Like the bitter scent of lemons

Elke Higuchi & Hotaru Shinkai @ Fleur de Lys • 19/11/2022 h 19:30, sereno (13°C)

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. yumæchu`
        +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    7,274
    Power-up
    +438
    Location
    Outer space.

    Status
    Ghost
    Hotaru Shinkai
    3IcJLkm
    Così come la propria voce, l'espressione nel viso di Hotaru non lasciava trasparire alcuna particolare emozione. I piccoli occhi a mandorla, scuri ed imperscrutabili, osservavano il volto del ragazzino davanti a lei, forse suo coetaneo o addirittura più giovane, come se stessero guardando la cosa meno interessante del mondo. E non perché fosse completamente disinteressata, ma Hotaru era solita spegnere il cervello dopo aver dato sfoggio al proprio spettacolo: se avesse permesso a mente e cuore di analizzare ciò che aveva commesso, non sarebbe ancora lì per poterlo raccontare.
    La vita costellata di orrori che conducevano gli scrapper, d'altronde, non aveva nulla da invidiare. Nessuno poteva invidiarli. Erano alla stregua di cani da caccia, trattati decisamente peggio. Lei tra tutti, forse, era abbastanza fortunata da poter dire di condurre due vite parallele che sembravano cozzare l'una con l'altra: da una parte c'era quello spettacolo di violenza e sangue, dall'altra una famiglia amorevole e gentile che le voleva bene come se ne avesse sempre fatto parte.
    Anche per quel motivo, Hotaru spegneva sempre cuore e cervello quando metteva piede lì dentro. Sapere che non tutti i suoi colleghi ricevevano lo stesso trattamento di favore che a lei veniva riservato, passare del tempo in mezzo a persone che vivevano senza essere considerate tali non le avrebbe fatto bene. Per questo non era neanche arrivata a chiedersi se Katchen fosse, all'atto pratico, diverso da lei come lo erano tutti gli altri. Quello era un quesito che, probabilmente, le sarebbe balenato in testa solo dopo aver finalmente riacquisito le funzioni cerebrali di un normale essere umano.
    Con l'apatia a comandare ogni sua decisione, Hotaru annuì alle parole di Katchen, facendo un passetto indietro.
    «Mi dispiace» mormorò, atona al punto da sembrare come se la sua fosse una risposta completamente sprovvista di un briciolo di dispiacere. «Prometto di non rivolgerle mai più parola.»
    Se non fosse stata Shiba la prima a rivolgergliela, in quel caso non avrebbe potuto mantenere fede a quella promessa. Shiba era una ghoul e se l'avesse incrociata in quei locali, era giusto che Hotaru rispondesse anche solo con una minima riverenza. Poteva promettere che l'iniziativa non sorgesse mai da lei, ma il contrario non avrebbe potuto prevederlo. Tenendo particolarmente a mantenere i rapporti con gli altri quanto più possibile pacifici, però, si sarebbe impegnata affinché non avesse più causato alcun disturbo o fastidio al povero Katchen, che sembrava particolarmente turbato dal fatto che lei e la sua mentore si fossero scambiate qualche parola.
    Non riconobbe nel comportamento di Katchen il seme della gelosia. Quel fastidio poteva anche solo essere dovuto dal fatto che si sentiva solo, e se l'unica persona che lo considerava era Shiba, magari voleva fare in modo che lei guardasse solo lui. Magari, pensò ancora, era infastidito dal fatto che lei non avesse prestato attenzione a quello che stava facendo sul palcoscenico poco prima, intrattenendosi invece con lei.
    Alla successiva domanda dello scrapper, Hotaru fece spallucce, tornando seduta sullo sgambello monco e ondeggiante, guardandosi allo specchio e realizzando che quella macchia di sangue non se n'era del tutto andata dal proprio viso. Quindi, prima di rispondere, tornò a strofinare la salvietta in un moto lento e perpetuo, guardando fisso il proprio riflesso nello specchio.
    «Devo aspettarli qui» disse, esercitando maggiore forza contro la propria guancia. «Passeranno a prendermi quando avranno finito di mangiare.»
    Gli Shinkai non avevano un tramite. Era quasi sempre sua madre, Anna, a tornare lì e riprendersela, attendendo di essere tutti in macchina per scambiarsi affetto ed effusioni varie. Ogni tanto, però, capitava che fosse anche Kazu-nii quello che si infilava nello sporco e puzzolente retroscena per ripescarla, portandola fuori tenendola per mano.
    «Tu hai finito, no?» chiese lei, retorica, spostando lo sguardo perché potesse osservare la figura dello scrapper attraverso lo specchio. «Perché sei ancora qui?»
    Chissà, magari voleva ancora parlare con lei? Aveva letto da qualche parte, d'altronde, che alcune persone non dichiaravano mai apertamente le proprie intenzioni, come si diceva? Ah sì, tsundere, lo stereotipo dei manga.

    «Parlato»
    "Pensato"
    HUMAN
    17 Y.O
    student
    scrapper
    white rabbit, rank c
     
    Top
    .
10 replies since 21/11/2022, 15:28   187 views
  Share  
.