Like the bitter scent of lemons

Elke Higuchi & Hotaru Shinkai @ Fleur de Lys • 19/11/2022 h 19:30, sereno (13°C)

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  1. yumæchu`
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    Elke era la prima ghoul davvero gentile nei suoi riguardi, almeno in quell'ambiente, all'infuori della famiglia Shinkai. Tutte le volte che aveva messo piede in quel luogo, le persone la guardavano con sdegno e disprezzo, dall'alto al basso, come se fosse uno scarto della società.
    In effetti sapeva che era lei la scrapper strana. Non tutti avevano la fortuna di essere gli scrapper di una famiglia dolce e premurosa, le era capitato di parlare con alcuni suoi "colleghi", raramente, e aveva capito come la sua posizione fosse estremamente privilegiata.
    Non avrebbe mai capito perché quella ghoul fosse stata così gentile con lei, ma quando le disse di chiedere di Shiba se avesse avuto bisogno di aiuto, il cuore gelido e tremacchiante di Hotaru venne scosso da un'ondata di calore, come se avesse appena ricevuto il caldo abbraccio della mamma.
    Shiba era stata davvero premurosa.

    [ ... ]

    Sul palcoscenico del ristorante, Hotaru aveva probabilmente dato sfoggio della sua miglior performance. Le volte precedenti era stata una sfida all'ultimo sangue in cui doveva combattere per difendere la propria vita. In quell'occasione, però, di fronte a sé aveva una donna spaventata che continuava a supplicarla di risparmiarla, che vedeva del buono nei suoi occhi, che non poteva davvero pensare di macchiarsi di un crimine del genere. Dopotutto, lei era ancora giovane e con una lunga vita davanti.
    Quella danza di terrore venne portata avanti con estrema maestria dalla scrapper. Movimenti veloci e leggiadri carezzavano il corpo scosso dalla paura dell'umana, che strisciava per terra incapace di rimettersi in piedi e correre. Hotaru mantenne un'espressione impeccabile, giocando con la paura della ragazza fino a cullarla tra le braccia di Morfeo che, purtroppo, se la sarebbe presa per sempre.
    Punta da un singolo ago, la donna cadde finalmente vittima della scrapper, finendo uccisa tra le sue stesse braccia. Un solo schizzo di sangue macchiò il volto della ragazzina che, una volta confermato che la donna avesse esalato il suo ultimo respiro, abbandonò il corpo esanime della propria vittima al centro del palco, sotto la luce neutra dei riflettori e, dopo un breve inchino e lo scrosciare degli applausi del pubblico, Hotaru svanì dietro le tende, rintanandosi al riparo da quello scenario nel suo spogliatoio.
    Lo specchio insozzato di impronte e granelli di polvere rifletteva il volto privo di espressività di Hotaru in maniera leggermente distorta. Quelli non erano specchi di chissà quale grande qualità, ma se l'era sempre fatto andare bene. D'altronde, quando metteva piede in quel posto, lei perdeva la sua identità di Hotaru Shinkai, abbracciando per una sera il fatto di essere semplicemente la scrapper degli Shinkai. E quello, purtroppo, era tutto ciò che lei meritava di avere.
    Con una salvietta igienizzante andò a pulire l'unica macchia di sangue che le aveva insudiciato il viso, strofinandola con forza per non lasciare alcuna traccia dell'orrore che aveva appena commesso. Pur essendo abituata, rimaneva comunque cosciente del fatto che quello che faceva non era da considerarsi positivo. Andava avanti solo perché così avrebbe reso fiera di lei la propria famiglia.
    Ma prima che potesse fare altro, una voce alle sue spalle la risvegliò da quel momento di alienazione: era lo scrapper che Shiba accompagnava.
    Gli occhi scuri di Hotaru svanirono e riapparirono sotto il veloce battito delle palpebre, confusa dal perché quel ragazzo avrebbe dovuto rivolgerle parola. Solo dopo arrivò la domanda che chiarì, almeno momentaneamente, il suo dubbio.
    «Oh» le sfuggì dalle labbra, voltandosi completamente in sua direzione per non dargli le spalle: sua madre le aveva insegnato che era maleducazione. «Io... io niente.»
    In effetti era vero. Era stata Shiba ad avvicinarsi a lei per prima, fornendole un po' di aiuto per la sua ansia.
    «Lei ha visto che non stavo bene, così...»
    Così l'aveva aiutata. Era molto semplice da dire, ma aveva come l'impressione che quel ragazzo non ne sarebbe stato contento.
    «È un problema?»
    Il tono di voce di Hotaru non era più macchiato dall'ansia, né da chissà quale altra emozione spiacevole. In realtà, nessuna emozione sporcava la sua voce, ora completamente atona e rilassata. Stava rispondendo come era solita parlare.

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