I just hope that it's not gonna end in drama

[CONCLUSA] Alexandre De Lacroix & Lazar Khabarov | 14/03/2020, 19:30 | Pioggia, 12°

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    ALEXANDRE "ROMAIN" DE LACROIX
    RICERCATORE CCG
    27 Y/O

    WA9De8A
    Era molto probabile che Alexandre stesse inconsapevolmente giocando ad essere migliore di quanto non fosse in realtà: non c'era stato un singolo giorno da quando era morto Julian in cui non si era sentito parte di quella feccia che lo aveva ammazzato; era un pensiero controverso ed ancora poco chiaro persino nella sua mente, ma era probabile che, nei meandri più nascosti e remoti del suo animo, Alexandre odiasse la CCG. Come si poteva lavorare una vita intera per qualcosa che si odiava così tanto? Semplice, Alexandre non aveva nessun altro posto dove andare. Lui... aveva una promessa da mantenere, e quello era l'unico posto nel quale poteva sperare di fare qualche progresso. Non era stupido e sapeva benissimo che era pieno di colombe nere, come sapeva benissimo che fra i piani alti la ricerca a favore dei ghoul era sempre posta in secondo piano rispetto alla guerra rispetto alla razza diversa, ma - fortunatamente - aveva incontrato anche persone buone, che non gli avevano fatto perdere la speranza.
    Non era un discorso che si sentiva spesso il suo, perché non le incontravi spesso le persone che erano sopravvissute ad un attacco di un ghoul. Ed Alexandre era indubbio una persona parzialmente fortunata perché poteva raccontare di essere sopravvissuto non una, ma ben due volte. Comprendeva le parole di Lazar ben più di quanto lo stesso immaginava, ma Alexandre non era quel tipo di persona che sminuiva le disgrazie altrui intavolando le proprie come controbattuta.
    Sentiva la gola secca, arsa, quella sgradevole sensazione che ti riporta a galla le lacrime quando stai guardando un film particolarmente commuovente. Si era aspettato la domanda, ma sentirla pronunciare, dopo quel discorso, gli fece più male del previsto.
    Quindi Lazar era come lui.
    No, ti stai sbagliando. Guarda meglio.
    Una vocina all'interno della sua testa, la voce della verità, tentò di metterlo in guardia. Bastava guardarlo in faccia, quel ragazzo dagli splendidi occhi azzurri, per capire che c'era qualcosa di diverso fra loro, ma Alexandre era troppo accecato dal bisogno di sentirsi compreso, e non gli diede ascolto.
    Come poteva dirlo? Come poteva dirlo che non lo sapeva?
    Come poteva dire invece che lo sapeva che i ghoul erano persone normali che facevano cose normali e che erano capaci di amare esattamente come loro che si credevano l'unica razza privilegiata con il diritto di calpestare la terra?
    Julian non si bruciava con gli accendini, ma Alexandre ricordava di avergli chiesto a più riprese di aprirgli il barattolo di marmellata sottovuoto perché aveva un po' di forza in più nelle braccia rispetto a lui. Ed era l'unica differenza che avesse mai riscontrato fra di loro. Perché se si era svegliato di notte e se lo era trovato disteso a fianco non aveva mai avuto la sensazione di dormire con un mostro, ma con la persona di cui era stato innamorato.
    Alexandre inspirò, e dovette far appello ad un flemma che non sapeva di avere, per rimanere il più imperturbabile possibile. Anche lui aveva studiato letteratura francese assieme ad un ghoul. «Perché pensi che io sia la persona adatta per risponderti?» chiese. No, non si stava tirando indietro, era solo genuinamente curioso.
    «Mi dispiace per quello che ti è successo.» continuò, abbassando gli occhi verdi a fissare il tavolo. Di nuovo. Stava cercando di far sì che il suo tono di voce rimanesse intatto però, ed era già difficile di suo. Non aveva intenzione di dire che era successo anche a lui, perché dal parlarne allo scoppiare a piangere era un passo, ed Alexandre voleva evitare di rendersi patetico davanti a Lazar ed al resto di Starbucks per un motivo che al momento la sua psiche registrava come specchio della sua debolezza. Quindi, come al solito, disse la verità, ma non la disse tutta.
    "La CCG ha ucciso la persona che amavo, ma..."
    «...Dopotutto, la CCG non c'era nemmeno quando un ghoul ha cercato di uccidere me, e sono uno dei suoi dipendenti, quindi non so davvero cosa dirti.»
    Alexandre si passò una mano sul lato sinistro del collo, dove la potenziale minaccia uccisa dalla stessa organizzazione menzionata sopra lo aveva morso più e più volte sena mai nemmeno fargli un graffio. E dove un pericolo reale aveva rinunciato a strappargli la giugulare per chissà quale motivo. Deglutì, e lasciò ricadere la mano sul tavolo.
    «Sarà un paragone un po' irrealistico, nemmeno la polizia c'è sempre quando ti entra un ladro in casa, no? Quindi, è giusto odiare i ladri o la polizia? — azzardò, non sapeva quando Lazar potesse trovarsi a suo agio con le metafore sui ghoul, altrimenti probabilmente avrebbe continuato, ma nella sua innocenza aveva pensato che fare metafore con la vita di tutti i giorni potesse suonare più familiare per un universitario normale. — Di norma uno direbbe i ladri perché fanno qualcosa che non dovrebbero, ma se il ladro è il tuo compagno di classe che non ha soldi per sopravvivere o pagare le cure mediche a suo fratello che magari sta male... la gente inizia subito a sentirsi in colpa a giudicare.» concluse.
    Tamburellò le dita sul tavolo, si sentiva un macigno sul cuore.
    Già, Alexandre non era affatto il buon samaritano che la sua faccia ed il suo atteggiamento facevano credere.
    Sospirò. «Quindi... credi a te stesso ed a quello che provi. Dovrebbe essere il sentimento giusto.»
    Odia le persone, se devi. Odia quelle che ti portano via qualcosa di caro, abbi paura di quelle che cercano di farti del male. Sii grato a quelle che ti vogliono bene, proteggile e lascia che ti proteggano. Alexandre non sapeva che risposta si aspettasse Lazar, ma la sua era piuttosto semplice e lineare: non c'era bisogno di fare di tutta l'erba un fascio.
    Aveva parlato tanto eh, per non saper cosa dire.

    « Time should've taught me the lesson,
    Went lookin' for a sign, but instead I got a message. »

    HUMAN
    POST: 08
    B-Social
     
    Top
    .
  2.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar

    Lazar Stefanović Khabarov
    Universitario & Tirocinante
    21 Y/O

    “Perché pensi che io sia la persona adatta per risponderti?”
    “Non ho detto questo.”
    Gli angoli delle labbra si incurvarono per formare un sorriso colpevole, nel quale era chiara, quasi trasparente, tutta la disillusione prossima al cinismo con cui Lazar aveva affrontato un discorso troppo delicato per il tavolo di un fast food.
    Conosceva troppo poco Alexandre per ipotizzare che fosse la persona adatta per rispondere a una domanda tanto complessa. Il suo obiettivo era metterlo in difficoltà, magari individuare una crepa su quel bel viso attraverso cui sbirciare le brutture che si celavano sotto. Sebbene la tentazione di saltare alle conclusioni e condannarlo a morte perché membro della CCG fosse forte, doveva ragionare lucidamente e capire se valeva la pena di conoscerlo meglio. Magari poteva tornargli utile in qualche modo.
    Decise di tralasciare il “mi dispiace” di rito, che nulla di concreto apportava alla conversazioni se non una frase fatta che raramente era sentita. Nel caso specifico, in effetti Alexandre non sembrava completamente imperturbabile nei confronti del suo racconto, ma ora come ora Lazar non riusciva a provare empatia nei suoi confronti.
    In silenzio l’osservò chinare gli occhi smeraldini evitando il contatto visivo, in silenzio l’osservò passarsi una mano sul lato sinistro del collo - ne aveva ancora il profumo nelle narici -, in silenzio l’osservò tamburellare le dita sul tavolo e sospirare. Incapace di stare fermo, alla stregua di un bambino. Un malato senso di soddisfazione solleticò il fondo della gola di Lazar nel constatare quanto l’avesse messo in difficoltà. Gli stava bene.
    “Quindi... credi a te stesso ed a quello che provi. Dovrebbe essere il sentimento giusto.”
    Sì, era su per giù la risposta che si aspettava… o forse in cui sperava. Non fare di tutta l’erba un fascio: poche parole ricche di significato di cui spesso la gente si dimenticava. Era sempre stato il suo mantra nel relazionarsi a chiunque, indistintamente dalla razza a cui apparteneva o dallo schieramento per cui combatteva; il mantra che si stava sforzando di applicare anche ad Alexandre, per quanto le emozioni forti lo rendessero più arduo del solito.
    Socchiuse gli occhi fingendo di ponderare quanto suggeritogli, infine rilasciando un sospiro che si trasformò in sbuffo di risata.
    «Scusa, di solito sono più bravo a fare conversazione. Ho distrutto l’atmosfera...» ma prima che l’altro potesse ribattere, Lazar cercò di incontrare il suo sguardo, sorrise e incalzò. «Ma ti ringrazio del consiglio e per scusarmi offrirò io la prossima volta. Ti piacciono i takoyaki? Conosco un posto dove te li faranno piacere anche se li odi.»
    Scoccato uno sguardo fuori per accertarsi del tempo - che non era migliorato, ma neanche peggiorato - cominciò a cacciare dentro la tracolla i suoi oggetti, lasciando a intendere che presto sarebbe stato il momento di andare. Giusto il tempo di finire le bevande.
    -------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."

    If I could bleed I'd show you all my scars and imperfections

    Ghoul
    Rinkaku
    Rank B
    Echo

     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    ALEXANDRE "ROMAIN" DE LACROIX
    RICERCATORE CCG
    27 Y/O

    WA9De8A
    Anche dopo aver chiuso la bocca, il nervosismo di Alexandre non si affievolì nemmeno per un minuto. Fece giusto in tempo a scorgere un lieve cambiamento nello sguardo di Lazar (più freddo, distante) e tanto bastò per convincerlo d'aver detto qualcosa di sbagliato.
    Aveva toccato un argomento sensibile?
    Le sue parole non avevano il minimo senso, vero?
    Certo che no, era un discorso estrapolato a metà da quello che pensava veramente, come poteva avere senso?
    Alexandre sentì la solita morsa stringersi attorno al suo cuore. Che noia, davvero. Non ne poteva più. Non poteva stringersi abbastanza da farlo scoppiare una volta per tutte, un giorno di questi? Odiava essere insicuro. E stava sbagliando a tentare di fare amicizia con quell'universitario. Probabilmente lo aveva offeso con le sue storielle da persona vissuta ed avrebbe fatto meglio a mantenere le distanze, come si era già imposto sin dall'inizio. Anche se Lazar, come persona, gli piaceva.
    ...Un momento. Lazar gli piaceva?
    Alexandre sollevò lo sguardo e scrutò appena la sua figura con le sue iridi smeraldine. Lo ascoltò addossarsi la colpa di quel palpabile disagio crescente di cui sicuramente anche lui si era accorto – e che si stava godendo, solo che Alexandre non lo sapeva – e si chiese perché. Perché non poteva diventare suo amico. E si rispose anche. Perché era sempre lui lo stupido che si metteva limiti inutili ed insensati. Lazar gli piaceva, e forse ogni tanto poteva essere anche lui a tendere una mano agli altri al posto di lasciare sempre che fossero gli altri a tenderla a lui. Doveva solo... ispirare e calmarsi.
    «Heh. Ahah. Non preoccuparti. — Risata nervosa. Pausa imbarazzante. — Succede spesso quando la gente parla con... me.» Altra pausa imbarazzante. Non la migliore delle cose di cui vantarsi, in effetti. Però non voleva nemmeno che il discorso morisse lì, dopo che si era persino impegnato a tirar fuori qualcosa di decente, quindi guai se quel dannato adolescente provava ad alzarsi dopo averlo fatto camminare in bilico su di un filo per più di mezz'ora ed avergli anche fatto prendere la pioggia. Alexandre lo fissò cominciare rimettere a posto i libri ed allungò di nuovo la mano verso il suo frappè. Strinse le dita attorno al bicchiere di cartone, rendendosi conto che fosse quasi vuoto, e decise che era il momento di smettere di autocommiserarsi che già ce la vedeva Chinatsu a dirgli che non sapeva socializzare per l'ennesima volta.
    «Senti, mi dispiace se ti ho offeso in qualche modo, d'accordo? — mormorò, sporgendosi appena sulla superficie del tavolo. — So che non è un bel argomento di cui parlare ed io non sono tutto questo granché a fare conversazione in linea generale.» sospirò, portandosi la cannuccia alle labbra. Non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa e non lo avrebbe mandato via di lì con il dubbio di averlo offeso perché poi era capace di procrastinare all'infinito.
    Ancora aveva da scusarsi con l'investigatrice Takeda, per dire.
    «I takoyaki mi piacciono, ma non ho intenzione di venire con te ad assaggiarli ovunque sia questo posto se pensi di doverti scusare.» disse, dopo aver bevuto l'ultimo sorso di frappè.
    Perché al massimo era lui quello che si doveva scusare.
    Per essere patetico.
    E per quanto assurdo, in quel momento gli stava offrendo la possibilità di tornare ad essere due perfetti sconosciuti. Non voleva che Lazar si sentisse in dovere di fare qualcosa per lui, quindi... sì, ad Alexandre sarebbe definitivamente piaciuto diventare suo amico, ma se la cosa non era corrisposta non voleva certo forzarla. A volte le persone sono compatibili, altre volte... no. E se qualcuno si sentiva a disagio a stare con lui era legittimo che non ci stesse, giusto? Giusto.
    Nel mentre si era pure scordato dei gatti.

    « Time should've taught me the lesson,
    Went lookin' for a sign, but instead I got a message. »

    HUMAN
    POST: 09
    B-Social
     
    Top
    .
  4.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar

    Lazar Stefanović Khabarov
    Universitario & Tirocinante
    21 Y/O

    Per quanto lo riguardava, il caffè era finito da un po’ senza che se ne accorgesse; quando con la coda dell’occhio ispezionò il bicchiere fu sorpreso di trovarne il fondo coperto da un sottilissimo strato sbiadito. Questo la diceva lunga sulla qualità degli ingredienti dei fast food, e dire che c’era gente che avrebbe piantato le tende in posti del genere.
    Non doveva preoccuparsi, asseriva intanto Alexandre, era qualcosa che accadeva spesso in sua presenza. Beh, in quell’occasione non sarebbe dovuto accadere. Neanche facendo uno sforzo di immaginazione Alexandre avrebbe potuto capire che cosa significasse scoprire che la persona che hai risparmiato è al servizio della nemesi che ogni giorno ammazza come bestie quelli come te.
    Quanto alle belle parole sul valutare caso per caso… che dire, erano effettivamente belle, ma le parole erano il vettore della menzogna per eccellenza e lui, per quanto interessato, si riservava il beneficio del dubbio. Aveva una gran confusione in testa e troppo chiasso tutt’intorno per filtrare i pensieri e decidere quale fosse la miglior linea di comportamento da adottare, perciò non poteva che rimandare a più tardi le tergiversazioni e concentrarsi sul non apparire sospetto.
    L’espressione era compatta, immutabile in una ostentata rilassatezza.
    “Senti, mi dispiace se ti ho offeso in qualche modo, d'accordo?”
    La mano si bloccò a mezz’aria e con essa anche l’astuccio rimase sospeso a una decina di centimetri dal piano del tavolo. Lazar sbatté le palpebre, colto di sorpresa: perché avrebbe dovuto sentirsi offeso? Aveva fatto una domanda e Alexandre gli aveva risposto esponendo la sua teoricamente onesta opinione. Non aveva detto niente di offensivo, neanche dal punto di vista di un ghoul; al massimo era stato molto insolito sentir parlare di se stesso e dell’attacco non andato a buon fine, ma per ovvi motivi era stato attento a non mostrarsi stranito. Quindi perché scusarsi?
    Quella conversazione gli stava ricordando quanto poco capisse del modo di ragionare degli introversi.
    Fu solo a sbotto esaurito che Lazar abbozzò un mezzo sorriso, addolcendosi nell’espressione prima di concludere l’arco tracciato dalla mano e riporre nella borsa l’astuccio. Come se non fosse accaduto niente, riprese a conservare le sue cose.
    «Serve ben altro per offendermi.» rispose, sincero, era abituato a ben peggio. «Davvero, non capisco perché dovrei sentirmi offeso. Perciò smettila di preoccuparti per questo… e grazie di aver condiviso i tuoi pensieri con me. E la tua esperienza.»
    Di solito non era così impacciato nel rapportarsi agli altri, ma in quel momento Alexandre gli sembrava stranamente vulnerabile. Meglio così, pensò cinicamente, gli rendeva la vita più semplice.
    «Piuttosto, i miei figli ci aspettano e non vorrei farti rincasare troppo tardi. Che ne dici se ci avviamo?»
    Se Alexandre non avesse avuto obiezioni si sarebbe messo in piedi, notando solo allora che le due ragazze alle sue spalle si erano volatilizzate. Si era davvero concentrato tanto sulla conversazione, eh?
    -------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."

    If I could bleed I'd show you all my scars and imperfections

    Ghoul
    Rinkaku
    Rank B
    Echo

     
    Top
    .
  5.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    ALEXANDRE "ROMAIN" DE LACROIX
    RICERCATORE CCG
    27 Y/O

    WA9De8A
    Alexandre storse appena il naso. Era molto poco convinto, ma era anche terribilmente ingenuo ogni tanto e si faceva mettere nel sacco come un pesce all'amo. «Beh, perché...» mormorò con un fil di voce, ma lasciò la frase in sospeso, rendendosi conto di non saper come fare a continuarla.
    Come poteva dire? Per un attimo gli era sembrato agitato, ma era un argomento difficile e magari si sbagliava lui.
    Anzi, molto probabilmente si sbagliava proprio lui. E poi alla fine... importava davvero? Si conoscevano a malapena, quindi era sicuramente lui che si costruiva castelli in aria come al solito. Dopotutto Alexandre era quel tipo di persona che si scusava per esistere essersi scusato, quindi non c'era molto da fare. Certo, se avesse saputo che Lazar in quel momento si stava odiando (e stava odiando lui) per motivi ben più sensati e radicati probabilmente ci avrebbe pensato due o tre volte a chiedergli scusa. Magari avrebbe preteso di riceverle delle scuse, insieme ad una pomata per guarire dei lividi, ma - appunto - non lo sapeva, quindi va bene, al diavolo, era colpa sua. Ora sì che poteva andare a casa sereno.
    Solo che si era scordato che non poteva tornare a casa in ogni caso. Non ancora. Osservò Lazar finire di riordinare le sue cose, e concentrato com'era ad autocommiserarsi, udì le sue parole con un orecchio solo.
    «Eh? Dove?» chiese, con l'aria un po' svampita di chi è appena cascato dalle nuvole.
    Figli? Lazar mica gli aveva detto di essere un padre di famigl--
    Ci mise qualche secondo, ma poi razionalizzò.
    I gatti.
    In effetti Lazar era un po' giovane per avere dei figli, sì.
    Insomma, anche Alexandre stesso si riteneva giovane, e tutte le volte che qualcuno gli ricordava che si stava avvicinando alla soglia dei trent'anni cambiava discorso con una velocità che aveva dell'inaudito. Non che la vita gli avesse concesso la possibilità di costruirsi una famiglia normale, comunque. Era una cosa a cui non valeva nemmeno la pena pensare e, anche se forse gli sarebbe piaciuto, ora doveva accontentarsi di un gatto.
    Fu più o meno in quell'istante che notò, guardandosi intorno, che non solo le ragazze alle spalle del giovane dai capelli blu erano sparite, ma che anche la popolazione totale all'interno del negozio si era in qualche modo dimezzata. Esattamente quanto tempo aveva passato lì dentro, senza accorgersene?
    «Ah-! S-Sì, giusto. Arrivo!» borbottò, tornato con i piedi per terra, e si alzò a sua volta. Non senza urtare il tavolo e lasciare ovviamente cadere per terra la confezione di cartone del suo frappè, perché quando mai poteva fare bella figura con qualcuno, ovviamente. Era letteralmente tornato ad essere la persona impacciata di sempre.

    « Time should've taught me the lesson,
    Went lookin' for a sign, but instead I got a message. »

    HUMAN
    POST: 10
    B-Social
     
    Top
    .
19 replies since 5/7/2020, 18:12   549 views
  Share  
.