To the Very Ends with You

Alexandre De Lacroix & Lazar Khabarov | Minato-city @Streets | 20/04/2020 NIGHT ; 21:30~

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  1. Ryuko
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
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    Alexandre R. De Lacroix
    Clack! La serratura del bagno ebbe uno scatto proprio mentre un draghetto colore ciliegia faceva capolino dai gusci rotti di un uovo a macchie rosse. Constatando di aver trovato l'ennesimo doppione, Alex salutò la nuova bestiolina con una punta di rammarico, appena in tempo per rivolgere invece un sorriso quieto all'impeccabile descrizione di Mimikyu.
    Assomigliava a Pikachu. Beh... sì, più o meno quanto Lazar assomigliava ad uno zombie in quel frangente, pensò. Anche se era appena uscito dalla doccia. Alex aveva sempre trovato triste la storia di quel pokemon: manco a dirlo - sentimentale com'era - era riuscito a farlo sfrecciare nella lista dei suoi preferiti seduta stante. Si sentiva rappresentato da un coso che si nascondeva sotto un telo a forma di un altro coso più carino per farsi volere bene. Forse l'unico contento di saperlo sarebbe stato il suo psicologo, se ne avesse avuto uno, quindi preferì il silenzio, domandandosi a quale delle due sorelle si stesse riferendo il ghoul. Non le conosceva e le aveva viste solo in foto; a malapena ne ricordava i nomi, ma per qualche motivo non riusciva a figurarsi la bionda con un pigiama di mimikyu addosso. «La bionda o la mora?» chiese dunque, alla ricerca di una conferma per la sua tesi. Mentre lo diceva, Alex si accorse di vergognarsi, quasi. Immaginava non fossero proprio i migliori abiti con cui presentarsi ad uno studente di moda. Ironico, se si considerava un attimo prima - quando l'aveva indossato - come l'attimo in cui non gli fregato un accidente. E ora l'aver ricevuto una sorta di "osservazione" su quella sua decisione mal ponderata lo stava facendo sentire in imbarazzo. Ma non poteva certo andare a cambiarsi di nuovo. E quindi rimase lì, con il suo pigiama con i corsola, a sentirsi in imbarazzo e pure un po' scemo.
    Non scemo quanto Lazar per lo meno, la cui autoflagellazione evidentemente non aveva mai fine. Era appena scampato all'oblio eterno e pensava a pulire.
    Alex abbandonò il telefono sul divano e con l'unica mano sana si massaggiò le tempie doloranti. Sapeva gli sarebbe comparso un bel bernoccolo, ma per un momento valutò se fosse il caso di tirargli un'altra testata, poiché la precedente doveva aver finito il suo effetto.
    «...Sei incredibile. – sospirò, infine, completamente svuotato di ogni emozione. – Sei quasi morto e ti preoccupi per la mia doccia.»
    Alla sua pigrizia non dispiaceva mai ricevere un favore, ma sarebbe stato comunque controproducente pulire una cosa che sarebbe stata usata da lui trenta secondi dopo, quindi gli fece cenno di lasciar perdere e si alzò, con tutte le intenzioni - forse - di non tediare ancora inutilmente quell'anima spezzata.
    Alex avrebbe voluto fare tante cose: per cominciare avrebbe voluto dargli una botta in testa per costringerlo a fermarsi un secondo, avrebbe voluto farsi raccontare cosa gli era successo, avrebbe voluto dirgli di riposarsi e, forse, in fondo all'animo, avrebbe anche voluto abbracciarlo e dirgli che andava tutto bene, anche se non era vero. La consapevolezza di non poter far niente strideva troppo con i suoi desideri e quindi tacque per l'ennesima volta.
    «Non posso fare niente per convincerti a non andartene, vero?» mormorò, sfilando di fianco alla porta-finestra del balcone e gettando una fugace occhiata all'esterno. Non voleva aprire né scostare le tende, per paura che ogni movimento potesse essere notato dai colleghi presenti giù in strada.
    Pur non avendo ancora le idee chiare sulle disgrazie che appannavano quello sguardo azzurro, aveva capito che per Lazar doveva essere importante. La sua richiesta era un atto di egoismo, e lo sapeva bene, ma era difficile farci i conti quando è la paura che parla per te.
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