Posts written by Yukari

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    Ricambio e chiudo!
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    Ciao, scusate il ritardo! Comunque accettiamo, per favore avvisami quando avrai inserito i nostri banner : )
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    Aggiorno.
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    Scusa il ritardo! Ho ricambiato, chiudo il topic ♥
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    Accetiamo volentieri! Inserite uno dei nostri banner qui riportati e noi faremmo altrettanto.
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    Lance Moreau Calavera
    xDTeaSf
    Come un bollitore che smette gradualmente di fischiare tutta la sua aria compressa, anche Lancelot si ritrovò a fissare con occhi vacui il pavimento. Si sentiva del tutto svuotato di emozioni e pensieri, la gola tanto raschiata dalla voce inusualmente alta e concitata da sembrare perforata da mille spilli. Ora più che mai, percepiva il suo corpo come un contenitore fatto di limiti perfettamente distinguibili, nei quali la rabbia si era dibattuta per esplodere lasciando solo una strana sensazione di formicolio sulle braccia e di vuoto nel petto.
    Non aveva idea di cosa gli stesse accadendo ─ di emozioni non ne aveva mai capito granché ─, tuttavia sperava che finisse presto e al contempo che durasse per sempre. Da un lato smaniava per sentirsi di nuovo padrone di sé, e non un guscio vuoto che faticava a mantenere il contatto con la realtà e a notare le reazioni di Chihiro; dall’altro, però, il pensiero di tornare in balia dei pensieri intrusivi che gli tenevano sempre compagnia faceva troppa paura ora che aveva sperimentato quella strana libertà.
    Aveva buttato fuori… probabilmente tutto, pensò, tutto quel che aveva accumulato in anni di silenzio, dolore e rassegnazione. E l’aveva fatto malissimo, aggrovigliando pensieri su pensieri in una maniera che l’avrebbe reso più simile a un bambino piagnucolone che a un sopravvissuto sull’orlo del baratro, ma ormai era andata e dubitava che Chihiro avrebbe voluto avere a che fare con lui dopo quello scoppio. Si era bruciato l’unica chance di vivere qualcosa di diverso dalla cupa routine di strumento dell’albero della vita, tuttavia… tuttavia non se ne pentiva.
    Quando il silenzio calò come una ghigliottina e a Lance non rimase che una cascata di lacrime da asciugare, un barlume di orgoglio si accese nel suo petto come non ricordava fosse mai accaduto: aveva lottato per sé e non per ordine di altri, per realizzare un suo desiderio e proteggere qualcuno. Non sapeva se ci sarebbe riuscito, anzi, conoscendolo, il maledetto scrittore pazzo avrebbe prontamente trovato un altro modo per rischiare la pelle senza coinvolgere i Moreau, ma averci comunque provato era qualcosa che neanche lui pensava avrebbe mai fatto.
    Tra una lacrima e l’altra osservò le braccia protese di Chihiro, chiedendosi come interpretarle. Sapeva bene che quel gesto era in genere un invito a un abbraccio, ma gli unici abbracci che aveva sperimentato nella sua breve vita risalivano ai tempi in cui la sua famiglia era ancora in vita. Adesso non sapeva bene come reagire, e glielo si poté leggere nello sguardo spaesato e nel lieve rossore che si aggiunse a quello già accumulato per la rabbia.
    «Quindi non mi odia… ?» domandò, timoroso, mordendosi inconsapevolmente le labbra per l’ansia.
    Aveva dato quasi per scontato che Chihiro l’avrebbe rimproverato e cacciato immediatamente: invece non solo gli aveva chiesto scusa, ma gli aveva addirittura appoggiato una mano sulla testa e poi cercato di abbracciarlo. Lance non le capiva proprio, le persone. E Chihiro era pazzo.
    Il ghoul tirò su col naso, le spalle scosse da brividi e tremiti, e finalmente si mosse in avanti per accettare quel briciolo di disinteressato affetto che l’umanità gli mostrava per la prima volta da anni. Inevitabilmente goffo e rigido, anziché ricambiare il gesto si limitò ad avvicinarsi abbastanza da poter posare la fronte sulla spalla dello scrittore.
    «E cercherà comunque un modo per salvare Morinaga Minoru.» completò dopo un breve silenzio, abbastanza di nuovo in sé da ristabilire le distanze formali con l’uomo e ridurre la voce a un filo stentato, arrochito.

    «Parlato.»"Pensato."
    Ghoul
    Is it mad to pray for better hallucinations?
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    Aggiornata con le immagini : )
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    AMICI INVESTIGATORI! Dato che vorrei lanciare Maru in pasto a qualche ghoul o collega e leggo qui sopra che cercate role, che ne dite se facciamo una role di gruppo? Incontro tra Investigatori in vista di un'operazione su vasta scala? Oppure un bello scontro tra Investigatori e ghoul? Per quest'ultima alternativa, vi ricordo che sono sempre disponibile per far picchiare il piccolo Lance.
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    Benvenuta! Io sono Yukari, ma puoi chiamarmi Yu se preferisci : )
    Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno, siamo a tua disposizione ♥
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    Inserito!
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    Benvenuto, Hiro! E buon compleanno!!
    Io sono Yukari, ma se preferisci puoi chiamarmi Yu. Ho vissuto anche io per un periodo a Londra, anche se la mia esperienza è stata decisamente meno bella della tua, quindi sono contenta che tu te la stia godendo!
    Vedo che Alye ha già fatto gli onori di casa, quindi non mi resta che augurarti una buona permanenza : )
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    Sistemo!
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    Titolo:
    CODICE
    [URL=?t=6368362]To the very ends with you[/URL]

    PG partecipanti:
    CODICE
    [URL=?t=5979094]Alexandre Romain De Lacroix[/URL] & [URL=?t=5970166]Lazar Stefanović Khabarov[/URL]

    Ward: 3
    Data: 20/04/2020
    Status: Conclusa.

    Aggiorno io ♥
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    Lazar S. Khabarov 「 Echo 」
    Le geometrie dei grattacieli sul labirinto di strade offrivano interessanti vie di fuga, che Lazar si era messo d’istinto a studiare appena indirizzato lo sguardo fuori. Ora che aveva appurato di starci con la testa, doveva recuperare abbastanza lucidità da tracciare una rotta nel mare di luci che potesse ricondurlo a casa; che fosse sicura era di secondaria importanza, la situazione era troppo disperata per perdere altro tempo.
    Sarebbe stato un bel vantaggio se i soliti ghoul piantagrane avessero approfittato di quell’inaspettata adunanza della CCG per scatenare una guerriglia urbana, dopotutto non erano distanti da Shinjuku e quel postaccio pullulava di psicopatici con un forte desiderio di morte. Allo stesso tempo, non poteva neanche escludere che Ninel’ fosse ancora nei paraggi; l’unico pratico in famiglia degli ingressi per la ventiquattresima circoscrizione era infatti lui.
    Né consolato né scoraggiato, Lazar socchiuse gli occhi mentre un dolore lancinante gli trafiggeva una tempia. Una vena pulsava contro la pelle come se avesse voluto strapparla, come se il suo intero corpo non fosse già stato un’orchestra di fitte con sottofondo di nausea. L’invito di Alexandre a restare assumeva una sfumatura sempre più dolce e invitante, ma riempiendosi i polmoni con un sospiro si appellò a quel poco di fermezza che gli rimaneva e levò gli occhi dalla strada al volto del ricercatore.
    Era stanco, Alexandre. Più lo guardava, più diventava palese. Stanco di chissà quante cose, implicazioni su cui Lazar non poteva al momento riflettere; non ne aveva il lusso, perché era un ragazzo abbastanza sveglio da poterle immaginare, ma realizzare qualcosa impone anche di farci i conti. E quello non era il momento di fare i conti con la consapevolezza di essere l’ennesima delusione per qualcuno.
    Si sarebbe levato di torno più in fretta possibile, quantomeno per restituire ad Alexandre la libertà di poter fare qualunque cosa volesse in casa propria senza sentirsi giudicato, anche solo indossare indossare un pigiama coi Pokémon. E il giorno dopo gli avrebbe portato qualunque farmaco di cui avesse bisogno, stavolta non se lo sarebbe dimenticato.
    Per uno scherzo del destino, però, l’attimo in cui il ghoul fece per congedarsi con un mesto saluto fu lo stesso in cui il francese lo fermò un’ultima volta, avanzando una richiesta che fu accolta con un cenno della testa alquanto titubante. Che altro poteva esserci? Il senso di aspettativa nacque come un crampo nello stomaco del russo, mentre i suoi pensieri tornavano immediatamente alle sirene giù in strada, alle frotte di gente armata che lo crivellavano di colpi, al profumo della carne che si mescolava a tutte quelle nefandezze olfattive che il corpo umano è capace di produrre.
    Il fantasma del tradimento di Alexandre picchiettava ancora il suo cervelletto, mettendolo in allerta come se fosse stato ancora ─ o già ─ per strada a lottare per la propria vita.
    Lo seguì con gli occhi finché non fu scomparso oltre la soglia, poi con l’udito, concentrandosi per cogliere quelli che, senza alcun dubbio, erano i suoni di un rovistamento tra i cassetti. O aveva un secondo cellulare nascosto, oppure Alexandre era innocente e lui si stava dimostrando per l’ennesima volta un infame malfidato.
    Il destino conclamò che Lazar Khabarov era un infame malfidato quando Alexandre tornò in sala stringendo nell’unica mano sana una maschera da ghoul.
    “È una maschera non registrata qui in Giappone.” gli spiegò, ma l’attenzione di Lazar era tutta per il cimelio di un nero sbiadito venato d’oro, in una maniera che avrebbe forse dovuto emulare uno scheletro, ma che lui non riusciva a non ricollegare al kintsuji.
    Doveva essere appartenuta a qualcuno di importante ─ e con le informazioni che era riuscito a intuire o ricostruire, Lazar temeva di poter abbozzare un’ipotesi ─, perciò l’avrebbe trattata col massimo riguardo. Ma, più di ogni altra cosa, non l’avrebbe indossata davanti a lui. La sua povera psiche aveva preso abbastanza bastonate per quella sera.
    «Grazie.» rispose semplicemente mentre prendeva la maschera, perdendosi qualche secondo a fissarla.
    Un angolo della bocca si arcuò in una smorfia, tradendo come la sua mente fosse satura di pensieri inespressi.
    Si sforzò comunque di elaborarli nella forma di parole, perché neanche un infame malfidato se ne sarebbe andato in quel modo spartano e ingrato.
    «Per… aver sostanzialmente commesso una sfilza di reati pur di impedirmi di morire.»
    Nei suoi piani iniziali avrebbe dovuto adottare un tono molto più serio, ma a metà frase era stato inevitabile che una risata gli graffiasse la gola.
    Si schiarì la voce. «Non lo vanificherò.»

    «Parlato.»«Pensato.»
    OBY4acW
    GHOUL
    Learn to love your inner monster.
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    Lazar S. Khabarov 「 Echo 」
    Prima di andarmene è il minimo che ti pulisca la doccia, i vestiti te li riporto domani mattina e… e che cos’altro voleva dire? Cosa voleva dire? Cosa doveva dire?
    Le iridi di Lazar vibravano di un tremore quasi impercettibile, rivolte verso terra come se il pavimento fosse stato improvvisamente coperto dal sangue sgorgato dalla doccia che non era riuscito a pulire. Così come non era riuscito a salvare Ninel’ o evitare che Vika venisse ferita, non era riuscito a pulire quella dannata doccia.
    Si portò una mano alla tempia destra, sfiorando la pelle che non avrebbe dovuto essere già coperta di sudore, per di più freddo. Per quanto si sforzasse di ricordare, Lazar non riusciva proprio a dare forma all’ultimo alito di fiato rimasto sulla punta della lingua, tra le labbra dischiuse nell’atto di aggiungere un’altra clausola al suo discorso patetico.
    Forse era più stanco di quanto pensava. Il punto era che pensava di essere stremato, e cosa c’era oltre lo stremato? Il delirante? Il non autosufficiente? Quello sarebbe stato un problema, perché Shibuya era piuttosto lontana e lui doveva tornarci a tutti i costi senza creare altri disagi a nessuno.
    Alexandre parlò, ma Lazar non fu certo di aver sentito le stesse parole che il ricercatore aveva pronunciato. “Sei quasi doccia e ti preoccupi per la mia morto” ─ aveva senso? No, non credeva, a meno che non avesse di punto in bianco dimenticato il giapponese.
    Eppure qualche lobo del suo cervello doveva ancora funzionare, perché, dopo un flebile «Eh?», il ghoul capì che si parlava di pulire la doccia. E rieccolo al punto di partenza, col bisogno di ricordare cosa aveva dimenticato di dire che tornava a colpirlo come un uroboro che si morde la coda.
    Sciolse il breve contatto visivo instaurato con Alexandre, che a giudicare da come si massaggiava le tempie sembrava avere a sua volta un bel mal di testa, per allungare un’occhiata obliqua alla stanza che si era lasciato alle spalle. Riusciva a vedere poco del bagno, appena un rettangolo alto e stretto che si allungava dalle piastrelle alla doccia ─ attraverso l’anta aperta poteva scorgere il piatto ancora rosato, nessuna magia l’aveva sbiancato ─, per poi risalire fino al soffitto schiarito dal vapore.
    «… sì.» ribadì Lazar, un monosillabo buttato fuori come se fosse stato concreto quanto un conato di vomito, cercando di mascherare la confusione che gli annebbiava la mente.
    Sì, per ripagare il disturbo, i danni fisici e psicologici avrebbe pulito la doccia e lavato i vestiti che indossava, i quali avrebbe restituito l’indomani mattina assieme alle medicine di cui Alexandre aveva bisogno. Dio, finalmente se l’era ricordato. Le parole che fiorirono spontaneamente nella sua mente gli diedero sollievo e un pizzico di euforia: ci stava ancora con la testa, era solo molto confuso.
    “Non posso fare niente per convincerti a non andartene, vero?”
    Questo l’aveva sentito bene, forse perché era ciò che desiderava sentirsi dire.
    Abbozzò un sorriso, che però Alexandre non avrebbe probabilmente visto. «Non c’è niente che vorrei più di scappare dalle mie responsabilità, credimi.» sospirò. «Ma non posso.»
    Aveva imparato a convivere con il dolore che gli avviluppava le viscere ogni volta che ci pensava. Da ormai molto tempo aveva imboccato quella strada di sacrifici e autodistruzione, doveva solo persuadersi di nuovo che ne valesse la pena. Era l’unico modo a sua disposizione per sopravvivere.
    Con uno sforzo e una cacofonia di dolori su tutto il corpo si staccò dal muro per affiancare Alexandre e scostare la tenda con un movimento discreto. Guardò fuori: il mondo quella notte gli sarebbe stato nemico come non era mai accaduto.

    «Parlato.»«Pensato.»
    OBY4acW
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471 replies since 12/8/2011
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