To the Very Ends with You

Alexandre De Lacroix & Lazar Khabarov | Minato-city @Streets | 20/04/2020 NIGHT ; 21:30~

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  1. Ryuko
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
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    Alexandre R. De Lacroix
    Se solo avesse potuto fare qualcosa... ma cosa? Mentre osservava gli occhi smarriti del proprio riflesso, Alex si rese conto che qualsiasi cosa, qualsiasi idea a cui avrebbe potuto dar forma in quell'istante, non avrebbe apportato alcun beneficio al ghoul, ma sarebbe stato il desiderio egoista di una persona sola. In piedi davanti alla vetrata che dava sul terrazzo si vergognò come poche volte si era vergognato in vita sua e non trovò più nemmeno il coraggio di sostenere il suo stesso sguardo. Chinò il mento con un sospiro stanco e accettò passivamente quella verità.
    Lazar era un ragazzo forte.
    E Alexandre avrebbe voluto stargli accanto, per davvero. Però Alexandre era una di quelle persone che dalle sue responsabilità scappava eccome, l'aveva sempre fatto, fin da quando se n'era andato dalla Francia, non sentiva di avere diritto di sporcare quell'animo coriaceo con la sua inettitudine. Con un fruscio, il drappo della tenda scoprì uno scorcio del balcone e il ricercatore si rese conto che il ghoul lo aveva affiancato. Non se ne era accorto, ma non riusciva a capire se fosse per il suo passo felpato o per la stanchezza che gli impediva di distinguere qualsiasi stralcio di mondo non riguardasse le sue immediate vicinanze.
    Avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre, che qualcuno lo prendesse e lo imprimesse sulle pagine di un libro senza più voltare pagina. Ma i "per sempre" erano baggianate delle favole e Lazar doveva andarsene. Voltarla, quella pagina. Ad Alex, ciò che sarebbe successo nelle successive, non importava nemmeno più: voleva sterminare tutta la CCG? Che lo facesse, anche se quello lo avrebbe - presto o tardi - incluso, non gli interessava. Gli interessava solo che stesse bene e se sterminare la CCG lo avesse fatto stare bene era disposto ad accettarlo. Forse quello fu anche il momento in cui la verità su quel sentimento che gli ruggiva nel cuore gli fu più chiara di tutte, ma lo mise a tacere senza nemmeno permettergli di affiorare sul proprio volto.
    Eppure avrebbe davvero voluto fare qualcosa, si disse un'ultima volta, mentre i lampioni che davano sulla strada sotto di loro tornavano a riflettersi nel suo campo visivo. Se non per tenerlo lì, almeno per tenerlo al sicuro. Possibile che non ci fosse niente che... No. Un momento. Per quanto piccola, per quanto insignificante, forse una cosa c'era.
    «Aspetta un secondo.»
    Senza aspettare risposta, Alexandre volò in camera propria: non ebbe bisogno di cercare, sapeva già dov'era ciò che doveva prendere e meno di trenta secondi più tardi fu di ritorno nel salone. Nell'unica mano ancora funzionante stringeva una maschera ghoul dall'aspetto consumato. La tinta nera era sbiadita in alcuni punti e diverse venature dorate facevano intuire che un tempo si fosse trattato di uno scheletro. «Usa questa. È una maschera non registrata qui in Giappone.» mormorò, sorridendo mestamente, e porse l'oggetto al ghoul, sperando lo accettasse. A dire il vero, ormai non aveva più corrispondenze da nessuna parte, ma decise di omettere quel particolare, poiché apriva le porte ad una serie di domande a cui avrebbe fatto volentieri a meno di rispondere. «È una cosa a cui tengo davvero quindi se tu potessi riportarmela te ne sarei grato, ma per il momento usala. E... fa attenzione.»
    Sì, era tutto ciò che poteva fare per lui in quel momento. Si separava a malincuore da quell'oggetto, ma era sicuro che sarebbe stata più utile a Lazar che a lui. Ed era sicuro che Julian, non il gatto, non avesse nulla da ridire, e che - anzi - forse avrebbe compiuto quell'azione per primo.
    Per quanto i suoi propositi di non volerlo lasciare andare via fossero nobili, Alexandre capiva di non poterlo tenere lì per puro egoismo... o timore di non rivederlo. In fondo, Lazar glielo aveva detto chiaro e tondo nel vicolo, di non aspettarsi niente, era solo lui che si ancorava alle cose a senso unico, come sempre.
    «Non è molto, ma se tu dovessi aver bisogno di un posto dove riposarti... ricordati che la finestra è aperta.»
    Con quelle ultime parole, mordendosi la lingua per tutto ciò che avrebbe voluto dire, Alex lo avrebbe guardato immergersi nella notte. Come un lupo braccato, mentre lui stava al sicuro dentro la sua capanna. Gli premeva solo che sapesse che la sua era una capanna anche per i lupi, qualora ne avesse avuto bisogno.
    aOqdmDf
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    27 Y.O.
    Ricercatore CCG


    Edited by Ryuko - 26/8/2023, 16:53
     
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