Alle sue parole la ragazzina umana aveva sollevato di scatto lo sguardo che mal celava la paura che stava chiaramente provando oltre che la chiara ansia, comprensibilmente sorpresa dal fatto ci fosse qualcun altro lì, incrociando così quello verdognolo di Elke che stette però ad osservarla per qualche secondo di troppo prima di distogliere lo sguardo dalla sua figura agghindata, non volendo metterla ulteriormente a disagio. In quel frangente non ne aveva motivo, dopotutto.
La ragazzina, dopo aver esitato a lungo, allungò una mano per prendere la bottiglie che le aveva porto poco prima, ringraziando la tedesca con voce flebile e, se non fosse stato per i suoi sensi più sviluppati, Elke probabilmente non l’avrebbe sentita chiaramente.
«Prego» disse lei in risposta, riportando lo sguardo su di lei non appena il peso della bottiglia aveva lasciato la presa della sua mano.
Dopo aver afferrato la bottiglia d’acqua, probabilmente molto assetata, la ragazza prese subito qualche sorso dopo averle dato, però, le spalle. Era un gesto che Elke trovò essere inusuale, una strana cortesia o anche modestia che trovava facilmente superflua. In special modo in quel contesto. Ma nonostante quei pensieri si fossero formati nella sua mente, decise comunque di non commentare per lo stesso motivo. Non serviva. Come non serviva la gentilezza che aveva appena fatto.
«…» Elke stette in silenzio, i pensieri che vorticavano nella sua mente, ma la ragazzina sembrò prendere parola (con palese coraggio) al posto suo, facendole una domanda a bruciapelo che la colse un po’ di sorpresa nonostante la semplicità del quesito stato appena posto: perché era lì? Una domanda la cui risposta era semplice e ovvia, ma decise comunque di assecondare la ragazza, chiaramente nervosa. Meglio si rilassasse, si disse tra sé e sé, se avesse combinato qualche disastro in arena sapeva sarebbe stata nei guai. Non poteva far sfigurare il suo sponsor, né tanto meno la Madame. Valeva tanto per lei, quando per loro.
«Sei da sola, posso farti la stessa domanda» disse quindi lei senza però inflessione alcuna, il tono privo di vera malizia, inclinando leggermente la testa di lato. Sempre chiara e dritta al punto quando non doveva indossare nessuna maschera «Sto aspettando lo “scrapper” che è entrato in scena prima di te» aggiunse poi, alzando leggermente le spalle con inerzia, spostando lo sguardo per qualche istante dalla sua figura alla porta chiusa che sapeva dare sul palco.