Ghoul
    Learn to love your inner monster.


    Edited by Yukari - 18/10/2021, 15:59
     
    Top
    .
  2.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    Alexandre R. De Lacroix
    5x7mSz0
    Vi ricordate quando Alexandre si era arrabbiato con la sua migliore amica per averlo incastrato, a tradimento, in una sottospecie di appuntamento al buio per festeggiare il suo compleanno? Ecco, alla fine la macchina non gliel'aveva rigata. Sebbene una stridula vocina antipatica dentro di lui continuasse a ripetergli che avrebbe avuto tutte le ragioni per farlo, continuava anche a rimanere fin troppo buono solo per potersi immaginare di portare a termine un simile pensiero. Senza contare che aveva avuto altre cose da processare nel mezzo, però - almeno - aveva promesso a sé stesso che non si sarebbe fatto fregare di nuovo.
    Provate ad indovinare se aveva funzionato?
    Chiaramente no.
    Per lo meno, stavolta, non era colpa di Chinatsu.
    Sconsolato, il giovane dai capelli arancioni, si fece sfuggire un sospiro, sfiorandosi il lobo sinistro e sbirciando per l'ennesima volta il proprio riflesso allo specchio. Era tanto che non indossava degli orecchini e quei minuscoli petali d'argento, attaccati a quel brillante rosso che gli adornava lateralmente il viso, gli stavano dando molto più fastidio di quanto si ricordava che quegli accessori ne dessero.
    Un'altra sua cavolata adolescenziale, insieme al tatuaggio e... tante altre cose su cui non valeva la pena soffermarsi. Onestamente era pure sorpreso che i buchi non si fossero chiusi dopo tutto quel tempo, visto quanto poco spesso aveva indossato gioielli del genere dopo essersi trasferito in Giappone. Non che importasse, anzi, meglio così: ora si era intestardito sul non volerli togliere e ci stava litigando per far sì che non si impigliassero nella chioma aranciata, raccolta - come spesso accadeva - in una bassa coda di cavallo che si poggiava sulla spalla sinistra.
    In realtà si sentiva un perfetto idiota, a rimirarsi sotto alla luce arancione della sua camera manco stesse andando ad una cena di gala.
    E non c'era nemmeno da ridere o scherzare troppo, perché ne aveva sul serio una di cene di gala, fra quindici giorni, ed era convinto che niente e nessuno lo avrebbe convinto a fare altrettanto per la CCG.
    E invece ora sembrava uscito da un red carpet di Venezia. Per cosa poi? Perché non voleva fare brutta figura con uno studente di moda?
    Beh sì, probabilmente quello era il motivo principale, poi c'era da mettere in conto che non aveva la più pallida idea di cosa avrebbe dovuto indossare altrimenti. Prima che vi facciate troppi film, no, non era niente di particolare, anzi probabilmente era lo stesso completo che aveva indossato il giorno della sua laurea, poi preso, messo nell'armadio e arrivederci a mai più, ma per i suoi standard da camicia hawaiana a fiori era come confrontare la torta della nonna con un velvet cake di pasticceria.
    Un contorto miagolio di protesta lo riportò alla realtà, appena in tempo per sentire il suo gatto strusciarsi contro le proprie caviglie, e Alex smise di fissare il suo orecchino, dedicando una verde occhiata al felino dal pelo fulvo.
    «Ehi Julian, so che è presuntuoso da parte mia aspettarmi che tu sia un gatto educato, ma potresti evitare di coprirmi di pelo per una volta che cerco di vestirmi in modo decente?» mormorò, facendo un passo indietro, giusto perché la sicurezza non era mai troppa. Ovviamente sapeva che il suo gatto non poteva capirlo e che era lì solo per ricordargli che doveva riempirgli la ciotola di croccantini prima di uscire, ma lui ci parlava comunque come se il primo caso non fosse vero. Julian volse il musetto verso di lui e Alex si fece sfuggire un altro sospiro. Un'ultima occhiata allo specchio, si agganciò l'ultimo bottone della camicia scura e strinse il nodo della cravatta bianca, abbinata con il gilet, attorno al colletto. «Sì, vai di là. Ora arrivo.»

    ***

    Tre quarti d'ora più tardi, Alexandre era appena arrivato davanti ad un Host Club di nome Velvet Room. Un posto strano per lui, ma tutte quelle paranoie sui vestiti non se le era fatte mica per caso, ma perché doveva incontrare un... amico? Quel che era. Si conoscevano da poco, ma era una brava persona e soprattutto era estroverso. E Alexandre, come tutti gli introversi, viveva solo perché qualche persona estroversa ogni tanto se lo prendeva in simpatia e se lo portava a giro. Vi ricordate quando aveva conosciuto quel bizzarro ragazzo russo in metropolitana ed aveva accettato il suo invito per andare a prendere un caffè? Già, era lui. E se adesso si trovava lì la colpa era tutta di quel tipo con gli occhi azzurri. E della sua incapacità di dire no, ma quello era un altro discorso.
    Chiaramente Alex non voleva davvero essere lì. Certo, gli faceva piacere vedere Lazar, come sempre, ma dato che lo scopo dell'uscita era non tanto metaforicamente quello di insegnargli a rimorchiare... beh, non c'era davvero da dire perché non volesse essere lì, no?
    Non pensava neanche che sarebbe riuscito a mettere di nuovo piede a Shinjuku così presto, visto che da due mesi a questa parte non ci collegava esattamente ricordi positivi, ma a stupirlo più di quello era il fatto che Lazar avesse capito che fosse della cosiddetta altra sponda senza che lui glielo avesse detto esplicitamente.
    Insomma, era davvero così facile da leggere?
    Ansie e paranoie a parte, sondando la folla attorno a sé, Alex non ci mise molto ad individuare il giovane russo. Paradossale sarebbe stato non notarlo: se il marciapiede fosse stato una scacchiera Lazar sarebbe stato una torre in mezzo ai pedoni. Alex invece probabilmente sarebbe stato un alfiere, perché per raggiungerlo gli toccò muoversi in tutte le diagonali possibili perché chiedere "permesso" era troppo semplice da plebei.
    «Ehi.» esordì, una volta sconfitta la folla, sventolandogli una mano davanti al viso, visto quanto era concentrato sul cellulare, con un tono che - tuttavia - gli suonò molto meno convinto di quanto avrebbe voluto. Per quanto curioso non si sprecò neanche a tentare di sbirciare, concio che probabilmente stava scrivendo in russo.
    «Come va?» chiese distrattamente, prima di lanciare uno sguardo a metà fra l'apprensivo e il preoccupato all'ingresso del locale. Perché sembrava esattamente il tipo di posto in cui avrebbe pagato per NON entrare, piuttosto che per farlo. «Sei estremamente sicuro di quello che stai facendo, vero?»
    Nello specifico si riferiva a portare lui in un posto simile.
     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar S. Khabarov 「 Echo
    5x7mSz0
    Un lapidario ”Deformazione professionale” era il contenuto dell’ultimo messaggio che, su uno sfondo azzurro a forma di vignetta, recitava la parte di chat contenente i messaggi inviati da Lazar. Non aveva voglia di stare a sentire l’ennesimo discorso sensato. Rodion aveva la brutta abitudine di dire cose giuste nei momenti meno appropriati, ovvero quando Lazar avrebbe preferito essere assecondato nelle sue decisioni impulsive piuttosto che riportato sulla via della ragione.
    Che far fuori Alexandre non fosse la soluzione migliore lo sapeva già, lo sapeva benissimo: una sparizione avrebbe generato delle indagini, e per quanto avesse studiato per filo e per segno un piano per sviare eventuali sospetti, la sua naturale tendenza alla paranoia non gli dava tregua. Bastava un respiro a far controllare un castello di carte, bastava un errore per finire nella lista dei sospettati. Le parole di Viktoriya non gli davano tregua, forse aveva davvero peccato di self-confidence e commesso un errore dietro l’altro.
    Una lieve pressione sul pulsante laterale bastò a mettere in standby lo smartphone e chiudere metaforicamente la porta in faccia a Rodion. Lazar fece un respiro profondo, le narici subito invase dalla fastidiosa puzza dei gas di scarico. A volte, soprattutto quando era nervoso, trovava le strade un insopportabile caleidoscopio di stimoli, resi ancor più acuti dai suoi sensi ipersviluppati di ghoul: suoni che diventavano fracasso, a cui Lazar era per deformazione professionale più attento, odori tanto intensi da stordire.
    Per sua fortuna, in quella particolare circostanza intorno a lui c’era abbastanza cibo da sostituire l’olezzo sputato dalle marmitte con un aroma che avrebbe fatto brontolare il suo stomaco se non fosse stato già pieno.
    Un paio di respiri profondi riuscirono a rilassarlo abbastanza da rivolgere ad Alexandre uno sguardo per un breve momento assente. Gli occhi sottili si aprirono sotto l’arco delle sopracciglia distese, mentre il sorriso a mezzaluna si trasformava nella maschera che il francese ormai aveva probabilmente imparato ad associare all’identità di Lazar Khabarov.
    «Una meraviglia, grazie.»
    La prima delle domande ebbe in risposta una spudorata bugia.
    Lazar fece scivolare nella tasca del cappotto lo smartphone; che se ne rimanesse lì, zitto e buono, per tutto il tempo di cui aveva bisogno per intortare la preda.
    «Estremamente sicuro, sì.»
    La seconda delle domande ebbe in risposta troppi layers per il povero Alexandre, il cui sguardo disperato era dardeggiato dal russo all’ingresso del locale, sovrastato dall’insegna col nome “Velvet Room” in caratteri neri eleganti su uno sfondo bianco. Lo guardava come se fosse stato la porta dell’inferno, quando molti l’avrebbero definita porta del paradiso. Di conseguenza, Lazar non aveva trattenuto lo sbuffo di una risata, per poi appoggiare amichevolmente la mano sinistra sulla spalla dell’altro.
    «E anche tu lo sei, a giudicare da quel che vedo. Begli orecchini.» aggiunse con un occhiolino, come se Alexandre non fosse stato già sufficientemente a disagio, quindi si incamminò.
    Il Velvet Room si trovava al piano interrato di un palazzo di quattro piani, superato l’ingresso dovettero infatti scendere una scalinata illuminata da una luce soffusa dorata.
    «Sa tanto di esperienza premorte.» fu il commento affatto incoraggiante ma sincero di Lazar.
    Al termine della rampa si ritrovarono in un piccolo atrio con uno schermo a muro touch screen, che recitava delle semplici istruzioni: tocca per scorrere le informazioni di ogni host e goditi un’ora con lui! Consumazioni obbligatorie.
    Ah, sì: era proprio lì che i boni vendevano i loro corpi. Lazar già pregustava il gay panic di Alexandre e, come se il disagio rispetto a pochi minuti prima non fosse probabilmente triplicato, si frappose tra il francese e lo schermo, invitandolo a prendere l’iniziativa e divertirsi a spulciare i profili degli host.
    «Benvenuto nel paradiso dei bishōnen, giovane Padawan. A questo convivio omosessuale viene servita solo carne di ottima qualità. Quel che vedi è solo l’antipasto del banchetto che ti verrà servito a breve. Ora dimmi, giovane Padawan, come possiamo soddisfare i tuoi kink?» un attimo dopo incrociò le braccia al petto, senza abbandonare il tono canzonatorio usato finora. «Ah, per sicurezza ti ricordo che non puoi più scappare.»
    Non solo le porte scorrevoli trasparenti avevano già segnalato la loro presenza al personale all’interno, ma erano anche letteralmente nel mirino delle telecamere.
    Per quanto lo riguardava, quella gita non era neanche cominciata e si stava già divertendo più del dovuto.
    -------------------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."
    Ghoul
    Learn to love your inner monster.


    Edited by Yukari - 18/10/2021, 15:59
     
    Top
    .
  4.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    Alexandre R. De Lacroix
    5x7mSz0
    Se Alexandre fosse stato un tantino più audace, il primo questito che gli sarebbe venuto spontaneo porre, sarebbe stato chiedere perché quella risposta suonava tanto meme depresso di internet. Sfortunatamente, l'audacia l'aveva più o meno finita insieme alla voglia di vivere tanti anni fa, quindi rimase zitto e buono, imbambolato a mordicchiarsi le guance e con un sorriso di circostanza stampato in viso, non riuscendo a far altro che pensare di essere la causa del malumore di Lazar.
    Non è che in realtà era venuto lì controvoglia, vero?
    A lui faceva sempre piacere vedere i suoi amici però, da bravo militante del comitato dei pigri, sapeva che non si poteva aver sempre voglia di uscire e non avrebbe mai obbligato nessuno a farlo. Insomma, gradiva quando la cosa era reciproca. Chissà perché Lazar non gli aveva detto che era stanco, annoiato, irritato o... qualunque cosa fosse. Sempre ammesso che non si stesse sbagliando, dopotutto era stato solo un momento e...
    Troppo occupato ad autocommiserarsi, registrò le parole del russo con qualche secondo di ritardo. Era già perso di suo, ma se quello non fosse stato abbastanza, sicuramente Lazar sapeva dove colpire per affondare definitivamente una barca già piena di buchi: le guance di Alex assunsero un colorito decisamente vivace, lui se ne accorse e pretese di dare la colpa al freddo.
    «N-Non farti strane idee. — mormorò, istintivamente portandosi la mano sinistra all'orecchio, quasi volesse nascondere almeno uno dei due gioielli appesi al suo lobo. — Ma grazie.» Sunto del discorso: mettersi gli orecchini era stata una buona pessima idea.
    Ad Alex non piacque molto il fatto di dover scendere dei gradini per raggiungere quel agognato Velvet Room, e per qualche istante si sentì come Orfeo nella sua discesa verso l'inferno per riprendersi Euridice. Era certo che se si fosse voltato nel momento sbagliato qualcosa sarebbe andato terribilmente storto.
    L'atmosfera che si presentava loro davanti era, tuttavia, innegabilmente accattivante: la luce dorata che pioveva dal soffitto regalava a quel piccolo antro di sottosuolo una sfumatura quasi regale e Lazar che parlava per le rime non migliorava il non sentirsi terribilmente in soggezione.
    «Ora dimmi, giovane Padawan, come possiamo soddisfare i tuoi kink?»
    Eh.
    Bella domanda.
    Alexandre non se lo chiedeva da parecchio termpo, se doveva essere onesto, visto lo scarso interesse che aveva nell'iniziare una relazione con qualcuno.
    Forse avrebbe dovuto chiedere allo staff se avevano un qualche ghoul famelico e pronto ad azzannarti la giugulare sul listino? E poi magari uno psicologo?
    Poteva essere un buon inizio.
    Ed era decisamente meglio che non lo sapesse nessuno.
    Alexandre si portò la mano destra davanti alle labbra, soffocando un sospiro ad occhi socchiusi. Non era sicuro di avere le forze per TUTTO quello.
    «Devo davvero scegliere come se stessi ordinando un panino al McDonald's? Mi fa sentire una persona orribile.» mormorò, dopo un istante, la voce rotta da una nota di esasperazione.
    Ma la risposta gli era già stata data forte e chiara. Forse alla fine lui non era Orfeo, ma Euridice, e indietro non si tornava. Probabilmente la stava facendo drastica, ma Alex e le "nuove esperienze" non andavano esattamente d'accordo. Stava bene chiuso nel suo guscio e tendeva a rifiutare gli stimoli esterni con una forza che non avresti detto sua.
    Si mise comunque a scorrere fra i visi di quei ragazzi, giovani e attraenti, sullo schermo, ma bastò pochissimo perché smettesse di leggere, finendo per osservare solo distrattamente e pensare a tutt'altro.
    Era uno strano lavoro da fare. Chissà come ci si sentiva a sapere di essere ritratti lì su quello schermo, a sapere di star vendendo la propria anima e il proprio corpo a qualcuno in cerca di conforto o compagnia. Doveva essere particolare, ma forse non del tutto negativo. Alexandre si chiese se lui ci sarebbe mai riuscito. Come no, sarebbe stato assolutamente perfetto per il ruolo del ragazzo impacciato e incapace di mettere due parole in fila. Però... c'era la certezza che una volta usciti da lì si tornava ad essere sconosciuti. Niente obblighi morali, niente affetto e niente disgustosi sentimenti e niente rapporti eterni.
    Quello, da un lato, era meraviglioso.
    La mente annebbiata dai pensieri, Alexandre si accorse di essersi soffermato sulla foto di un ragazzo più a lungo degli altri. In realtà non lo stava guardando e non aveva letto neanche il nome, si era semplicemente distratto, e fu solo quando tornò a guardarlo che se ne rese conto.
    Era giapponese, ma aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi. Alexandre si accigliò appena. Capelli biondi, uh. Si chiese se non ci fosse capitato sopra per caso o l'avesse fatto inconsciamente.
    Si voltò appena verso il suo compagno e sorrise, sperando di non sembrare troppo forzato.
    «Fai lui, mi piacciono i biondi.»
    Il che, per inciso, non era del tutto una bugia.
     
    Top
    .
  5.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar S. Khabarov 「 Echo
    5x7mSz0
    “Devo davvero scegliere come se stessi ordinando un panino al McDonald's? Mi fa sentire una persona orribile.”
    «È il loro lavoro.» tagliò corto Lazar, gli angoli delle labbra lievemente sollevati in un sorriso che, abbandonata la goliardia che l’aveva finora caratterizzato, appariva più gentile e comprensivo. «Battute a parte, ammetto di avere una certa curiosità sul perché qualcuno dovrebbe scegliere un lavoro del genere.» lo sguardo affilato del russo dardeggiò dal volto contratto dal disagio di Alexandre ai colori tenui del monitor.
    L’host sarebbe stato un lavoro inconcepibile nei limiti della legalità in Russia, lo si sarebbe immediatamente bollato come prostituzione o qualcosa di molto simile. Ma quello era il Giappone, una nazione in cui nei treni esistevano vagoni riservati esclusivamente alle donne onde evitare molestie, ma bastava recarsi nel locale giusto per sentirsi chiamare master da avvenenti ragazze in abiti da cameriera.
    Non poteva dire di non capire il dilemma di Alexandre, per quanto la sua indole profondamente diversa lo portasse a vivere la situazione in maniera più rilassata. Si trattava pur sempre di entrare in un locale piuttosto distinto, a farsi servire e riverire da un bel ragazzo che forse avrebbe addirittura usato nomignoli strani per appellarsi a loro. Chiunque sulle prime avrebbe provato un minimo di disagio, persino Lazar stesso. Tuttavia pensava che nel peggiore dei casi terribilmente imbarazzante, nel migliore invece divertente; tutt’al più una nuova esperienza da cui imparare qualcosa, e Lazar era il tipo di persona che sapeva apprezzare le nuove esperienze.
    Non aprì bocca finché la scelta di Alexandre non ricadde su un biondo che di giapponese aveva solo il nome: Ryoga, come il maialino di Ranma ½… forse era meglio che questa coincidenza rimanesse solo nella sua mente.
    Per sbrigare il resto della prenotazione subentrò Lazar, che si portò davanti al monitor dando le spalle alla sua cena. «Abbiamo qualcosa in comune.» commentò con una punta di amarezza, inutile far finta che il suo pensiero non fosse corso a Rodion.
    Mentre l’indice sinistro scorreva sullo schermo touch, reputò che dopo tutte le frottole che gli aveva propinato, fosse il momento di riservare un po’ di sincerità anche ad Alexandre.
    «Non pensare di essere davvero qui per rimorchiare, sarebbe meschino e irrispettoso nei loro confronti. Siamo qui per fare nuove conoscenze e provare a impratichirti nell’interagire con le persone. Poi, sia chiaro, non voglio fare la paternale a uno più grande di me. Nessuno ti obbliga a diventare un estroverso e se la tua piccola cerchia di amici ti rende felice, allora gli altri devono accettarlo e stare zitti. Ma ti consiglio di fare un tentativo di tanto in tanto, non ti viene in mente nessun incontro decisivo nella tua vita, che rimpiangeresti se non fosse mai avvenuto?»
    Lazar era convinto che non potesse esistere una vita priva di un incontro decisivo. Per quanto lo riguardava non credeva di averlo ancora vissuto, ma Alexandre sembrava una persona che ne ha passate tante, e brutte. Non avrebbe saputo dire perché, si trattava di semplice intuito. L’intuito di un cacciatore di solito funziona bene.
    «Fatto!» annunciò, ritrovando il suo abituale tono gioviale e il sorriso felino mentre si voltava verso il rosso. «Andiamo? Non vorrei far aspettare il nostro palesemente fasullo giapponese biondo.»
    Una volta superate le porte d’ingresso il Velvet Room si sarebbe mostrato in tutta la sua bellezza e cura per i dettagli: il pavimento in marmo scuro, la carta da parati damascata chiara, i divanetti disposti intorno ai tavolini in vetro e, al centro del salone a destra dell’atrio, un pianoforte a corda. Dal bancone alla loro sinistra, uno degli host diede un formale benvenuto ad Alexandre e Lazar, invitandoli a prendere posto dove preferivano in attesa di essere serviti.
    «Beh, perlomeno non siamo gli unici uomini.» la fronte del russo si distese notando che tra la clientela non c’erano solo adolescenti dagli occhi sognanti.
    Quello era un ottimo inizio.
    -------------------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."
    Ghoul
    Learn to love your inner monster.


    Edited by Yukari - 18/10/2021, 15:59
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    Alexandre R. De Lacroix
    5x7mSz0
    Già, chissà perché qualcuno doveva scegliere di fare quel lavoro. Era una bella domanda. Ma Alexandre si chiedeva spesso anche perché qualcuno avrebbe dovuto scegliere di fare il suo lavoro, quindi non era proprio nella posizione di poter fare la morale a qualcuno. Battute a parte, c'era da considerare che stava prendendo la cosa decisamente con filosofia, ma era meglio non indagare sul perché.
    Quando Lazar gli disse che avevano qualcosa in comune sul fatto che ad entrambi sembrassero piacere i biondi, Alexandre lo guardò un pelo di sbieco. Forse perché era russo, ed era credenza comune che in Russia e in Germania fossero tutti biondi, quindi non lo trovava un diagramma chissà quanto stringente da parte sua, ma sorvolò. Anzi, per un attimo si ritrovò persino a pensare che fosse un peccato, salvo poi realizzare e darsi un metaforico nocchino in testa da solo, tornando a volgere lo sguardo verso lo schermo con la sua "ordinazione".
    Brr. No, non riusciva proprio pensarci in quei termini. La lezione di vita, comunque, lo fece sorridere.
    Alexandre non era mai stato un granché dal punto di vista romantico, ma fino a lì ci arrivava. Forse.
    In verità alle elementari i suoi occhi verdi avevano sempre fatto strage di cuori fra tutte le bambine di classe sua e non, anche perché poi era stato il classico bambino buono, tranquillo, a cui non era mai piaciuto sporcarsi le mani di terra o giocare a pallone, quindi veniva sempre bollato come l'angioletto bravo e favorito della popolazione femminile anche dagli insegnanti. Poi nella sua classe si era trasferito Julian, che entrando prepotentemente nella sua vita e lo aveva fatto un po' degenerare - anzi, per un periodo, sempre durante le scuole primarie, si erano persino litigati la fidanzatina, lei alla fine aveva scelto lui e Alex era andato avanti a rinfacciarglielo per anni -, ma raggiunta una certa età Alexandre si era accorto in fretta che le attenzioni delle ragazze non gli interessavano poi così tanto. Segreto di stato perché non poteva certo andare in giro a sbandierato ai quattro venti con una famiglia come la sua, ma quando si era fidanzato con Julian non aveva più avuto bisogno di provarci con la gente per anni. Succo del discorso: un camion era probabilmente più bravo a rimorchiare di lui, perché almeno aveva il rimorchio. Modo carino per dire che non aveva idea di come farlo, oltre che mancanza di voglia nel legarsi a qualcuno sulla sfera sentimentale o intima.
    Quindi su quel fronte non c'era pericolo, Alexandre non aveva intenzione di provarci con nessuno e se qualcuno ci avesse provato con lui... beh, lui probabilmente non avrebbe neanche capito. Era praticamente come l'ideale protagonista di un'otome game per ragazze; un disastro che si imbarazzava per qualsiasi cosa, ma che poi non riusciva a cogliere i segnali più luminosi negli episodi speciali degli altri personaggi. Ogni frecciatina a Tears of Themis è puramente casuale.
    Quanto al resto... Alexandre non voleva pensarci. Davvero. Principalmente perché non aveva bisogno di farlo, ancorato al passato com'era. Il fatto era che non riusciva a vedere le cose positivamente come Lazar, perché se si soffermava a pensare agli incontri decisivi della sua vita alla fine arrivava sempre alla conclusione che alcuni avrebbe preferito non farli. Vero, magari non avrebbe vissuto momenti felici, ma magari Julian non sarebbe morto per causa sua. Magari in quel momento lui sarebbe stato un'investigatore della CCG e... il pensiero lo faceva rabbrividire in ogni caso. Preferiva non pensarci affatto. Quindi sviò semplicemente la risposta e sperò che il suo compagno non la prendesse come scortesia.
    «Pff. Non preoccuparti per me.» rise, schermandosi le labbra dietro il dorso della mano destra, come sempre. «Farò del mio meglio, senape-kun.» mormorò, a presa di giro, di proposito marcando l'accento sbagliato sulla parola "senpai", in memoria del loro accordo fatto su B-Social.
    Seguendo il più giovane all'interno del locale, non riuscì a fare a meno di lasciarsi sfuggire un'esclamazione di pura sorpresa mista a meraviglia quando vive il posto in cui aveva messo piede, chiedendosi, per un istante, se il suo conto in banca potesse davvero pagare tutto quello.
    Era diverso da come se lo aspettava - non che si aspettasse qualcosa in primis. «Eh? Ah, no. Vero.» borbottò guardandosi intorno, estraneo al suo ambiente naturale come un pesce fuor d'acqua, quando Lazar gli fece notare che non erano gli unici uomini. Bene... e ora?
    Che dovevano fare? Mettersi a sedere e aspettare che un cameriere venisse a prendere i loro ordini? Ordinare e poi mettersi a sedere? Bella domanda, non c'era mai stato in un posto simile.
    E Lazar... onestamente non voleva saperlo.
    «Beh, presumo che intanto prenderemo da bere?» chiese, passandosi due dita fra il colletto della camicia e il collo, come se volesse allentarlo, e scrutando i divanetti liberi, realizzando che se Lazar si allontanava era fregato. Non gli faceva caldo, ma per qualche motivo non aveva per niente voglia di vederlo il loro host. Chissà se vendevano alcolici.


    Ho avvertito in assenze, ma GOD scusa ancora il ritardo;;
     
    Top
    .
  7.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    No problem! In ogni caso anche io mi sono concentrata sull'event!
    Ho deciso di passare al POV di Ryoga, dato che da ora avrò più da dire con lui che con Lazar. ... e poi la scena d'apertura era irrinunciabile.

    Ryoga Hasegawa
    pycH7T4
    «Non dirmelo, lasciami indovinare… hai fatto di nuovo schifo.»
    I suoi colleghi erano belli, intelligenti, affascinanti, simpatici e anche intuitivi! Insomma molto diversi da lui, incarnazione dello stereotipo dei capelli biondi come sinonimo di stupidità.
    Ancora una volta annichilito - un uomo distrutto dalla vita -, Ryoga Hasegawa si lasciò cadere sul divano come un sacco di spazzatura mascherato da un bel completo da host. La saletta privata in cui potevano riprendere fiato tra un turno e l’altro era la terra franca a cui anelava dopo quaranta imbarazzanti minuti passati al tavolo con una cliente visibilmente scontenta. Un lento sospiro evase dalle sue labbra, sintomo di una stanchezza mentale che non avrebbe mai attribuito ad un lavoro del genere: gli host non erano semplici camerieri che dardeggiavano dalla cucina ai tavoli, ma intrattenitori il cui compito era far passare un piacevole quarto d’ora alle liceali che li prendevano d’assalto tutti i giorni.
    Eppure riusciva a fare schifo anche in questo, e non riusciva a capire perché più le trattava come principesse meno sembravano gradire: l’incarnazione dello stereotipo dei capelli biondi come sinonimo di stupidità.
    Kiyoshi Murasame, in arte KYO, ben tre volte nella top five degli host più richiesti nell’ultimo anno, decise di impiegare i suoi dieci minuti di pausa per condividere la sua saggezza con Ryoga.
    «Posso darti un consiglio?» disse dall’altro lato della sala, intento a sistemarsi la cravatta davanti allo specchio.
    Ryoga sospirò di nuovo, annuendo gravemente. «Cambiare lavoro?»
    Sarebbe stato un disastro: quanti lavori avevano come requisito minimo essere belli? Di certo non l’host, la bellezza era solo l’antipasto di un pasto a base di magnetismo e fascino, ma Ryoga l’aveva scoperto troppo tardi. La fila per diventare modelli era troppo lunga per un ventiduenne con a carico una madre schiacciata dalla vita e una sorella da far entrare al conservatorio.
    Murasame trascinò una sedia davanti al biondo, accomodandosi a fronteggiarlo come se tra loro ci fosse stato un tavolino con annessa scacchiera. Quella aveva tutta l’aria di una sfida, ma Ryoga era troppo sopraffatto per donare al collega più di un’occhiata di sbieco.
    Murasame si lanciò in uno sproloquio appassionato, colorato da una gestualità piuttosto frenetica. «Il personaggio del principe azzurro è fuori moda come il risvolto dei jeans, Hasegawa. E poi nessuno crede che tu sia biondo naturale.»
    Era sempre bello sentirselo dire; Ryoga alzò gli occhi al soffitto senza ribattere.
    «Sai cosa piace alle ragazze di oggi? Il maschio scimmione.»
    Gli occhi azzurri di Ryoga saettarono dal soffitto a Murasame, le pupille dilatate al massimo. «… Il maschio scimmione?»
    «Esatto! Il bad boy edgelord, quello tutto Jojo pose e frasi cringe, tipo e se io non fossi il principe azzurro, ma il lupo cattivo? O hai l’odore della notte addosso, oppure pensavo fossi la soluzione ai miei problemi e invece sei stata solo l’inizio
    «… Tu vuoi farmi licenziare.»
    «Perché dovrei far fuori qualcuno che non è neanche considerabile concorrenza? Voglio darti una mano a trovare la tua strada, darti l’occasione di diventare parte della concorrenza! Hasegawa, tu hai le carte in regola per essere l’incarnazione del bello e dannato, dello scimmione che legge classici inglesi e cita Wuthering Heights… tu puoi essere l’Hardin che tutte le ragazze sognano.»
    Non credeva alle sue orecchie. Forse era solo un brutto sogno e dandosi un pizzicotto si sarebbe svegliato. O forse Murasame aveva ragione e quella era la risposta al suo problema? Diventare uno scimmione, un bello e dannato, l’Hardin che tutte le ragazze sognano.
    … Un momento, chi era Hardin?
    Incarnazione dello stereotipo dei capelli biondi come sinonimo di stupidità, Ryoga si ritrovò veramente a considerare quel suggerimento, le braccia conserte al petto e una mano stretta a pugno appena sotto la linea del mento.
    «Dovrei leggere Wuthering Heights… è quello con Mr. Darcy, giusto?» fu tutto ciò che ebbe da dire, un momento prima che, come la divina provvidenza, un altro collega aprisse la porta annunciando che era stato richiesto da una coppia di ragazzi.
    E questa è la storia di come, una bella sera di aprile, Ryoga decise che sarebbe diventato lo scimmione edgelord del Velvet Room.

    ***


    “Beh, presumo che intanto prenderemo da bere?”
    «Dopo esservi accomodati, sì.»
    Ryoga aveva sfilato due menù dalla pila sul bancone della sala privata e si era avvicinato senza essere notato… forse. Probabilmente almeno il tipo coi capelli blu l’aveva notato, a giudicare dalla rilassata fluidità dei movimenti con cui si voltò a guardarlo.
    Ryoga ricambiò il sorriso, rivolgendosi prima a lui e poi al rosso. «Benvenuti al Velvet Room.» esordì, ostentando una self-confidence che non aveva neanche nei suoi sogni; allungò poi il braccio per invitare gli avventori a prendere posto. «Prego, accomodatevi dove preferite. Se è la vostra prima volta al nostro locale, posso aiutarvi a trovare il posto che più vi aggradi.»
    A prendere l’iniziativa fu il tipo coi capelli scuri, e un po’ Ryoga se lo aspettava; era bastato uno sguardo per ipotizzare che tra i due fosse il più estroverso.
    «Grazie! Allora direi un tavolo appartato, così il mio amico può annegare nell’imbarazzo senza che l’intero locale lo fissi.»
    … dovevano essere piuttosto intimi per punzecchiarsi in quel modo. Oppure Ryoga stava per assistere a un omicidio.
    Prima che il Velvet Room diventasse scena del crimine, con qualche passo li raggiunse e superò. «Un tavolo tranquillo, certo. Da questa parte...»
    Li condusse all’altro capo della sala, ad un tavolo con due sedie. Aveva espressamente evitato i divanetti: se il rosso era davvero così timido, dividere un divano con un host l’avrebbe con ogni probabilità messo a disagio. Posò i menù sul tavolo e, una mano per schienale, spostò le sedie in modo da aiutare i clienti ad accomodarsi - abitudine che doveva abolire, diverse ragazze si erano mostrate irritate da quella gentilezza ormai decaduta.
    «Prego.» sorrise ai due facendosi da parte, avrebbe rubato una sedia al tavolo più vicino solo dopo che i due si fossero seduti.
    Ancora una volta, il moro si accomodò con un movimento fluido, del tutto a suo agio sebbene Ryoga fosse certo di non averlo mai visto prima.
    «Magnifico, grazie mille. Anche a te va bene, kohai
    Non poté non notare i sorrisi sardonici - anche detti faccia come il culo - che il moro direzionava al rosso di tanto in tanto. Stava cercando di… incoraggiarlo? A suicidarsi, di quel passo.
    ------------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."
    Ghoul
    What do you live for?
     
    Top
    .
  8.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    Alexandre R. De Lacroix
    5x7mSz0
    Non se ne voleva andare. Quella soffocante sensazione che gli si continuava ad avviluppare attorno al collo come un serpente dalle spire invisibili: continuare ad allentarsi la cravatta non sarebbe servito a niente. In fin dei conti quel non essere l'unico uomo lo aveva tranquillizzato un po', ma non abbastanza da farlo sentire al sicuro. Era ridicolo, ma si sentiva in imbarazzo per una questione che nel 2020 sarebbe dovuta essere già bella che superata. E invece lui doveva sentirsi a disagio per essere diverso, perché agli altri magari non importava nulla, ma si sentiva comunque giudicato, esposto, vulnerabile. Perché? Era sciocco. Eppure Alex era così. Andava a giro con la consapevolezza che se cercavi quella parola sul dizionario, fra i sinonimi apparivano ancora "gay" e "omosessuale", e che chiunque lo avrebbe guardato da quel momento in avanti avrebbe saputo che lui era un uomo che preferiva la compagnia di altri uomini, avrebbe saputo che non era normale e... tutto quello gli toglieva il respiro.
    Il ricercatore era talmente occupato ad autocommiserarsi che, quando arrivò l'host, si ritrovò del tutto impreparato ad affrontare la situazione e tutto ciò che il suo povero cervello in cortocircuito riuscì a formulare fu un keyboard smash. Quello lo costrinse anche a lasciare che fosse Lazar ad occuparsi dei convenevoli e fu una pessima idea.
    Come al solito l'altro l'aveva letto come un libro aperto, e a lui non restava che sospirare ed arrendersi all'evidenza.
    Ma no, quel giorno Ryoga non avrebbe assistito ad un omicidio. O almeno, non da parte di Alex. Ed il merito era certamente da attribuire al suo rigido autocontrollo da persona matura di ventotto anni che lo aveva già tirato fuori da pozzi di imbarazzo ben peggiori, oltre che alla pellaccia dura del ghoul che gli avrebbe fatto scoprire cose ben più sgradevoli di non essere capace di strozzarlo a mani nude, ma è un argomento che lasceremo per un'altra volta.
    Il ragazzo che si presentò loro era piuttosto giovane e carino: i capelli biondi gli ombreggiavano il viso rilucendo sotto le luci soffuse del Velvet Room come se fossero stati tessuti d'oro, era alto, snello, i lineamenti levigati come marmo e il profondo azzurro cielo delle sue iridi rendeva quasi possibile specchiarsi nella loro superficie.
    A dire la verità non era solo carino, era... bello. Il che forse era scontato, considerato il posto in cui erano e il lavoro che faceva. Anzi, doveva essere sicuramente il requisito minimo. Ma Alex non riuscì a fare a meno di pensarci, persino con un pizzico d'invidia neutrale, sebbene si capisse che fosse una bellezza giovanile di un ragazzo che non doveva aver nemmeno superato i venticinque anni. È che ne aveva incontrati di ragazzi carini, a modo suo pensava che anche Lazar lo fosse, ma no. Ryoga, o in qualunque modo si chiamasse, era proprio bello. Ed Alexandre era convinto che lo avrebbe trovato bello anche se fosse stato una donna, perché lì non era nemmeno questione di gusti personali.
    La natura era così ingiusta a volte.
    Sindrome di Stendhal a parte, si affrettò a ringraziare per il benvenuto e - seguendo i due - si fece condurre nel luogo che il suo compagno aveva scelto anche a nome suo. Apprezzava la premura, ma tanto sapeva che non avrebbe risolto la faccenda.
    Giunti al tavolo, il ragazzo dai capelli blu si accomodò come se non avesse fatto altro che prepararsi per quel momento tutta la vita, ed il rosso si limitò a lanciargli un'occhiata cola di sdegno. Sembrava quasi che fossero lì per lui e non li contrario. Ad ogni modo era così sollevato che non lo avesse lasciato da solo che...
    "Anche a te va bene, kohai?"
    Kohai?
    A lui?
    Ripensandoci, forse, era meglio se Lazar se ne andava.
    Quell'appellativo gli stridette più del previsto, e Alex stirò uno di quei sorrisi che si rivolgono agli amici interpretabili come "chiudi la bocca ora o ti farò rimpiangere di essere nato". Mica avrete pensato che non ne fosse capace solo perché di norma era un angioletto innocente, vero?
    «Ah sì, va bene. — confermò, annuendo. Ma gli sarebbe andato bene qualunque posto, tavolo o divano che fosse, il problema non era quello. Il problema era sopravvivere, ed era certo che non ci sarebbe riuscito con la punzecchiante voce di Lazar che gli ronzava nell'orecchio tutta la sera. E anche se ripagarlo con la stessa moneta non era proprio da lui... preferiva essere imbarazzante solo davanti ad uno sconosciuto, piuttosto che ad uno sconosciuto e Lazar. — Senpai, perché non vai a cercarti anche tu un host e mi lasci da solo con il mio?» azzardò, poggiando un gomito sul tavolo e accomodandosi, reclinando il mento sul palmo aperto dello stesso braccio.
    Lo stava cacciando? Sì.
    Dove aveva trovato quel coraggio? Bella domanda.
    Poi si rivolse a Ryoga.
    «Scusalo. Non è sempre così, davvero.» mormorò.
    Nuovamente, chissà se vendevano degli alcolici. Perché se la risposta era sì, ne aveva un assoluto bisogno.
     
    Top
    .
  9.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Ryoga Hasegawa
    pycH7T4
    Che duetto fuori dal comune, almeno per il genere maschile. Contrariamente a quanto appariva quella sera, l’host club non vantava un ventaglio molto ampio di clienti maschi; che così tanti tavoli fossero occupati da uomini era un’inattesa coincidenza. La maggior parte di quella fetta di clientela infatti evitava con cura i weekend e gli orari di punta, ed intuirne la motivazione non era certo difficile. Ovviamente non era necessario che i suoi ospiti lo scoprissero.
    Ryoga non riusciva a immaginare che cosa si provasse ad ammettere così apertamente le proprie preferenze. Non aveva mai avuto motivo o modo di farlo - non in una società repressiva come quella giapponese, non quando l’host sei tu -, né aveva mai pensato alla divergenza dall’eterosessualità come un problema, merito della sua forma mentis ma soprattutto dell’educazione ricevuta dalla madre.
    Gli uomini con cui condivideva il tavolo, invece, sembravano incarnare gli atteggiamenti più ricorrenti dei loro clienti, ma portati quasi all’estremo: l’uno perfettamente a suo agio, l’altro rigido come se fosse stato trascinato fin lì per i capelli. Un po’ gli dispiaceva vederlo così silenzioso e in palese difficoltà, ma cliente sta a soldi come Hasegawa Ryoga sta a povertà, quindi…
    Accomodatosi per ultimo, il biondo non esitò ad occupare il suo lato di tavolo appoggiandosi coi gomiti ed intrecciando le dita, la fronte distesa e le labbra ancora sollevate in un sorriso che voleva trasmettere serenità. L’aria tiepida emessa dall’impianto di riscaldamento gli soffiava tra i capelli, solleticando delicatamente la pelle del collo.
    Ora che a dividerli non v’erano che pochi centimetri, Ryoga poté finalmente osservarli con più attenzione e farsi un’opinione che andasse al di là del semplice uno sembra introverso e l’altro estroverso, e devono aver scambiato l’host club per una serata di gala. Erano entrambi di bella presenza, troppo bella per un ambiente così informale, ma se avesse dovuto descriverli con un solo aggettivo a testa avrebbe scelto raffinato per il rosso e carismatico per il moro. Il suo olfatto ipersviluppato non tardò a segnalare inoltre che il secondo era come lui: un ghoul; quella sì che era una sorpresa, un ghoul e un umano che giocavano a fare gli amici. Lui… lui non ci sarebbe mai riuscito.
    “Senpai, perché non vai a cercarti anche tu un host e mi lasci da solo con il mio?”
    Il volto di Alexandre divenne bersaglio degli sguardi ugualmente sorpresi del senpai e di Ryoga. Chiaramente nessuno dei due si aspettava quella presa di posizione.
    Dopo un attimo di silenzioso stupore, il senpai annuì con un sorriso entusiasta. «Certo, molto volentieri.»
    Mentre egli si metteva in piedi, Ryoga si affrettò a fare mente locale su come agire in situazioni del genere. Era parecchio inusuale che un gruppo si dividesse a turno già iniziato.
    «Può parlare col--»
    «Collega all’ingresso?» lo interruppe l’altro.
    Rimase per un attimo di stucco, le palpebre a sbattere ripetutamente sugli occhi limpidi. “Guarda un po’ se un tizio random conosce il mio lavoro meglio di me…”
    «Sono abbastanza pratico di queste cose, tranquillo.» si giustificò il moro, sfoderando un occhiolino in direzione dell’host e successivamente un sorriso complice verso l’amico. «Ci vediamo tra un’ora all’ingresso. Oh, e, Alex, la regola sul non toccare le maid vale anche per gli host.»
    Devastante, quel tizio doveva essere devastante a lungo andare. Ryoga fu abbastanza sollevato di vederlo allontanarsi con aria rilassata, ma non lo diede a vedere con la persona chiamata Alex. Non sarebbe stato professionale né educato, si parlava pur sempre di un cliente.
    «Non c’è niente da perdonare, dico sul serio.» ed era sincero: di clienti decisamente peggiori ne aveva avuti a fiumi, il massimo imputabile al senpai era un temperamento difficile da gestire. «Conosce già il mio nome, ma mi permetta di presentarmi comunque. Hasegawa Ryoga, Ryoga va benissimo. È un piacere conoscerla.»
    Alex - abbreviazione di Alexander? - era chiaramente poco più grande di lui, ma Ryoga non era il tipo che scavalcava i gradini della scala della confidenza senza permesso. C’era qualcosa di magnetico in quell’uomo, un velo a malapena visibile di… non riusciva a capire, era ancora troppo presto.
    ------------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."
    Ghoul
    What do you live for?
     
    Top
    .
  10.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    Alexandre R. De Lacroix
    5x7mSz0
    Perché nessuno gli aveva ancora consegnato il premio per aver completato quelle quattro o cinque interazioni sociali con successo? Voleva metterlo in camera per ricordarsi di non uscire MAI più con Lazar.
    Nonostante avesse trovato abbastanza divertente lo sketch che aveva inscenato con Ryoga, in quel momento stava metaforicamente piangendo dall'imbarazzo!
    «Tu non... — "sai proprio stare zitto"? "impicciarti"? Eh, chissà cosa avrebbe voluto dire! Qualcosa di poco carino sicuramente, ma per fortuna si ricordò di essere vestito in giacca e cravatta, e la buona educazione riprese possesso di lui appena in tempo. — ...fatti gli affari tuoi.» finì per bofonchiare, decisamente meno deciso(?) di quanto avrebbe voluto. A dire il vero era proprio suonato come un lamento di un'adolescente tsundere uscita da Toradora.
    Insomma! Aveva capito! E non ci voleva provare con quel povero ragazzo! Quante volte ancora aveva intenzione di ripeterglielo facendolo apparire come un maniaco di second'ordine davanti al povero host che era solo lì a fare il suo lavoro?
    Certo, non era mica così sciocco da non aver capito che il russo lo stava punzecchiando, ma in quale galassia quello avrebbe dovuto aiutarlo ad essere più spigliato con un ragazzo? Andromeda?
    Ad ogni modo, l'ultima occhiata che Alexandre gli rivolse fu decisamente implorante, con quel verde cristallino che recitava chiaramente una di quelle cantilene "abbi pietà di me" che si sentono alla messa in chiesa e che contribuiva solo in parte a renderlo meno pagliaccio. Quando il moro finalmente si allontanò Alexandre tirò un mentale sospiro di sollievo, che in realtà non fu solo mentale, ma se ne rese conto dopo e ormai il danno era fatto.
    La naturalezza con cui l'host gli rivolse la parola, tuttavia, gli fece dimenticare anche quello piuttosto in fretta e il francese si ritrovò a fissarlo imbambolato per un attimo senza saper bene cosa dire o fare. Spoiler: stava ancora registrando la presentazione. Pace all'anima sua per essersi beccato un cliente come Alex.
    In realtà aveva letto solo che si chiamava Ryoga e non aveva idea del cognome, quindi - una volta realizzata - la accettò di buon grado. Non che se ne sarebbe mai fatto di qualcosa in seguito.
    «Ah, piacere. Io sono Alexandre, ma solo Alex va bene.» rispose con un sorriso gentile, passando a torturarsi lentamente le mani, intrecciando le dita fra loro, poco sopra la superficie del tavolo.
    Bene e ora... cosa doveva dire?
    Alexandre non era un granché a tirar fuori argomenti su cui fare conversazione, anche perché nella sua vita difficilmente a cadevano cose interessanti.
    Avrebbe dovuto fargli qualche complimento? Chiedergli se era davvero biondo naturale? Ma come farlo senza dare l'impressione che ci stesse provando con lui? Accidenti a quel disgraziato che gli aveva messo i dubbi.
    Avrebbe potuto chiarire quale fosse la sua reazione con Lazar, ovvero che era lui quello più grande in realtà, ma parlare di lui con Ryoga sarebbe stato super irrispettoso nei suoi confronti, e anche se Alexandre non voleva affatto essere lì non avrebbe mai fatto niente per rendere sgradevole la serata di qualcun altro solo perché avrebbe preferito essere a casa con il suo gatto.
    Alla fine si lasciò sfuggire un sospiro e decise di non dire niente, o quasi. Alla fine intrattenere non era il suo lavoro, giusto? Era il lavoro del biondo. Quindi si limitò a riprendere da dove avevano interrotto poco prima, scelta più saggia e soprattutto razionale. Dato che la ragione era l'unica cosa a cui poteva appellarsi in quel momento.
    «Comunque un gin tonic, per me.» mormorò, di nuovo abbozzando un tenue sorriso timido.
    Aveva automaticamente deciso che vendevano alcolici. Altrimenti... boh, avrebbe chiesto un'aranciata e avrebbe fatto finta che non sapesse di sogni infranti.
     
    Top
    .
  11.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Ryoga Hasegawa
    pycH7T4
    Ryoga cominciava seriamente a chiedersi se quei due non stessero insieme.
    Il continuo punzecchiarsi, il tono goliardico, quella sorta di complicità… serviva una certa dose di confidenza per inscenare simili scambi di battute senza che apparissero forzati. Certo, considerando in che luogo si trovavano le probabilità che fossero una coppia non erano poi alte, ma il mondo è pieno di gente strana e, per quanto ne sapeva lui, potevano semplicemente essere stranieri curiosi di vedere coi propri occhi una cosa che altrove era difficile da trovare.
    Si concesse un sorriso divertito - ma composto, non voleva offendere nessuno - davanti al bofonchiare disperato di Alex, che pareva ad un passo dallo scongiurare l’amico di levare le tende. Il più in fretta possibile. Senza ulteriori commenti. E magari di non tornare mai più.
    Era definitivo: li shippava. Povero Alex.
    Ma continuava ad essere sollevato dal fatto che il moro si fosse allontanato, gestire più clienti contemporaneamente era piuttosto difficile e nei casi peggiori imbarazzante. Aveva assistito a scene che sembravano più assalti di fangirl che tranquilli pomeriggi al tavolo con un host. Ovviamente non era quello il caso, dubitava che Alex nascondesse un animo di groupie dietro un’apparente timidezza.
    Ryoga distese la fronte e le labbra in un sorriso intenerito dal sospiro carico di sollievo che l’altro rilasciò non appena certo di essere solo con lui. La presentazione fu seguita da un breve ma netto silenzio, durante il quale Ryoga non poté fare a meno di chiedersi se il rosso lo avesse preso per scemo o stesse annegando nel famoso mare di imbarazzo già citato. Non che fosse un problema: aveva fatto fronte a situazioni decisamente più complicate, se l’avventore non avesse aperto bocca avrebbe ripreso lui la parola fingendo che non fosse accaduto niente di male.
    Non era raro che a quei tavoli si consumassero più partite di scacchi che appuntamenti.
    Le cose però non presero quella spiacevole piega, e finalmente il gaijin si rianimò.
    «Alexandre?» ripeté istintivamente Ryoga, scandendo ogni sillaba con una certa difficoltà.
    Non era il nome più semplice da pronunciare per un giapponese, ma era bello, davvero bello; se non ricordava male aveva anche un significato regale nel mondo occidentale.
    «Non si sentono spesso nomi stranieri da queste parti» e con un rapido cenno del capo diede a intendere che si riferiva nello specifico all’ambiente dell’host club. «è elegante, mi piace. Ma vada per Alex, così non lo rovinerò troppo con la mia pronuncia.»
    Era già pronto ad intavolare una conversazione quando Alexandre, senza consultare il menù, ordinò un gin tonic. Le sopracciglia di Ryoga si sollevarono leggermente, non per la scelta quanto per la rapidità con cui era stata presa: era già arrivato il momento di affogare i dispiaceri nell’alcool?
    «Certamente» annuì, per poi rimettersi in piedi con un fruscio di abiti. «ci vorrà solo un momento.»
    E non scherzava. Lo lasciò solo per così poco tempo da chiedersi se non avessero uno stock di gin tonic in frigo. La verità era che, molto semplicemente, erano ben organizzati. Il cocktail passò dal vassoio al tavolo, ma Ryoga rimase in piedi con lo sguardo tranquillo puntato su Alexandre.
    «Gradisci altro?»
    Immaginava di no, altrimenti lo avrebbe detto prima, ma chiederlo rientrava nei suoi doveri. Se non ci fosse stata nessuna aggiunta all’ordine, allora avrebbe messo da parte il vassoio e sarebbe tornato a fargli compagnia.
    ------------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."
    Ghoul
    What do you live for?
     
    Top
    .
  12.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    Alexandre R. De Lacroix
    5x7mSz0
    "Alexandre" inarcò le sopracciglia, sbattendo le palpebre un paio di volte, quasi in concomitanza col velo di genuina sorpresa che gli spuntò negli occhi, all'udire Ryoga sforzarsi di scandire le sillabe del suo nome con la classica precisione tipica dei giapponesi. Ma... allora era davvero giapponese? Gli venne spontaneo sorridergli di rimando. Molti non ci provavano nemmeno: non che gli desse fastidio, ormai era talmente abituato che non provava neppure a correggere gli altri quando accadeva loro di sbagliare, per la paura di apparire troppo puntiglioso o sentirsi rispondere uno sbrigativo "sì sì, ho capito" dal diretto interessato, per cui la premura - se così vogliamo chiamarla - del biondo, gli fece piacere.
    «Ah, oh, grazie... beh, è una cosa che dicono per quasi tutti i nomi francesi.» rispose imbarazzato, con la sua solita moda di sminuirsi qualsiasi cosa facesse. E comunque non stava dicendo una bugia. Il francese era una lingua molto morbida, tanto che a volte ti veniva quasi da chiederti cosa fosse andato storto nell'evoluzione della lingua per far partorire una simile mostruosità ai loro vicini tedeschi. Ad Alexandre piaceva, credeva fosse una delle migliori lingue europee insieme all'italiano, pur essendo conscio che l'intera fama della nazione all'estero fosse piena di stereotipi e che la presunta eleganza della stessa fosse una di quelle. Ma dopotutto quello era vero un po' per qualsiasi posto e circostanza, quindi era futile impuntarsi su fattori del genere.
    «Però a me piacciono anche alcuni dei vostri. Ryoga è molto musicale, per esempio.» aggiunse, infatti. Uscendo dall'Europa, se doveva essere onesto, gli piaceva in generale il suono che avevano le voci giapponesi. Era un peccato che a lui con il suo accento ogni tanto capitasse ancora di strascicare qualche sillaba.
    E nel caso ve lo stesse chiedendo, nella sua lunga carriera da Otaku importato, non aveva mai visto Ranma 1/2, no.
    Appurato che Ryoga non fosse l'unico ad avere incertezze di pronuncia se si trattava di lingue straniere, ad Alexandre non importava poi molto se lo chiamasse per nome o per soprannome: quasi tutti lo chiamavano Alex, ma perché era più corto e si sa, alla gente piace risparmiare tempo nella misura di inutili secondi. Se la pagina internet ci mette un attimo in più a caricarsi è subito guerra, ma in fila per l'iphone appena uscito anche due ore. Sorvolò completamente sulla faccenda dell'host club, perché... beh, gaijin o meno, se non fosse stato per Lazar, probabilmente non ci avrebbe mai messo piede neppure lui.
    Tuttavia, per inciso, non era già arrivato il momento di affogare i suoi dispiaceri nell'alcool. Anche perché insomma, era abbastanza difficile sentirsi dispiaciuti quando si era circondati da una dozzina di giovani in divisa da cameriere e con un sorriso più luminoso del tuo futuro, pronti a servirti e riverirti come un principe. Nonostante per Alex fosse una cosa sin troppo inconscia affinché la realizzasse. Complessivamente però l'alcool non gli dava fastidio e lo reggeva piuttosto bene, quindi era naturale ordinare da bere per lui quando usciva di casa - visto che succedeva alquanto raramente.
    Quando gli disse che voleva bere, Ryoga non ci pensò due volte ad accontentarlo e Alexandre in meno di due minuti ebbe il suo drink pronto sul tavolo. Il classico bicchiere largo e tozzo, ricolmo di ghiaccio e quella fasulla acqua trasparente, guarnito - a riposo sopra i cubetti - da una sottile fettina di lime.
    «Oh no, ti ringrazio. Va bene così. M-Magari più tardi.» rispose d'istinto, soffermandosi a guardare prima i suoi capelli color grano e poi il cocktail, quasi scioccato dalla rapidità con cui il giovane host aveva portato a termine il compito, tanto che per un attimo ebbe bisogno di chiedersi se non avesse per caso arrestato il tempo o una cosa del genere.
    No, un momento. Un pensiero lo colpì di ritorno.
    Ambiguo.
    Così non sembrava che gli stesse chiedendo cose strane come vedersi più tardi, vero? No, perché... come dire, molti galoppavano con la fantasia, soprattutto quando si aveva a che fare con altri uomini.
    Però no, dai. Erano host. Era sicuro che erano allenati a non fraintendere ogni parola che usciva dalla bocca dei loro clienti. Anche perché lui intendeva che magari avrebbe preso un altro drink più tardi. Nient'altro.
    "Non pensarci Alex, va tutto bene", si disse mentalmente e decise di farne il suo mantra. Sfiorò la superfice del bicchiere e si portò il drink alle labbra, assaggiandone un leggero sorso come un esperto sommelier di vini pregiati, prima di poggiarlo di nuovo sul tavolo. Il distintivo profumo di ginepro del gin ebbe l'effetto di rilassarlo alquanto, ma niente gli impedì di realizzare che era di nuovo al punto di partenza: non sapeva che fare.
    Spontaneamente, si ritrovò ad incatenare di nuovo lo sguardo su Ryoga. Si sentiva un po' perso. Non credeva di poter trattare la cosa come una seduta da uno psicologo.
    «U-Uhm, sai io è... la prima volta che vengo in un posto simile e...» arrossì. "Non so cosa dovrei fare".
    Ecco, non voleva dirlo.
     
    Top
    .
  13.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Ryoga Hasegawa
    pycH7T4
    Come da manuale, l’host lasciò il vassoio sul carrello più vicino e tornò a sedersi di fronte al cliente. Ad Alexandre. Con l’affetto e l’entusiasmo che nutriva nei confronti della Francia, scioccamente sperava che Alexandre di francese non avesse solo il nome. Sarebbe stato bello farsi raccontare qualcosa su Parigi e confrontarne la versione odierna con quella che, grazie alle storie ricche di nostalgia dei nonni, viveva nella sua mente come rappresentazione preponderante. Sempre ammesso che Alexandre fosse davvero francese e avesse mai visitato Parigi; correva troppo con l’immaginazione e ne era consapevole, ma sognare ad occhi aperti - leggasi anche saltare alle conclusioni - era tipico di lui.
    Avrebbe potuto far presente che avevano forse qualcosa in comune date le sue lontane origini francesi, ma non era solito parlare di sé coi clienti. C’erano troppi motivi validi per cui un umano e un ghoul dovessero stare a debita distanza, distanza che i tavoli a cui sedeva giornalmente non rispettavano. I primi tempi aveva dovuto fare i conti anche con la nauseante sensazione di avere continuamente il naso solleticato dal profumo di quelle bestie mascherate da pecore.
    Non dimenticava, infatti, che per quanto ne sapeva ogni essere umano abbastanza adulto da essere ammesso a quel locale poteva essere un sostenitore dello sterminio indiscriminato dei ghoul, uno studente dell’accademia della CCG o, peggio, un vero e proprio Investigatore dagli stravaganti passatempi.
    Insomma, il suo anticristo.
    Perciò sì, la convivenza gli andava bene finché era necessaria a vivere in pace, ma più di tanto non era necessario. Anche per questo motivo aveva trovato alquanto strana la coppia formata da Alexandre e il suo amico: un umano e un ghoul. Le uniche spiegazioni che gli sovvenivano erano che stessero giocando a fare gli amici o che il moro stesse imbastendo una cena a base di cucina francese. E neppure in quel caso poteva dirsi dispiaciuto per la persona che aveva davanti - e poi, essere uccisi dalla persona con cui ti shippano doveva avere un suo fascino.
    Alexandre non aveva certo bisogno di arrossire perché fosse chiaro al mondo intero quanto la situazione lo metteva a disagio.
    «Lo immaginavo, la nostra clientela di solito è…» per un attimo rimase a corto di parole, con la paura di scegliere proprio quella che potesse offendere il suo cliente; la soluzione più neutrale fu dunque accennare con gli occhi al resto della sala, pullulante perlopiù di ragazzine chiaramente uscite da scuola. «molto specifica, puoi vederlo da solo.»
    Con quello però non intendeva dire che Alexandre fosse del tutto fuori posto, solo il tipo di cliente che non si vedeva tutti i giorni. E non perché uomo, come fece intendere subito dopo.
    «Non abbiamo tanti stranieri, e quando li abbiamo scoppia il panico perché pochi di noi sanno l’inglese. Non sai quanto sia felice che parli il giapponese, hai salvato la mia dignità.»
    In realtà il suo inglese non era poi così disastroso - merito più del sacro Internet che della scuola, Ryoga era sempre stato uno studente svogliato -, il problema era la pronuncia.
    «Non sei un fan delle nuove esperienze? Anche se questa forse, più che nuova, è un’esperienza strana per uno stranie-» e si interruppe, le labbra socchiuse per concludere la frase e un velo di leggero imbarazzo che offuscò rapidamente gli occhi. «… da quanto tempo ti sto dando del tu senza avertelo chiesto?» da un po’, concluse mentalmente, cancellando l’imbarazzo con un sorriso dispiaciuto. «Scusami, spero di non averti infastidito.»
    Non vedeva perché infastidirsi per una cosa del genere, soprattutto dal momento che erano palesemente coetanei, tuttavia nei rapporti con gli altri è sempre una brutta idea dare per scontata una reazione.
    ------------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."
    Ghoul
    What do you live for?
     
    Top
    .
  14.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    Alexandre R. De Lacroix
    5x7mSz0
    Più che non essere un fan delle nuove esperienze, Alex non era un fan di tutto ciò che di solito accompagnava le nuove esperienze: Interazioni sociali, figure dalla dubbia natura, simpatico stress psicologico, dubbi amletici sul proprio comportamento... insomma, era come avere un amico che voleva presentarti i suoi amici molto più rumorosi di lui.
    E, quando la natura ti aveva fatto impacciato nei confronti del resto del mondo, non era mai una passeggiata. Non poteva farci alcunché, aveva provato a comportarsi in modo diverso e ad approcciare la vita con uno spirito opposto al suo, ma alla fine la sua vera natura tornava sempre a galla, come un salvagente premuto a forza sotto la superficie dell'acqua. E poi ormai era lì, il locale non era esploso, lui non era svenuto e si sentiva relativamente bene ancora, quindi tanto valeva starci fino in fondo.
    Le assunzioni di Ryoga tuttavia lo fecero risentire appena: uh, quindi era così che appariva all'esterno? Una persona timida e troppo chiusa in sé stessa? Cioè, lo sapeva, però sentirlo dire era sempre diverso.
    Nessuno realizza di avere un brutto naso finche non te lo dicono, vero Pirandello?
    «Beh, purtroppo nemmeno io sono una cima con l'inglese, quindi forse ci siamo salvati in due. E ormai sono svariati anni che abito qui, sapevo già dell'esistenza di locali del genere... — traduzione: l'ho letto nei manga. — ...Diciamo che, uhm, non fa parte dei posti che frequento di solito.» spiegò, cercando di riflettere su come presentare la situazione senza sembrare strano. Sì, era straniero e si vedeva, ma parlava leggermente troppo bene il giapponese per essere un semplice turista in visita o uno studente coinvolto in qualche scambio culturale. Poi, Lazar anche anche, ma lui sperava di non passare più per uno studente, sennò altro che piangere per esser finito fuoricorso: l'oceano pacifico avrebbe applaudito a confronto. In fin dei conti aveva pur sempre frequentato l'università in Giappone e non una qualsiasi, una piena di termini tecnici che per poco non si trovavano nemmeno sui dizionari. E poi era risaputo che gli inglesi e i francesi si odiassero a morte, no? C'era assolutamente da dire che Alexandre l'inglese non si era mai neanche sforzato di impararlo più di quanto fosse concernesse la propria sopravvivenza.
    Chiarito l'equivoco, il rossore diffuso sulle sue guance non accennò comunque a diminuire, ma Alexandre decise di dare la colpa al caldo. Ad aprile?
    Esatto, fatevi i fatti vostri.
    Più o meno stava cercando di raggiungere lo stato zen in cui smettere di preoccuparsi di ciò che lo circondava. Tanto non era lì per soddisfare le aspettative di nessuno. Anzi, semmai erano gli altri che dovevano rispettare le sue in un host club.
    Ryoga sembrò dispiaciuto per non averlo trattato come un principe ed essersi dimenticato le buone maniere, ma Alexandre scosse subito la testa, mollando per un secondo il suo bicchiere ed agitando appena le mani. «In realtà penso che mi avresti messo più a disagio se tu mi avessi trattato con... i guanti.» ammise, accennando un sorriso. Per l'appunto, non era mica un nobile alla ricerca del suo maggiordomo. Anche se il fatto che Ryoga avesse dato per scontato di doverlo fare gli fece sorgere un dubbio. A cui voleva per forza una risposta adesso. Si guardò un attimo attorno, osservando con curiosità la clientela, e poi si sporse appena sopra il tavolo, come se dovesse confessare un segreto. «Perché, di solito lo fate?» domando, con ingenua curiosità. Il pensiero in realtà lo imbarazzava molto, perché sembrava una sorta di gioco di ruolo che lui avrebbe fatto solo con una persona molto intima, ma... sì beh, erano pur sempre in un host club. Magari alle ragazze piaceva.
     
    Top
    .
  15.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Ryoga Hasegawa
    pycH7T4
    I suoi tentativi di far rilassare lo straniero non stavano avendo i risultati sperati, almeno ad un livello superficiale: il rossore diffuso sulle guance di Alexandre non accennava a sbiadire. Una reazione fisiologica così evidente doveva pur avere una causa scatenante, e Ryoga dubitava si trattasse della temperatura piuttosto mite di un locale arieggiato in pieno aprile. D’altra parte non era neanche tanto pieno di sé da pensare di avere un tale fascino da mettere qualcuno in imbarazzo con la sua sola presenza.
    Insomma continuava a pensare che Alexandre fosse solo in difficoltà.
    Ad ogni modo non era sua intenzione giocare a fare lo psicologo, sperava solo di riuscire a farlo rilassare almeno un pochino. Non poteva però negare che Alexandre gli ricordasse un po’ il main character starter pack dei manga yaoi; fu questo il pensiero che lo fulminò vedendo il rosso mollare il bicchiere per agitare le mani. Ryoga non era fruitore di quel tipo di intrattenimento, ma nella sua carriera di belloccio dall’intensa vita sociale non erano mancati episodi deliranti con fujioshi pronte a intottrinarlo.
    «Ottimo» convenne, rispondendo all’imbarazzo di Alexandre con un sorriso rilassato. «non esitare a dirmi cosa ti crea disagio.»
    La politica del locale, dopotutto, metteva al primo posto la soddisfazione del cliente. I loro clienti non pagavano solo per un servizio di ristorazione degno di questo nome, ma soprattutto per essere per un’ora il centro del mondo di uno sconosciuto. Benché non mancassero i detrattori che bollavano il tutto come deprimente e svilente, Ryoga aveva preso a cuore quella sorta di missione: donare un po’ di felicità a qualcuno non costa niente.
    Ed è anche parecchio conveniente se hai da nascondere numerose brutture dietro una bellissima apparenza.
    Prese l’accenno di sorriso di Alexandre come un primo, candido segnale che le cose stessero finalmente cominciando ad andare per il verso giusto. Alexandre aveva un bel sorriso, e non solo quello. Più in generale, era ricco di quel tipo di bellezza apparentemente fragile che deve essere maneggiata con cura per non sgualcirsi in fretta. Chissà se era davvero delicato come sembrava, poi. Di certo sapeva un minimo tirare fuori gli artigli, come testimoniato dal botta e risposta con l’amico.
    Dopo essersi guardato intorno come per accertarsi di non essere visto, imitò Alexandre sporgendosi verso il centro del tavolo qualche centimetro, quanto bastava a dare un’impressione di confidenza senza invadere lo spazio personale altrui - cosa che nel Velvet Room era contro le regole tanto per i clienti quanto per gli host, altrove invece si poteva assistere a scene decisamente più spinte.
    «Sì, e le chiamiamo principesse. Molte amano i giochi di ruolo.» confermò con serietà, per poi tornare ad appoggiarsi allo schienale, con una mano chiusa a pugno sotto il mento e le labbra di nuovo arricciate in un sorriso. «In realtà dipende da cosa preferiscono, l’importante è che siano felici. E tu, Alex, che cosa preferisci?»
    Non voleva essere troppo sfrontato, ma la sfrontatezza scorreva nelle vene di Ryoga Hasegawa. Per quanto ci provasse, il più delle volte finiva per punzecchiare gli altri senza neanche farci caso.
    ------------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."
    Ghoul
    What do you live for?
     
    Top
    .
27 replies since 9/7/2021, 11:07   661 views
  Share  
.