Votes given by alyë

  1. .
    Shinobu Hanyuu
    Hx9Ygki
    «Dipende dalla domanda, e se posso anche rigirartela, ma chiedi pure.»
    O Makoto era un tipo particolarmente introverso, oppure era semplicemente guardingo. Qualunque fosse il caso, Shinobu non poté far altro che ridacchiare, mescolando la risata al sorriso sornione che le fu rivolto, prima di rispondere prontamente «non sono sicura tu possa rigirarmela, ma va bene.»
    Shinobu volle cullarsi in quella leggerezza per un po'. Inspirare l'aria non esattamente piacevole che si respirava in una metropoli come Tokyo, così diversa dall'aria delicatamente sporcata dall'odore sulfureo dell'onsen gestita dai suoi genitori, era sempre terapeutico. Anche solo il processo di avvertire l'aria passare dal naso e riempirle i polmoni era in grado di rilassare ogni muscolo del suo corpo, scacciando qualsiasi timore o nervosismo.
    In quell'istante, però, l'odore della sigaretta accesa da Makoto le arrivò al naso, mescolandosi distrattamente con l'odore naturale che si respirava in una città grande e trafficata come quella. Alla ragazza non diede fastidio, ma in un primo momento l'impatto fu strano e, accortasi del modo in cui Makoto cercò di tenere il fumo quanto più lontano possibile da lei, non poté far altro che sorridere intenerita, ringraziando mentalmente il ragazzo per la premura dimostratale.
    Gli occhi di Shinobu si puntarono sulla strada davanti a loro. Osservava ogni mattonella del marciapiede, ogni alberello piantato, ogni palo della luce come se fossero le cose più interessanti del mondo, mentre cercava nei meandri della sua mente le parole adatte per formulare quella domanda senza risultare offensiva o fuori luogo.
    «Cosa si prova?» decise di chiedere, di getto, senza pensare alle conseguenze. Rimanere con il tarlo di come fosse giusto formulare la domanda non avrebbe aiutato per nulla, perciò tanto valeva essere diretta e senza fronzoli. «A fumare, intendo. È una domanda stupida, me ne rendo conto, però non ho mai provato e ammetto di essere sempre stata curiosa. Sai, genitori apprensivi, il fatto che fossi un'atleta, essere una sorella maggiore e dover essere d'esempio ai miei fratellini, la paura di veder bollata ogni possibilità di fare carriera... ho sempre avuto questo genere di timori che mi hanno impedito di provarci.»
    Non capì perché sentisse la necessità di giustificarsi. Ma lo aveva fatto e ora era un po' difficile rimangiarsi quel piccolo monologo sul perché fosse così curiosa di sapere che sensazioni si provassero a fumare ― oltre al fatto che quella valanga di giustificazioni sembravano involontariamente pitturare Makoto come un delinquente. Fu facile realizzare di essere stata indelicata a domandare ad una persona, che non conosceva poi così bene, che cosa si provasse a fumare. Non sapeva perché lo facesse, non sapeva come si sentisse a riguardo, magari era schifato da se stesso ma troppo legato a quel gesto per smettere dall'oggi al domani, fosse mera dipendenza o qualcosa di affettivo.
    Resasi conto della possibilità di essere stata delicata quanto un elefante in un negozio di gioielli di cristallo, Shinobu si diede un pugnetto in testa, per poi tirare un sospiro, al quale seguì il naturale afflosciarsi delle spalle.
    «Scusa. Sei libero di non rispondere, se non vuoi farlo» aggiunse quindi, lasciandosi andare ad una risata imbarazzata. «E puoi ricambiare con una domanda altrettanto stupida e personale.»
    A quel punto cercò di riprendersi, accennando un sorriso cordiale. Per rassicurare lui o, molto più probabilmente, se stessa.

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    "Pensato"
    HUMAN
    19 Y.O
    CCG academy's student
    ex-volleyball player
  2. .
    Ciao a tutti! Volevo ringraziarvi di cuore per il benvenuto.
    Sono super entusiasta di iniziare questa avventura insieme a voi! Ho dato un'occhiata alle vostre schede personaggio e sono davvero impressionato, avete creato dei personaggi fantastici! Un ringraziamento speciale ad Alye per avermi aiutato a risolvere un dubbio sulla scheda personaggio, e scusate se ho mentito su quell'esperienza londinese, Yu, non volevo sembrare depresso!
    Ah, un piccolo ritardo, ma auguri ancora a Ryuko per il compleanno di febbraio! hahahah
    E Anna, tieniti pronta perché porterò una ventata di aria fresca, ma solo se mi aiuterai! Non vedo l'ora di ruolare insieme :D
  3. .
    Inserito ❤ grazie mille per aver accetto *lancia biscottino*
  4. .
    Hotaru Shinkai
    3IcJLkm
    Elke era la prima ghoul davvero gentile nei suoi riguardi, almeno in quell'ambiente, all'infuori della famiglia Shinkai. Tutte le volte che aveva messo piede in quel luogo, le persone la guardavano con sdegno e disprezzo, dall'alto al basso, come se fosse uno scarto della società.
    In effetti sapeva che era lei la scrapper strana. Non tutti avevano la fortuna di essere gli scrapper di una famiglia dolce e premurosa, le era capitato di parlare con alcuni suoi "colleghi", raramente, e aveva capito come la sua posizione fosse estremamente privilegiata.
    Non avrebbe mai capito perché quella ghoul fosse stata così gentile con lei, ma quando le disse di chiedere di Shiba se avesse avuto bisogno di aiuto, il cuore gelido e tremacchiante di Hotaru venne scosso da un'ondata di calore, come se avesse appena ricevuto il caldo abbraccio della mamma.
    Shiba era stata davvero premurosa.

    [ ... ]

    Sul palcoscenico del ristorante, Hotaru aveva probabilmente dato sfoggio della sua miglior performance. Le volte precedenti era stata una sfida all'ultimo sangue in cui doveva combattere per difendere la propria vita. In quell'occasione, però, di fronte a sé aveva una donna spaventata che continuava a supplicarla di risparmiarla, che vedeva del buono nei suoi occhi, che non poteva davvero pensare di macchiarsi di un crimine del genere. Dopotutto, lei era ancora giovane e con una lunga vita davanti.
    Quella danza di terrore venne portata avanti con estrema maestria dalla scrapper. Movimenti veloci e leggiadri carezzavano il corpo scosso dalla paura dell'umana, che strisciava per terra incapace di rimettersi in piedi e correre. Hotaru mantenne un'espressione impeccabile, giocando con la paura della ragazza fino a cullarla tra le braccia di Morfeo che, purtroppo, se la sarebbe presa per sempre.
    Punta da un singolo ago, la donna cadde finalmente vittima della scrapper, finendo uccisa tra le sue stesse braccia. Un solo schizzo di sangue macchiò il volto della ragazzina che, una volta confermato che la donna avesse esalato il suo ultimo respiro, abbandonò il corpo esanime della propria vittima al centro del palco, sotto la luce neutra dei riflettori e, dopo un breve inchino e lo scrosciare degli applausi del pubblico, Hotaru svanì dietro le tende, rintanandosi al riparo da quello scenario nel suo spogliatoio.
    Lo specchio insozzato di impronte e granelli di polvere rifletteva il volto privo di espressività di Hotaru in maniera leggermente distorta. Quelli non erano specchi di chissà quale grande qualità, ma se l'era sempre fatto andare bene. D'altronde, quando metteva piede in quel posto, lei perdeva la sua identità di Hotaru Shinkai, abbracciando per una sera il fatto di essere semplicemente la scrapper degli Shinkai. E quello, purtroppo, era tutto ciò che lei meritava di avere.
    Con una salvietta igienizzante andò a pulire l'unica macchia di sangue che le aveva insudiciato il viso, strofinandola con forza per non lasciare alcuna traccia dell'orrore che aveva appena commesso. Pur essendo abituata, rimaneva comunque cosciente del fatto che quello che faceva non era da considerarsi positivo. Andava avanti solo perché così avrebbe reso fiera di lei la propria famiglia.
    Ma prima che potesse fare altro, una voce alle sue spalle la risvegliò da quel momento di alienazione: era lo scrapper che Shiba accompagnava.
    Gli occhi scuri di Hotaru svanirono e riapparirono sotto il veloce battito delle palpebre, confusa dal perché quel ragazzo avrebbe dovuto rivolgerle parola. Solo dopo arrivò la domanda che chiarì, almeno momentaneamente, il suo dubbio.
    «Oh» le sfuggì dalle labbra, voltandosi completamente in sua direzione per non dargli le spalle: sua madre le aveva insegnato che era maleducazione. «Io... io niente.»
    In effetti era vero. Era stata Shiba ad avvicinarsi a lei per prima, fornendole un po' di aiuto per la sua ansia.
    «Lei ha visto che non stavo bene, così...»
    Così l'aveva aiutata. Era molto semplice da dire, ma aveva come l'impressione che quel ragazzo non ne sarebbe stato contento.
    «È un problema?»
    Il tono di voce di Hotaru non era più macchiato dall'ansia, né da chissà quale altra emozione spiacevole. In realtà, nessuna emozione sporcava la sua voce, ora completamente atona e rilassata. Stava rispondendo come era solita parlare.

    «Parlato»
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    HUMAN
    17 Y.O
    student
    scrapper
    white rabbit, rank c
  5. .
    Shinobu Hanyuu
    Hx9Ygki
    Gli occhi verdi di Shinobu si posarono distrattamente sulla figura di Makoto e, quando lo vide tirare fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca, il suo sguardo scivolò altrove.
    Non aveva nulla contro il fumo e non le dava fastidio, ma era quel genere di persona che tendenzialmente si teneva lontana da tutto ciò che poteva essere nocivo.
    Era una tipa curiosa, Shinobu. Così curiosa che non aveva mai nascosto con chi aveva più confidenza che avrebbe volentieri fatto certe esperienze, come fumare o provare chissà quali cose, se l'occasione si fosse presentata. Ma la parte più coscienziosa di sé ogni volta la frenava, mettendo un freno alla curiosità e ricordandole che, in quanto ex atleta e futura agente della CCG, immergersi in certe situazioni non le avrebbe fatto bene.
    A frenarla ulteriormente c'erano sempre stati altri tipi di pensieri, come la paura di trovarlo piacevole e diventarne dipendente, cosa che l'avrebbe fatta stare solo male. Così, ogni volta che vedeva da vicino un pacchetto di sigarette, forzava il suo sguardo ad interessarsi ad altro, per non indugiare su quella sua normale curiosità.
    «Nessun problema, fai pure» gli rispose con estrema tranquillità, mantenendo quel sorriso rilassato a troneggiare sul proprio volto.
    Aveva provato una sigaretta elettronica, però. Una di quelle a vapore completamente sprovviste di nicotina, dalla cartuccia con chissà quale gusto strambo e... l'esperienza non la ricorda affatto felicemente. Il sapore di cioccolato, stucchevole da fare schifo, le aveva impastato la bocca al punto che si era dovuta buttare su una bella porzione di ramen istantaneo piccante pur di far scomparire quel saporaccio.
    Era stato orrendo. Da quel momento aveva completamente bollato come inutilmente disgustosa l'idea di provare altri sapori. Se il cioccolato era nauseante, non osava immaginare gli altri.
    Fortunatamente il venticello fresco che soffiava in quella tiepida giornata di Maggio era stato sufficiente ad interrompere quella catena di pensieri sul fumo. Pensarci troppo non avrebbe condotto a nulla di positivo.
    Felice che Makoto avesse accettato di buon grado la sua proposta, il passo di Shinobu si fece più leggero, trattenendosi dal saltellare come una ragazzina solamente perché non voleva fare l'ennesima strana impressione su una persona che conosceva troppo poco.
    Ma ci pensò Makoto stesso ad interrompere, anche se non intenzionalmente, la sua camminata, quando le domandò se volesse che portasse lui il suo zaino.
    Arrestata la camminata, Shinobu strinse debolmente le mani attorno alle bretelle dello zainetto, sbattendo le palpebre e lasciando che le labbra si schiudessero, abbandonando il sorriso cordiale in favore di un'espressione completamente schiava dello stupore.
    Makoto non dava per niente l'impressione di essere chissà quale ragazzo ben educato e cortese, eppure...
    «Makoto, ma tu... tu sei un gentleman!»
    A proposito delle figure barbine. Ma non era proprio riuscita a trattenere quel commento, era stato più forte di lei: era capitato, casomai, che fosse lei ad offrirsi di portare le borse a qualcuno, ma in quel caso erano le vecchiette che tornavano a casa dopo essere passate al supermercato o al mercato della frutta. In quanto ragazza giovane e con un fisico allenato, non le era mai capitato che qualcuno si premurasse di porgerle quella domanda.
    Shinobu riprese a camminare, accelerando il passo per rimettersi al fianco del compagno, tirando un sospiro divertito.
    «Scusa» mormorò, ridacchiando, «è stato più forte di me. Ma ti ringrazio per l'offerta, anche se la declinerò garbatamente: non pesa affatto.»
    Lo guardò con la coda dell'occhio, per poi riprendere a guardare davanti a sé.
    «Piuttosto, posso farti una domanda?»

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    19 Y.O
    CCG academy's student
    ex-volleyball player
  6. .
    Ciao Alye, grazie mille! 😊
    Mi metto alla creazione della nuova scheda e probabilmente aprirò un nuovo topic per qualche domanduccia
  7. .
    Hotaru Shinkai
    3IcJLkm
    Parlare con qualcuno, seppur si trattasse di una figura sconosciuta e, per lei, sicuramente autoritaria, le aveva davvero fatto bene, anche se di primo acchito non l'avrebbe notato nessuno, nemmeno la più acuta delle persone. Lo sguardo di Hotaru tornò a guardare Elke solo dopo che ebbe finito di bere un nuovo sorso d'acqua, ora mostrandosi leggermente sorpresa dal tono decisamente più amichevole che la voce della ghoul aveva assunto.
    Hotaru, impressionata da quel cambio repentino, sbatté le palpebre truccate per qualche secondo, stringendo debolmente la presa attorno alla bottiglia di plastica, che produsse un leggerissimo suono. Avvertì la plastica dell'etichetta raggrinzirsi sotto il suo tocco e, conscia dell'azione istintiva che aveva fatto per la sorpresa, allentò di nuovo la presa, tornando a guardare prima la bottiglia, poi le proprie gambe, coperte da un finissimo strato di tessuto.
    Alle parole ammonenti della ghoul, la scrapper annuì, conscia di quanta ragione avesse: effettivamente non avrebbe dovuto abbassare così tanto la guardia, era pur sempre una scrapper in un ambiente in cui quelli come lei erano visti come bamboline che si muovevano solo secondo gli ordini dei propri padroni. La vita delle persone come lei non valeva così tanto e un comportamento del genere sarebbe stato sicuramente punito se solo avesse beccato la persona sbagliata a cui confidare una simile realtà. La maggior parte delle famiglie di ghoul che frequentavano il ristorante, d'altronde, non erano buone e magnanime come la sua. Quasi nessuno, in quell'ambiente, aveva il cuore buono come quello di mamma, papà e Kazu-nii.
    Un altro sospiro abbandonò le labbra leggermente screpolate, che inumidì poco dopo passandoci velocemente la lingua.
    «Ha ragione, sono stata sciocca a parlare in questo modo» aveva deciso di dire, sollevando lo sguardo e rivolgendolo di nuovo ad Elke, «ma la ringrazio per avermi comunque ascoltata. Ora sto―»
    Fu interrotta dall'applauso che si alzò alle sue spalle, il clamore con cui venne accolta la fine di uno spettacolo che, basandosi dal fragoroso suono delle mani battute, sembrava aver entusiasmato il pubblico. Poco dopo la porta alle loro spalle si aprì, mostrando la figura di un ragazzo vestito in un completo bianco, macchiato dalle chiazze di sangue umano. Alcune gocce cadevano a cadenza irregolare dai vestiti, sporcando il passaggio.
    Era perfettamente intatto. Non un capello fuori posto, non un vestito stropicciato. L'unica nota stonata erano le chiazze di sangue, che a pensarci bene erano perfettamente normali visto ciò che era appena accaduto oltre la porta da cui il suo "collega" aveva fatto ritorno.
    Hotaru lo osservò scendere i gradini e si spostò pure per non essere d'intralcio, alzandosi dal gradino sul quale era seduta per lasciare spazio ai due.
    Li sentì parlare in una lingua a lei sconosciuta, lingua che suppose fosse europea, ma decise giustamente di farsi gli affari suoi, non prestando troppa attenzione ai due e, per sua fortuna, non notando come il ragazzo le avesse riservato solo occhiate sgradevoli. Inconsapevole di non essere stata una presenza gradita da Katchen, lasciò che lui si dirigesse negli spogliatoi, guardandolo defilarsi oltre le porte.
    Lo sguardo di Hotaru tornò rivolto ad Elke, rimanendo in silenzio per qualche istante. Il silenzio era sempre stato un suo grande alleato, ci aveva convissuto per così tanto tempo da non averlo mai considerato una cosa negativa, ma in quel momento si sentiva quasi in imbarazzo all'idea di rimanere così, a guardarsi, senza dire nulla.
    «Mh...» bofonchiò, andando a giochicchiare con l'etichetta della bottiglietta, «grazie per aver parlato con me. Ora sto meglio.»
    Ed era davvero meglio così. Anche perché, se non avesse placato quella sgradevole sensazione di ansia che l'aveva trattenuta fino a quel momento, non avrebbe fatto un buono spettacolo e avrebbe fatto sfigurare gli Shinkai. E, con tutto ciò che avevano fatto per lei, non si sarebbe mai perdonata un simile scenario.

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    17 Y.O
    student
    scrapper
    white rabbit, rank c
  8. .
    Shinobu Hanyuu
    Hx9Ygki
    Lasciò a Makoto il tempo di riflettere sulla risposta più corretta, sistemandosi a gambe incrociate e premendo con le mani sull'incrocio tra le caviglie e, una volta che il ragazzo ebbe modo di rispondere, gli mostrò un sorriso solare, allontanando la mano destra dalla caviglia per fargli il segno dell'okay.
    «Risposta corretta! Più una kagune rinkaku, in realtà, ma è giusto~»

    [ ... ]

    Il tempo era trascorso decisamente in fretta. Shinobu, per quanto fosse una ragazza molto studiosa a cui piaceva mettere il muso sui libri per imparare cose nuove, non apprezzava particolarmente quando arrivava il momento dello studio. Era più una persona che si crogiolava nel senso di tranquillità e pace che la lettura poteva darle, ma quando doveva applicarsi per imparare le nozioni accademiche, partiva sempre controvoglia e il tempo non volava mai come ogni volta sperava che accadesse.
    Tuttavia aveva appena scoperto che studiare in compagnia di qualcun altro era tutt'altro che noioso. Anzi, a dire il vero lo aveva riscoperto. Quella sensazione di pace e benessere non l'aveva più provata da quando Maya era scomparsa, perché l'unica compagna di studio che avesse mai avuto era proprio stata la sua migliore amica. Ma ora poteva dire di aver riaffrontato il problema, riprendendo un'attività che aveva smesso di praticare da diverso tempo, dandosi una nuova possibilità grazie a quel piccolo, breve progetto delle coppie-studio. Si trattava di una cosa troppo intima e personale per farne parola con una persona come Makoto, con cui al momento condivideva solo il fatto di essere entrambi cadetti in quell'accademia, ma anche solo aver avuto il modo di riaffrontare un problema che per un po' aveva deciso di lasciare da parte la rendeva felice. E, ovviamente, più leggera.
    Quando erano venuti a sollecitarli di abbandonare la stanza che avevano affittato per quel tempo di studio, Shinobu si sorprese al punto da guardare più volte l'orario, sia dall'orologio che portava al polso, sia dal cellulare, che sfilò rapidamente dalla tasca della divisa.
    Una volta raccolto tutto ciò che avevano usato e rimesso ogni cosa al loro posto, quindi, i due s'incamminarono fuori dall'aula, imboccando il corridoio e diretti... beh, non sapeva di preciso dove, per "abitudine" aveva semplicemente seguito Makoto fuori dall'aula.
    Era quasi ora di pranzo, quindi avrebbe volentieri fatto sosta alla mensa per mettere sotto i denti qualcosa: lo studio prosciugava un sacco di energie, a differenza di chi invece lo negasse.
    «Permettimi di offrirti qualcosa per ringraziarti, c’è un localino non male non troppo lontano da qui. Ti va un po’ di ramen, o hai voglia di altro?»
    Aaaaah, ora era tutto più chiaro. L'idea non le dispiacque affatto, al punto da annuire energicamente, sistemandosi con vigore lo zaino che portava con sé sulle spalle. Il sorriso che le spuntò in volto poco dopo anticipò quanto l'idea le avesse messo il buon umore.
    «Molto volentieri! Mi affido a te, allora» replicò, stringendo tra le mani le cinghie dello zaino e camminando di gran carriera in direzione dell'uscita della struttura. Da quando era a Tokyo e viveva lontana dai genitori aveva imparato come fosse più economico intrufolarsi in un modesto ristorante e ordinare qualcosa al volo, piuttosto che cucinare il proprio cibo in casa, perciò si era abituata all'idea di mangiare fuori anziché preparare da mangiare in casa. La mensa dell'accademia le veniva incontro sulle spese mensili, mantenendo nel portafogli quanti più soldi poteva, da dedicare a qualche sfizio ogni tanto, per cui l'aveva sempre trovata una manna dal cielo, seppur il cibo non fosse decisamente al livello di un buon pasto fatto dalle sapienti mani di chi nel settore della ristorazione ci lavorava da anni.
    Per questo motivo, Shinobu era al settimo cielo per quell'offerta. Normalmente non apprezzava farsi offrire le cose, ma comprendeva le motivazioni di Makoto, per cui aveva deciso di rispettare la sua decisione ed accettare di buon grado la gentilissima offerta.
    «Anzi, ti ringrazio~ alla prossima occasione ti offrirò qualcosa io!» aggiunse con il tono di chi non avrebbe accettato un «no» come risposta.
    E così, dopo il solito tragitto nei corridoi dell'accademia, finalmente furono fuori dall'edificio. Shinobu inspirò a pieni polmoni, contenta di non respirare più solo l'aria dei condotti dei condizionatori e, dopo aver tirato un sospiro felice, rivolse lo sguardo a Makoto, in attesa di sapere quale sarebbe stato questo locale di cui le aveva accennato.

    «Parlato»
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    HUMAN
    19 Y.O
    CCG academy's student
    ex-volleyball player
  9. .
    Lance Moreau Calavera
    xDTeaSf
    «Excusez-moi?»
    Lance sperò di aver sentito male, ma la speranza morì sul nascere. Quelle che aveva udito erano senza dubbio parole folli, pronunciate da un uomo abbastanza folle da rischiare inutilmente la vita in un’impresa che non avrebbe mai potuto portare a termine.
    Sul viso del ghoul si susseguirono diverse emozioni: l’iniziale confusione lasciò spazio allo sgomento, poi al dolore, infine al panico. Una tavolozza con uno sfondo comune, l’incalzante pallore che rese i colori delle iridi e dei capelli ancor più vibranti.
    Con uno scatto legnoso, avulso della scioltezza tipica dei predatori come i ghoul, Lance scattò in piedi come se quella vicinanza avesse finito per scottare più lui che lo scrittore dall’incomprensibile desiderio di morte. Un paio di passi indietro e, senza rendersi del tutto conto di quanto pazzo doveva sembrare, prese a gesticolare in maniera febbrile e dardeggiare con lo sguardo nei dintorni, come se l’ambiente freddo di una reception avesse potuto suggerirgli come convincere Chihiro a desistere.
    «C'est impossible! C'est absolument hors de question!» sbottò, con sorpresa di nessuno nel francese a cui non poteva fare a meno di tornare nelle situazioni di stress, peccato che Lance fosse sempre stressato.
    Instancabile e dimentico del dolore allo stomaco che di tanto in tanto tornava a colpire, il ragazzino cominciò a camminare avanti e indietro scoccando allo scrittore sguardi terrorizzati.
    «Non so neanche se sia possibile catturare qualcuno che non è stato selezionato, e lei vuole addirittura costringere il maestro? Ha idea di che guai passerei per una cosa del genere? E che guai passeremmo tutti se dicessimo di essere stati costretti a catturarla per rimediare a un nostro errore?»
    In qualche modo la barriera linguistica stava salvando Chihiro dalla sua crisi di nervi, la quale era però visibile in praticamente tutto: dalle mani che tremavano agli occhi acquosi, dai movimenti rigidi alla voce spezzata. Dentro di sé, Lance era una tempesta incapace di sfogarsi.
    «Non è per questo che sono venuto qui…» finalmente si fermò, quasi di spalle rispetto allo scrittore; quando si voltò verso di lui, lo trafisse con uno sguardo rabbioso e occhi che minacciavano di traboccare di lacrime. «Non è per condannarti a morte che sono venuto qui, maledetto idiota!»
    Cervello e bocca avevano scelto un pessimo momento per smettere di comunicare, e così in una sola frase era riuscito a insultarlo, mancargli di rispetto e mandare al diavolo il suo piano. Oh, e mettersi a piangere.
    Ottimo lavoro.
    E non aveva ancora finito.
    Con appena poche falcate, in barba alla sua bassa statura, scartò la distanza che si separava e si fermò nello stesso punto di poco prima puntando l’indice destro contro il naso di Chihiro.
    «Ho passato tutta la vita a servire, a eseguire gli ordini di voi umani e sentirmi comunque uno schifo, perché non ho altra scelta per fare ammenda per essere nato ghoul. Tu non hai idea di quanti miei simili abbia ammazzato e quanti umani abbia visto morire in quei laboratori. Tu non hai idea di quanto il mondo là fuori sia raccapricciante!»
    Quel fiume di parole se lo teneva dentro da chissà quanto tempo, così esplosivo da impedire a Chihiro qualunque tentativo di ribattere finché non si fosse placato.
    «A te probabilmente non frega niente, sin dall’inizio ci hai trattati come un passatempo divertente finché è durato. E lo capisco, non lo condivido ma non mi piace giudicare gli altri e il modo in cui vivono. Hai il diritto di infischiartene se noi rischiamo la vita mentre tu salvi il tuo amico, ma non hai il diritto… non hai alcun diritto…»
    In un attimo il ghoul parve spegnersi: chinò la testa e gli occhi ancora pregni di rabbia e lacrime verso il pavimento, lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi e la voce, ancora rotta, tornò a essere un sussurro.
    «Non avevo mai sentito le fusa di un gatto, assaggiato quelle bibite strane che piacciono a tutti, visto un uomo vestito da donna… era strano, ma mi piaceva. Mi ha fatto sentire un po’ normale, anche se per poco.»
    Parlare con un nodo alla gola era doloroso, ma Lance non si lasciò fermare e con un gesto irritato si passò una manica sul volto bagnato.
    «Una volta mi hai detto che non succede niente se ti dico di no. Quindi ti dico di no, non voglio che tu muoia.»

    «Parlato.»
    "Pensato."
    Ghoul
    Is it mad to pray for better hallucinations?
  10. .
    Fatto! Grazie
  11. .
    Hotaru Shinkai
    3IcJLkm
    La ragazza aveva ragione, e quella risposta la colpì come fosse stato un treno in corsa, investita a piena velocità.
    Si sentì sciocca, come se non fosse già stata lì tante altre volte, come se non lo avesse fatto un numero non quantificabile di volte.
    Ancora, la scrapper abbassò lo sguardo, come se guardare la gonna del suo abito potesse darle le risposte che cercava. Probabilmente il panico le aveva offuscato la mente, così tanto da non averle dato il tempo di pensare, prima di porre quella domanda innocente.
    Ovviamente accompagnava un altro scrapper, qualcuno come lei. Ed era proprio il ragazzo che stava dando spettacolo proprio in quel momento.
    L'umana prese un respiro profondo e poi un altro sorso d'acqua, poiché sentiva ancora la gola secca. Il disagio che in quel momento le aveva preso la bocca dello stomaco, chiudendola inequivocabilmente, sembrava essersi originato da una ragione diversa dalla precedente: se prima si sentiva sola e improvvisamente fragile di fronte alle aspettative dei suoi "cari", adesso quella sensazione di imbarazzo la poteva ricondurre solo ed esclusivamente alla gaffe appena fatta.
    «Oh― s-sì, ha ragione. Mi perdoni.»
    Almeno aveva abbastanza sale in zucca da rispettare la "gerarchia". Fintanto che se ne stava in famiglia avrebbe potuto rivolgersi agli Shinkai senza essere formale, ma in quel contesto lei era una scrapper, non era accompagnata da qualcuno e ricopriva il gradino più basso di quella piramide di ruoli a cui si era faticosamente abituata.
    Dopo gli umani che erano lì per diventare cibo.
    «Io... i miei padroni si fidano, mi lasciano sola già da qualche mese.»
    Non avrebbe potuto dire che era in tutto e per tutto un membro della famiglia Shinkai, altrimenti chissà che cosa sarebbe potuto accadere alla reputazione della sua famiglia... perciò non fu troppo difficile trovare le parole giuste per spiegare il motivo per cui una scrapper gironzolasse liberamente nel retroscena, senza nessuno a controllarla.
    Forse era per quello che si sentiva così irrequieta. Probabilmente ancora non si era del tutto abitutata all'assenza della sua famiglia, che in un momento tanto fragile era sempre stata di enorme supporto per la psiche di Hotaru. Ma doveva farsene una ragione: si fidavano, e non era sicura che dir loro di avere paura e ansia avrebbe potuto cambiare le cose.
    Forse era anche perché non c'era nessuno che stesse lì con lei, facendola sentire normale messa a confronto con gli altri scrapper, che si sentiva soggiogare da quelle emozioni negative.
    «Spero di non averla disturbata» commentò poco dopo, sempre con un filo di voce. In realtà dubitava che avesse qualcosa da fare mentre attendeva la fine dello spettacolo dello scrapper che accompagnava, però occuparsi di una scrapper sconosciuta che si era appena sentita male forse non rientrava nelle cose che avrebbe voluto fare.
    Ancora, si stava solamente fasciando la testa prima di rompersela. Probabilmente era solo l'ansia che le stava giocando brutti scherzi, e per questo strinse la presa con le mani attorno alla bottiglia che la ragazza le aveva dato, senza mai rialzare lo sguardo.

    «Parlato»
    "Pensato"
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    17 Y.O
    student
    scrapper
    white rabbit, rank c
  12. .
    Shinobu Hanyuu
    Hx9Ygki
    Per Shinobu era fondamentale mantenere un clima sereno, talvolta giocoso, quando aveva bisogno di studiare. Lo studio era una noia, e il silenzio di cui si circondava quando aveva bisogno di memorizzare tutto ciò che doveva imparare diventava inquietante quanto la fredda morsa dell'ansia che le prendeva sempre la bocca dello stomaco in situazioni di totale isolamento. Per questo cercava di fare la buffona anche di fronte agli altri: il gioco era un modo divertente per passare il tempo, senza però dimenticare l'obiettivo principale che li aveva portati ad occupare quella stanza, ovvero lo studio.
    Non poteva certo sapere se avrebbe avuto un effetto positivo anche su Makoto, di cui conosceva ben poco, ma un tentativo spontaneo e genuino non avrebbe nociuto a nessuno dei due. Al massimo le sarebbe stato detto di smetterla e di riprendere un minimo la serietà perduta.
    Ma con sua enorme sorpresa, Makoto non le disse nulla in merito, piuttosto rimase ancorato dove stava e aveva preso a risponderle.
    Un sorriso compiaciuto le curvò gli angoli della bocca, per poi annuire debolmente alle parole di Makoto: seppur avesse commesso un primo errore nella sua risposta, si era subito ripreso, completando il discorso aggiungendo piccoli dettagli che immaginò ricordasse da una qualche lezione. Per quanto Makoto avesse evidenti difficoltà con lo studio e a ricordare ciò che ascoltava o leggeva, quella risposta dimostrava che, in fin dei conti, non era uno svogliato che non aveva voglia di impegnarsi. Anzi, tutt'altro. Non poteva dire con assoluta certezza che tipo di persona fosse Makoto, ma in quel tentativo di rispondere trovò davanti a sé una persona che aveva voglia di contrastare le sue difficoltà, superandole e lasciandosele alle spalle.
    «Esatto, è la difesa» disse, abbassando lo sguardo dal volto di Makoto al libro per cercare il punto preciso in cui venivano descritte in linea generale le koukaku. «Vedi, qui ― gli indicò con un dito ― dice "tra tutti i tipi di Kagune, le Koukaku posseggono una maggiore robustezza, dovuta all'alta condensazione di cellule RC, rendendole particolarmente adatte alla difesa." Come dicevi tu, di contro, la pesantezza di questo tipo di kagune è il loro punto debole, perché rende i possessori meno agili, rallentandoli.»
    Finito di leggere, quindi, Shinobu rialzò lo sguardo, rivolgendo un sorriso morbido al compagno.
    «Tenendo conto di queste caratteristiche» proseguì, senza muoversi dalla pagina del libro, ma coprendone il testo alla bell'e meglio con le mani, «in un contesto ottimale, sapresti dirmi quale tipo di quinque converrebbe utilizzare, per battere la difesa di un ghoul koukaku?»
    Si stava divertendo a fare quella sottospecie di quiz, era come guardare uno di quei programmi con il montepremi a gettoni in tv, mentre testava ciò che Makoto conosceva, per capire cos'avrebbe davvero dovuto cercare di riempire con le spiegazioni, otturando le lacune.

    «Parlato»
    "Pensato"
    HUMAN
    19 Y.O
    CCG academy's student
    ex-volleyball player
  13. .
    Io li amo, non importa il ritardo 💗😌
  14. .
    FUYUKO ENAGA
    «Non credo sia una buona idea» Disse, leggermente a disagio: lei sapeva bene che la situazione dei ghoul non era delle migliori, conosceva ghoul tremendamente cattivi ma anche buoni, non voleva però far sorgere ulteriori sospetti su di lei. Già appariva una persona strana, instillare anche un dubbio del genere sarebbe stato troppo.
    «Non...non puoi mai sapere che tipo di reazioni potrebbero avere»
    E poi non era certo che la sua nuova conoscente sarebbe stata in grado di difendersi da sola, doveva ammetterlo. Gli umani erano fisicamente più deboli, e lei aveva sempre paura di romperli in qualche modo.
    «Oh...quindi è tuo amico?»
    Ora si che era confusa: non riusciva bene ad inquadrare l'atteggiamento di chi aveva davanti, non che Fuyuko fosse una cima, ma stava cercando di capire in che tipo di rapporti fossero. Forse non aveva bisogno di protezione.
    «E ha già assaggiato il tuo sangue?» se aveva detto che era poco gustoso doveva averlo assaggiato: aveva assaggiato anche lei il sangue spesso quando mangiava, ed era una parte decisamente ottima, ma immaginava che dirlo sarebbe risultato piuttosto inquietante!
    Non si aspettò decisamente la domanda successiva, e si sentì improvvisamente imbarazzata. Non potè infatti nascondere il fatto che fosse arrossita un po'...con affascinare intendeva se le piaceva qualcuno? Non ci aveva mai pensato, ne aveva tempo per questo...sarebbe morta presto, che senso aveva fare qualcosa del genere? Almeno era ciò che gli avevano sempre detto... Fuyuko avrebbe desiderato davvero provare quelle emozioni, ma temeva che non lo avrebbe mai fatto.
    «Non...non saprei» Fu vaga inizialmente, non sapendo neanche dove guardare, se non posare poi lo sguardo sul povero tovagliolo che aveva iniziato a torturare per il nervosismo. «Forse il vampiro...sembra simpatico» E anche carino in effetti, ma era proprio la prima volta che si ritrovava in una situazione simile!

    «Parlato.»
    *Pensato*
    GHOUL
    22 Y.O
    I'm living life day to day, It's never really easy but It's ok
  15. .
    Lance Moreau Calavera
    xDTeaSf
    Lance non capiva per quale motivo Chihiro avesse voluto concentrarsi su di lui. A chi importava se restare lì da solo era stato o no difficile? Perché una cosa del genere avrebbe dovuto essere degna di menzione, quando Morinaga Minoru era nelle grinfie di un’organizzazione poco raccomandabile e incontrastabile e Chihiro aveva appena perso per sempre il suo migliore amico?
    Lance gli esseri umani non li capiva proprio, pensò stringendo il labbro inferiore tra i denti, e ancora di meno capiva se stesso e l’assurdo moto di commozione che gli faceva bruciare gli occhi. Non meritava la preoccupazione di Chihiro, eppure al contempo era felice di essere stato tenuto in considerazione. Avrebbe voluto parlarne col maestro, ma aveva il sinistro sentore che tirare in ballo il maledetto scrittore pazzo potesse in qualche modo incrinare il loro rapporto.
    «Non importa…» mugugnò con chiaro imbarazzo, spazzando con gli occhi il pavimento in attesa del coraggio di risollevarli sull’uomo.
    Con un gesto veloce si asciugò gli occhi umidi con la manica, il cui tessuto ruvido sfregò con veemenza contro le palpebre, e quando le gambe ritrovarono la forza di sorreggerlo si mise in piedi avvicinandosi lentamente a Chihiro. Non era da lui accorciare le distanze, lo faceva solo perché vedere una persona baldanzosa e sfacciata come Chihiro Fujioka ridotta in quello stato pietoso gli stringeva il cuore; di persone sofferenti ne vedeva già abbastanza sul lavoro, non poteva sopportarlo anche nella vita privata.
    Si fermò innanzi allo scrittore, le mani strette al petto e il naso pieno del delizioso odore della carne umana. Era una fortuna che fosse passato abbastanza tempo dallo scontro perché il suo corpo smettesse di gridare a ogni movimento, altrimenti si sarebbe ritrovato a combattere coi morsi della fame. Un orribile desiderio di fondo di avventarsi sull’uomo c’era comunque, ma era facile resistergli.
    «Je suis désolé…» scosse la testa; non serviva una traduzione per capire quale fosse il punto. «Come ho detto, la scelta dei candidati non rientra nelle nostre mansioni. Il mio lavoro è combattere i mostri come me, non cacciare gli innocenti come voi, e il mio maestro è una pedina tanto quanto me.»
    Si sedette sui talloni e circondò le ginocchia con le braccia, ancora una volta occhi dorati che si specchiavano in occhi grigi, a modo suo cercando di instaurare un’atmosfera carica di segretezza con l’umano.
    «Queste non sono cose che lei dovrebbe sapere. Il maestro non esagerava nel metterla in guardia, coloro che hanno portato via Morinaga Minoru sono spietati e potenti non solo in Giappone, ma in tutto il mondo.»
    Gli occhi di Lance vagarono lontano da Chihiro, irrequieti come il suo cuore che batteva veloce. Rivelando quelle informazioni metteva in pericolo tutti, eppure aveva sopportato così a lungo da solo quel fardello che poterlo finalmente condividere con qualcuno era una tentazione troppo grande. Il maestro lo avrebbe sgridato, forse anche picchiato per una pazzia del genere. Chihiro Fujioka e la sua maledetta finestra sul mondo lo stavano trasformando in una mina vagante e Lance era certo che prima o poi l’avrebbe pagata cara. Ma ora che attraverso quella finestra aveva visto il mondo era difficile sforzarsi di vivere come un eremita.
    Dardeggiò di nuovo con lo sguardo sullo scrittore.
    «Conducono esperimenti sugli umani e sui ghoul. Non so quale sia il loro obiettivo, io devo solo procurare le cavie ghoul e sperare di non diventare mai uno di loro.»

    «Parlato.»
    "Pensato."
    Ghoul
    Is it mad to pray for better hallucinations?
583 replies since 31/8/2011
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