Like the bitter scent of lemons

Elke Higuchi & Hotaru Shinkai @ Fleur de Lys • 19/11/2022 h 19:30, sereno (13°C)

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  1. yumæchu`
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    Ci era abituata.
    Sapeva di non potersi sentire realmente toccata dalle urla che facevano da sottofondo al suo stato d'ansia pre-spettacolo, perché in fin dei conti si era abituata che tutto ciò era normale. Ed era davvero così, nella sua testa, era un piccolo prezzo da pagare per essere stata accolta nella famiglia Shinkai. E Hotaru ne andava fiera.
    Ma forse perché quella serata era davvero importante c'era una crescente paura che la stava divorando dall'interno. Una sensazione ben peggiore rispetto a quella data dalle urla dell'umano che stava venendo inseguito da un altro scrapper come lei. Se avesse fatto una pessima esibizione, suo "nonno" avrebbe avuto la conferma che adottare una bambina umana e trasformarla nella nuova scrapper degli Shinkai si sarebbe rivelato un grosso sbaglio.
    E se quella sua paura fosse diventata realtà, cos'avrebbe mai potuto fare? Avrebbe dovuto dire addio al calore di mamma, papà e Kazuya?
    Non ci voleva pensare. Doveva dimostrare che era in grado di affrontare tutto quello, ansia e panico a parte. Ce l'avrebbe fatta, avrebbe dimostrato che era in gamba, che mamma Anna non aveva sbagliato, che lei era valida sia come scrapper che come membro della famiglia Shinkai.
    L'orda di pensieri che aveva invaso la mente della giovane scrapper venne spazzata via in un lampo da una voce sconosciuta. Alzò di scatto lo sguardo, quasi spaventata dall'improvviso intervento, constatando che la voce apparteneva ad una... cameriera?
    Una cameriera del ristorante le aveva rivolto parola. A lei, che era una scrapper insignificante.
    Sulle prime si sentì impaurita: come avrebbe dovuto comportarsi? Quando andava al Fleur de Lys per lavorare non le era permesso rivolgere parola a nessuno, se non ai membri della sua famiglia, perciò non aveva nessuna idea su come avrebbe dovuto rivolgersi alla cameriera.
    Però le aveva offerto dell'acqua, assicurandole che non fosse avvelenata e sulle prime si sentì tentata di chiederle di provarla al posto suo, per paura che, al contrario di quello che aveva detto, fosse proprio così. Però ci ripensò: perché dubitare di una persona che le aveva rivolto la parola a prescindere da quale fosse il suo ruolo lì dentro?
    «... grazie.»
    Un mormorio quasi impercettibile, un flebile sussurro. Non si sarebbe mai permessa di tenere la voce troppo alta, per paura che un rumore un po' più forte potesse rovinare lo spettacolo attualmente in corso. Perciò afferrò la bottiglia, ancora leggermente titubante e, dopo averla aperta, si permise di bere qualche piccolo sorso per reidratare la gola che si era fatta secca durante quell'attacco d'ansia. Le aveva anche dato le spalle, conscia che non fosse proprio educato bere da una bottiglia così, senza alcuno scrupolo, di fronte ad un'altra persona. Non era educato nei confronti di parenti e amici, figurarsi se con lei c'era una sconosciuta. Per di più qualcuno che, per quanto poco "importante", occupava un gradino più in alto del suo nella scala gerarchica che vigeva lì al Fleur de Lys. Non si sarebbe mai permessa di mancare di rispetto a qualcuno così, a maggior ragione dopo che l'aveva aiutata.
    «U-uhm, cosa sta facendo qui?» domandò, in un attimo di curiosità improvvisa. Avrebbe dato per scontato che un altro scrapper si facesse vivo e che nessuno le avrebbe dato conforto ― per la legge non scritta del "se sei qui, vuol dire che devi avere fegato ed essere abituato ad una situazione del genere" ―, ma contro ogni sua aspettativa quella cameriera girava proprio da quelle parti. E non se lo sarebbe mai potuto immaginare, ecco.
    Ma era anche vero che la ragazza non era neanche tenuta a risponderle. Ci mise poco, infatti, a sentirsi stupida: quell'attacco d'ansia l'aveva intontita, per caso? Avrebbe fatto meglio a chiedere scusa. E, perché no, ringraziare di nuovo.

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