Like the bitter scent of lemons

Elke Higuchi & Hotaru Shinkai @ Fleur de Lys • 19/11/2022 h 19:30, sereno (13°C)

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    La ragazza non sembrò prendere bene la sua picata risposta, e aveva abbassato immediatamente lo sguardo come imbarazzata. O peggio, intimorita. Non che Elke si aspettasse altro e nemmeno la biasimava, considerando che la scrapper, dalla sua posizione in quella gerarchia sociale di cui facevano parte, poteva credere di aver chiesto o anche fatto qualcosa di sbagliato nei suoi confronti.
    La udì poi fare un respiro profondo, in un probabile tentativo di calmarsi, per poi prendere un altro sorso d’acqua dalla bottiglietta che gli aveva dato. Ormai le era abbastanza ovvio che la ragazza fosse nervosa e a disagio, e più che per la sua presenza, con tutta probabilità lo era per quello che doveva andare a fare da lì a poco. Forse era nuova, forse non aveva molta esperienza, era stato il suo successivo pensiero nel mentre continuava ad osservare la ragazza di sottecchi, le orecchie ben tese in modo da poter captare altri rumori di sottofondo. Infatti, si accorse presto che la musica, che fino a quel momento era arrivata ovattata alle loro orecchie, era finita seguita poi da degli applausi. Mancava poco, quindi.
    «No problem~» le disse con lo stesso tono più spigliato che usava nella vita di tutti i giorni, di quando doveva sembrare una ragazza come tante, nonostante la sua espressione fosse rimasta impassibile e stoica, non dovendo fingere anche lì, sperando facesse un attimo sciogliere la ragazza dalla sorpresa. Meno era tesa, migliore sarebbe stato il suo spettacolo. Ed Elke sapeva bene che chi sfigurava non faceva mai una bella fine.
    «Ma quella non è una cosa che direbbe uno scrapper ammaestrato. Stai attenta a come ti poni, i tuoi padroni si possono anche fidare di te ma è un’arma a doppio taglio con gli altri. Meno dici, meglio è» la ammonì con precedente pensiero ormai piantato nella sua mente, l’accento straniero sempre un po’ marcato nel mentre si passava una ciocca di capelli tinti dietro un orecchio. Dopotutto nessun scrapper veniva mai lasciato veramente da solo, tanto meno con la libertà di muoversi. E a molti “padroni” non piaceva vedere i “pet” degli altri sgattaiolare in giro senza permesso.
    Passarono dunque pochi istanti ed Elke sollevò improvvisamente la testa dalla sua figura seduta puntandola alla porta che dava sul “palcoscenico”, che si aprì proprio in quel momento, rivelando la figura minuta di Katsuki, i bianchi e perlacei abiti di scena intatti se non fosse per le chiare chiazze rosse. Non importava si fosse rovinato nonostante la fattura pregiata, l’abito sarebbe stato comunque buttato. Dopotutto, il Signorino Soren non voleva mai che usassero lo stesso completo due volte, altrimenti che figura ci avrebbe fatto? Come sempre, le armi che aveva usato erano state lasciate agli attendenti che si stavano sicuramente prendendo cura del corpo per portarlo alla cucina nel mentre sistemavano l’arena per il successivo spettacolo, la musica della piccola orchestra aveva ripreso a solleticare le sue orecchie.
    «Katchen?» mormorò Elke con tono leggermente preoccupato notando il suo sguardo cupo del ragazzino che, dopo aver chiuso con stizza la porta dietro di sé, si era diretto a passo svelto verso la ghoul che aveva immediatamente riconosciuto, come a volerla stringere in un forte abbraccio, per poi fermarsi di fronte a lei senza sfiorarla ulteriormente, come a non volerle sporcare la divisa nonostante desiderasse da lei contatto.
    Sentendo quella domanda, l’umano sembrò prima esitare ma sempre pronto a schiudere le labbra per mormorare qualcosa in risposta ma fu alzando lo sguardo innocente che notò l’altra presenza nello stanzino e, un po’ spiazzato, non aspettandosi che qualcun altro fosse già lì, le parole che sfuggirono alle sue labbra furono «E questa chi è?» dette però in tedesco, riportando poi lo sguardo ora interrogativo sulla bionda aguzzina. Qualunque cosa avesse voluto dirle, per il momento era stato dimenticato.
    Elke sospirò «Secondo te?» rispose lei nella stessa lingua, il tono un pelo più canzonatorio nel mentre gli porgeva l’asciugamano pulito che aveva recuperato meri minuti prima, che il ragazzo prese delicatamente in mano, per poi posarselo in testa in modo da poter nascondere l’occhiataccia che aveva lanciato all’altra ragazza, prendendo poi a darsi una sistemata prima di andare a lavarsi negli spogliatoi, in modo da non imbrattare più del dovuto il pavimento di quelli che erano scarti di loro simili appena stati massacrati.
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