Who was it that pulled the trigger, was it you or I?

[CONCLUSA] Yoko Fujiwara & Victor Krieger - Ginza (Negozio di Antiquariato) - 18/04/2020 (Mattina, dalle 11.00) - TEMPO SOLE/VARIABILE (19°C)

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    Yoko Fujiwara
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    La giornata sembrava essere iniziata piuttosto bene per Yoko, sebbene era, di nuovo, fuggita alla velocità della luce a colazione, prendendo la prima cosa che riusciva, e con una scusa si era dileguata.
    Le avevano detto che la settimana dopo non ci sarebbero stati per un impegno importante con la CCG, ed lavorando a stretto contatto oramai da generazioni, sarebbero dovuti essere presenti: a lei non poteva che importare di meno, era meglio così, che andassero loro, lei non ci teneva a fare la figlia di rappresentanza, magari con il rischio che avrebbero cercato di farle conoscere qualcuno.
    Oramai stava ben attenta ad evitare quelle piccole trappole, e quando poteva tirarsi indietro, lo faceva; ecco il motivo per cui aveva deciso che in quella settimana sarebbe stata irraggiungibile, così non avrebbe creato nessuna occasione ulteriore per essere messa con le spalle al muro.
    In settimana sarebbe passata in università, anche se si era laureata da poco, aveva un bando in sospeso a cui era particolarmente interessata, e visto che il suo professore sembrava molto propenso a darle una lettera di presentazione niente male, non ci avrebbe pensato due volte ad accettare qualsiasi incarico, anche fuori dal Giappone, così da poter finalmente scappare.
    Intanto doveva tenersi occupata con qualche aiuto extra che poteva dare facendo da assistente al suo professore, ma meglio di niente.
    Tutto per avere più esperienza e sopratutto, stare lontano dalla sua vita per qualche ora: sapeva di essere in qualche modo fortunata, ma allo stesso tempo si sentiva in trappola nella sua stessa esistenza, e non era una cosa a cui si sarebbe mai abituata, per quanto sua madre insistesse.
    Era, ingenuamente convinta, di poter fare fino alla fine ciò che desiderava, che sarebbe riuscita a convincere i suoi genitori e a prendere la sua desiderata indipendenza, forse le bastava vincere quel bando, andare via e non farsi più trovare.
    Al momento però non era possibile, motivo per cui quella giornata aveva deciso che sarebbe andata a fare shopping per distrarsi: era infatti entrata in una gioielleria per prendersi un braccialetto che stava adocchiando da un po' e alla fine, aveva deciso di premiarsi per il duro lavoro che aveva fatto fino a quel momento studiando, sarebbe stato il suo auto-regalo.
    Certo, la laurea era passata, ma non era mai troppo tardi per farsi un regalo, e poi...lo desiderava tantissimo, tanto che se l'era subito messo al polso prendendo comunque la bustina con la custodia, ed era uscita estremamente felice e soddisfatta.
    Tiffany faceva davvero un sacco di cose carine, oramai quando poteva passare andava sempre per prendersi qualcosa, e oramai al negozio di Ginza la conoscevano abbastanza bene da capire i suoi gusti.
    Stava decidendo dove mangiare e facendo dunque un recap mentale, fino a passare davanti ad una vetrina che attirò subito il suo sguardo: la prima cosa che vide fu il suo riflesso, e poco più sopra, la scritta che indicava che quello era un negozio di antiquariato.
    Si era avvicinata attratta come una calamita, notando già da lì, o quanto meno, cercando di sbirciare più che poteva, che forse potevano avere qualcosa di interessante.
    Magari che quello fosse il suo giorno fortunato tanto da trovare qualcosa da portarsi a casa?
    Non aveva infatti resistito alla tentazione di andare in mezzo a tutti quegli oggetti per cercare di trovare qualcosa che urlasse ''MIO'': forse in quei contesti applicava un po' troppo la sua stessa strategia quando faceva shopping con l'ultimo paio di scarpe...ma alle volte anche quella poteva essere una guerra, seppur diversa.
    Quindi, senza più esitare aveva passato la maniglia della porta, che fece squillare la piccola campanella che avvertiva il suo ingresso.
    «Salve! È permesso?»
    Chiese, anche se non stava più nella pelle, sentì una voce provenire dal retro del negozio che le diceva di entrare e guardare ciò che voleva, che sarebbe arrivato subito, e così fece: i suoi piedi sembrarono muoversi in automatico verso una sezione di libri, tra l'altro all'apparenza tenuti in ottimo stato.
    Non voleva però rovinarli, e forse anche per deformazione professionale, aveva preso dei guanti che oramai portava sempre con se, per poter vedere meglio uno di quei pezzi da vicino.
    Forse in mezzo a tutto quello, avrebbe fatto jackpot quella giornata! Ma si sa, non tutto va sempre come programmato, e quel giorno lo avrebbe decisamente provato sulla sua pelle.

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    VICTOR KRIEGER
    Victor non amava particolarmente perdersi a fare shopping. Era più quel tipo di persona che se proprio aveva bisogno di qualcosa preferiva farsela arrivare da amazon prime, che si faceva prima e non c'era bisogno di incazzarsi con i commessi che non sapevano fare il loro lavoro. Già fare la spesa era una rottura di coglioni e ci andava giusto perché era costretto e non ne poteva fare a meno.
    Le uniche cose che non gli pesavano erano i posti come quello. Strano, perché era una cosa che non avresti mai detto di Victor solo guardandolo, ma... c'erano tante cose che non avresti detto di lui solo a primo acchito.
    Ad esempio il fatto che sotto quella facciata da uomo elegante e composto, che pareva un business-man in giacca e cravatta anche quando usciva per i fatti suoi nei giorni in cui il lavoro non era pressante, si nascondesse in realtà un individuo schietto e rude, dai modi di fare che lasciavano molto a desiderare.
    Era sul serio il suo giorno libero, Victor aveva lasciato Momo con Kaede, la sua psicologa-insegnante; erano quasi le undici e la donna sarebbe rimasta con sua sorella ancora per circa un'ora: non gli dispiaceva passare il tempo con le due mentre studiavano, anzi, a dire il vero forse Kaede era una delle poche persone di sesso femminile di cui sopportava la presenza, ben conscio che aiutava sua sorella. Ad ogni modo, finché si trattava di materie scientifiche le ascoltava volentieri, non le trovava pesanti, erano cose che la sua mente logica aveva sempre gestito abbastanza bene e si accorgeva degli errori sui quaderni di Momo con una moderata facilità. E sebbene le sue competenze non potevano rivaleggiare con la preparazione di Kaede, adorava se sua sorella gli poneva delle domande, quanto insignificanti fossero non importava. Quando invece, come quel giorno, passavano ad altre materie come letteratura giapponese o inglese, beh... no, grazie. Ne faceva a meno. Anche perché quando Momo non sapeva qualcosa Kaede era sempre "chiediamo a tuo fratello se lo sa" tutta felice e contenta, e Victor non aveva intenzione di fare la figura del fesso perché non si ricordava il numero preciso di opere che aveva scritto Osamu Dazai o chi per lui era il soggetto del giorno.
    Motivo per il quale se ne era uscito per i fatti suoi, cercando rifugio in uno dei posti che la sua mente apprezzava di più. Aveva ancora addosso l'odore dell'ultima sigaretta fumata prima di entrare lì: un buco, praticamente, che quasi stonava con tutti gli altri negozi della lussureggiante Ginza nei dintorni. Ginza non era esattamente il posto dove poteva permettersi di fare acquisti, di norma non ci avrebbe nemmeno girato, ma coincidenze ce lo avevano fatto finire vicino, quando, nella sua più totale ignoranza del suolo giapponese, aveva comprato casa un anno prima, e quindi ci capitava piuttosto spesso.
    Ormai probabilmente anche il proprietario conosceva la sua faccia, seppur come ogni giapponese si limitasse a salutarlo solo con un semplice sorriso cortese ogni volta che entrava. Il che succedeva più o meno una o due volte al mese, sempre il lunedì mattina. Era un piccolo negozio d'antiquariato, ben tenuto e pieno di cianfrusaglie. Victor aveva già deciso da tempo che prima o poi si sarebbe portato a casa quella libreria che campeggiava in fondo al negozio oppure quella collezione di coltelli giapponesi in mostra dietro ad un vetro e troppo belli per rimanerci. Doveva solo farlo in modo da non far prendere un infarto a sua sorella e trovare un posto dove stessero bene in casa sua. La cucina veniva automaticamente esclusa, altrimenti era piuttosto certo che Momo alla prima occasione avrebbe tentato di usarli per cucinare o per tagliarci le cipolle, visto che non capiva minimamente cosa ci trovasse suo fratello di affascinante in vecchi libri e mobili di legno.
    Dentro al negozio erano solo lui ed un'altra coppia che stava discutendo, a bassa voce, poco vicino alla cassa. Victor era in piedi davanti ad uno scaffale, dal quale aveva appena tirato fuori un libro rilegato in cuoio.
    Gli piaceva l'odore della carta vecchia e consumata. Motivo? Era così punto e basta. Con la mano destra, coperta da un guanto di pelle nera, sollevò la copertina e cominciò a sfogliarne le pagine: non trovandovi scritto niente intuì ben presto che dovesse trattarsi di un taccuino o un diario mai usato.
    Ah, sì, c'era un'altra cosa che gli piaceva: il silenzio. Silenzio che venne bruscamente interrotto dall'aprirsi della porta del negozio e dal conseguente annunciarsi di una voce squillante ed oltremodo fastidiosa. Infastidito, Victor scoccò un'occhiata irritata in direzione dell'ingresso, solo per non rimanere sorpreso. E ti pareva. Solo una ragazza poteva essere capace di fare tutto quel casino. C'era forse bisogno di annunciarsi a quel modo quando persino il proprietario aveva messo una campanella sulla porta per segnalare i visitatori? Evidentemente no, ma eh, non tutti ci arrivavano. Victor chiuse il taccuino e lo ripose sullo scaffale, esattamente dove lo aveva preso, sforzandosi di ignorare quella piccola scheggia di legno che aveva appena scalfito la sua quotidianità. I suoi occhi dorati tornarono a sondare lo scaffale cercando qualcosa da portarsi a casa. Così, tanto per farsi prendere in giro da Momo una volta in più.
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    Edited by Ryuko - 17/7/2020, 17:56
     
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    Era talmente concentrata che neanche si era curata dello sguardo irritata di qualcuno all'interno del negozio, ma aveva notato che non era la sola interessata a quella libreria.
    Stava continuando a consultare il testo con attenzione e delicatezza, ma quando appurò che non era quello che poteva interessarle, ripose con cura il libro da dove lo aveva preso.
    Per le orecchie dell'uomo accanto a sè doveva essere stato un sollievo perchè aveva smesso di parlare, ma allo stesso tempo, non sarebbe durato a lungo: lo sguardo della ragazza si era posato su un libro in particolare, che purtroppo era davvero in alto.
    Non ci sarebbe mai arrivata da sola, decisamente!
    Ci provò comunque, e con tutti i tacchi neanche ci riuscì, una cosa frustrante in effetti: avrebbe dovuto aspettare e chiedere al proprietario, anche perchè non vedeva una scala lì vicino, oppure...avrebbe potuto chiedere all'individuo vicino a sè.
    Era però lo stesso che l'aveva guardata male appena era entrata, forse era un rischio chiedere, ma l'aveva squadrato senza volere, e sembrava abbastanza alto da arrivare allo scaffale che desiderava.
    Provare non costava nulla, e poi...perchè avrebbe dovuto dirle di no?
    Yoko decisamente non aveva la minima idea con chi stava per confrontarsi: avrebbe ricordato quel giorno come quello in cui il destino aveva deciso di giocarle un bruttissimo scherzo.
    Si risistemò gli abiti dopo aver visto chiaramente di non arrivarci, prima di rivolgersi all'altro: be' con la gentilezza di solito si risolveva ogni controversia...
    «Mi scusi...»
    Iniziò, seppur a voce più bassa, ma pensando che non l'aveva sentita, aveva deciso di alzare un po' di più il tono, avvicinandosi anche all'altro.
    «Mi scusi? Salve..ehm...non è che potrebbe aiutarmi?» Aveva chiesto pacatamente, con un leggero sorriso.
    «Vorrei prendere quel libro rilegato in blu, su quello scaffale...ma è troppo alto per me...»
    Spiegò, indicandogli il libro interessato con la mano guantata: se gliel'avesse preso avrebbe potuto consultarlo senza più alcun problema, ma poi ne aveva visto anche un altro lì vicino...ma forse era troppo chiedere per un ulteriore libro, decise che si sarebbe accontentata di un libro...per questa volta.
    «Non è che potrebbe prendermelo...per piacere?»
    Chiese infine, esponendo la sua richiesta: più osservava l'altro, più le sembrava uno di quegli uomini d'affari decisamente poco incline alla conversazione, aveva infatti una strana sensazione al riguardo.
    Cercò di non perdersi in ulteriori pensieri, speranzosa in un aiuto.

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    Victor non era una persona maleducata. Era solo poco accomodante, e la differenza era sostanziale. Ma come non si sarebbe mai permesso di rompere le scatole a qualcuno senza una buona motivazione, si aspettava che anche gli altri facessero altrettanto.
    Riposto il taccuino sullo scaffale della libreria, prese il volume immediatamente a fianco e cominciò a sfogliarne le pagine, cercando quantomeno di tornare al suo status quo di concentrazione precedente. Odiava essere interrotto ed anche se virtualmente a lui non era successo niente, era successo nelle sue vicinanze, e ciò era sufficiente.
    Senza contare poi che la fonte di disturbo si era avvicinata e faceva confusione solo a muoversi. Victor era senza ombra di dubbio egocentrico; suo malgrado, la sua mentalità da soldato, era abituata, volente o nolente, a prestare attenzione a qualsiasi cosa si muovesse attorno a lui: le facce innocue non esistono, anche la persona con l'espressione più innocente sulla faccia della terra poteva portare con sé un pacco di esplosivi e tu dovevi stare all'erta perché se poi moriva qualcuno era colpa tua. Il lupo perdeva sicuramente il pelo, ma non il vizio: Victor quel vizio non se lo sarebbe probabilmente mai tolto, era instillato troppo in profondità ormai. In conclusione, poteva ignorare le cose quanto gli pareva, una parte di lui sarebbe stata all'erta sempre e comunque. Motivo per il quale si sentiva disturbato anche se direttamente non gli era successo niente. Insomma, davanti a sé vedeva solo e sostanzialmente due strade: o se ne andava la fonte di disturbo, o se ne andava lui; gli piaceva credere che la cosa non gli importasse, ma era ovvio che solo l'opzione uno fosse accettabile.
    Il problema fu l'entrata in gioco dell'opzione numero tre: Yoko. Non era sordo ed aveva udito perfettamente il borbottare continuo della giovane che sembrava essersi piazzata lì nei dintorni di proposito, ma in pieno suo stile aveva fatto del suo meglio per non curarsene. Poi lei gli aveva rivolto la parola. A lui, che era del parere che se non puoi fare una cosa da solo non la devi fare e basta, perché giocare a fare la volpe e l'uva aveva ben poco senso. Piuttosto rinuncia e vattene.
    Victor fissò il libro il questione, poi spostò lo sguardo ai piedi della donna, risalendone la fisionomia fino al volto: non vi era lascivia in esso, semplicemente un briciolo di curiosità mista a sufficienza.
    «Ti sembro il proprietario?» replicò, con un tono che aveva dell'ovvio. «Guarda che è roba fragile.» disse, semplicemente usando quello che nel suo vocabolario suonava come un "non è roba per te". Poi volse lo sguardo e tornò a sfogliare il suo libro.
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    Edited by Ryuko - 17/7/2020, 17:56
     
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    A quanto pare la richiesta di aiuto era stata completamente fallimentare, l'altro non sembrava intenzionato a darle una mano, anche se non gli sarebbe costato nulla allungare il braccio. Probabilmente gli pesava farlo, ma la cosa non le piacque comunque.
    Non avrebbe dovuto aspettarsi qualcosa di diverso dal figlio di Dracula.
    Si, aveva deciso di etichettarlo così in quel momento, sopratutto perchè, le era piaciuta ancora meno l'aggiunta che aveva fatto, come se lei non sapesse che fosse roba fragile! Aveva studiato per quelle cose!
    Di sicuro, ne sapeva più di lui, ma non volle entrare nel merito...no ok era più forte di lei.
    «Lo so benissimo che sono fragili, e la ''roba'' è quella di casa propria, non di certo questi libri»
    Era stata pungolata nell'orgoglio, facendola arrivare alla spietata conclusione del ''se volevi una cosa, dovevi fartela da sola, come al solito'', già, perchè a quanto pare la gentilezza non era di casa quel giorno.
    «Ma grazie comunque, vorrà dire che ci penserò da sola»
    commentò, non si sarebbe di certo tirata indietro adesso: inoltre, il proprietario sembrava ancora perso chissà dove nel retro, e non aveva intenzione di aspettare, anche perchè dopo aveva altro da fare.
    Di conseguenza, non avendo una scala a portata, aveva deciso di appoggiarsi ad uno dei ripiani per darsi la spinta sufficiente ad arrivare al famigerato libro.
    C'era quasi.
    Era così vicino.
    ''Ce l'ho fatta!''
    Pensò trionfante quando riuscì ad acciuffare il volume, ma la sfortuna quel giorno sembrava decisa a farle scontare il fatto che fosse contenta per una volta e che stesse andando tutto troppo bene...tanto che per tirare fuori il libro, uno era scivolato, e la traiettoria era proprio il figlio di Dracula!
    ''oh...merda...''
    Fu il primo pensiero che le venne in mente, ma che non pronunciò tornando con i piedi per terra e il suo libro fra le mani: di certo sentiva di aver fatto una figuraccia ma...un po' non poteva dire che se la rideva.
    Un pochettino-ino-ino-ino se lo meritava.
    Infatti doveva cercare di non ridere, nonostante fosse preoccupata comunque se l'altro si fosse fatto male o meno.
    «Ehm...mi scusi...tutto ...bene?»
    Non sapeva esattamente come riformulare la frase, perchè per quanto fosse buona educazione accertarsi che stesse bene, una parte di lei sentiva che tutto quello sarebbe stato solo il preludio di un probabile quarto d'ora poco piacevole.


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    VICTOR KRIEGER
    Le parole della giovane bionda gli entrarono da un orecchio e gli uscirono dall'altro.
    Che gentile, a quanto pareva Barbie aveva un eccellente spirito d'osservazione. Grazie al cielo aveva avuto la premura di fargli notare che quei rettangoli composti da pagine e carta che aveva in mano erano libri!
    Chi l'avrebbe mai detto? Non ci sarebbe mai arrivato senza il suo provvidenziale aiuto!
    Se c'era qualcuno che non sapeva come si maneggiava quella roba, quello non era di certo lui. La maestrina poteva andare a farla altrove. Victor non aveva cortesie da spartire e, per la verità, nemmeno altro. Motivo per il quale, dopo aver sbuffato mentalmente, si limitò ad ignorarla ed a chinare nuovamente lo sguardo sul suo libro. Libro che, tra l'altro, doveva essere un qualche volume di poesie o simile, perché Victor - che a leggere alcuni kanji faceva ancora abbastanza fatica - non ci stava capendo una parola.
    Poi andiamo, quale razza di idiota si sarebbe mai messo ad arrampicarsi su una libreria di un negozio d'antiquariato per raggiungere un libro a cui non arrivav... aspetta, cosa?
    Realizzò con un attimo di ritardo quello che stava succedendo e sollevò il viso appena in tempo per scorgere uno dei volumi affianco a quello desiderato dalla tizia, letteralmente piovere in sua direzione. Fulmineo, Victor tirò indietro la testa, indietreggiando di un passo: tese le braccia in avanti ed acchiappò al volo il libro, ringraziando in silenzio i suoi riflessi per non averlo ancora abbandonato. Il libro cadde a faccia in giù, accartocciandosi con alcune pagine contro le maniche della sua giacca che avevano arrestato la sua caduta libera e Victor si ritrovò a fissare di sbieco l'artefice di quel disastro.
    Si chiuse sull'incide della mano sinistra quello che stava sfogliando, per tenere il segno, ed aprì l'altro, pur senza guardarne il contenuto.
    «Quindi sai che sono fragili.» disse, un velo di scherno nella voce, e cominciò a lisciare le pagine strisciandovi sopra il guanto in pelle nera della mano libera, in modo che non rimanessero spiegazzate. «Immagina se non lo sapevi.» rincarò, senza alleggerire il tono, con il preciso intento di calpestare tutta la sua soddisfazione e cancellarle dalla faccia quell'espressione pseudo divertita. Sì, esatto, il suo mostro interiore stava cominciando ad affacciarsi in superficie e Victor che era un essere che bramava la distruzione in qualsiasi sua forma non stava facendo niente per tenerlo al guinzaglio. Schiacciare ed umiliare le persone lo facevano sentire vivo, ed in quel momento voleva annichilire la psiche di donna di cui nemmeno sapeva il nome.
    Forza. Rispondimi a tono.
    Fammi vedere di che pasta sei fatta.

    Il suo viso s'increspò di un sorriso vagamente provocatorio, mentre qualcosa annebbiava i suoi pensieri: Victor chiuse il volume, allungò il braccio e senza alcuno sforzo ripose il libro dallo scaffale dal quale era caduto.
    Desiderò sul serio che quella provasse a tenergli testa perché gli era appena venuta una gran voglia di litigare ed annientarla. Ah sì, certo che stava bene. Mai stato meglio.
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    Edited by Ryuko - 17/7/2020, 17:55
     
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    Per quanto le bruciasse particolarmente dare ragione a quel tipo sul suo approccio sbagliato, e no, non avrebbe ceduto, non aveva intenzione di abbassare la testa, non l'aveva mai fatto, perchè iniziare ora?
    Il suo sguardo sembrava proprio volerla provocare a rispondere, e più i secondi passavano più ne era certa, e se c'era una cosa tremendamente sbagliata da fare era darle la possibilità di farlo: anche perchè, Yoko non si tirava mai indietro a qualcosa del genere.
    «È stato un incidente» Commentò, a braccia conserte, e non le piacque neanche il fatto che lo aveva rimesso al suo posto, ora come faceva a riprenderlo?? Avrebbe dovuto senza dubbio chiedere al proprietario o una scala, perdendo ancora più tempo, ma alla fine sarebbe stata la soluzione migliore.
    «Se lo avessi fatto di proposito, avrei preso meglio la mira»
    Ah, giusto, certe cose non se le sarebbe tenuta neanche un po', e quel tipo non è che le ispirasse tutta questa simpatia visto come si era precedentemente rifiutato di aiutarla.
    Ricambiò quel leggero sorrisetto, se credeva che avesse trovato qualcuna timorosa...be' aveva fatto male i suoi calcoli.
    «Inoltre non avrei dovuto fare da sola se foste stato un pi' più... gentile» E si, avrebbe detto tutto, non si sarebbe tenuta qualcosa dentro, sopratutto se credeva di avere ragione.
    E poi andiamo...dopo quella risposta....se lo meritava eccome secondo lei.
    Il karma aveva agito in suo favore.

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    Un incidente era qualcosa che succedeva per sbaglio, un errore, non una conseguenza di qualcosa di stupido e volontario.
    Quello era solo essere degli idioti. Ma quella tipa quanto poteva avere? Vent'anni?
    Era ovvio che fosse l'unica scusa alla quale un'incapace come lei potesse aggrapparsi.
    Victor inarcò un sopracciglio, continuando a fissarla con sufficienza. Cosa aveva appena detto? Che avrebbe preso meglio la mira?
    A quanto pareva, o il suo ego femminile era maestosamente alto per aver praticato tiro con l'arco da piccola, o era semplicemente una stupida a cui qualcuno una volta aveva detto che aveva una buona mira per aver fatto canestro nel cestino della scuola con una cartaccia. Doveva farne di esercizio se sperava di prenderlo di sorpresa.
    Non si sprecò manco a risponderle: in realtà non aveva di meglio da fare ed avrebbe potuto ribattere senza problemi, ma l'istinto gli suggerì d'ignorarla. Al momento non gli sembrava niente più che la classica ragazza giapponese un po' sentita perché fissata con le buone maniere e la gentilezza, e Victor voleva farla arrabbiar. Ancora. Di più. Voleva vedere se ne era capace, perché la rabbia non era mai abbastanza, o se se ne sarebbe andata con la coda tra le gambe come facevano tutti di fronte alle difficoltà.
    Abbassò il braccio con il quale aveva riposto il libro e voltò il busto verso di lei, fissando gli suoi occhi dorati e sottili sulla sua figura.
    «Sei tra i piedi.» ghignò, ostentando un viso sinistro, sarcastico e beffardo; come se stesse silenziosamente ridendo di lei schernendola in maniera maliziosa.
    Era un tono imperativo che non ammetteva repliche, una chiara richiesta di togliersi di mezzo perché doveva passare; eppure una parte - seppur inconscia - di Victor credeva d'aver inquadrato appena quella persona: probabilmente non si sarebbe spostata e lui avrebbe avuto una scusa per attaccarla di nuovo. Per il resto, all'interno del negozio non c'era nient'altro che silenzio, karma o meno il proprietario ancora non sembrava volersi far vedere all'orizzonte.
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    Edited by Ryuko - 17/7/2020, 17:55
     
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    Lo sguardo di sufficienza che le diede non le piacque per niente, più ci passava del tempo, più intuiva che non avrebbe portato a nulla di buono continuare quella conversazione, ma di essere messa sotto non gli andava per niente.
    Di ritirarsi dunque, non se ne parlava: non aveva idea di chi aveva di fronte, e più avanti forse avrebbe pensato che il destino aveva un pessimo senso dell'umorismo, ma per il momento credeva che non lo avrebbe mai più rivisto.
    Aveva assottigliato gli occhi, non proprio felice di vedere come aveva riposto nuovamente il libro, tanto valeva darglielo! La stava provocando di proposito? Probabilmente.
    «Allora gira i tacchi, il negozio è grande abbastanza»
    Aveva risposto a braccia conserte, ma con calma e pacatezza, anzi forse sembrava pure gentile se non fosse che le sue parole cozzavano con il suo tono; che fargli spazio e chinando pure la testa non se ne parlava: con chi credeva di avere a che fare?
    Forse era un po' irresponsabile, dopotutto non sapeva chi aveva di fronte, ma non era nella sua natura essere così docile e accondiscendente come avrebbero desiderato i suoi...in questo senso suo padre aveva sempre ripetuto che era stata una disgrazia, che avrebbe voluto una figlia dal carattere più docile, anche se lei pensa intendesse ''manipolabile'', ma se l'era tenuto per sè.
    Doveva proprio passare di lì? Dove c'era lei?
    Era ovvio che lo stesse facendo di proposito, e probabilmente ci era cascata con tutte le scarpe, perchè sembrava troppo bello che potesse finire così facilmente tutto quello...


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    Ovviamente lo stava facendo di proposito. Victor non era abituato a sentirsi dire di no, e non tollerava che gli venisse detto. Ed il fatto che stesse "facendo storie" perché Yoko non si spostava dopo che lui le aveva detto di farlo la diceva lunga sul suo carattere.
    C'era una cosa grande quando il negozio e forse anche di più, ed era il suo ego. A dire il vero, si era anche scordato di quel libro, talmente era concentrato su sé stesso e sul voler schiacciare quella ridicola personalità che osava contrastarlo.
    Il ghigno sul suo volto si accentuò appena. Eh, aveva indovinato. Barbie si era davvero piantata lì, come se avesse potuto fermarlo dal fare quello che voleva. Victor non se lo fece ripetere due volte.
    «Togliti, ho detto.» ringhiò, afferrò Yoko per la spalla sinistra, serrandovi attorno la sua mano dominante con forza, abbastanza da farle capire che avrebbe potuto farle molto male se solo avesse voluto, e tentò di scostarla bruscamente di peso, tirandola verso destra.
    Se quella avesse perso l'equilibrio o avesse picchiato contro qualche mobile non erano fatti suoi, il suo unico obiettivo al momento era andare verso la cassa, pagare il suo di libri ed andarsene da lì: Kaede lo avrebbe perdonato se fosse tornato in anticipo.
    Qualcosa però, si frappose fra lui ed il suo traguardo. Spintonando la bionda, qualcosa rimase impigliato nel suo cappotto e Victor, preso dalla foga e dalla rabbia, non fece altro che strattonare più forte, fino a quando le sue orecchie non captarono lo sgradevole rumore di uno strappo.
    Si scostò immediatamente ed il suo sguardo corse d'istinto al proprio capotto: era roba firmata quella, costava quasi un occhio della testa, se glielo aveva rovinato...
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    Edited by Ryuko - 17/7/2020, 17:55
     
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    Il figlio di Dracula sembrava decisamente convinto che sarebbe riuscito a spostarla facendo il gradasso, ma quello che non si sarebbe aspettata era il fatto stesso che l'aveva realmente afferrata per spostarla: già dalla stretta avrebbe dovuto capire che era abbastanza forte da non metterci molto nel riuscirci, ma istintivamente aveva impuntato i piedi e nel cercare di togliere la mano dalla sua spalla successe l'inevitabile.
    Il suo nuovo braccialetto era rimasto infatti impigliato nel cappotto dell'altro.
    «Mollami subito! E stai...» stava per dire ''attento'', ma l'altro aveva ben pensato di strattonare più forte e anche lei senti lo strappo ma non solo...anche di qualcosa cadere a terra con un tintinnio inconfondibile.
    Il suo polso fu di nuovo libero ma a caro prezzo, in tutti i sensi: il suo nuovo bracciale era spezzato e a terra, dire che le stava salendo il sangue al cervello tutto di un colpo era un eufemismo.
    «Il mio bracciale! Guarda che hai combinato!»
    Le parole gli uscirono senza neanche pensarci, e sopratutto per niente felici dalle sue labbra: aveva una vaga idea di quanto costasse?
    Ora si che era arrabbiata, ma a quanto pare non sembrava l'unica con un problema del genere, ma quasi quasi sarebbe stata contenta se il cappotto si fosse strappato, la punizione perfetta per averla scostata in modo così rude e averle anche rotto il suo regalo!
    «Un elefante avrebbe fatto meno danni»
    Aggiunse bruscamente, e se prima era l'altro ad avere uno sguardo ostile nei suoi confronti, ora era Yoko che lo mostrava senza nessuna remora.
    Nel frattempo ne aveva approfittato nel cercare di prendere tutti i pezzi del bracciale che ora erano tristemente sul pavimento, anche se temeva che qualcuno si sarebbe perso, e sopratutto non avrebbe potuto recuperarlo, ed era un vero peccato, le piaceva così tanto quel bracciale!
    Dire che le bruciava era poco, e avevano fatto scattare il suo umore, decisamente in irritato all'ennesima potenza, e non era sicura che fosse una buona cosa...
    Si rialzò guardandolo con uno sguardo assottigliato, pronta per litigare, perchè si, ora ne aveva decisamente voglia e sarebbe stato l'unico modo per sfogarsi da quel brutto colpo.

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    Tutto quel casino per un fottuto braccialetto.
    Victor non si era accorto di averlo rotto fino a quando non aveva visto la bionda chinarsi sul pavimento a raccoglierne i resti. E l'unica cosa che aveva razionalmente pensato era che quello fosse il posto in cui doveva stare: il pavimento.
    Una persona normale e civile si sarebbe con ogni probabilità scusata, si sarebbe offerta di ripagare o provare a riparare il braccialetto, oppure avrebbe interpretato il tutto come un bizzarro "segnale" della sorte ed avrebbe tentato d'invitare l'altra per un caffè per far svanire i sensi di colpa.
    Purtroppo per Yoko però, Victor non provava sensi di colpa. Non li aveva mai provati per aver ammazzato la gente, sicuramente non avrebbe cominciato adesso per aver rotto un braccialetto. C'erano delle priorità.
    Al momento la sua era andarsene da quel posto prima che quella tipa cominciasse ad urlare come un'ossessa o qualcosa di simile. Lui era già abbastanza contento di avergli rovinato la mattinata, visto che secondo il suo distorto punto di vista era l'unico modo in cui le persone "difficili" possono imparare a stare al loro posto.
    La sua irritazione, per Victor, era musica. Più la sentiva agitarsi più pensava che voleva peggiorare le cose.
    Trattenersi, era impossibile.
    «Hai ragione. Infatti non so cosa ci fai qui.» disse lapidario, rigirandole la sua stessa frase.
    Se Yoko pensava di averlo offeso per avergli dato dell'elefante, si sbagliava di grosso. Era probabile che nemmeno ne avesse mai visto uno dal vivo e che avesse basato tutto sulla concezione, errata, che l'elefante fosse un animale goffo e violento.
    E Victor non era proprio tipo da offendersi se qualcuno gli usava contro tali paragoni, anzi: era difficile che si offendesse in generale, tanto lo sapeva da solo di non appartenere alla categoria degli esseri umani migliori del mondo.
    Quanto a Barbie, non sapeva se si sarebbe offesa o meno, ma di solito le donne erano piuttosto sensibili sulla questione, soprattutto se ci si metteva l'argomento "peso" di mezzo. Inoltre, sapeva bene che se una persona usa una parola per offendere un'altra persona è perché, anche inconsciamente, la considera degradante nella propria testa, ed anche se a lui l'appellativo di Yoko non aveva fatto né caldo né freddo... beh, poteva nutrire dubbi sul contrario.
    Dopotutto, offendere le persone era uno dei suoi hobby preferiti. Comunque, quello, per lui, era anche chiudere il discorso. Motivo per il quale avrebbe riposto anche il suo di libri - gli era passata voglia di comprarlo, tanto era in giapponese, non ci capiva un cazzo e lo avrebbe preso solo per aumentare il suo ego da collezionista - avrebbe sorpassato la donna e, se non fosse stato fermato, si sarebbe diretto verso l'uscita del negozio, sotto lo sguardo allibito dell'altra povera coppia all'interno del negozio che era rimasta a fissare la scena neanche fossero sotto shock.
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    «Molto maturo devo dire...ma non credevo avessi cinque anni»
    L'aveva guardato con un sopracciglio alzato e le braccia conserte: davvero credeva di colpire su qualcosa come il peso?
    Certo non le aveva fatto piacere, ma allo stesso tempo sapeva di non doversi vergognare di sè, era consapevole di essere una bella ragazza, e non si sarebbe fatta intaccare l'autostima da uno sconosciuto cafone.
    Le bruciava ancora di più il fatto che il suo bracciale fosse a pezzi oramai, non voleva neanche comprarne un altro, per lei ogni pezzo era speciale... probabilmente lo avrebbe conservato da una parte nella speranza di poterlo un giorno rimettere insieme.
    «Ma vista la tua intelligenza forse è vero»
    Ecco, gli aveva praticamente dell'immaturo, anche se le sarebbe piaciuto dire molto peggio, ma non le era stata data un'ulteriore possibilità, perchè il figlio di Dracula l'aveva sorpassata, probabilmente con l'intento di uscire.
    «Idiota»
    Sbuffò, quello proprio non era riuscito a trattenerlo, idiota e scontroso, immaturo...e chissà che altro! Non ci teneva a scoprirlo, grazie al cielo sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe visto, non osava immaginare chi ci aveva a che fare tutti i giorni...probabilmente sarebbe arrivata a massacrarlo piuttosto che farsi trattare sempre così, chi avrebbe mai potuto sopportare tutto quello?
    Se solo avesse saputo.
    Se solo avesse potuto immaginare.
    Peccato che non credeva che il destino fosse così crudele, credeva di avere ancora una qualche possibilità di poterlo cambiare e decidere da sola cosa fare della sua vita...peccato che il peggio doveva ancora arrivare, e ne era completamente ignara.
    Ora aveva anche lei voglia di andarsene, sentiva gli sguardi della coppia allibita addosso, e non le piacevano: aveva fatto una figuraccia di certo, ma pensava che non fosse colpa sua, forse doveva semplicemente andarsene alla velocità della luce, ma a testa alta e sopratutto non insieme a quell'elemento.
    Era altrimenti un po' come dargliela vinta, e non era quella la sua intenzione! Non lo avrebbe fermato, per quanto avesse iniziato a maturare in pochissimi minuti l'istinto di dargli un pugno, ma no, doveva essere superiore...alle volte però era davvero difficile quando si aveva a che fare con certi elementi.
    Guardò per qualche istante i pezzi di quel bracciale, quella giornata di certo non se la sarebbe dimenticata, sebbene non per ciò che avrebbe voluto lei.


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