I just hope that it's not gonna end in drama

[CONCLUSA] Alexandre De Lacroix & Lazar Khabarov | 14/03/2020, 19:30 | Pioggia, 12°

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar

    Lazar Stefanović Khabarov
    Universitario & Tirocinante
    21 Y/O

    Dall’auricolare appoggiato sul tavolo si diffondevano le note di una canzone lenta, in una lingua pressoché assente nella cultura musicale di Lazar: il coreano. Nelle valanghe di k-pop con cui Irina lo tormentava almeno una volta ogni tre giorni, era finalmente riuscito a trovarne una che ascoltava volentieri.
    Al momento però, per quanto la caffetteria fosse rumorosa e ascoltare solo da un orecchio non fosse proprio il massimo, non poteva permettersi di indossare entrambe le cuffie. Era nel pieno della sua modalità multitasking: gli occhi chini sui libri di storia dei materiali sparpagliati sul tavolo, la mente focalizzata in parte sullo studio e in parte sull’ambiente circostante. I clienti, prevalentemente della sua stessa età, andavano e venivano approfittando dei tavoli liberi finché l’intensità della pioggia non diminuiva; alle sue spalle, una coppia di studentesse starnazzava da oltre venti minuti sulla serie del momento, con protagonista un certo Izumi Kaoru.
    Alla fine aveva deciso di invitare Alexandre allo Starbucks di Udagawa. Scelta quasi scontata per un adolescente, con però un piccolo incentivo strategico - si parla pur sempre di Lazar Khabarov al suo secondo anno in Giappone, la paranoia era ormai di casa nella sua testolina russa. A differenza di un alternativo McDonald o negozio di cibo giapponese, da Starbucks si poteva occupare anche per ore un tavolo ordinando un semplice caffè; nessuno l’avrebbe guardato male se non prendeva niente da mettere sotto i denti, e questo era grandioso per un ghoul.
    Al limite avrebbe usato come scusa di essersi convertito al veganesimo e campare solo di foglie e radici. Ah no, i vegani non mangiano neanche le radici, giusto.
    Scoccò uno sguardo alla spia luminosa dello smartphone: non si sarebbe affatto sorpreso se Alexandre gli avesse scritto per rimandare l’incontro, considerata la pioggia insistente che da una settimana anacquava Tokyo. Persino lui, che solitamente arrivava con maniacale puntualità agli appuntamenti, si era recato allo Starbucks con un’ora di anticipo - approfittandone per studiare, sì, ma anche per essere certo di non avere problemi coi mezzi pubblici.
    Lazar era quel tipo di persona che piuttosto di arrivare in ritardo preferiva arrivare con largo anticipo.
    E comunque sarebbe dovuto rincasare presto: quella sera gli Yuurei avevano un appuntamento con Junichi Minami.
    Appoggiò con cura la stilografica sul blocco note e, dopo aver scoccato un’occhiata oltre il vetro rigato dai residui di pioggia, prese un altro sorso di caffè. Non voleva pensarci. C’erano cose inerenti Echo a cui Lazar faceva volentieri a meno di pensare, così come c’erano cose inerenti Lazar a cui Echo faceva volentieri a meno di pensare. Ovviamente i disturbi dissociativi non c’entravano niente, sapersi districare tra i vari ambiti della propria vita era normale per un ghoul.
    L’orologio da polso gli confermò che teoricamente Alexandre sarebbe dovuto arrivare a breve, se era fortunato prima che ricominciasse a piovere - a differenza di lui, che sotto l’acquazzone si era bagnato i capelli e addirittura il colletto della camicia.
    Che sfiga.
    -------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."

    If I could bleed I'd show you all my scars and imperfections

    Ghoul
    Rinkaku
    Rank B
    Echo



    Edited by Yukari - 6/9/2020, 14:59
     
    Top
    .
  2.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    ALEXANDRE "ROMAIN" DE LACROIX
    RICERCATORE CCG
    27 Y/O

    WA9De8A
    Alexandre si sentiva i muscoli a pezzi. Tornare in piscina dopo più di tre settimane di inattività lo aveva lasciato tutto indolenzito, ma almeno lo aveva fatto senza pensieri.
    Le sue preoccupazioni recenti avevano riguardato null'altro che coprire i lividi che si era procurato quella fatidica sera in cui era stato attaccato dal ghoul ed evitare qualsiasi domanda su di essi, motivo per il quale il nuoto era stato bannato quasi totalmente dalla sua vita per quel periodo che quei marchi avevano impiegato a guarire.
    "Guarire", poi. Guarire era una parola grossa, diciamo che si vedevano un po' meno, meno abbastanza da non essere fissato da tutto lo squadrone di pallanuoto che si allenava nell'altra metà della piscina dove non stavano lui ed i suoi compagni.
    Ed essere fissati dalle squadre di pallanuoto metteva molto in soggezione. Soprattutto ad uno come Alexandre, che accanto ad uno di quegli armadi rischiava di sembrare un gattino di fianco ad un bulldog. Era una convivenza pacifica (anche perché ce ne voleva a litigare quando l'unica cosa che avevi da contenderti era una piscina olimpica da 50 metri), ma tra le due fazioni non correva buon sangue, e ad Alexandre di mostrarsi ammaccato come una mela caduta dall'albero non era proprio venuta voglia. Che poi non che lui avesse qualcosa da spartire sul lato fisico, era allenato abbastanza da non sembrare un grissino, erano solo quelli della pallanuoto che erano fuori scala.
    E quindi Alexandre aveva dovuto - e voluto - aspettare che sparissero per la maggior parte, principalmente per evitare di far preoccupare Chinatsu.
    E non c'era che dire, ci era riuscito a regola d'art– come no, ma chi vogliamo prendere in giro.
    Ovvio che non c'era riuscito. Chinatsu era quel tipo di persona che si accorgeva se aveva un ciglio fuori posto, ed in qualche modo - alla fine - era riuscita a far scogliere la lingua al suo migliore amico, facendolo persino pentire di non avergliene parlato subito, perché dopo si era sentito... meglio. Chinatsu aveva pure capito perché avesse scelto di non denunciare l'aggressione.
    Ad ogni modo, i suoi muscoli stavano protestando da quella mattina: era sabato e lui aveva fatto la gran genialata di tornare a nuoto venerdì sera, tanto non è che avesse di meglio da fare. Insomma, adesso era stanchissimo. Così stanco che per un po' aveva addirittura ponderato di rimandare quello strano appuntamento.
    Già, quell'appuntamento. No, che poi era meglio mettere le cosa in chiaro subito: non era un appuntamento, lui tendeva sempre a fantasticare un briciolo di troppo, è che era successo tutto così all'improvviso che ancora doveva schiarirsi le idee.
    Le strade di Shibuya pullulavano di gente, pioveva, e sotto al suo ombrello Alexandre stava un po' maledicendo i santi per non essersi messo l'impermeabile, ma il suo cappotto di camoscio marroncino.
    Poveri santi poi, che non avevano nessuna colpa. Ma che ne sapevi quando uscivi di casa in fretta la mattina di che tempo avrebbe fatto il pomeriggio, bah. Alexandre era uscito dal lavoro da circa mezz'ora, aveva dovuto recuperare le ore perse svariate settimane prima, ed ora si stava dirigendo verso... Starbucks. A Shibuya. Dove, uhm, sì, probabilmente lo stava aspettando Lazar. Il famoso ragazzo della metro, quello che aveva incontrato qualche giorno prima totalmente per caso e che aveva "aiutato" a prendere la sua stessa corsa.
    Non avrebbe saputo spiegare come, ma erano finiti a parlare di gatti e fra una cosa e l'altra il giovane dai capelli blu aveva insistito per offrirgli un caffè e... beh, ora erano lì.
    Alexandre era ovviamente in ritardo, di dieci minuti buoni per giunta e si detestava per questo. Motivo per il quale quando chiuse l'ombrello - scrollandolo dall'acqua piovana che nel frattempo aveva ripreso a venire giù a catinelle - e sospinse la porta del locale il suo unico pensiero fu quello di cominciare a pensare ad in che modo potesse scusarsi. Sempre ammesso che Lazar non fosse andato via, ipotesi che riteneva molto probabile.
    Una volta messo piede all'interno dell'edificio, Alex trovò ad accoglierlo un piacevole calore, quel tipico tepore che ti costringe a togliere gli occhiali per averteli fatti appannare a causa della differenza di temperatura. Probabilmente tra non molto la sua carnagione avrebbe cominciato ad assumere tutte le sfumature di rosso possibili, ma tanto alla fine ci era abituato. Sì guardò intorno e quando scorse la capigliatura azzurra del giovane si sentì il cuore più leggero: per fortuna aveva fatto in tempo. Se Lazar lo avesse guardato, Alexandre avrebbe sollevato una mano in segno di saluto, prima di mettersi in fila alla cassa ed ordinare uno di quegli stani frappè con le fragole che facevano solo lì.
    Lo avrebbe raggiunto al tavolo solo una volta effettuato l'ordine. «Scusa il ritardo, c'era... traffico.» avrebbe mormorato, a metà fra l'indeciso sul da farsi ed il mortificato.

    « Time should've taught me the lesson,
    Went lookin' for a sign, but instead I got a message. »

    HUMAN
    POST: 01
    B-Social


    Edited by Ryuko - 10/8/2020, 18:26
     
    Top
    .
  3.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar

    Lazar Stefanović Khabarov
    Universitario & Tirocinante
    21 Y/O

    Uno, due, cinque, otto minuti di ritardo; le lancette correvano sul quadrante e di Alexandre neanche l’ombra. Allo scoccare dei dieci minuti Lazar ricontrollò lo smartphone: ancora niente notifiche, il che poteva essere al contempo positivo e negativo. Per quanto fosse un maniaco della puntualità, aveva il buon senso di non imporre agli altri la sua abitudine di non dedicare un minuto di troppo né uno di meno agli impegni. Sperava solo di non essere stato sfacciatamente scaricato senza uno straccio di avviso, altrimenti sarebbe davvero tornato a finire il lavoro di Echo.
    “Beh, basta non si sia fatto mangiare da un altro.”
    In fin dei conti gli bastava poco, tipo che la sua cena non venisse contaminata dalle mani lorde di un altro ghoul.
    Perché sì, Lazar ci provava ancora a convincersi di non star infrangendo il codice etico dei cacciatori. Smetto quando voglio di vederlo come una persona e non come un delizioso banchetto ambulante completo di dessert. Lui, proprio quel Lazar Khabarov che affermava di voler fare quante più esperienze possibili nella vita, adesso tentennava chiedendosi se negli ultimi tempi avesse preso una singola decisione decente - non per forza buona, buona era una parola grossa, ma almeno decente.
    Di quel passo avrebbe incasinato anche un normalissimo incontro con Minami...
    La porta si aprì per l’ennesima volta, lasciando entrare una folata invernale che raggelò la caffetteria. Se lui la trovò gradevole, le due ragazze alle sue spalle invece borbottarono qualcosa su quanto avrebbero voluto far fuori ogni cliente che entrava o usciva, salvo poi interrompersi per commentare il bell’aspetto gaijin del nuovo avventore: quello fu il momento in cui Lazar ebbe la certezza che Alexandre avesse finalmente portato la chioma folta effetto bagnato a casa.
    “Ce ne hai messo di tempo, mon chaton.”
    Alexandre non si sarebbe liberato di quel soprannome imbarazzante per un bel po’.
    Si voltò, riconoscendo di fianco alla porta proprio il bel pezzo d’arte francese che gli faceva sempre brontolare lo stomaco. E dire che Lazar poteva vantare un autocontrollo assolutamente degno di nota, forgiato da anni di allenamenti a cacciare come un professionista e mettere a bada i morsi della fame a suon di innocenti animaletti dal sapore disgustoso. La sua infanzia non era proprio uscita da un libro di fiabe, ecco.
    Alexandre lo salutò e Lazar, sorridendo senza alcuna esitazione, ricambiò sollevando appena la mano. Mentre il rosso ordinava qualcosa, lui si premurò di sgomberare il tavolo da libri e quaderni, non sarebbe stato carino fargli trovare quel disord-
    “Hai visto?”
    “Cosa?”
    “Ha salutato il tizio seduto lì. Te l’avevo detto.”
    “Non è possibile che i più belli siano sempre gay!”
    Se Lazar evitò di prorompere in una risata spontanea fu solo merito del suo famoso autocontrollo degno di nota. Niente però gli impedì di girarsi verso le due ragazze, che evidentemente non si erano accorte di aver alzato un po’ troppo la voce.
    «E invece sono quasi sempre falsi etero, credetemi. Per rimorchiarli serve una vita, ma danno grandi soddisfazioni.»
    E giusto per mettere un po’ di più in imbarazzo, accompagnò la sua perla di saggezza con un occhiolino, giusto in tempo perché Alexandre completasse l’ordine e lo raggiungesse. La malizia che aveva colorato il suo volto fino a un momento prima di dissolse, lasciando spazio ad un sorriso cordiale mentre con la mano sinistra lo invitava a sedersi.
    «L’importante è che tu sia arrivato, cominciavo a preoccuparmi fosse accaduto qualcosa.»
    Mentre parlava ripose penna ed evidenziatore nella tasca interna della tracolla dell’istituto Serizawa, la stessa di quella mattina sul treno.
    -------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."

    If I could bleed I'd show you all my scars and imperfections

    Ghoul
    Rinkaku
    Rank B
    Echo



    Edited by Yukari - 6/9/2020, 14:59
     
    Top
    .
  4.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    ALEXANDRE "ROMAIN" DE LACROIX
    RICERCATORE CCG
    27 Y/O

    WA9De8A
    Era una fortuna che Alexandre non potesse leggere i pensieri di Lazar perché, essendo - per ironia della sorte - francese, aveva i suoi buoni motivi per conoscere un nomignolo come quello e no, non gli avrebbe fatto per nulla piacere sentirselo affibbiare da uno pseudo-stalker che non sapeva di avere.
    Era anche una fortuna che la fila alla cassa gli avesse impedito di raggiungere immediatamente la postazione dello studente e che quindi avesse accuratamente, per così dire, evitato di udire le frasi che il russo aveva rivolto alle due ragazze sedute dietro di lui, altrimenti sarebbe diventato più rosso di quanto non fosse già di suo, e non solo per il colore dei capelli.
    Scorgendo il gruppetto da lontano, infatti, uno dei suoi primi pensieri era stato che si conoscessero. Forse erano sue amiche dall'università? Gli era parso di vedere il ragazzo metter via dei libri, dopotutto. O forse Lazar era davvero in grado di parlare anche con i sassi come aveva ipotizzato dopo il loro incontro in metro ed averlo sentito per telefono? In tal caso non avrebbe saputo dire se sarebbe stato più stupito dalla scoperta che i sassi potessero parlare o dal fatto che Lazar sarebbe stato in grado di farli parlare. Fortunatamente era tutto in periodo ipotetico.
    Era un ragazzo strano, ma - messo quello da parte - Alexandre era certo di poter affermare che fosse anche indubbiamente un tipo socievole. Abbastanza socievole da averlo fatto finire in una situazione del genere. Una di quelle persone a cui lui era allergico per natura, insomma.
    «Le conosci?» mormorò a bassa voce, una volta raggiunto il tavolo dove Lazar lo stava aspettando e sistemandosi a sedere di fronte al giovane e ricambiando appena il sorriso. Gli era difficile credere che tutta quella gentilezza fosse naturale e genuina, ma per il momento voleva fidarsi.
    «Stavi studiando con loro e ti ho interrotto?» ipotizzò, lanciando un'occhiata curiosa, ma pur sempre discreta, alle due. Se non ricordava male il ragazzo avrebbe dovuto frequentare un istituto di moda, per cui non la vedeva improbabile come situazione. Alexandre aveva finito di frequentare l'università studiando quasi completamente per conto suo, ma mica tutti erano delle cozze. E poi al liceo aveva amato studiare in compagnia.
    L'unico dubbio che gli sorgeva spontaneo era... cosa cavolo si studiava ad un'indirizzo del genere? Anche Chinatsu faceva una cosa simile, ma lui era un uomo di scienza e quando la ragazza gliene parlava i suoi occhi si facevano vitrei ed interessati esattamente quanto quelli della ragazza quando ascoltava lui parlare di matematica e reazioni chimiche.
    Alexandre si tolse il cappotto, per appoggiarlo sullo schienale della sedia: non aveva più il camice o i guanti, ma era comunque vestito in tenuta da lavoro abbastanza formale, con una camicia bianca e dei pantaloni beige attillati. Fuori dal locale aveva ripreso a piovere a dirotto e non voleva tenersi il cappotto umido addosso, visto e considerato che avrebbe probabilmente fatto la doccia anche tornando a casa.
    «Comunque... sei sicuro che sia il caso di andare a visitare i gatti? Insomma, con tutta questa pioggia...» osservò, scrutando il tempo fuori dal vetro della caffetteria. Non prometteva bene, ed in più era già abbastanza tardi, Alexandre preferiva sempre mettere le mani avanti ed offrire alternative perché non gli piaceva che le persone si sentissero obbligate a fare qualcosa per lui, anche se glielo avevano "promesso". Il più delle volte non ci riusciva, ma era un altro discorso. «Forse sarebbe meglio andarci un'altra volt--frena. stop. che stai dicendo.c-cioè... n-non che io ti s-stia chiedendo di vederci un'altra volta, insomma, voglio dire...» Alexandre aveva pronunciato la prima frase quasi sovrappensiero, mentre scrutava la strada al di là del vetro, e quando si era reso conto di dove sembrasse andare a parare la conversazione era ovviamente caduto nel suo panico da asociale che non sapeva interagire con le persone al di fuori di un ambiente professionale come quello del suo lavoro, tornando a guardare Lazar come un cucciolo smarrito. Era piuttosto sicuro che Lazar non lo avrebbe voluto come amico dopo aver capito sul serio che tipo di persona fosse, e poi suonava decisamente male. Nemmeno gli stesse chiedendo un appuntamento. Ed Alexandre sapeva benissimo che non tutti avessero i suoi... gusti, però a lui piacevano gli uomini e nella sua testa il dubbio di essere fraintendibile germogliava in automatico. Ed ora i suoi occhi chiedevano disperatamente che Lazar salvasse, in qualche modo, la conversazione.

    « Time should've taught me the lesson,
    Went lookin' for a sign, but instead I got a message. »

    HUMAN
    POST: 02
    B-Social


    Edited by Ryuko - 10/8/2020, 18:26
     
    Top
    .
  5.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar

    Lazar Stefanović Khabarov
    Universitario & Tirocinante
    21 Y/O

    Secondi fini o meno, la gentilezza nasceva spontanea in Lazar nella maggior parte delle occasioni. Naturalmente anche lui aveva momenti in cui avrebbe ruggito o sbranato qualcuno (e non per nutrirsi), ma si trattava di occasioni per lo più rare e con solide motivazioni alla base. Insomma, se non aveva morso Kohaku per averlo spietatamente illuso o Neko per come si era fatto fregare da Xiao, mettendo in serio pericolo tutti i membri del team di ricognizione, poteva essere civile con chiunque. Di certo poteva con Alexandre, del quale considerava la presenza assai meno scontata di quanto lasciasse trasparire.
    Cioè, era venuto per davvero nonostante il tempaccio: no joke! Ma quindi ci teneva a vederlo? Oppure era semplicemente il tipo che rispetta la parola data anche a costo di rimetterci un paio di pantaloni? Per la pioggia, ovviamente. Suonava così male.
    Senza saperlo, Alexandre aveva guadagnato punti simpatia già solo presentandosi.
    Lazar era conscio di quanto inusuale fosse per una persona timida una situazione del genere: due quasi sconosciuti si ritrovano a uno Starbucks dopo un brevissimo incontro in metropolitana e un paio di giorni di chat. Tra gay accadeva regolarmente. Ma non era quello il caso. Anche perché la prossima fermata era il vicolo abitato dalla sua colonia di gatti, non un appartamento o una camera di hotel; ah, se solo fossero stati più in confidenza non si sarebbe trattenuto dallo scherzarci su! O forse sì. Alexandre era così palesemente timido che un po’, ma proprio pochissimo, gli dispiaceva metterlo in imbarazzo.
    «Hет. Non le conosco, stavamo solo scambiando due parole.» rispose a cuor leggero, senza rendersi conto di usare un po’ troppo di frequente il russo come intercalare.
    Non le conosceva e non aveva in programma di conoscerle, almeno quel giorno: per il momento la sua attenzione era ripartita tra gli oggetti da riporre nella tracolla e Alexandre. Non intendeva compiere gli stessi errori dell’ultima volta. Voleva metterlo a suo agio, sperava di metterlo a suo agio, nonostante il carattere esagitato ed estroverso che si ritrovava.
    Gli lasciò dunque tutto il tempo di prendere posto e togliersi il cappotto, non senza squadrarlo in silenzio per decretare che per la seconda volta aveva passato l’esame di buon gusto. Che bravo! Era sempre un piacere vedere qualcuno vestito decentemente. Alexandre era un tipo sofisticato ed elegante e con quel bel corpo slanciato, che senza cappotto poteva ammirare molto meglio, sarebbe stato sicuramente un ottimo modello. O un ottimo involtino.
    Forse però non era una buona idea quella di lasciargli le redini della conversazione: a tempo da record riuscì ad intavolare un fraintendimento in una maniera tanto ridicola da strappare una risatina al russo. Incredibile come una persona tanto sagace via chat potesse rivelarsi introversa dal vivo. Era proprio il caso che le redini tornassero tra le mani di Lazar.
    Con una mano sotto il mento, gli occhi assottigliati e gli angoli della bocca arcuati in un sorriso sardonico, Lazar intercettò il suo sguardo teso non appena lo distolse dal vetro, ricambiando con invidiabile savoir-faire.
    «Quindi mi stai dicendo che non dovremmo vederci un’altra volta?»
    Il suo tentativo di non mettere a disagio Alexandre era durato 0,5 secondi. Prima però che la situazione degenerasse e il francese optasse per una fuga rapida, si affrettò a smorzare i toni e tornare all’espressione serafica di poco prima.
    «Tranquillo, ho capito cosa volevi dire. Non sei tenuto ad accompagnarmi se non ti va, a dirla tutta mi aspettavo mi dessi buca.» per dargli tregua, stavolta fu lui ad interrompere il contatto visivo e guardare oltre il vetro. «Il fatto è che credo quei gatti abbiano solo me. Ne ho già perso uno durante un temporale, perciò a maggior ragione nelle brutte giornate ci tengo ad assicurarmi che stiano tutti bene. Vorrei trovare una famiglia per ciascuno di loro, ma non ho avuto molta fortuna finora...»
    -------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."

    If I could bleed I'd show you all my scars and imperfections

    Ghoul
    Rinkaku
    Rank B
    Echo



    Edited by Yukari - 6/9/2020, 14:59
     
    Top
    .
  6.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    ALEXANDRE "ROMAIN" DE LACROIX
    RICERCATORE CCG
    27 Y/O

    WA9De8A
    Sì, Alexandre era esattamente quel tipo di persona che pur di rispettare una promessa si sarebbe fatto in quattro; motivo principale per cui continuava, nonostante tutto, a lavorare alla CCG probabilmente.
    Ad ogni modo, alla conferma che Lazar non conoscesse le due ragazze, scrollò le spalle, più attirato dal suo intercalare russo che altro. Lo interpretò come un "No" e sorrise appena. Da un certo punto di vista poteva capirlo, anche lui per imparare a non mischiare Giappone e Francese ce ne aveva messo di tempo e non era sicuro di quanti anni avesse l'universitario, ma sembrava più o meno avere la sua quando era approdato nella terra del Sol Levante. Certo, nel suo caso la convivenza con sua madre - che aveva smesso di usare il francese dopo il divorzio - aveva indubbiamente aiutato, e ormai gli rimaneva solo quello strano accento morbido e la tendenza ad usare più parole inglesi del dovuto. Non lo avresti mai scambiato per un madrelingua, ma per un "mezzosangue" forse sì.
    Comunque non è che Alexandre fosse la fiera del disagio, ci partecipava solo e ogni tanto rimaneva bloccato sulle giostre: sapeva intavolarla una conversazione decente in realtà, doveva solo prendere confidenza. Inoltre se Lazar avesse saputo che nel privato Alexandre si vestiva con la prima cosa che gli capitava a tiro e che aveva una lunga sfilza di camice a fantasia hawaiana appese nell'armadio - che la maggior parte delle volte non abbottonava nemmeno quando doveva tenerle in casa - ci avrebbe pensato due volte a fargli passare l'esame di buon gusto. Erano i problemi di chi nel profondo aveva qualche tendenza nerd, ma a volte certe cose è meglio non scoprirle (o quantomeno scoprirle tardi).
    Scivolato da solo nelle sabbie mobili dell'imbarazzo, le parole dell'altro ragazzo, per quanto semplici e basilari, gli fornirono un appiglio non indifferente: scostato lo sguardo dal vetro, Alexandre incrociò per un secondo gli occhi cerulei di Lazar e come si accorse di essere fissato diresse i propri verso la superficie lignea del tavolo, che si era improvvisamente fatta interessantissima.
    «Oh, no, non è questo. Solo che, insomma, voglio dire...» biascicò, indeciso.
    "Sono una persona noiosa."
    Gliel'aveva già detto in chat e l'altro aveva ribattuto.
    "Non voglio legarmi alle persone."
    La verità era quella e lo sapeva bene, ma c'era il problema di non aver voglia di spiegarsi ulteriormente e quindi non poteva dirlo.
    Fortunatamente a salvarlo dall'indecisione del non saper cosa dire, ci pensò una delle cameriere di Starbucks, comparendo all'improvviso al lato della loro postazione con un sorriso smagliante e porgendogli il suo frappè alla fragola.
    «Ah-! Grazie. — esordì Alexandre, leggermente colto in contropiede dalla rapidità con il quale glielo avevano portato, ma si voltò in direzione della ragazza e ricambiò comunque il sorriso, per poi guardarla allontanarsi e spostare lo sguardo smeraldino sul bicchiere. Grazie al cielo, sia quello che la cannuccia erano di cartone riciclabile. Ci teneva alla vita delle tartarughe. Alexandre si rigirò il bicchiere tra le mani, ma non fece in tempo a scorgere la scritta con il pennarello che si lasciò sfuggire un sospiro sconsolato. — Sigh commentò.
    «Hanno sbagliato di nuovo.» disse. Non c'era da farne mistero, si stava riferendo al nome scritto sul bicchiere di cartone. Lazar infatti avrebbe potuto tranquillamente scorgere il nome del suo accompagnatore scritto in alfabeto occidentale, ma... con le lettere dell'ultima sillaba invertite.
    «È Alexandre, non Alexander.» concluse quest'ultimo, fornendo una spiegazione dell'accaduto. Non era certo un assiduo frequentatore di Starbucks, ma succedeva sempre ed ogni tanto si chiedeva se ce l'avrebbero mai fatta. Controllare era una sorta di rito, ormai.
    «Non lo farei mai, comunque.» mormorò, corrucciando appena le sopracciglia e ricollegandosi al discorso precedente. Sì, era vero. Ci aveva pensato a rimandare, ma quello era parte della sua indole pigra. Purtroppo Alexandre era ancora troppo gentile per concepire il fare qualcosa unicamente per il proprio tornaconto. «E non dico con te nello specifico, in generale, non mi piacerebbe se qualcuno lo facesse con me ed è maleducazione, penso.» borbottò. L'unica persona a cui avrebbe spontaneamente dato buca era probabilmente suo padre, ma non c'era pericolo che lo chiamasse nemmeno per fargli gli auguri di compleanno, quindi non aveva di che temere.
    «Oh, n-no, ti accompagno volentieri, non credevo stessero all'aperto con questo tempo. Scusami, non so proprio come funziona. — continuò, mortificato, un velo di sincera preoccupazione ad ombreggiargli il volto. Con perso intendeva forse...? Deglutì, come sentendosi colpevole anche solo d'aver pensato una cosa del genere. Una parte di lui aveva pensato che quelle povere creature stessero almeno in un rifugio o qualcosa di simile. — I-In effetti non ho mai nemmeno riflettuto sul dare o meno compagnia a Julian, ma potrei pensarci. Anche se immagino sarebbe un po' geloso...»

    « Time should've taught me the lesson,
    Went lookin' for a sign, but instead I got a message. »

    HUMAN
    POST: 03
    B-Social
     
    Top
    .
  7.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar

    Lazar Stefanović Khabarov
    Universitario & Tirocinante
    21 Y/O

    Pur apparendo perfettamente flemmatico, con le spalle curve e rilassate e la mano chiusa a pugno contro la linea del mento, Lazar era in realtà preoccupato. Parecchio preoccupato.
    Tra i vari aspetti del suo carattere, uno dei più prominenti era l’inclinazione a farsi carico del benessere dei più deboli: umani, ghoul, animali, sarebbe stato capace di tendere la mano a una vecchietta che non riesce ad alzarsi dalla panchina quanto di prendere in braccio un gatto per ripararlo dalla pioggia. Idealizzazione a parte, suddetto aspetto era al contempo un pregio e un difetto. Se da un lato era segno di una certa nobiltà d’animo, dall’altro costituiva anche una perenne fonte di stress.
    Come se volersi prendere cura delle sorelle non fosse stato abbastanza, si era messo in testa di dare a quella colonia di gatti un futuro migliore. Il giorno in cui aveva realizzato che uno di loro non sarebbe più tornato a casa si era sentito schiacciare dal senso di colpa. Non doveva più accadere, avrebbe trovato una sistemazione a tutti i felini… in un modo o nell’altro.
    Il tempo che aveva deciso di concedere ad Alexandre per rilassarsi senza lo stress dello sguardo altrui puntato addosso terminò nel momento in cui il francese prese parola. Il russo non mosse un muscolo, ma indirizzò gli occhi azzurri sul volto chiaro dai bei lineamenti.
    Alexandre aveva l’aura di chi ha tanto da dire ma poco per cui farlo davvero; o almeno, questa era l’impressione che le frasi lasciate a metà e gli sguardi elusivi gli stavano dando. Di persone introverse ne conosceva abbastanza da sapere che ciascuna necessitava del suo tipo di approccio per aprirsi, ammesso che vogliano aprirsi.
    Ma Lazar non era uno psicologo, ne aveva mangiato qualcuno ma assieme al cervello non aveva ingerito anche quanto in esso immagazzinato. Era interessato ad Alexandre, ma non al punto di fare carte false per ottenere la risposta alle domande che Echo si era posto.
    Ci avrebbe provato. Se ci fosse riuscito ottimo, altrimenti sarebbe direttamente passato alla parte in cui completava l’opera lasciata incompiuta.
    «Pf-...»
    Quello era lo sbuffo di una risata, sì.
    Incrociando gli occhi di Lazar, Alexandre avrebbe scorto un sorriso obliquo completamente rivolto a lui.
    «Non sentirti in dovere di dare un fratello al tuo leone, non era mia intenzione. Ma grazie, sembri davvero una bella persona Alexander
    Benché fosse apparso distratto durante la consegna dell’ordinazione e il breve momento di sconforto di Alexandre, aveva in realtà lanciato un’occhiata rapida ma attenta al bicchiere incriminato. Gli esseri umani l’avrebbero definito un buono spirito d’osservazione e attenzione ai dettagli, per Lazar era invece semplice deformazione professionale.
    «Ma parlando d’altro...» ed eccolo di nuovo faccia a faccia con il francese, mentre allungava una mano verso il caffè all’americana per prenderne un sorso. «”Non credo troverei troppo brutta una realtà del genere”, si parlava di San Junipero. La mia curiosità non è stata ancora appagata.»
    -------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."

    If I could bleed I'd show you all my scars and imperfections

    Ghoul
    Rinkaku
    Rank B
    Echo



    Edited by Yukari - 6/9/2020, 15:00
     
    Top
    .
  8.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    ALEXANDRE "ROMAIN" DE LACROIX
    RICERCATORE CCG
    27 Y/O

    WA9De8A
    Vero. Forse Alexandre si era offerto per adottare uno dei gatti della colonia di Lazar perché a pelle non gli era piaciuta l'idea che se ne occupasse tutto da solo. Chissà, i suoi sensi di colpa funzionavano in modo strano. Quel che era certo, fu che quando lo studente scoppiò quasi a ridere concludendo la discussione sui felini con un complimento rivolto alla sua persona e condendo il tutto riallacciandosi a quel fatto del suo nome sbagliato, Alexandre divenne paonazzo buona fortuna ad indovinare per quale delle tre cose.
    Forse l'imbarazzo di non saper bene come rapportarsi con un adolescente spigliato come Lazar, però... non gli dispiacque.
    Nel senso che comunque trovò quell'allegria contagiosa e, faccia rossa a parte, si lasciò persino sfuggire una lieve risata d'accompagnamento.
    Certo, si chiese anche se sarebbe riuscito a tornare a casa vivo da quell'appuntamento — che ricordiamolo, non era un vero appuntamento e non c'era nemmeno da scherzarci troppo considerando la natura in incognito dell'altro — o avrebbe percepito l'urgenza di sotterrarsi prima, ma per il momento decise che avrebbe fatto del suo meglio per non apparire troppo fuori dal mondo.
    Rispose con un "grazie" un po' impacciato e poi ci pensò il suo frappuccino alla fragola a fare il resto. Aveva la bocca impegnata - DALLA CANNUCCIA - non poteva parlare.
    Fortuna che il fresco del gelato e la frase successiva di Lazar furono sufficienti a fornirgli i giusti minuti di cooldown, per farlo tornare nel mondo moderno e civilizzato con un briciolo di zuccheri in più nel sangue. A dire il vero, l'attacco del discorso di Lazar lo sorprese abbastanza.
    «Ohh, quello. — fece, mollando la cannuccia, quasi stupito. Pensare che lo studente si ricordasse un dettaglio del genere. Lui lo aveva quasi completamente dimenticato. — Beh, a tutti piacerebbe vivere per sempre senza doversi preoccupare di niente assieme alle persone che ama, no?» esordì, incredibilmente diretto e senza esitare un momento, quasi come se si fosse preparato quella frase da sempre e non avesse aspettato altro che dirla per tutta la vita, anche se in realtà non l'aveva fatto.
    Chissà perché Lazar voleva saperlo. Alexandre credeva che la risposta fosse piuttosto ovvia, ma non c'era problema, gli piaceva parlare delle sue serie tv preferite. Un'utopia, forse il più grande e nascosto desiderio di Alexandre. Certo, l'aveva fatta molto sintetica al momento, ma se qualcuno gli avesse detto che fosse disponibile una cosa del genere probabilmente non ci avrebbe pensato due volte ad aderire.
    Anche a costo di ridursi a niente più che una manciata di dati in un cimitero di digitale. Probabilmente adesso il suo punto di vista era distorto e filtrato dal suo passato e da adolescente sarebbe stato più che scettico, ma la crudeltà con cui a volte ti portano via ciò che ami ti segna sempre in modo indelebile.
    Sorrise di nuovo, abbassò lo sguardo e riprese a sorseggiare il suo frappè.

    « Time should've taught me the lesson,
    Went lookin' for a sign, but instead I got a message. »

    HUMAN
    POST: 04
    B-Social


    Edited by Ryuko - 30/8/2020, 15:15
     
    Top
    .
  9.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar

    Lazar Stefanović Khabarov
    Universitario & Tirocinante
    21 Y/O

    Alexandre doveva essere abbonato alla fiera dell’imbarazzo. Capelli e viso raggiungevano la stessa tonalità paonazza con disarmante facilità e frequenza, rendendolo al contempo tanto tenero quanto, ad essere onesti, un po’ un caso perso.
    Ma andava bene così, almeno per Lazar: nella sua vita c’era sempre stato poco spazio per la tenerezza e la semplicità, per quelle cose che il nonno marchiava come femminili o da smidollati. Crescere in un ambiente rigido, con le spalle cariche di aspettative e segnate dalle conseguenze dei suoi numerosi fallimenti, lo aveva reso capace di godere appieno delle rare persone genuine intorno a lui.
    Lieto di essere perlomeno riuscito a strappargli un abbozzo di risata, Lazar rilassò le spalle contro lo schienale e inclinò lievemente la testa, reazione involontaria che lo coglieva quando cominciava a sentirsi a suo agio. Per quanto spigliato ed intraprendente, rimaneva comunque un adolescente al tavolo con uno sconosciuto; doveva sondare il terreno per capire fin dove potesse spingersi senza rischiare un passo falso.
    «Hm...» esordì dopo la concisa ma esaustiva spiegazione di Alexandre sul perché la realtà di San Junipero in fin dei conti lo allettasse; dei motivi sicuramente relazionabili, forse un po’ romantici ma del tutto leciti.
    Eppure Lazar aveva tutta l’espressione di chi ha qualcosa da dire e sta mettendo insieme le tessere in modo da comporre una figura riconoscibile, non un milk puzzle. Il bicchiere ancora mezzo pieno di caffè tornò sul tavolo, accanto agli auricolari coi cui fili il russo cominciò a giocherellare mentre era ancora sovrappensiero; l’altro gomito incastrato nell’angolo tra il piano e il finestrone, la mano chiusa a pugno sotto il mento.
    «Relatable, soprattutto la parte sul non doversi preoccupare di niente, ma credo mi annoierei dopo poco. In fin dei conti San Junipero era una gabbia per qualcosa che emula le anime dei defunti, un’utopia per sfuggire alla realtà. Qual è il punto di continuare a vivere se a farlo per te è un software che riproduce il tuo mondo ideale? Si potrebbe dire che, arrivati a una certa età, è giusto desiderare di smettere di soffrire e godersi felicità e spensieratezza, eppure non riesco a farmelo andare bene. Per me vivere è anche soffrire, senza il dolore non penso capirei quanto sia importante anche un momento di tranquillità davanti a un caffè con una persona appena conosci-» ed ecco che si interruppe di punto in bianco, riconnettendo il cervello alla situazione.
    Non gli rimase che sbattere le palpebre in silenzio, aspettandosi di essere accusato di pesantezza e inutile drammaticità. Ma aveva ancora occasione di rimediare, magari improvvisando un sorriso dispiaciuto e sventolando la mano sopra le cuffie come per scacciare l’argomento.
    «… Facciamo finta che il mio piccolo delirio filosofico non sia mai accaduto, okay?» chiese dunque, c’era dell’autentico disagio in quel russo. «Ti piacciono le distopie?»
    Bel modo di passare la palla. Se aveva seguito Black Mirror, però, era probabile che Alexandre gradisse un certo genere di argomenti.
    -------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."

    If I could bleed I'd show you all my scars and imperfections

    Ghoul
    Rinkaku
    Rank B
    Echo



    Edited by Yukari - 6/9/2020, 15:00
     
    Top
    .
  10.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    ALEXANDRE "ROMAIN" DE LACROIX
    RICERCATORE CCG
    27 Y/O

    WA9De8A
    Alexandre non voleva fare discorsi da vecchio, ma la prima cosa che gli venne in mente a sentire il discorso del russo fu che lui alla sua età avrebbe detto la stessa cosa.
    Diciamo solo che ormai non si aspettava più molto altro dalla sua vita. Ogni tanto fantasticava sul fatto che potesse arrivare qualcuno a strapparlo dalla sua monotonia, ma alla fine era più rassegnato che altro. Si chiedeva solo se prima di morire sarebbe riuscito davvero a dare il proprio contributo alla comunità in qualche modo, perché a volte - soprattutto nei giorni particolarmente grigi - gli venivano i dubbi anche su quello.
    Il discorso di Lazar non lo scosse particolarmente, anzi, gli fece solo venir voglia di aggiungere altre cose, tuttavia non si azzardò ad interromperlo, almeno fino a quando il ragazzo non si interruppe da solo, lasciandolo un po' a bocca asciutta. Felice di scoprire che stesse comunque apprezzando la sua compagnia, questa volta fu il turno di Alexandre di ridere appena sotto i baffi. «Beh, chiedere se mi piacciono le distopie non è proprio il modo migliore per far sì che mi dimentichi del "delirio filosofico" sulle distopie.» mormorò, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso divertito. Il fatto che stesse volontariamente usando, di tanto in tanto, un po' d'ironia era segno che si stava piano piano rilassando pure lui. «Non sono il mio genere preferito, ma non mi dispiacciono nemmeno. A dire il vero ogni tanto le trovo belle, ma inquietanti.» "Tipo se tu stessi guardando un'opera d'arte dipinta col sangue." Quello, però, non lo disse. A dire il vero, Alexandre leggeva molti saggi scientifici e guardava molti documentari, roba noiosa da nerd, insomma. Per quanto riguardava le serie televisive il suo genere preferito era il thriller-psicologico, condito di tanto in tanto con qualche elemento... romantico, sì. O che almeno ti fa pensare di essere tale. Le ship, insomma.
    Non lo dimostrava molto, ma interiormente non aveva mai abbandonato l'animo di una fangirl impazzita. Non era nemmeno sicuro di poter classificare San Junipero come una distopia al cento per cento, ma aveva colto la reference dello studente all'intera serie di Black Mirror per cui aveva risposto in generale.
    Si sporse leggermente in avanti, poggiando i gomiti sul tavolo e sospirò. Per un momento si chiese se sarebbe stato meglio evitare di continuare il discorso, visto che Lazar gli aveva espressamente detto di ignorarlo, ma... dopo un profondo respiro decise di farlo comunque, non voleva essere frainteso.
    «Comunque, era un "per sempre" figurato, forse mi sono espresso male. Nemmeno a me piacerebbe vivere per sempre.» mormorò, incrociando le dita delle mani sotto al mento, e sollevando dapprima lo sguardo verso il soffitto del negozio.
    Bianco.
    Come la sua mente.
    Chinò il muso verso la superficie del tavolo, senza incrociare gli occhi dello studente che gli stava di fronte, la testa piegata verso sinistra, ed il suo sguardo si spense per un momento.
    «Mi piacerebbe solo che... alcune persone potessero vivere.» aggiunse, e piano piano le sue le iridi smeraldine si risollevarono in cerca degli occhi di Lazar, forse in cerca di comprensione.
    Esitava sempre quando si trattava di aprire un argomento del genere, c'era la paura di essere preso per visionario e di non essere capito sempre presente. C'erano tante persone che non potevano vivere in modo "normale", un po' come Yorkie che era rimasta paralizzata a 21 anni e solo a San Junipero era tornata a muoversi "normalmente". Stavolta però il discorso lo aveva aperto qualcun'altro, quindi evitò di preoccuparsi delle conseguenze.

    « Time should've taught me the lesson,
    Went lookin' for a sign, but instead I got a message. »

    HUMAN
    POST: 05
    B-Social
     
    Top
    .
  11.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar

    Lazar Stefanović Khabarov
    Universitario & Tirocinante
    21 Y/O

    “Beh, chiedere se mi piacciono le distopie non è proprio il modo migliore per far sì che mi dimentichi del "delirio filosofico" sulle distopie.”
    Il russo assottigliò gli occhi, sorrise e alzò le mani in segno di resa: touchè.
    In fondo l’argomento lo interessava parecchio, perciò non essere accusato di essere inutilmente pesante o drammatico lo aiutò a sentirsi più a suo agio e propenso ad affrontarlo. Altro punto a favore di Alexandre, perché di argomenti del genere Lazar non era solo appassionato, ma anche impossibilitato a parlarne se non con Rodion e Irina, le cui menti erano molto più affini alla sua rispetto a quelle delle sorelle o dell’altra cugina.
    Da qualche mese si era aggiunto anche Seiji a regalargli grandi soddisfazioni attraverso dibattiti così profondi che, inevitabilmente, dopo un po’ anche Lazar si perdeva, travolto dalla dialettica e dall’acume dell’amico. E poi c’era Kohaku, dalle cui orecchie vedeva spesso uscire, quando sedevano tutti insieme al tavolo del fast food di turno, del metaforico fumo che non avrebbe saputo dire se causato dalla confusione o dall’esasperazione... probabilmente entrambe.
    Magari Alexandre si sarebbe rivelato un nuovo interlocutore con cui avere scambi di opinione interessanti. Di certo c’erano il suo bel sorriso, più raro di quanto avrebbe dovuto essere, e quel pizzico di ironia che cominciava a venire finalmente a galla anche faccia a faccia. Era così un peccato che su quei begli occhi chiari fosse scritto a caratteri cubitali Cibo, rimuginò tra sé e sé il russo.
    Nonostante ne avesse di cose da dire, soprattutto in merito al vivere per sempre, si cucì le labbra e attese di vedere dove il francese volesse andare a parare. La piega che aveva improvvisamente preso la discussione sembrava alquanto… seria, oltre che inaspettata.
    “Mi piacerebbe solo che... alcune persone potessero vivere.”
    «Hm.»
    Oh sì che quello fu inaspettato. Sulle prime Lazar aveva seguito l’arco tracciato dallo sguardo di Alexandre, soffermandosi sul biancore del soffitto senza trovarvi niente di interessante. Generalmente in momenti del genere si spaziava con la memoria o l’immaginazione, nessuna sorpresa dunque che la sua naturale propensione alla curiosità avrebbe voluto aprire in maniera non troppo ortodossa il cranio di Alexandre per scoprire a cosa stesse pensando. E se la risposta all’enigma ricercata da Echo fosse stata elaborata proprio in quel momento? Tutto sarebbe finito in fretta e quella sera avrebbe mangiato francese: très bien!
    Il silenzio suggerì però che fosse il suo turno di parlare.
    Ma lui, che rientrava proprio tra quelle persone che non avevano diritto di vivere perché nate diverse, che cosa avrebbe dovuto dire? No, la sua mente non si era spinta tanto lontano da pensare ai malati terminali, paraplegici o in generale ad esseri umani in condizioni fuori dall’ordinario. Si era fermato molto più vicino alla sfera personale, fossilizzandosi su riflessioni che non poteva condividere.
    «Sono invadente se ti chiedo di essere più specifico?»
    Non si illudeva di ricevere una risposta che comprendesse quelli come lui; non era innanzitutto pensiero comune che i ghoul non fossero bestie fameliche, e anche se Alexandre l’avesse pensato non l’avrebbe di certo rivelato in un luogo pubblico davanti a una persona appena conosciuta.
    Nonostante tutto, il suo interesse nei confronti di Alexandre era reale. Non c’era più traccia sul suo viso di quella sfrontatezza che lo caratterizzava: con ancora una mano sotto il mento e il sorriso ora disteso e comprensivo.
    -------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."

    If I could bleed I'd show you all my scars and imperfections

    Ghoul
    Rinkaku
    Rank B
    Echo

     
    Top
    .
  12.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    ALEXANDRE "ROMAIN" DE LACROIX
    RICERCATORE CCG
    27 Y/O

    WA9De8A
    "Parecchio, sì." Avrebbe voluto rispondere Alexandre, ma la sua gentilezza ebbe di nuovo il sopravvento. Non voleva essere scortese con una persona appena conosciuta, stranamente si stava divertendo e tranciare di netto tutte le possibilità di continuare a farlo per la sua paura di esporsi sarebbe stato da stupidi... no? No. C'erano semplicemente cose che non voleva dire, al diavolo il divertimento. Non c'era stato proprio niente di divertente in quel discorso, da quando era cominciato. Alex non era così marcio da pensare che Lazar gli stesse chiedendo tutto quello per un motivo specifico, era semplicemente uno che ci metteva del tempo a dare la propria fiducia agli altri. Ah, e poi era bravissimo a scappare ed a girare attorno ai discorsi che non voleva affrontare, quindi prese la via facile e fece quello che sapeva fare meglio: dire la verità, ma non tutta.
    «Dipende quanto ti interessa la mia vita, suppongo.» rispose, sorridendo appena ed incrociando le braccia sul tavolo, mettendo in disparte il frappè per un momento.
    Se a quel punto Lazar gli avesse dato un responso negativo, o gli avesse semplicemente fatto capire che non era aria per parlarne, Alexandre avrebbe tenuto la conversazione su toni più neutri, cambiando poi discorso e mettendosi a parlare di gatti. Non voleva ammorbare nessuno.
    Se, al contrario, avesse ricevuto una sorta di via libera, dopo aver frugato un po' nella borsa, avrebbe tirato fuori un tesserino che lo identificava come ricercatore appartenente ai laboratori della CCG. Lazar si sbagliava: per quanto Alexandre non andasse fiero al cento per cento di lavorare per quell'associazione, era il suo lavoro ed era normale che ne parlasse se qualcuno glielo chiedeva. Esattamente come lo studente parlava del suo percorso di studi.
    Certo, era vero, la maggior parte della gente si disinteressava totalmente dell'argomento, esattamente come ti disinteressi del lavoro della polizia fino a che non ti derubano.
    Alexandre conosceva un sacco di persone che se interpellate sull'argomento avrebbero risposto "mah, più che pensare, non penso niente, ma non è che penso che... cioè, proprio non mi interessa", o qualcosa di simile. Ovviamente non le biasimava, c'erano sette miliardi di persone al mondo, e solo una piccola parte di esse erano ghoul. La maggior parte di loro non si interfacciava con quella realtà nemmeno da lontano.
    Però, beh, era il suo lavoro. «Uhm... quanto sei ferrato sull'argomento? Non so se vale la pena annoiarti.» avrebbe chiesto, con un briciolo d'indecisione. Sempre ammesso che Lazar non si fosse tirato indietro poco prima, altrimenti avrebbero parlato di gatti. Anche perché probabilmente un discorso simile stava in fondo alla tier list di argomenti di cui parlare davanti un caffè a Starbucks.

    « Time should've taught me the lesson,
    Went lookin' for a sign, but instead I got a message. »

    HUMAN
    POST: 06
    B-Social


    Edited by Ryuko - 13/9/2020, 17:16
     
    Top
    .
  13.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar

    Lazar Stefanović Khabarov
    Universitario & Tirocinante
    21 Y/O

    Lazar non possedeva un sesto senso dalle sfumature fantascientifiche, non sapeva leggere i pensieri altrui e, per quanto piuttosto bravo ad interfacciarsi con le persone, in genere bastava un sorriso in una situazione rilassata per convincerlo che andasse tutto bene.
    Alcuni lo avrebbero tacciato di ingenuità, altri di disinteresse, ma la verità era che il sospetto di aver involontariamente invaso la sfera personale di Alexandre continuava a non sfiorargli la mente. Non reputava che il francese avesse motivo di nascondere un eventuale fastidio dietro un sorriso falso né di sentirsi offeso da una prevedibile reazione ad un discorso da lui stesso intavolato; un po’ come Lazar aveva fatto pochi secondi prima, se la direzione della conversazione cominciava a non piacere bastava deviare traiettoria.
    Ma non era così. Per quanto due anni in terra straniera avessero notevolmente contribuito alla sua maturazione, continuavano ad esserci cose su cui Lazar era cieco. Non un cambiamento nella sua espressione diede a intendere che avesse notato il passo falso, dal suo punto di vista quella domanda era praticamente retorica.
    Il campanello d’allarme nel suo cervello cominciò a tintinnare timidamente solo quando il francese parlò: abituato a cercare significati nascosti e cercare più livelli di interpretazione, Lazar inarcò un sopracciglio nel sentire quel quanto ti interessa la mia vita.
    Sembrava gli avesse dato dell’impiccione… e in effetti Lazar lo era, inutile negarlo, tuttavia anche il suo naso aveva dei limiti di allungamento. Dopotutto chi aveva davanti era una persona normale, non un membro del clan Zeiva o un iniziato di Ouroboros, non aveva motivo di scavare per portare a galla quante più informazioni possibile.
    Cercò quindi di mettere le cose in chiaro, accennando un lieve inclinarsi del capo giusto per rompere l’impressione di immobilità prima che cominciasse ad essere disturbante.
    «Mi interessa, ma non al punto da rischiare di infastidire.»
    Col senno di poi, però, non avrebbe saputo dire se aveva fatto bene a rispondere in quella maniera.
    L’incrociarsi delle braccia sul tavolo e il mettere da parte il frappè furono seguiti dal russo con un movimento brevissimo e quasi impercettibile degli occhi. Studiare i gesti delle altre persone era più forte di lui, lo faceva in modo quasi inconscio. Quel che non si aspettava però - e la sua espressione lo diede a intendere molto bene - era che Alexandre tirasse fuori dalla borsa un tesserino su cui capeggiavano tre lettere che cambiarono drasticamente tutto.
    CCG.
    Per un breve ma interminabile momento la realtà intorno a Lazar divenne di ghiaccio e silenzio.
    I suoi occhi si sgranarono, le pupille cancellarono il ceruleo delle iridi: era palesemente stupito, negarlo non avrebbe smentito l’evidenza. Risalì con lo sguardo il profilo di Alexandre, soffermandosi su quel viso apparentemente innocente come avesse avuto davanti una persona mai vista prima.
    “Questa faccia da angelo… fa parte di quei luridi assassini?”
    Più o meno, più o meno, si dovette ripetere più volte per mantenere i nervi saldi. Non era un investigatore, il tesserino attestava la sua appartenenza alla CCG, vero, ma alla sezione laboratori: era un ricercatore, e forse faceva pure esperimenti su quelli come lui trattandoli alla stregua di animali.
    In quel momento Lazar seppe di aver commesso un errore madornale a non averlo ucciso subito.
    Oh, e di essere più un fallimento di quanto pensasse. Lui, che avrebbe dovuto sapere meglio degli altri che le apparenze ingannano, si era lasciato incantare da un bel visino. Era un maledettissimo fallimento, un fallimento che ora doveva togliersi dai guai.
    «Wow.» gli angoli della bocca formarono un sorriso affabile, nascondendo gelosamente la quantità di emozioni che serpeggiava sotto la sua pelle. Nonostante tutto cercò di rimettere insieme i pezzi della maschera, riprendendo il discorso mentre il mondo tornava ad essere caldo e rumoroso. «Non ho mai conosciuto un ricercatore della CCG. Adesso sono spaventato dal tuo QI, Alexandre.»
    Riportò gli occhi sul tesserino, un blando rettangolo plastificato che alzava definitivamente un muro tra Lazar e quello che ora era il nemico.
    «Ah, scusa se ti ho interrotto, mi hai davvero colto di sorpresa.» riportò una mano sotto il mento, invitandolo con l’altra ad andare avanti nel discorso.
    Adesso sì che aveva un’ottima ragione per portare a galla quante più informazioni possibili.
    -------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."

    If I could bleed I'd show you all my scars and imperfections

    Ghoul
    Rinkaku
    Rank B
    Echo



    Edited by Yukari - 29/10/2020, 22:34
     
    Top
    .
  14.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    ALEXANDRE "ROMAIN" DE LACROIX
    RICERCATORE CCG
    27 Y/O

    WA9De8A
    Alexandre faceva parte di quei luridi assassini, sì. E nella vita in cui il padre non gli aveva ammazzato Julian davanti agli occhi, forse la questione sarebbe stata anche un tantino più seria. Fortunatamente per Lazar, non era quello il caso.
    Alexandre aveva preso a tamburellare leggermente il tesserino della CCG, quello che racchiudeva la sua identità, sul tavolo di Starbucks, come se quello gli servisse ad allentare la dannata tensione che sempre gli intorpidiva muscoli e cervello mentre aspettava il giudizio altrui, e continuò a farlo fino a quando non udì la voce sorpresa dello studente.
    Si accorse del suo stupore più dall'espressione che dal tono dell'esclamazione, e per un attimo gli parve addirittura d'averlo spaventato, ma Alex non era una cima nel leggere le emozioni altrui, per cui, quando quel velato complimento sul suo quoziente intellettivo raggiunse le sue orecchie, credette che il ragazzo fosse rimasto solo sinceramente impressionato.
    Cosa che per altro era vera, solo non per gli stessi motivi che si immaginava lui.
    Come al solito, un lieve sprazzo di rossore si fece spazio sulla parte alta dei suoi zigomi, ed il ricercatore si passò la mano destra a sfiorare appena la nuca, poco sotto l'attaccatura dei capelli fulvi. «A-Ah. No, io... ti assicuro che è sono una persona normale...» borbottò, notando improvvisamente come la superficie del tavolo si fosse fatta interessantissima.
    Si costrinse a recuperare quel che rimaneva del suo contegno e, chiedendosi implicitamente dove potesse aver lasciato la sua dignità quel pomeriggio, s'impose di non arrossire più per qualsiasi voglia complimento di Lazar. No, ovviamente non aveva il controllo della cosa, ma auto-convincersi era meglio che niente.
    Inspirò, lentamente. Era una sua impressione o in quel locale aveva iniziato a fare insolitamente caldo? Alex cercò il proprio frappè con lo sguardo, salvo poi rendersi conto che non gli andava di finirlo. Ah, ecco. Stava temporeggiando. Se ne rese conto, ed un sorriso amarognolo gli comparve sul viso.
    «Vedi è che... vedo tante situazioni paradossali ogni giorno.» disse, esalando un lungo sospiro.
    Si sentiva come se stesse annaspando sott'acqua.
    Ironico poi, perché lui sapeva anche come si stava sott'acqua senza ossigeno: non molto bene.
    Aveva paura che da un momento all'altro i ricordi tornassero a tormentarlo impedendogli di portare a termine il discorso; già li sentiva affiorare e spingerlo sempre più in basso.
    Percepì un fremito alle mani e, non appena si rese conto che gli stavano per iniziare a tremare impercettibilmente, si nascose con il semplice gesto di recuperare la sua borsa a tracolla e cercare il portafogli per riporre il tesserino.
    «Schediamo persone che non hanno alcuna colpa salvo esser nate con un apparato digerente diverso dal nostro ogni singolo giorno. Sai, io... avevo cominciato a studiare per diventare investigatore, solo che ad un certo punto mi sono reso conto che era... — aggrottò le sopracciglia, scacciando dalla sua testa l'immagine di un sorriso familiare. — ...sbagliato, e che non volevo davvero uccidere delle persone.»
    Fece una breve pausa come per riprendere fiato, incrociò le braccia e le posò sul tavolo. Okay, andava tutto bene, si stava tranquillizzando.
    «All'inizio credevo fosse il modo in cui avrei potuto aiutare a creare una convivenza pacifica fra umani e ghoul, ma sicuramente ero solo un adolescente idiota che non aveva studiato abbastanza storia. Insomma, non è andando in giro ad uccidere la gente che si crea la pace.» brontolò, non nascondendo una certa dose di astio per il suo sé stesso del passato, ben conscio che se fosse stato un po' più deciso, serio e convinto, in quel momento non sarebbe stato lì a piangere sul latte versato. Lazar poteva chiamarlo fesso se voleva, Alexandre non avrebbe avuto nulla da ridire. Alzò le spalle, socchiudendo gli occhi.
    «E quindi alla fine sono arrivato qui. Anche perché, beh, non ho altro posto dove poter spendere la mia estremamente specifica laurea.» concluse, ironizzando appena sulla sua situazione. Davvero, chi altro lo avrebbe voluto un tizio specializzato in biologia molecolare dei ghoul?
    Al di là del suo pensiero estremamente pacifico, non pensava lo stesso che tutti i ghoul fossero innocenti, ma era una cosa che specchiava anche la natura di un essere umano. Per ora non aveva intenzione di approfondire.
    «Mh, wow. Chissà come sono arrivato qui partendo da San Junipero.» borbottò, risollevando lo sguardo sul suo interlocutore e specchiandosi nei suoi occhi azzurri. Era strano, ma si stava sentendo molto più a suo agio del previsto.

    « Time should've taught me the lesson,
    Went lookin' for a sign, but instead I got a message. »

    HUMAN
    POST: 07
    B-Social
     
    Top
    .
  15.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar

    Lazar Stefanović Khabarov
    Universitario & Tirocinante
    21 Y/O

    Buffo come una situazione possa ribaltarsi bruscamente, come un fulmine a ciel sereno. Eppure agli occhi di uno spettatore esterno, passato il momento di sgomenta realizzazione mascherata da semplice stupore, tra Lazar e Alexandre sembrò ristabilirsi la convivialità che aveva finora dominato la conversazione.
    Ma ancora una volta tra realtà e apparenza si stagliava un abisso, almeno da parte di Lazar, i cui occhi tracciavano ogni spostamento ed espressione di Alexandre alla ricerca di un microscopico indizio che l’altro avesse intuito di star prendendo un caffè con un ghoul.
    Non ne trovò, ma non per questo avrebbe abbassato la guardia: non l’avrebbe più abbassata davanti a quella faccia di angelo.
    In un incomprensibile mix di senso di colpa e orgoglio ferito, si sentiva oltraggiato dalla sua stessa stupidità. Quante volte era già accaduto che per un momento di rilassatezza la porta della cruda realtà gli fosse stata sbattuta in faccia tanto violentemente da ricordargli che era un dannatissimo ghoul, per di più con la futura responsabilità di un intero clan sulle spalle, e che pertanto doveva togliersi dalla testa la pretesa di avere una vita normale? Come sempre nelle situazioni critiche, sentiva la voce del nonno chiedergli quando avrebbe smesso di giocare a fare il ragazzo normale e si sarebbe deciso a comportarsi come si confà a un futuro capoclan.
    La testa era così piena di pensieri neri da poter scoppiare e di certo il rumore di sottofondo non aiutava a sgombrarla; il caotico viavai, che fino a poco prima aveva trovato piacevole, adesso era un fastidioso ostacolo.
    Alexandre era tornato a parlare, dicendo cose che non fecero schizzare verso l’alto le sopracciglia di Lazar solo perché la copertura gli imponeva di mantenere un’espressione composta e rilassata. Come se il discorso non lo riguardasse, come se fosse un perfetto estraneo alla materia ghoul. Alexandre, invece…
    “Parli come uno di noi.”
    Inclinò lievemente la testa.
    “E questo non è normale.”
    Giocherellò coi cavi delle cuffie, rigirandoseli tra le dita per fingersi concentrato sull’ascolto.
    “O magari stai giocando ad essere migliore di quanto sei in realtà.”
    Non era dopotutto quel che facevano tutti? Chi vorrebbe far mostra quanto marcio si porta dentro? Fatto sta che non importava che Alexandre fosse stato sincero o meno, Lazar non avrebbe più dato per buona una parola.
    «Non è un discorso che si sente spesso.» commentò infine con un flebile sospiro, quando fu certo che il francese gli avesse passato la palla.
    Scoccò un’occhiata fuori dalla finestra tinteggiata di pioggia, le labbra socchiuse a imitazione di chi sta raccogliendo il coraggio per dire qualcosa; in realtà la scaletta del discorso era già chiara nella sua mente e non prevedeva una singola menzogna, solo verità malleate per raggiungere l’obiettivo che si era prefissato.
    «Per quanto mi riguarda, nella mia vita la CCG non ha mai fatto niente di concreto se non uccidere un mio caro amico. Non mi aveva mai fatto del male, non un segnale che qualcosa fosse… sbagliato? E un bel giorno il preside ci disse che eravamo fortunati, perché il compagno di classe con cui fino al giorno prima ripassavo disperatamente letteratura russa era una minaccia debellata dalla CCG. Hm… non sapeva neanche maneggiare un accendino senza bruciarsi, la minaccia.»
    Il tenue sorriso che comparve sulle sue labbra non era una finzione, ma ebbe vita breve. Lazar tornò a guardare Alexandre senza alcuna particolare emozione sul viso.
    «Ma la CCG non c’era quando un ghoul cercò di uccidermi, fu mio padre a salvarmi.» sorvolò sul fatto che colui che aveva cercato di farlo fuori non era altri che lo zio impazzito. A quel punto sorrise, sciogliendo i nodi delle cuffie intorno alle dita per aprire la mano in direzione di Alexandre, come aveva fatto poco prima per spronarlo a parlare. «La CCG mi ha protetto da una potenziale minaccia, ma non da un pericolo reale. Una potenziale minaccia ha dormito a casa mia senza toccarmi, ma un pericolo reale mi ha quasi rotto il collo. Quindi aiutami, Alexandre, perché è un dilemma che mi porto dietro da tanto: che cosa dovrei provare, secondo te? A chi dovrei essere grato e di chi dovrei avere paura?»
    Doveva ammetterlo, quei giochetti mentali lo divertivano non poco.
    Ma, ancora una volta, per quanto la diffidenza avvelenasse il suo metro di giudizio c’era del sincero interesse nei confronti della risposta di Alexandre - che in parte immaginava, dacché era la più logica e semplice, per quanto molti, sia umani che ghoul, si rifiutassero di ammetterla.
    -------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."

    If I could bleed I'd show you all my scars and imperfections

    Ghoul
    Rinkaku
    Rank B
    Echo

     
    Top
    .
19 replies since 5/7/2020, 18:12   549 views
  Share  
.