We're kings of the killing, we hunt for blood

[CONCLUSA] ASTRID NYSTRÖM & VICTOR KRIEGER | STREETS - 20/11/2020 NIGHT (22:30, NUVOLOSO)

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  1. Ryuko
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
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    Ci sono situazioni che gli uomini colgono per istinto senza riuscire a commentarle a parole; in casi del genere, il più grande poeta è chi lancia il grido più violento e naturale. La folla scambia quel grido per un racconto, e a ragione se ne accontenta, trovandolo sublime nella misura in cui è vero. Era ciò che stava avvenendo. Non vi erano parole, solo respiri, affanni, ghigni malevoli, passi sdrucciolevoli sull'asfalto, colpi e percosse: era la lingua dei cacciatori, e i due avversari stavano conversando in un dialetto che nessun altro avrebbe potuto comprendere.
    Victor aveva il suo modo di fare le cose, e non tollerava che qualcuno gli dicesse di comportarsi in modo diverso. Per questo gli piaceva lavorare da solo, ma - in quel momento - si ritrovò a ringraziare il collega riverso a terra per avergli procurato una controparte così tenace. Erano quei brividi, quelle scariche d'adrenalina, che lo tenevano in vita. Lui era una macchina da guerra. Una macchina da guerra perfettamente integrata nella società moderna, per questo la maggior parte del tempo era costretta a stare sopita in quel silenzio che gli altri chiamavano civiltà. Era solo quando quest'ultima veniva meno che era libera di fare ciò per cui era stata progettata, e non c'era momento più bello.
    Astrid era convinta di essere in vantaggio, Victor pensava la stessa cosa. Che si stessero suicidando a vicenda?
    Probabile, ma il vantaggio dell'investigatore non era fisico. Era qualcosa di mentale, che lo distingueva dalla maggior parte dei suoi altri colleghi. Victor non aveva paura di morire. La morte, l'oblio eterno, il freno comune alla vita umana. Quante cose sarebbe portato a fare un essere umano se non dovesse avere paura della morte?
    Ve lo siete mai chiesto?
    Victor no. Non ricordava un singolo giorno in cui avesse mai avuto paura della morte. Se ne teneva lontano per puro istinto di autoconservazione, ma paura? No. Forse aveva smesso di averla nell'esatto momento in cui l'aveva accettata, a dodici anni, con un coltello puntato alla gola, quando aveva sputato in faccia ai poveri stronzi che lo stavano minacciando. Fatto stava che non aveva il freno comune che fermava le persone normali dal fare pazzie scellerate. Come quella.
    Sfiorata di striscio, la ghoul schiantò la propria kagune sullo scudo con forza. Victor percepì le suole delle sue scarpe slittare di qualche centimetro sull'asfalto, ma la quinque era piantata nel cemento, e non cedette. L'odore del sangue era abbastanza per tenerlo in forze, manco il ghoul fosse lui. Poi la intravide, una di quelle code rosse, muoversi sinuosa per afferrare l'arma. Troppo vicina.
    Per lui, ma anche per lei stessa.
    ...si era mica dimenticata delle sue pistole?
    Un ghigno malsano si dipinse sul volto dell'investigatore. Fortuna che Toruu era privo di sensi, o lo avrebbe preso per pazzo. Non fece in tempo a impedirgli di afferrare lo scudo: per quanto allenato e veloce era pur sempre un uomo adulto di un metro e novanta per ottanta chili di puri muscoli che stava affrontando una ghoul altrettanto rapida e dalle forme molto più sottili delle sue. Quando capì che voleva prendersi lo scudo per disarmarlo e con ogni probabilità tranciargli di netto le braccia era già troppo tardi per avere ripensamenti. Non poteva batterla in uno scontro di mera forza fisica probabilmente.
    Ma Victor sapeva meglio di chiunque altro che quando non puoi fare nulla contro un avversario più forte di te, l'unica soluzione era ritorcergli tale forza contro.
    Sfruttando il suo punto cieco e il fatto che lei fosse alla sua destra, fece slittare una mano sul fianco sinistro ed estrasse la pistola gemella di quella che prima aveva riposto. Non appena vide la kagune tentare di allacciarsi attorno allo scudo e percepì la ghoul fare forza su di esso, piantò la canna dell'arma nel muscolo cremisi e fece fuoco, poi inclinò appena lo scudo verso di lei, mollò le cinghie, schiacciò la suola della scarpa destra sul suo interno e la usò come leva per schiacciarla a terra.
    Nel farlo, se ci fosse riuscito, sarebbe probabilmente caduto a sua volta, visto che l'intento era usare i pesi di entrambi e la mastodontica forza della ghoul come trampolino per farli rovinare entrambi a terra. Cosa sarebbe successo allo scudo da quel momento in poi... solo il fato poteva deciderlo.
    In quell'esatto istante si udì un brusio disturbato provenire dalla radio appesa sua cintura, quella usata per comunicare con il quartier generale. Victor non lo capì all'istante, troppo concentrato sulla ghoul, probabilmente avrebbe automatizzato dopo, ma erano i rinforzi: tra meno di cinque minuti sarebbero stati lì. Fine dei giochi.
    PRIMO GRADO SCHEDA DIARIO ART © code ©
     
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10 replies since 26/1/2021, 20:50   352 views
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