Rainy days, with a filament of light

Atsushi Sakamoto & Setsuna Aozaki @ CCG's main offices • 16 luglio 2021 h 10:00 • rain (31°C)

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  1. yumæchu`
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    Setsuna Aozaki
    L'assistente Sakamoto era discreto e serio nel suo lavoro. Per quanto Setsuna fosse una persona estremamente alla mano e socievole, una di quelle che apprezza le persone loquaci, l'impegno che il ragazzone stava mettendo nella ricerca fu ammirevole.
    Non li aveva archiviati lui, quei rapporti. Così le aveva comunicato, aggiungendo che per quel motivo stava facendo un po' di più fatica. Sul volto di Setsuna, quasi istintivamente, apparve un sorriso a metà tra l'intenerito e il sornione.
    «Non preoccuparti, non c'è nessuna fretta. Oggi è il mio giorno libero, quindi non devo scappare: ho tutto il tempo che ti serve~»
    La marpiona che era in lei avrebbe aggiunto un sempreverde dolcezza alla fine della frase, ma per una volta s'impose di essere un minimo professionale. Non poteva far cadere la faccia dopo dieci minuti di conversazione, si trovava a lavoro. E non aveva voglia di piangere tra le braccia di Kaya per aver superato i limiti del socialmente accettabile, facendo una vera e propria figura di merda. Così continuò a sorridere, finché le sue labbra non inglobarono l'ultimo pezzo di macaron rimastole in mano, gustandoselo per bene. Chiunque li avesse fatti, aveva delle mani magiche.
    Rimase in silenzio per tutto il tempo che rimase, finché non vide l'altro cominciare a muoversi per attivare la stampante. Gli occhi scuri di Setsuna passarono dallo schermo del computer alla schiena dell'uomo stampante, osservandolo mentre le spiegava che avrebbe stampato i risultati della sua ricerca perché potesse conservare il cartaceo.
    Quell'uomo era un angelo.
    «Ah che tesoro, grazie mille!»
    Ecco perché, prima di parlare, Aozaki Setsuna aveva l'abitudine di contare fino a dieci: si trattava di un meccanismo necessario per evitarle uscite di quel calibro.
    Le labbra furono serrate in una linea retta, precisa e sottile, in pochissimi istanti, specchiando l'imbarazzo e il pentimento da cui il suo volto sembrò uscire sconfitto.
    Sprofondando contro lo schienale della sedia da ufficio, Setsuna prese i fogli che l'uomo le porse con sguardo sconfitto, che presto sfumò in un'espressione decisamente più seria e concentrata. Mentre Sakamoto le parlava, spiegandole in soldoni a cosa facessero riferimento i rapporti che aveva selezionato, Setsuna leggeva ogni riga di quei fogli come se da ciò dipendesse la vita dell'umana stirpe. E, beh... era un po' vero.
    Con i fogli letti nella mano sinistra e i fogli da leggere nella mano destra, lo sguardo concentrato di Setsuna non abbandonò per un solo istante quei fogli, focalizzata sui caratteri impressi in modo da apprendere tutto ciò che era necessario ed importante.
    «Disperazione... o forse crudeltà o ancora, mera preferenza» rispose seria, staccando lo sguardo dall'ultimo foglio rimastole per guardare l'assistente. «Qualsiasi sia la ragione, ciò che conta è che quelle bambine siano sane e salve.»
    Si permise di sistemare i fogli battendo il lato corto inferiore sul tavolo per allinearli, appoggiandoli poi sulle gambe.
    «Leggendo e ascoltandoti, mi è venuto naturale soffermarmi sul bikaku... questa cosa dei "compari" non mi sconfinfera. È plausibile che, con tutti i casi dell'ultimo periodo, sia sfuggito al personale di avvisare e cercare negli archivi, ma dopo una dichiarazione del genere avrebbero dovuto allertarci, no?»
    Almeno era come la vedeva lei. Se avesse condotto un interrogatorio e un ghoul avesse dichiarato che ha un intero squadrone di compagni là fuori, lei avrebbe allertato gli investigatori e così si sarebbe dovuto farei. Perché, invece, non era stato fatto? Perché nessuno l'aveva avvisata?
    Setsuna incrociò le braccia sotto il seno, con fare pensieroso.
    «A meno che non abbiano abbassato la guardia una volta schedato il grado, il che avrebbe un po' di più senso... ma parliamo di un gruppo di ghoul, di cui uno catturato dopo aver tentato di aggredire due bambine, mi sembra assurdo.»
    L'investigatrice si lasciò andare ad un religioso silenzio, come se stesse cercando di pensare. Aveva senso, ma al tempo stesso non lo aveva. I gruppi di ghoul venivano trattati con molto più riguardo ed estrema cautela, spesso le indagini sugli esponenti e sulla cattura di tutti veniva priorizzato, un po' come se si trattasse di un singolo ghoul di grado decisamente più alto e pericoloso.
    Più ci pensava, meno ne veniva a capo.
    La donna sospirò sconsolata, preferendo buttarsi su un altro macaron piuttosto che continuare a spremersi su quel dettaglio. Ci avrebbe pensato più tardi.
    «Ammesso e non concesso che siano davvero un gruppo e che la loro pericolosità possa crescere a vista d'occhio con la cattura di un loro esponente, è corretto pensare che alcuni dei casi schedati siano collegati a questo. Hai trovato qualcos'altro?»
    Meno male che quando il vero lavoro iniziava, l'agente Aozaki metteva da parte la goliardia in favore dell'efficienza. Voleva andare a capo di questo caso e i dati raccolti fino ad ora si erano dimostrati tanto interessanti da averle fatto sparire tutto il precedente malumore. Forse un piccolo spiraglio di luce aveva cominciato a fare capolino tra i nuvoloni grigi e carichi di pioggia che coprivano il cielo di Tokyo in quei giorni.

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