Rainy days, with a filament of light

Atsushi Sakamoto & Setsuna Aozaki @ CCG's main offices • 16 luglio 2021 h 10:00 • rain (31°C)

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    Setsuna Aozaki
    Da quando in città era riapparso un ghoul con le stesse caratteristiche di quello catturato poche settimane prima da Setsuna e il suo collega di ronda, l'investigatrice era stata sommersa di incarichi e, tra questi, c'era stato quello di ricontrollare ogni singolo rapporto effettuato prima e dopo la cattura del ghoul, per accertarsi che non ci fossero stati disguidi.
    Possibile che quel misterioso koukaku dalla maschera anonima, in realtà, facesse squadra con qualcuno? Si era finto qualcun altro perché potessero continuare a fare il loro lavoro senza che la CCG se ne accorgesse?
    Persa nei suoi pensieri, Setsuna venne risvegliata dalla voce tonante del suo superiore che, nel tentativo di richiamare l'attenzione della ragazza, aveva alzato un po' di più i toni.
    «Muoviti e vai a ricontrollare tutti i fascicoli su di lui.»
    «Agli ordini» bofonchiò lei in risposta, cercando di trattenere il fastidio provato in quel momento. Chiusa la chiamata, Setsuna non fece in tempo a tirare un sonoro sbuffo che fu seguito immediatamente dal cellulare che le trillò tra le mani. E chi altri poteva essere se non lo stesso capo? Almeno era stato abbastanza decente da indirizzarla verso qualcuno: “Rivolgiti a Sakamoto, voglio che tu ci vada domani.”
    Setsuna roteò gli occhi e inforcò le bacchette con rabbia, fino a che non furono repentinamente tuffate nel brodo del ramen che si stava gustando con piacere prima che Mr. Antipatia interrompesse il sacro momento della cena. I noodles afflosciati dalla troppa attesa erano diventati una melma viscida e disgustosa, al punto che doverli mandare giù fu una sofferenza indescrivibile. Mr. Antipatia era persino riuscito a rovinarle la cena.

    [ ... ]

    Come se la notizia di un ghoul identico ad uno catturato in precedenza non fosse già stato abbastanza, la giornata successiva cominciò con la discesa del diluvio universale. L'umidità della stagione delle piogge la metteva ancor di più di cattivo umore, ma fortunatamente avrebbe dovuto passare la giornata, almeno la mattina, in ufficio.
    Nonostante fosse il suo giorno libero.
    L'espressione da funerale che aveva in volto quando mise piede dentro gli uffici non lasciava spazio a fraintendimenti. Era decisamente di pessimo umore.
    Salutati un paio di colleghi, Setsuna si diresse laddove sapeva avrebbe trovato il suo obiettivo: Sakamoto-san.
    Non sapeva nemmeno che faccia avesse, Sakamoto. Passava la maggior parte del tempo a fare le ronde e in ufficio era semplicemente abituata ad incrociare gli sguardi con gli altri colleghi, sorridere e dimenticare le facce già dal giorno successivo. Non avendo una memoria poi così affidabile, cercare Sakamoto era più facile a dirsi che a farsi.
    Finché non si arrese, chiedendo aiuto a qualcuno del reparto di assistenza, cosicché avesse modo di associare, finalmente, una faccia a quello che era stato solo un nome fino a quel momento. Quando la ragazza, gentilissima, le disse che "Sakamoto Atsushi è il ragazzo alto con la benda sull'occhio destro", Setsuna ebbe finalmente conquistato la prima vittoria della giornata. Ringraziata la collega per l'informazione, Setsuna si mise a cercare per l'ufficio qualcuno che corrispondesse alla descrizione dell'uomo e, una volta trovato, decise che era arrivato il momento di mettere da parte il pessimo umore e comportarsi com'era solita fare. Indossato un sorriso raggiante, quindi, si avvicinò di gran carriera al ragazzo seduto nella sua postazione, trattenendosi dall'appoggiargli una mano sulla spalla come prima cosa ― l'ultima cosa che avrebbe voluto fare era spaventare quel pover'uomo.
    «Salve! Sakamoto-san, giusto?» lo salutò radiosa, non prima di essersi schiarita la voce. «Sono l'investigatrice Aozaki, piacere. Uno dei capi dovrebbe averti informato circa il motivo per cui sono qui... il ghoul, i dossier da controllare, queste cose burocratiche di cui io non so molto.»
    Come suo solito, Setsuna dimostrò fin da subito quanto poco avvezza fosse alla professionalità, e molto più propensa al cosiddetto "buttarla in caciara". L'ordine non era il suo stile, era un po' come se potesse considerarsi la principessa del caos ― solo perché regina era un filino troppo esagerato.
    «Ti dispiace se prendo una sedia?» aggiunse solo dopo averne presa una libera, trascinandola per lo schienale e, poco dopo, mettendovicisi seduta, con lo schienale della sedia rivolto verso la scrivania dell'uomo a far da appoggio al braccio destro di Setsuna.
    «Spero non sia un disturbo» mormorò infine, resasi perfettamente conto che, forse, era stata un po' troppo precipitosa. Già dal fatto che si fosse permessa di dare del tu ad un potenziale sconosciuto.
    La principessa del caos, proprio lei.

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    Atsushi Sakamoto
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    La comodità di abitare negli alloggi della CCG? Il non bagnarsi per andare sul luogo di lavoro. Ma cos’è la vita senza rischio? Ed ecco quel marcantonio di Sakamoto Atsushi uscire comunque dallo stabile per andare a comprare qualcosa da offrire ai colleghi che avrebbe incontrato quel giorno. Quel giorno il dono sarebbero stati dei macaron carinissimi di diversi colori, morbidi e fragranti ma non troppo dolci.

    « Sakamoto ascoltami- »
    « Buongiorno anche a te, prendi un macaron! » sorrise Atsushi prendendo il cestino che aveva poggiato sulla sua scrivania e averlo piazzato praticamente sotto al naso del collega con l’innocenza di un bambino contento. Il collega sembrava risentito, ma dopo aver fatto guizzare gli occhi dal collega ai dolcetti colorati un paio di volte cedette alla tentazione, ringraziando con un che di sconfitta nel tono. Sconfitta che venne certamente notata dal più alto e volutamente ignorata mentre riposava il cestino, soddisfatto.
    « Cosa dovevi dirmi? Serve un altro aiuto a riordinare i faldoni delle inchieste? » chiese dunque Atsushi gioviale e l’altro scosse il capo mentre mandava giù il boccone preso pochi attimi prima.
    « No, stavolta devi fare qualcosa di più serio. » preannunciò, e subito l’altro abbandonò il sorriso spensierato per concentrarsi « Conosci Aozaki Setsuna-san? E’ un’investigatrice della Squadra Sigma. » chiarì quando vide la perplessità sul volto del collega.
    « Comunque, sta venendo qui per controllare i dossier su quel ghoul con la maschera anonima che è stato registrato recentemente, le devi dare una mano. »
    Atsushi semplicemente annuì pensoso: no, non aveva idea di quale ghoul stesse parlando il collega visto che non si era occupato lui di compilarne i dati, ma avrebbe comunque fatto del suo meglio; d’altronde aveva insistito così tanto per poter continuare a lavorare nella CCG, sarebbe stato davvero stupido se si fosse tirato indietro, no?
    Ormai si era abituato al suo nuovo lavoro, ben più noioso di quello sul campo ma altrettanto importante: i suoi nuovi avversari erano gli appunti lacunosi con calligrafie tremende, la sua nuova quinque era il computer dove batteva i dati presi dai colleghi, e la sua nuova abilità non era quella di sguainare uno spadone a due mani con facilità ma aiutare gli investigatori nelle indagini da lontano. Un po’ un downgrade, se vogliamo, ma Atsushi preferiva non soffermarcisi: era decisamente stanco di soffrire.
    « Salve! Sakamoto-san, giusto? » disse una voce femminile cordiale che staccò subito l’occhio dell’uomo dallo schermo del pc per portarlo di fronte a sé, facendogli incontrare una donna in realtà giovane, dalle spalle ampie, il viso appena tondo e il bel sorriso. Era… Carina, sembrava una persona simpatica alla quale avrebbe sorriso immediatamente dopo, alzandosi addirittura dalla scrivania per farle un rapido inchino mentre lei si presentava.
    « Oh, salve Aozaki-san! Mi dispiace per non essere venuto io da lei, purtroppo ho saputo del nostro impegno solo… » portò l’occhio all’orologio da parete e di nuovo su di lei « Una decina di minuti fa. » ammise con un sorriso, per poi ridacchiare e osservarla dargli del tu, prendere una sedia e stravaccarcisi, di tutto.
    "Oh." pensò il bisteccone in piedi, scrollando mentalmente le spalle: erano rare le persone così tranquille e affatto attaccate all’etichetta, ma chi era lui per giudicare? Così si accomodò senza perdere il sorriso.
    « Nessun disturbo, dico davvero. Anzi chiedo scusa per il mio comportamento, che ne dice se mi faccio perdonare? » disse allungandole poi il cestino con i macaron grandi e colorati deliziosamente divisi ognuno dalla sua piccola confezione di carta che fungeva anche da tovagliolo.
    « Ne prenda uno o quanti ne desidera. » le disse in tono morbido lasciando il cestino e guardando poi al monitor del pc nel database, decidendo di filtrare i risultati per ordine di ultima modifica.
    « Cosa sa di questo ghoul? » chiese quasi ingenuamente, un po’ per parlare, un po’ per carpire quante più informazioni in modo da trovare subito quale fosse la scheda che faceva al caso loro.

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    Setsuna Aozaki
    Quell'uomo era decisamente ben oltre l'essere alto. Essendo lei la prima ad essere abituata a guardare dritto nelle palle degli occhi gli uomini, superando di un po' la media d'altezza delle donne giapponesi, ritrovarsi quel bell'imbusto di... quanto, un metro e novantacinque? davanti fu abbastanza scioccante.
    Il momento jawdropping, comunque, venne lasciato da parte in favore di un sorriso un po' più cordiale.
    Sakamoto Atsushi sembrava un tipo alla mano e disponibile, uno di quelli che faceva della gentilezza il proprio tratto distintivo, il che avrebbe potuto differenziarlo facilmente dalla stragrande maggioranza degli uomini giapponesi che lavoravano in un ufficio. Era sempre pieno di musi lunghi, introversi e persone difficilmente approcciabili, che usavano il sorriso più standard di sempre come moneta di scambio in ogni conversazione, cosa che Setsuna non era mai riuscita a digerire. Le piacevano molto di più le persone spontanee, le macchine dispensatrici di cordialità per dovere erano quanto di più lontano potesse esistere nella sua vita.
    Con quella constatazione, l'investigatrice si sentì un po' più leggera ad essere stata tanto incauta nei confronti dell'uomo. Abbandonatasi sulla sedia da ufficio come se fosse la cosa più normale del mondo, Setsuna attese che anche Atsushi tornasse al suo posto prima di tornare a parlare.
    «Non c'è davvero bisogno che ti scusi, non hai fatto nulla, ma... approfitterò della gentilezza, grazie!» cinguettò lei in risposta, affondando delicatamente le mani nella scatola dei macarons per pescarne uno che aveva tutta l'aria di essere al gusto matcha. Dopo averlo osservato per una manciata di secondi, lo morse, tenendo una mano a conca poco sotto il mento per raccogliere tutte le briciole del biscotto, molto friabile nonostante la morbidezza.
    Finì di masticare e mandare giù il boccone, prima di prendersi la briga di avvicinarsi di più al collega, allungando il collo in direzione dello schermo per controllare effettivamente cos'avrebbe dovuto dirgli, specialmente se si sarebbe dovuta soffermare più sulle parole chiave che sul fare un discorso vero e proprio. Capendo ben poco di come funzionasse il sistema di ricerca dei server della CCG, decise di lasciar perdere.
    «Uhm, allora... koukaku, rank B. La maggior parte degli avvistamenti sono stati fatti tra le circoscrizioni di Koto, Chuo e Taito. Agiva sempre da solo e per questo è stato facile catturarlo dopo pochissimi mesi di attività segnalata, nella prima metà di giugno.»
    Setsuna prese un altro morso del macaron, prendendosi una pausa dal discorso.
    «Preferiva le donne giovani, tra i quindici e i vent'anni d'età. Poi... ah sì, maschera completamente anonima, indossava sempre vestiti scuri, felpe oversize con cappuccio e maschera ccompletamente nera.»
    Finì il macaron, tentennando appena sul se prenderne un altro o meno. Considerato il poco allenamento degli ultimi mesi e il tanto riposo affrontato per via della convalescenza, decise di non prenderne altri, per non rischiare che il proprio fisico ne risentisse.
    «Non so se ti sei occupato tu di aggiungere il caso e poi archiviarlo ma... ho bisogno di tutti i file possibili che abbiano a che fare con un ghoul koukaku, che agisce tra le zone segnalate e che indossi quegli esatti vestiti, specialmente la maschera anonima nera. Nonostante la cattura pressoché recente ci sono stati degli avvistamenti di ghoul identici e vogliamo capire se ci sono state delle differenze, anche minime, nei rapporti precedenti che non ci hanno permesso di intuire che non era solo un ghoul.»
    Setsuna spostò lo sguardo dallo schermo del computer ad Atsushi, sorridendogli pacata.
    «Nonostante l'attività segnalata che abbiamo saputo collegare a questo ghoul sia molto recente, sarebbe il caso di ampliare il raggio di ricerca da sei mesi a due anni.»

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    Edited by yumæchu` - 28/8/2023, 19:00
     
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    Atsushi Sakamoto
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    Contento di essere in qualche modo riuscito a offrire alla fanciulla uno di quei deliziosi macaron, Atsushi era già concentrato a sfogliare nel database elettronico della CCG alla ricerca dei file che Aozaki-san stava cercando. Fu in realtà complicato, la maschera anonima non aiutava troppo proprio perché non era qualcosa di troppo raro da vedere, tuttavia ascoltarla si rivelò estremamente interessante: sembrava davvero molto competente e informata, Atsushi non poté che assimilare tutte le informazioni datele annuendo di tanto in tanto, evidentemente preso; fece un cenno di diniego solo quando gli venne chiesto se fosse stato lui ad archiviare dati simili.
    « Purtroppo no, per questo ci sto mettendo più del solito a trovare qualcosa di calzante. » ammise mentre comunque non smetteva di scorrere velocemente voce per voce di ogni scheda trovata con i risultati dei filtri di ricerca; decise poi di ascoltare la direttiva dell’investigatrice e togliere la restrizione della data. Trovò il file di un ghoul già catturato, evidentemente quello a cui alludeva Aozaki stessa, e decise di darvi una rapida scorsa in cerca di qualche dettaglio che potesse aiutarli. E lì lesse come quello stesso ghoul avesse ucciso un loro collega e ferito proprio Aozaki Setsuna; poteva essere omonimia ma non vi credette affatto: essere la persona ferita da quello specifico ghoul spiegava troppe, troppe cose.
    Con l’espressione mortificata che, come quella sorpresa di un attimo prima, durò pochissimo, chiuse la scheda: non avrebbe fatto domande al riguardo, né avrebbe sottolineato nulla, semplicemente avrebbe continuato a cercare con in mente i particolari degni di nota che aveva letto in quella scheda.
    « Ho trovato qualcosa che può aiutarla. Li ho mandati in stampa così può anche conservare il cartaceo. » la informò serio, allungandosi a prendere diversi fogli lasciati cadere velocemente dalla stampante sull’apposito vassoio, porgendoli alla signorina per poi leggerglieli direttamente dal pc.
    « Il primo file è di un avvistamento di due mesi fa. Un koukaku di rango C avvistato a Taito. Era intento a inseguire una ragazzina di sedici anni quando Toji della squadra Delta ha ingaggiato un combattimento con lui. E’ riuscito a ferirlo ma il ghoul è scappato, almeno la ragazzina è salva. » si prese qualche momento di palese riflessione « A parte la differenza di rango, non so quanto possa essere comunque una buona pista. » sospirò, passando poi al secondo file.
    « Il secondo parla di un bikaku rango B per Shinjuku con una maschera nera che se ne andava a zonzo per la via tre giorni fa, ha visto due bambine di otto anni e ha provato ad attaccarle. Fortunatamente è stato talmente incauto da farlo nel pomeriggio, quindi le piccole sono potute scappare mentre le urla hanno allertato gli agenti nella zona, altrimenti… Cielo, che cosa spregevole, prendersela con delle bambine. » quasi ringhiò per quant’era disgustato e arrabbiato dal fatto. Scosse la testa prima di riprendere « Comunque, è stato catturato e interrogato, e ha parlato di suoi… “Compari”, li ha chiamati. Questo è molto sospetto e da allora so che stanno già indagando. Potrebbe allacciarsi a quel che cerca. » la guardò un momento prima di riprendere a leggere una nuova scheda. Quella mattinata almeno poteva essere considerata più avvincente del semplice rimettere in ordine le scartoffie dei colleghi!

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    Setsuna Aozaki
    L'assistente Sakamoto era discreto e serio nel suo lavoro. Per quanto Setsuna fosse una persona estremamente alla mano e socievole, una di quelle che apprezza le persone loquaci, l'impegno che il ragazzone stava mettendo nella ricerca fu ammirevole.
    Non li aveva archiviati lui, quei rapporti. Così le aveva comunicato, aggiungendo che per quel motivo stava facendo un po' di più fatica. Sul volto di Setsuna, quasi istintivamente, apparve un sorriso a metà tra l'intenerito e il sornione.
    «Non preoccuparti, non c'è nessuna fretta. Oggi è il mio giorno libero, quindi non devo scappare: ho tutto il tempo che ti serve~»
    La marpiona che era in lei avrebbe aggiunto un sempreverde dolcezza alla fine della frase, ma per una volta s'impose di essere un minimo professionale. Non poteva far cadere la faccia dopo dieci minuti di conversazione, si trovava a lavoro. E non aveva voglia di piangere tra le braccia di Kaya per aver superato i limiti del socialmente accettabile, facendo una vera e propria figura di merda. Così continuò a sorridere, finché le sue labbra non inglobarono l'ultimo pezzo di macaron rimastole in mano, gustandoselo per bene. Chiunque li avesse fatti, aveva delle mani magiche.
    Rimase in silenzio per tutto il tempo che rimase, finché non vide l'altro cominciare a muoversi per attivare la stampante. Gli occhi scuri di Setsuna passarono dallo schermo del computer alla schiena dell'uomo stampante, osservandolo mentre le spiegava che avrebbe stampato i risultati della sua ricerca perché potesse conservare il cartaceo.
    Quell'uomo era un angelo.
    «Ah che tesoro, grazie mille!»
    Ecco perché, prima di parlare, Aozaki Setsuna aveva l'abitudine di contare fino a dieci: si trattava di un meccanismo necessario per evitarle uscite di quel calibro.
    Le labbra furono serrate in una linea retta, precisa e sottile, in pochissimi istanti, specchiando l'imbarazzo e il pentimento da cui il suo volto sembrò uscire sconfitto.
    Sprofondando contro lo schienale della sedia da ufficio, Setsuna prese i fogli che l'uomo le porse con sguardo sconfitto, che presto sfumò in un'espressione decisamente più seria e concentrata. Mentre Sakamoto le parlava, spiegandole in soldoni a cosa facessero riferimento i rapporti che aveva selezionato, Setsuna leggeva ogni riga di quei fogli come se da ciò dipendesse la vita dell'umana stirpe. E, beh... era un po' vero.
    Con i fogli letti nella mano sinistra e i fogli da leggere nella mano destra, lo sguardo concentrato di Setsuna non abbandonò per un solo istante quei fogli, focalizzata sui caratteri impressi in modo da apprendere tutto ciò che era necessario ed importante.
    «Disperazione... o forse crudeltà o ancora, mera preferenza» rispose seria, staccando lo sguardo dall'ultimo foglio rimastole per guardare l'assistente. «Qualsiasi sia la ragione, ciò che conta è che quelle bambine siano sane e salve.»
    Si permise di sistemare i fogli battendo il lato corto inferiore sul tavolo per allinearli, appoggiandoli poi sulle gambe.
    «Leggendo e ascoltandoti, mi è venuto naturale soffermarmi sul bikaku... questa cosa dei "compari" non mi sconfinfera. È plausibile che, con tutti i casi dell'ultimo periodo, sia sfuggito al personale di avvisare e cercare negli archivi, ma dopo una dichiarazione del genere avrebbero dovuto allertarci, no?»
    Almeno era come la vedeva lei. Se avesse condotto un interrogatorio e un ghoul avesse dichiarato che ha un intero squadrone di compagni là fuori, lei avrebbe allertato gli investigatori e così si sarebbe dovuto farei. Perché, invece, non era stato fatto? Perché nessuno l'aveva avvisata?
    Setsuna incrociò le braccia sotto il seno, con fare pensieroso.
    «A meno che non abbiano abbassato la guardia una volta schedato il grado, il che avrebbe un po' di più senso... ma parliamo di un gruppo di ghoul, di cui uno catturato dopo aver tentato di aggredire due bambine, mi sembra assurdo.»
    L'investigatrice si lasciò andare ad un religioso silenzio, come se stesse cercando di pensare. Aveva senso, ma al tempo stesso non lo aveva. I gruppi di ghoul venivano trattati con molto più riguardo ed estrema cautela, spesso le indagini sugli esponenti e sulla cattura di tutti veniva priorizzato, un po' come se si trattasse di un singolo ghoul di grado decisamente più alto e pericoloso.
    Più ci pensava, meno ne veniva a capo.
    La donna sospirò sconsolata, preferendo buttarsi su un altro macaron piuttosto che continuare a spremersi su quel dettaglio. Ci avrebbe pensato più tardi.
    «Ammesso e non concesso che siano davvero un gruppo e che la loro pericolosità possa crescere a vista d'occhio con la cattura di un loro esponente, è corretto pensare che alcuni dei casi schedati siano collegati a questo. Hai trovato qualcos'altro?»
    Meno male che quando il vero lavoro iniziava, l'agente Aozaki metteva da parte la goliardia in favore dell'efficienza. Voleva andare a capo di questo caso e i dati raccolti fino ad ora si erano dimostrati tanto interessanti da averle fatto sparire tutto il precedente malumore. Forse un piccolo spiraglio di luce aveva cominciato a fare capolino tra i nuvoloni grigi e carichi di pioggia che coprivano il cielo di Tokyo in quei giorni.

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    « Ah che tesoro, grazie mille! » silenzio. I due si guardarono per un interminabile e silenzioso secondo, lei evidentemente affranta, lui di sasso e pure arrossito: non era abituato, almeno non più, vista la sua lista di crush che non lo notano, men che meno ora che poteva guardare le sue crush con un occhio solo.
    Decidendo di comune e silenzioso accordo di non approfondire quella questione, si concentrarono sul lavoro, analizzando caso su caso: Aozaki-san era una persona davvero analitica e intelligente, che si prendeva il suo tempo per analizzare gli elementi dei vari casi con un certo acume. Ora capiva perché fosse tra gli investigatori senza dubbio (non che prima ne avesse in ogni caso). Atsushi le lasciò la parola più che volentieri con una certa sete di conoscenza, praticamente pendendo dalle sue labbra e assimilando le sue parole, annuendo di tanto in tanto.
    « Questo modo di fare dei nostri colleghi è indubbiamente sospetto, è vero. Non vorrei che, dato il rango del ghoul catturato, abbiano abbassato la guardia? Sarebbe l’errore più stupido da commettere. » commentò Atsushi con una smorfia, pur continuando a scandagliare i file tra i risultati della sua ricerca. Mentre cercava, notò di sottecchi come la ragazza avesse preso un altro macaron e sorrise appena: era contento che il suo dono venisse apprezzato!
    « Le piacciono i macaron? La pasticceria da cui mi rifornisco ha talmente tanti dolcetti carini che ogni giorno sono in seria difficoltà con la scelta di cosa prendere. » ridacchiò con leggerezza, voltandosi verso l’altra con un sorriso sincero « Sono anche buoni, così tanto da sembrare fatti in casa. Ne facevo parecchi, quindi posso affermarlo con convinzione, anche se i miei non erano così buoni. » aggiunse con lieve imbarazzo. Modestia, era tutta modestia, almeno lo sarebbe stato secondo certi suoi colleghi grandi fan delle sue creazioni. Un vero peccato aver rinunciato alla cucina, anche se solo per il momento.
    Ma tempo al tempo. Sarebbe presto tornato in carreggiata!

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    Setsuna Aozaki
    Ascoltò quanto avesse da dire Sakamoto con estrema attenzione, tendendo le orecchie verso di lui mentre gli occhi passavano nuovamente in rassegna i fogli che l'assistente le aveva stampato. Sembrava assurdo, eppure dai rapporti che si ritrovava tra le mani, pareva davvero che i suoi colleghi avessero tralasciato un dettaglio tanto importante.
    Un gruppo di ghoul... possibile che nessuno si fosse fatto due domande?
    «Esatto» mormorò Setsuna, tirando un sospiro rassegnato. «Ma l'importante è essercene accorti, così almeno potremo agire di conseguenza. Meglio averlo scoperto ora che non averlo scoperto affatto, dico bene?»
    La donna rivolse all'assistente un sorriso complice, prima di finire di mangiare il secondo macaron un po' controvoglia. Ma prima che potesse dire qualcosa, Atsushi le rivolse una domanda inaspettata. Aveva voglia di chiacchierare?
    Qualunque fosse la risposta, con Setsuna sarebbe sempre caduto bene: odiava restringere i rapporti lavorativi solo ed esclusivamente al lavoro, qualche chiacchiera leggera faceva sempre bene, specialmente in un contesto tanto intenso e deprimente come il loro. C'era sempre bisogno di leggerezza e sorrisi!
    «Non sono una grande amante, ma questi sono proprio buoni, mi hanno stupita!» ammise contenta, rivolgendo un sorriso rilassato all'uomo, finché il bagliore della curiosità non le illuminò lo sguardo, mutando completamente l'espressione rilassata della ragazza nell'emblema della curiosità.
    Quell'uomo... sapeva cucinare. E se c'era una cosa che faceva gola a Setsuna più di qualunque altra cosa, era l'abilità nella cucina di cui lei sembrava essere sprovvista. Anche solo avere amici capaci di destreggiarsi tra fornelli e complicati procedimenti era un plus a cui Setsuna difficilmente sapeva rinunciare.
    «Sono indubbiamente capaci in questa pasticceria» incominciò Setsuna, nel tentativo di mettere le basi per un discorso più approfondito, «ma dicevi che anche tu sai preparare i macaron? Da quel che so sono un dolce molto complicato, basta sbagliare di un grammo le proporzioni perché la preparazione fallisca... quindi deduco tu sia anche un bravo cuoco, oltre che un ottimo assistente.»
    Le grandi deduzioni di un'investigatrice. Setsuna finse di pensare portandosi una mano a sostenere il mento, finendo con il prendersi poco seriamente lei per prima, sciogliendo quella buffa posa con lo sbuffo di una risata, che dovette trattenere per evitare di disturbare i colleghi impegnati nel loro lavoro nelle postazioni accanto a quella del ragazzone.
    «Mi piacerebbe provare la tua cucina» aggiunse, questa volta un po' più seria. «D'altronde, per quanto l'alta pasticceria sia indiscutibilmente buona, preferisco sapori più caserecci.»
    Si stava volontariamente gettando nel tentativo di sondare il terreno? Sì, e non avrebbe provato vergogna ad ammetterlo, se le fosse stato chiesto dal diretto interessato.

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    « Ma l'importante è essercene accorti, così almeno potremo agire di conseguenza. Meglio averlo scoperto ora che non averlo scoperto affatto, dico bene? » gli disse Aozaki-san sorridendogli, e lui non poté che sorridergli di rimando annuendo: aveva ragione da vendere, e nonostante la situazione era anche estremamente positiva ed energica; che bella persona era Aozaki-san?! Qualcuno che, se le premesse tenevano fede alla reale persona che era, chiunque vorrebbe al proprio fianco, o almeno lui di certo. Socievole com’era, Atsushi desiderò parlarle ancora, e l’altra sembrava loquace quanto lui già da prima, ma ora che aveva preso al volo l’opportunità di spaziare la loro conversazione ne aveva un’ulteriore nonché piacevole conferma.
    Atsushi mostrò il suo imbarazzo davanti ai complimenti della bella investigatrice, ridacchiando con lei al suo fingersi pensierosa; sorriso che un po’ si incrinò quando espresse il suo desiderio di provare la propria cucina. Non era una richiesta strana - solo molto espansiva per il giapponese medio - e anzi lusingava parecchio l’assistente, il problema era invece il pensare inevitabilmente a perché non cucinasse più, ovviamente, e da lì tutto il pacchetto di pensieri negativi sul suo occhio mancante e cosa comportasse per lui nel quotidiano. Sorrise dunque dispiaciuto alla giovane.
    « Mi piacerebbe davvero cucinare per lei, anzi sarebbe un onore per me, ma… » sospirò facendo spallucce « Sto ancora prendendo dimestichezza con il… Sì, insomma… Vederci con un occhio solo. » si fece coraggio infine, indicando la parte per sé buia del cono visivo.
    « Ho ancora problemi con la percezione della profondità, quindi ho dovuto rinunciare alla cucina per un po’. E ammetto che mi manca molto: adoro cucinare. » aggiunse, ormai a ruota libera, per poi notare solo in quel momento come, con sguardo basso e tono malinconico, avesse monopolizzato la conversazione con sue problematiche, spegnendo inevitabilmente il mood.
    « Ah- chiedo scusa, non volevo annoiarla con questi discorsi deprimenti. Sto comunque lavorando molto su questo, quindi è solo questione di tempo perché io torni a pieno regime. » dissimulò con un sorriso colpevole, notando solo in quel momento come potesse aggiungere effettivamente dell’altro « Se le va, posso cucinare davvero per lei quando riuscirò a farlo. » le propose dunque, sperando di aver almeno recuperato il mood disteso che avevano raggiunto. Doveva forse aggiungere altro? Doveva scusarsi offrendole il pranzo? E se l’avesse presa male?
    Atsushi deglutì attendendo con trepidazione il responso della collega.

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    Setsuna Aozaki
    Se c'era una cosa di cui Setsuna sapeva di essere una grande esperta, quella era certamente la sua incredibile capacità di toccare tasti dolenti.
    Era un treno in corsa, lo era sempre stata. Una persona fin troppo socievole per gli standard del paese in cui abitava, senza considerare l'essere originaria di un paesino (e logica vuole che più ci si sposti nei piccoli paeselli, più le persone siano chiuse), questo aveva comportato una serie di fraintendimenti e di situazioni imbarazzanti di cui ormai aveva perso il conto. Parlando a ruota libera di default, Setsuna Aozaki era campionessa di dito nella piaga. E, sfortunatamente per lei, quell'occasione non poteva più essere considerata un'eccezione.
    Tasto dolente, uno - Setsuna Aozaki, zero. Colpita e affondata.
    L'investigatrice osservò l'uomo aprirsi sulle inevitabili difficoltà che possedere un solo occhio comportava, così come la sua grande passione per la cucina non fosse di certo morta con quel che gli era accaduto; il senso di colpa che era piombato come un macigno sulla bocca del suo stomaco si alleggerì, lasciando solo il ricordo di un fastidio. Si era dispiaciuta fin troppo per essere stata sconsiderata e senza tatto, ma le scuse che Sakamoto-san le aveva rivolto per aver parlato a ruota libera di un argomento infelice la risvegliarono immediatamente da quel momento di riassestamento, facendole dimenticare rapidamente tutto quello che le era passato per la testa in un momento del genere.
    «No no, ti prego, non scusarti» si affrettò a dire, genuinamente convinta che non ci fosse alcun motivo perché l'uomo le rivolgesse quelle scuse. «Non c'è bisogno, davvero. Se ne hai parlato con così tanta facilità vorrà dire che ne sentivi il bisogno! Piuttosto mi scuso io per aver fatto emergere un argomento tanto delicato, avrei dovuto avere un minimo di accortezza per capire che non fosse il caso di chiederti di cucinare per me.»
    Setsuna fece accompagnare quelle parole da un piccolo inchino, inconfutabile segno di scuse per essere stata tanto sprovveduta. Odiava ammettere che il suo spirito d'osservazione, per quanto spiccato, non fosse mai veloce quanto la sua lingua, che parlava sempre a ruota libera senza mai pensare alle conseguenze di ciò che diceva. Un grave errore per una persona che lavora in un ambito tanto importante.
    «Però posso dirti che mi sembri una persona in gamba, Sakamoto-san. Sono certa che presto riacquisterai completo controllo del tuo corpo.»
    Setsuna era una convinta estimatrice di una grande verità: il duro lavoro ripaga sempre. La fisioterapia che lei per prima aveva dovuto fare per riacquisire dimestichezza con i movimenti del proprio corpo dopo essere stata quasi tagliata a metà da un ghoul era stata intensa, ma le aveva permesso di tornare più forte di prima e questo dimostrava ancora una volta quanto l'impegno portava sempre a dei risultati.
    «Detto questo» proseguì, sorridendo all'altro per scacciare ogni traccia di negatività, «vorrei scusarmi per la mia mancanza di tatto, oltre che ringraziarti per la disponibilità e l'enorme aiuto che mi hai dato. Sei libero a pranzo?»
    ... dicevamo che Setsuna non pensa prima di parlare? Ebbene. Ma in quel caso non si sarebbe mai pentita di quella domanda: al di là dei fraintendimenti che poteva generare, non c'era niente di male ad offrire il pranzo ad un collega, no?
    «... dico, visto che dovrò aspettare il giorno in cui proverò la cucina dello chef Sakamoto, almeno posso offrirti il pranzo.»

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    La povera collega sembrò dispiacersi dei suoi racconti, ovviamente, ma la cosa lo fece comunque sentire terribilmente in colpa: non gli piaceva lagnarsi con le persone, così come non gli piaceva far gravare sugli altri i propri problemi, ma riconosceva come in quell’occasione sentisse davvero la mancanza della sua famiglia e il senso di solitudine che ne conseguiva. Sospirò appena, sorridendo ancora un po’ colpevole alle parole incoraggianti di Aozaki, che in modo davvero gentile ed energico - evidenti tratti distintivi della sua figura, potè ormai dedurre - lo incoraggiò; che persona squisita, davvero.
    « Grazie mille per le belle parole, farò in modo di dimostrarle di avere ragione. » le sorrise più dolcemente, per poi ascoltarla al suo cambio di argomento, stupendosi della sua proposta: lo stava… Invitando a uscire? Ma no, non era possibile, era solo gentile! …a meno che…?
    Atsushi rimase sinceramente stupito, un uragano di pensieri nella testa davanti a quella proposta dissimulata in quel modo poco convincente ma al quale volle credere; ormai era sempre in fissa con una nuova crush ed era fin troppo appassionato di drama coreani per non vedere sottintesi in qualunque affermazione di quel tipo, sarà sicuramente per quello, si convinse. Guardò velocemente l’orologio notando come effettivamente fosse quasi l’ora di pranzo, dunque decise di accettare: avere compagnia gli piaceva sempre molto, soprattutto durante i pasti, dunque si alzò per recuperare la giacca.
    « Lasci che sia io a offrire, almeno stavolta. La prossima invece starà a lei, che ne dice? » le sorrise affiancandola, pronto a indicarle di precederlo fuori dall’ufficio e quindi verso la loro prossima destinazione: il pranzo insieme!

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