Votes given by yumæchu`

  1. .
    Atsushi Sakamoto
    AsJ5sj1
    La povera collega sembrò dispiacersi dei suoi racconti, ovviamente, ma la cosa lo fece comunque sentire terribilmente in colpa: non gli piaceva lagnarsi con le persone, così come non gli piaceva far gravare sugli altri i propri problemi, ma riconosceva come in quell’occasione sentisse davvero la mancanza della sua famiglia e il senso di solitudine che ne conseguiva. Sospirò appena, sorridendo ancora un po’ colpevole alle parole incoraggianti di Aozaki, che in modo davvero gentile ed energico - evidenti tratti distintivi della sua figura, potè ormai dedurre - lo incoraggiò; che persona squisita, davvero.
    « Grazie mille per le belle parole, farò in modo di dimostrarle di avere ragione. » le sorrise più dolcemente, per poi ascoltarla al suo cambio di argomento, stupendosi della sua proposta: lo stava… Invitando a uscire? Ma no, non era possibile, era solo gentile! …a meno che…?
    Atsushi rimase sinceramente stupito, un uragano di pensieri nella testa davanti a quella proposta dissimulata in quel modo poco convincente ma al quale volle credere; ormai era sempre in fissa con una nuova crush ed era fin troppo appassionato di drama coreani per non vedere sottintesi in qualunque affermazione di quel tipo, sarà sicuramente per quello, si convinse. Guardò velocemente l’orologio notando come effettivamente fosse quasi l’ora di pranzo, dunque decise di accettare: avere compagnia gli piaceva sempre molto, soprattutto durante i pasti, dunque si alzò per recuperare la giacca.
    « Lasci che sia io a offrire, almeno stavolta. La prossima invece starà a lei, che ne dice? » le sorrise affiancandola, pronto a indicarle di precederlo fuori dall’ufficio e quindi verso la loro prossima destinazione: il pranzo insieme!

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  2. .
    Atsushi Sakamoto
    AsJ5sj1
    « Ma l'importante è essercene accorti, così almeno potremo agire di conseguenza. Meglio averlo scoperto ora che non averlo scoperto affatto, dico bene? » gli disse Aozaki-san sorridendogli, e lui non poté che sorridergli di rimando annuendo: aveva ragione da vendere, e nonostante la situazione era anche estremamente positiva ed energica; che bella persona era Aozaki-san?! Qualcuno che, se le premesse tenevano fede alla reale persona che era, chiunque vorrebbe al proprio fianco, o almeno lui di certo. Socievole com’era, Atsushi desiderò parlarle ancora, e l’altra sembrava loquace quanto lui già da prima, ma ora che aveva preso al volo l’opportunità di spaziare la loro conversazione ne aveva un’ulteriore nonché piacevole conferma.
    Atsushi mostrò il suo imbarazzo davanti ai complimenti della bella investigatrice, ridacchiando con lei al suo fingersi pensierosa; sorriso che un po’ si incrinò quando espresse il suo desiderio di provare la propria cucina. Non era una richiesta strana - solo molto espansiva per il giapponese medio - e anzi lusingava parecchio l’assistente, il problema era invece il pensare inevitabilmente a perché non cucinasse più, ovviamente, e da lì tutto il pacchetto di pensieri negativi sul suo occhio mancante e cosa comportasse per lui nel quotidiano. Sorrise dunque dispiaciuto alla giovane.
    « Mi piacerebbe davvero cucinare per lei, anzi sarebbe un onore per me, ma… » sospirò facendo spallucce « Sto ancora prendendo dimestichezza con il… Sì, insomma… Vederci con un occhio solo. » si fece coraggio infine, indicando la parte per sé buia del cono visivo.
    « Ho ancora problemi con la percezione della profondità, quindi ho dovuto rinunciare alla cucina per un po’. E ammetto che mi manca molto: adoro cucinare. » aggiunse, ormai a ruota libera, per poi notare solo in quel momento come, con sguardo basso e tono malinconico, avesse monopolizzato la conversazione con sue problematiche, spegnendo inevitabilmente il mood.
    « Ah- chiedo scusa, non volevo annoiarla con questi discorsi deprimenti. Sto comunque lavorando molto su questo, quindi è solo questione di tempo perché io torni a pieno regime. » dissimulò con un sorriso colpevole, notando solo in quel momento come potesse aggiungere effettivamente dell’altro « Se le va, posso cucinare davvero per lei quando riuscirò a farlo. » le propose dunque, sperando di aver almeno recuperato il mood disteso che avevano raggiunto. Doveva forse aggiungere altro? Doveva scusarsi offrendole il pranzo? E se l’avesse presa male?
    Atsushi deglutì attendendo con trepidazione il responso della collega.

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  3. .
    Atsushi Sakamoto
    AsJ5sj1
    « Ah che tesoro, grazie mille! » silenzio. I due si guardarono per un interminabile e silenzioso secondo, lei evidentemente affranta, lui di sasso e pure arrossito: non era abituato, almeno non più, vista la sua lista di crush che non lo notano, men che meno ora che poteva guardare le sue crush con un occhio solo.
    Decidendo di comune e silenzioso accordo di non approfondire quella questione, si concentrarono sul lavoro, analizzando caso su caso: Aozaki-san era una persona davvero analitica e intelligente, che si prendeva il suo tempo per analizzare gli elementi dei vari casi con un certo acume. Ora capiva perché fosse tra gli investigatori senza dubbio (non che prima ne avesse in ogni caso). Atsushi le lasciò la parola più che volentieri con una certa sete di conoscenza, praticamente pendendo dalle sue labbra e assimilando le sue parole, annuendo di tanto in tanto.
    « Questo modo di fare dei nostri colleghi è indubbiamente sospetto, è vero. Non vorrei che, dato il rango del ghoul catturato, abbiano abbassato la guardia? Sarebbe l’errore più stupido da commettere. » commentò Atsushi con una smorfia, pur continuando a scandagliare i file tra i risultati della sua ricerca. Mentre cercava, notò di sottecchi come la ragazza avesse preso un altro macaron e sorrise appena: era contento che il suo dono venisse apprezzato!
    « Le piacciono i macaron? La pasticceria da cui mi rifornisco ha talmente tanti dolcetti carini che ogni giorno sono in seria difficoltà con la scelta di cosa prendere. » ridacchiò con leggerezza, voltandosi verso l’altra con un sorriso sincero « Sono anche buoni, così tanto da sembrare fatti in casa. Ne facevo parecchi, quindi posso affermarlo con convinzione, anche se i miei non erano così buoni. » aggiunse con lieve imbarazzo. Modestia, era tutta modestia, almeno lo sarebbe stato secondo certi suoi colleghi grandi fan delle sue creazioni. Un vero peccato aver rinunciato alla cucina, anche se solo per il momento.
    Ma tempo al tempo. Sarebbe presto tornato in carreggiata!

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  4. .
    Alina Dušana

    Online


    A. @dus_ali


    I soldi credo siano l'ultima cosa di cui tu hai veramente bisogno, posso darti lezioni di umiltà se proprio vuoi.
    17.04.2021, 13:35


    A. @dus_ali

    Dipende da cosa intendi con esagerare, tipo cosa mi chiederesti?
    17.04.2021, 13:42


    A. @dus_ali


    E poi ho l'impressione che qualsiasi cosa io ti possa offrire tu mi guarderesti schifato, come già fai di base, per poi dire di lasciar perdere. Quindi prima di sprecare tempo in queste stronzate cerca di essere chiaro senza girarci attorno, così neanche tu rimarrai deluso.
    17.04.2021, 13:42


  5. .
    Elke Higuchi
    3OYnuhT
    Alle sue schiette e brusche parole, la ragazza si era voltata di scatto nella sua direzione, lo sguardo confuso ma anche stupito forse per il fatto le avesse rivolto parola, considerando non fosse una cosa da tutti giorni il fatto che lasciavano due scrapper comunicare tra loro. Katsuki esitò prima di rispondere di rimirando, preso in contropiede dalla sua pacata risposta, ma la sua brevissima spiegazione non lo sorprese affatto.
    Tipico di Elke, si inteneriva sempre di fronte ai bambini o ai ragazzini che venivano portati al cospetto del loro Signore, e il suo sguardo diventava sempre triste per giorni quando nessuno sopravviveva alla “selezione”. L'unica, parziale, eccezione era il Signorino, non essendo degno di compassione né comprensione. O almeno, quello era l’intimo pensiero di Katsuki, anche se quelle parole non sarebbero mai uscite dalle sue labbra né in presenza di Elke né tantomeno di Soren stesso. Sapeva bene sarebbe stato punito da entrambi, anche se con diversi gradi di crudeltà. In fondo, Elke era sempre attenta a non fargli troppo male, mentre Soren non si curava se dopo le sue “cure” rimanesse a letto per settimane, l’importante era che il suo viso non venisse sfiorato.
    Ma la domanda che l’umana gli fece, lo bloccò per qualche istante. Era un problema? Il fatto che Elke avesse instaurato una conversazione con quella inferiore scrapper? Per lui, si, lo era eccome, un misto di gelosia ed apprensione di venir sostituito. Perché voleva che la sua Elke fosse gentile solo con lui, che fosse solo il suo “Katchen” ad essere per lei speciale. E nessun altro. Tuttavia, come poteva spiegare quel pensiero all'altra umana senza sembrava un moccioso viziato alla stregua del loro padroncino?
    «Mi dà fastidio» specificò quindi lui stringendo i denti in una smorfia, irritato dal tono e dalla reazione della ragazza. Sapeva di non far paura, sembrava ancora più piccolo dell'età che doveva avere, e nonostante fosse giusto un annetto più piccolo del Signorino, lui poteva ancora passare per un bimbo delle elementari che un giovane adolescente.
    «Stalle lontano» intimò poi, ad un passo dal suo volto dopo aver ritrovato la sicurezza che aveva perso quel qualche attimo, lo sguardo color cioccolato assottigliato «È la mia…» s’interruppe prima di continuare, poiché cos'era lei per lui? La chiamava “sorella” ma per lui non era solo quello, per lui era molto di più. La sua dea, la sua amata. Il suo mondo.
    «Mentore» decise infine di definirla in talo modo, il tono smorto ma sempre aspro. Quella definizione era un dato di fatto ma di certo meno complicato della realtà, dei suoi sentimenti nei confronti della ghoul.
    «Dove sono i tuoi guardiani?» le chiese poi lui a bruciapelo, le braccia ora conserte cercando di intimidirla con lo sguardo, ricordando non l'avesse vista insieme a nessuno quando aveva portato a termine la sua parte dello spettacolo e l’aveva incrociata in compagnia della ghoul. Né, tanto meno, nessuno sembrava starla aspettando là fuori per portarla via ora che aveva eseguito il suo compito per la serata. Lo spettacolo, lo smantellamento, era infatti terminato da svariati minuti, ed era arrivata l'ora del pasto per i loro clienti, banchetto che era accompagnato dalla musica degli altri scrapper adibiti alla piccola orchestra. Ogni pet aveva un ruolo in quel macabro ristorante, e il loro era quello di portare la carne, stata selezionata accuratamente da cacciatrici come Elke, al macello.
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  6. .
    MAKOTO HIRASE
    w1y1a1s
    Al via libera dell'altra, Makoto la osservò per qualche istante per poi scrollare le spalle, decidendo di non commentare quello sprazzo di reazione che aveva notato con la coda dell’occhio, andando invece ad accendere una sigaretta con gesti meccanici, rigettando infine il pacchetto nei meandri della sua tracolla. La decenza pubblica gli intimava di fumare solo nelle zone adibite invece che all’aperto o in strada, disturbando gli altri passanti, ma considerando anche la sua intenzione di finire una in fretta e la zona non era una particolarmente trafficata, giusto per distendere i nervi e rilassarsi, non se ne curò troppo.
    Ma al suo gesto di cortesia, la ragazza fermò di botto la sua camminata. E Makoto se ne accorse solo qualche passo più avanti, fermandosi anche lui per poi girarsi a guardarla, un sopracciglio alzato, lo sguardo interdetto, potendo così ammirare la sua espressione stupita coordinata alle sue parole meravigliate.
    Beh, ora che ci pensava non poteva che non biasimare il suo stupore poiché, in effetti, era vero che normalmente dava l'impressione di non essere né una persona gentile né tanto meno cortese, vedendo che il suo aspetto trasandato, i capelli tinti, la stazza imponente ma anche lo sguardo tagliente, lo facevano sembrare facilmente un delinquente. In fin dei conti, era stato veramente un teppista in passato (e pensare alle sue bravate di qualche anno prima lo riempiva di imbarazzo), per cui lo era perlopiù quanto pareva a lui. Alla mano, s'intende. Come in quel momento, ritenendo che non avesse motivo di fare lo stronzo o il difficile con lei.
    Alle sue scuse scosse leggermente la testa, come a dirle che non aveva motivo di offendersi da quella sua uscita, per poi sorriderle bonario e, una volta che Shinobu fu ritornata al suo fianco, ripresero a camminare nel mentre lui fumava cercando di tenere il fumo lontano da lei. Ma poco dopo, lanciandogli prima un’occhiata, Shinobu gli porse un'altra domanda «Dipende dalla domanda, e se posso anche rigirartela» disse quindi lui, il tono leggero ma comunque sornione «Ma chiedi pure» finì poi con una scrollata di spalle.
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  7. .
    Alina Dušana

    Online


    A. @dus_ali


    Non lo so cosa gli piace, ma sicuramente mi riconoscerebbe, quindi ci devi andare tu, non mi frega che fai con il suo cazzo.
    17.04.2021, 13:35


    A. @dus_ali

    E comunque devi andare da un oculista se pensi che il problema sia il mio aspetto, Picasso.
    17.04.2021, 13:36


    A. @dus_ali


    Da quando ora vuoi essere pagato? Non ti bastava ammazzare la noia della tua triste vita solitaria? E comunque che cazzo ne so, se vuoi qualcosa dillo e basta.
    17.04.2021, 13:38


  8. .
    Alina Dušana

    Online


    A. @dus_ali


    Ho diverse priorità nella mia vita...sei proprio quello stereotipo che non sopporta nessuno.
    17.04.2021, 13:24


    A. @dus_ali

    Anche il tuo culo farà kaboom se non prendi più seriamente questa cosa, a meno che questa non sia tutta una tecnica e in realtà hai paura a continuare ;) Comprensibile.
    17.04.2021, 13:25


    A. @dus_ali


    È un testimone che ha dichiarato il falso rovinando la vita di mio padre. Voglio che si rimangi tutto e dica le cose come sono andate veramente, quanto lo hanno pagato, e che dica chiaramente il nome di chi glielo ha fatto fare.
    Attualmente fa la bella vita gestendo un locale notturno abbastanza famoso, l'Angel Dust. Probabilmente lo conosci per quanti soldi ti escono dal c*lo.
    Ho soddisfatto la tua curiosità ora?
    17.04.2021, 13:26


  9. .
    Elke Higuchi
    3OYnuhT
    Non appena Katsuki si era defilato verso gli spogliatoi, nell'anticamera era sceso nuovamente il silenzio, spezzato solamente dai rumori ovattati provenienti dall'altra parte del portone che li divideva dalla sala che dava sul ristorante. Elke passò dunque lo sguardo dall'angolo dove era sparito il suo protetto all'altra scrapper ancora comodamente seduta su quei gradini. La ragazza sembrava stare effettivamente meglio, evidente più dalla sua aria più tranquilla che dalle sue stesse parole, nonostante avesse continuato a stringere la presa sulla bottiglia e giocherellare con l'etichetta di plastica. Quell'ansia, quel nervosismo, era forse sempre presente per lei, più di una semplice ansia da prestazione, constatò quindi la ghoul.
    «Non serve che mi ringrazi, è il minimo che posso fare per te» le disse quindi Elke dopo un battito dalle parole state appena pronunciate dalla ragazza dai capelli scuri, il tono gentile come a non volerla intimidire di più.
    Inclinò poi leggermente la testa di lato, pensosa, mentre il suo sguardo verdognolo era rimasto sempre puntato su l'altra, una mano ora al fianco «Se in futuro ti può servire aiuto, chiedi di… Shiba» aggiunse poco dopo, annuendo appena con la testa, nascondendo quella esitazione che stava provando nel mentre pronunciava quelle parole con un tono deciso e sicuro.
    Il suo alias giapponese la imbarazzava un po’, meno imponente di Nattmara (anche se quest’ultimo lo condivideva, in realtà, con altre donne ghoul) e quasi ridicolo, ma la sua proposta era stata sincera. Non era una cosa da tutti i giorni, da parte sua, porre una mano a qualcuno che non fosse un membro della “famiglia” ma in quella ragazzina ci vedeva non solo una sé stessa più giovane, ma anche Katchen, l'umano a lei più caro. Ed era suo desiderio proteggerlo, e anche per questo avrebbe continuato a servire i suoi Signori probabilmente per tutta la durata della vita.



    A sua insaputa, non appena si erano separati, essendo dovuta tornare ai piani superiori in modo da adempiere alle sue mansioni della serata per il Ristorante, Elke aveva lasciato Katchen da solo nell'area adibita agli scrapper, un luogo sicuro e chiuso dove quelli che si comportavano meglio potevano aspettare che i loro padroni, o altri inservienti, venissero a prenderli in tutta tranquillità.
    Tuttavia, quest'ultimo, invece di aspettare nel suo angolino a leggere il libro sgualcito che si era portato dietro per continuare ad esercitarsi nella lettura di quei caratteri familiari ma allo stesso tempo completamente sconosciuti e complessi (volendo rendere Elke fiera dei suoi progressi), aveva invece aspettato per lunghi minuti, dopo essersi lavato e cambiato in abiti più comodi, sempre scuri, che comparisse l'altra scrapper in modo da fermarla ed interrogarla, un tarlo che si era andato a formare nella sua mente da quando l'aveva vista in compagnia della sua amata ghoul Un tarlo d'invidia che non lo aveva lasciato stare.
    «Ehi!» disse quindi lui, il tono di voce arcigno e allo stesso tempo autoritario, parandosi di fronte alla ragazza (chiaramente un po' più alta di lui, ora che la vedeva da vicino e non da seduta) una volta l'aveva notata sbucare dalla porta dello spogliatoio «Cosa volevi da nee-chan?» disse lui a un palmo dal suo viso, in un giapponese quasi perfetto, ignaro del fatto che fosse stata Elke stessa ad approcciare la ragazza per prima.
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  10. .
    Alina Dušana

    Online


    A. @dus_ali


    Sei ancora vivo o ti stai crogiolando nella tua vita sociale? Non mi rispondi al telefono. È il caso di passare al prossimo obbiettivo non pensi?
    17.04.2021, 11:16


    A. @dus_ali

    Il prossimo nome è Kaito Hasaro. Ti dirò i dettagli dal vivo, ma ho bisogno che vuoti il sacco su una certa cosa… quindi dovrai giocare un po’ con lui prima. Dopo potrai fare ciò che vuoi. Il posto è lo stesso, per il giorno vediamo entro questa settimana.
    17.04.2021, 11:17


  11. .
    MAKOTO HIRASE
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    Dopo ore passate al chiuso, l’aria per così dire fresca, considerando lo smog della metropoli, era stata un toccasana, il sole mezzo nascosto tra i grattacieli che faceva capolino da un angolo. Makoto si mise una mano in tasca e con una scrollata di spalle, si girò verso la compagna di classe che aveva dunque acconsentito a farsi offrire il pranzo da lui, un gesto di gratitudine che, dalla sua espressione, poteva emergere fosse stato gradito.
    «Ti dispiace se accendo una sigaretta?» le chiese poi fermandosi fuori dal cancello dell’accademia, un po’ casualmente, un po’ no, tirando fuori il pacchetto da una delle tasche della sua tracolla. Certo, ormai erano fuori dalla zona in cui era vietato, ma non si sarebbe mai permesso di fumarle accanto se all’altra desse fastidio, in fondo, apparenze a parte, era un ragazzo coscienzioso.
    Beh, era anche vero che fumare era ancora vietato ai minori di vent’anni. Ma lui c’era vicino, no? E, rispetto alla ragazza che aveva di fianco, per un ventenne ci poteva passare facilmente. Insomma, negli ultimi anni non era mai stato praticamente fermato dalle autorità se si premurava di seguire le altre, di leggi. Gli unici che facevano storie erano il Boss del Lagoon e sua madre, entrambi poco contenti avesse ripreso alcuni dei loro vizi. Troppo tardi, era stato il suo pensiero.
    A quel pensiero lo sguardo gli cadde sul pacchetto che aveva in mano. E, yep, controllando la marca constatò infatti subito che il pacchetto non appartenesse a sua madre ma proprio al Boss, essendo ormai sua abitudine prendergliene uno con malizia quando era di turno al locale. I soldi glieli lasciava comunque sempre con un bel bigliettino scherzoso, perché tutto era ma non un ladro.
    Alla sua proposta di un laudo compenso, la ragazza si era presto premurata di ricambiare il gesto, una promessa sottointesa che non le sarebbe dispiaciuto passare altro tempo con lui «Non ce ne sarebbe bisogno, ma se proprio insisti…» disse Makoto sfregandosi una mano al collo con un sorriso sornione sulle labbra. Insomma, chi direbbe mai no al cibo gratis? Di certo non lui! E poi Shinobu sembrava molto decisa in quella sua proposta, quasi pronta a rifiutare qualsiasi diniego avesse ricevuto da parte sua, pronta a combattere per avere la meglio «Vuoi che te la porto io?» chiese invece poi lui indicando lo zaino della ragazza, erano solo qualche minuto di tragitto e non gli sarebbe pesato molto, un po’ come quando aiutava sua madre o la loro vicina di casa a portare la spesa su per il condominio.
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  12. .
    Atsushi Sakamoto
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    Contento di essere in qualche modo riuscito a offrire alla fanciulla uno di quei deliziosi macaron, Atsushi era già concentrato a sfogliare nel database elettronico della CCG alla ricerca dei file che Aozaki-san stava cercando. Fu in realtà complicato, la maschera anonima non aiutava troppo proprio perché non era qualcosa di troppo raro da vedere, tuttavia ascoltarla si rivelò estremamente interessante: sembrava davvero molto competente e informata, Atsushi non poté che assimilare tutte le informazioni datele annuendo di tanto in tanto, evidentemente preso; fece un cenno di diniego solo quando gli venne chiesto se fosse stato lui ad archiviare dati simili.
    « Purtroppo no, per questo ci sto mettendo più del solito a trovare qualcosa di calzante. » ammise mentre comunque non smetteva di scorrere velocemente voce per voce di ogni scheda trovata con i risultati dei filtri di ricerca; decise poi di ascoltare la direttiva dell’investigatrice e togliere la restrizione della data. Trovò il file di un ghoul già catturato, evidentemente quello a cui alludeva Aozaki stessa, e decise di darvi una rapida scorsa in cerca di qualche dettaglio che potesse aiutarli. E lì lesse come quello stesso ghoul avesse ucciso un loro collega e ferito proprio Aozaki Setsuna; poteva essere omonimia ma non vi credette affatto: essere la persona ferita da quello specifico ghoul spiegava troppe, troppe cose.
    Con l’espressione mortificata che, come quella sorpresa di un attimo prima, durò pochissimo, chiuse la scheda: non avrebbe fatto domande al riguardo, né avrebbe sottolineato nulla, semplicemente avrebbe continuato a cercare con in mente i particolari degni di nota che aveva letto in quella scheda.
    « Ho trovato qualcosa che può aiutarla. Li ho mandati in stampa così può anche conservare il cartaceo. » la informò serio, allungandosi a prendere diversi fogli lasciati cadere velocemente dalla stampante sull’apposito vassoio, porgendoli alla signorina per poi leggerglieli direttamente dal pc.
    « Il primo file è di un avvistamento di due mesi fa. Un koukaku di rango C avvistato a Taito. Era intento a inseguire una ragazzina di sedici anni quando Toji della squadra Delta ha ingaggiato un combattimento con lui. E’ riuscito a ferirlo ma il ghoul è scappato, almeno la ragazzina è salva. » si prese qualche momento di palese riflessione « A parte la differenza di rango, non so quanto possa essere comunque una buona pista. » sospirò, passando poi al secondo file.
    « Il secondo parla di un bikaku rango B per Shinjuku con una maschera nera che se ne andava a zonzo per la via tre giorni fa, ha visto due bambine di otto anni e ha provato ad attaccarle. Fortunatamente è stato talmente incauto da farlo nel pomeriggio, quindi le piccole sono potute scappare mentre le urla hanno allertato gli agenti nella zona, altrimenti… Cielo, che cosa spregevole, prendersela con delle bambine. » quasi ringhiò per quant’era disgustato e arrabbiato dal fatto. Scosse la testa prima di riprendere « Comunque, è stato catturato e interrogato, e ha parlato di suoi… “Compari”, li ha chiamati. Questo è molto sospetto e da allora so che stanno già indagando. Potrebbe allacciarsi a quel che cerca. » la guardò un momento prima di riprendere a leggere una nuova scheda. Quella mattinata almeno poteva essere considerata più avvincente del semplice rimettere in ordine le scartoffie dei colleghi!

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  13. .
    ...è una vita che non scrivo qui, ma dato che mi sono liberata un po' forse posso permettermi di aprire qualcosa pure su questi lidi(?)
    Non so bene che dire tanto i miei pg li conoscete, le mie trame le conoscete e vbb sì ho zero fantasia per proporre cose nuove.
    Alex è alex, quindi gatti, dolci, cose al mare, ho ancora una traccia sulle stelle cadenti(?) e una bad ending in canna, oppure CCG e esaltanti compagnie. Victor è un infame quindi solo CCG oppure risse, scontri sangue, insomma robe violente perché se provate a parlarci è noioso, credetemi. Ryuji è uno zombie i cui spunti role sono finiti tutti in malora quindi non so bene cosa farci, ma è anche un ghoul quindi tutte le cose da ghoul vanno bene. Anyway qui c'è il mio diario con le solite cose. Se volete scrivetemi pure per MP o telegram se lo avete. See ya.
  14. .
    Atsushi Sakamoto
    AsJ5sj1
    La comodità di abitare negli alloggi della CCG? Il non bagnarsi per andare sul luogo di lavoro. Ma cos’è la vita senza rischio? Ed ecco quel marcantonio di Sakamoto Atsushi uscire comunque dallo stabile per andare a comprare qualcosa da offrire ai colleghi che avrebbe incontrato quel giorno. Quel giorno il dono sarebbero stati dei macaron carinissimi di diversi colori, morbidi e fragranti ma non troppo dolci.

    « Sakamoto ascoltami- »
    « Buongiorno anche a te, prendi un macaron! » sorrise Atsushi prendendo il cestino che aveva poggiato sulla sua scrivania e averlo piazzato praticamente sotto al naso del collega con l’innocenza di un bambino contento. Il collega sembrava risentito, ma dopo aver fatto guizzare gli occhi dal collega ai dolcetti colorati un paio di volte cedette alla tentazione, ringraziando con un che di sconfitta nel tono. Sconfitta che venne certamente notata dal più alto e volutamente ignorata mentre riposava il cestino, soddisfatto.
    « Cosa dovevi dirmi? Serve un altro aiuto a riordinare i faldoni delle inchieste? » chiese dunque Atsushi gioviale e l’altro scosse il capo mentre mandava giù il boccone preso pochi attimi prima.
    « No, stavolta devi fare qualcosa di più serio. » preannunciò, e subito l’altro abbandonò il sorriso spensierato per concentrarsi « Conosci Aozaki Setsuna-san? E’ un’investigatrice della Squadra Sigma. » chiarì quando vide la perplessità sul volto del collega.
    « Comunque, sta venendo qui per controllare i dossier su quel ghoul con la maschera anonima che è stato registrato recentemente, le devi dare una mano. »
    Atsushi semplicemente annuì pensoso: no, non aveva idea di quale ghoul stesse parlando il collega visto che non si era occupato lui di compilarne i dati, ma avrebbe comunque fatto del suo meglio; d’altronde aveva insistito così tanto per poter continuare a lavorare nella CCG, sarebbe stato davvero stupido se si fosse tirato indietro, no?
    Ormai si era abituato al suo nuovo lavoro, ben più noioso di quello sul campo ma altrettanto importante: i suoi nuovi avversari erano gli appunti lacunosi con calligrafie tremende, la sua nuova quinque era il computer dove batteva i dati presi dai colleghi, e la sua nuova abilità non era quella di sguainare uno spadone a due mani con facilità ma aiutare gli investigatori nelle indagini da lontano. Un po’ un downgrade, se vogliamo, ma Atsushi preferiva non soffermarcisi: era decisamente stanco di soffrire.
    « Salve! Sakamoto-san, giusto? » disse una voce femminile cordiale che staccò subito l’occhio dell’uomo dallo schermo del pc per portarlo di fronte a sé, facendogli incontrare una donna in realtà giovane, dalle spalle ampie, il viso appena tondo e il bel sorriso. Era… Carina, sembrava una persona simpatica alla quale avrebbe sorriso immediatamente dopo, alzandosi addirittura dalla scrivania per farle un rapido inchino mentre lei si presentava.
    « Oh, salve Aozaki-san! Mi dispiace per non essere venuto io da lei, purtroppo ho saputo del nostro impegno solo… » portò l’occhio all’orologio da parete e di nuovo su di lei « Una decina di minuti fa. » ammise con un sorriso, per poi ridacchiare e osservarla dargli del tu, prendere una sedia e stravaccarcisi, di tutto.
    "Oh." pensò il bisteccone in piedi, scrollando mentalmente le spalle: erano rare le persone così tranquille e affatto attaccate all’etichetta, ma chi era lui per giudicare? Così si accomodò senza perdere il sorriso.
    « Nessun disturbo, dico davvero. Anzi chiedo scusa per il mio comportamento, che ne dice se mi faccio perdonare? » disse allungandole poi il cestino con i macaron grandi e colorati deliziosamente divisi ognuno dalla sua piccola confezione di carta che fungeva anche da tovagliolo.
    « Ne prenda uno o quanti ne desidera. » le disse in tono morbido lasciando il cestino e guardando poi al monitor del pc nel database, decidendo di filtrare i risultati per ordine di ultima modifica.
    « Cosa sa di questo ghoul? » chiese quasi ingenuamente, un po’ per parlare, un po’ per carpire quante più informazioni in modo da trovare subito quale fosse la scheda che faceva al caso loro.

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    Sometimes you win, sometimes you learn
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    Elke Higuchi
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    La ragazza non sembrò prendere bene la sua picata risposta, e aveva abbassato immediatamente lo sguardo come imbarazzata. O peggio, intimorita. Non che Elke si aspettasse altro e nemmeno la biasimava, considerando che la scrapper, dalla sua posizione in quella gerarchia sociale di cui facevano parte, poteva credere di aver chiesto o anche fatto qualcosa di sbagliato nei suoi confronti.
    La udì poi fare un respiro profondo, in un probabile tentativo di calmarsi, per poi prendere un altro sorso d’acqua dalla bottiglietta che gli aveva dato. Ormai le era abbastanza ovvio che la ragazza fosse nervosa e a disagio, e più che per la sua presenza, con tutta probabilità lo era per quello che doveva andare a fare da lì a poco. Forse era nuova, forse non aveva molta esperienza, era stato il suo successivo pensiero nel mentre continuava ad osservare la ragazza di sottecchi, le orecchie ben tese in modo da poter captare altri rumori di sottofondo. Infatti, si accorse presto che la musica, che fino a quel momento era arrivata ovattata alle loro orecchie, era finita seguita poi da degli applausi. Mancava poco, quindi.
    «No problem~» le disse con lo stesso tono più spigliato che usava nella vita di tutti i giorni, di quando doveva sembrare una ragazza come tante, nonostante la sua espressione fosse rimasta impassibile e stoica, non dovendo fingere anche lì, sperando facesse un attimo sciogliere la ragazza dalla sorpresa. Meno era tesa, migliore sarebbe stato il suo spettacolo. Ed Elke sapeva bene che chi sfigurava non faceva mai una bella fine.
    «Ma quella non è una cosa che direbbe uno scrapper ammaestrato. Stai attenta a come ti poni, i tuoi padroni si possono anche fidare di te ma è un’arma a doppio taglio con gli altri. Meno dici, meglio è» la ammonì con precedente pensiero ormai piantato nella sua mente, l’accento straniero sempre un po’ marcato nel mentre si passava una ciocca di capelli tinti dietro un orecchio. Dopotutto nessun scrapper veniva mai lasciato veramente da solo, tanto meno con la libertà di muoversi. E a molti “padroni” non piaceva vedere i “pet” degli altri sgattaiolare in giro senza permesso.
    Passarono dunque pochi istanti ed Elke sollevò improvvisamente la testa dalla sua figura seduta puntandola alla porta che dava sul “palcoscenico”, che si aprì proprio in quel momento, rivelando la figura minuta di Katsuki, i bianchi e perlacei abiti di scena intatti se non fosse per le chiare chiazze rosse. Non importava si fosse rovinato nonostante la fattura pregiata, l’abito sarebbe stato comunque buttato. Dopotutto, il Signorino Soren non voleva mai che usassero lo stesso completo due volte, altrimenti che figura ci avrebbe fatto? Come sempre, le armi che aveva usato erano state lasciate agli attendenti che si stavano sicuramente prendendo cura del corpo per portarlo alla cucina nel mentre sistemavano l’arena per il successivo spettacolo, la musica della piccola orchestra aveva ripreso a solleticare le sue orecchie.
    «Katchen?» mormorò Elke con tono leggermente preoccupato notando il suo sguardo cupo del ragazzino che, dopo aver chiuso con stizza la porta dietro di sé, si era diretto a passo svelto verso la ghoul che aveva immediatamente riconosciuto, come a volerla stringere in un forte abbraccio, per poi fermarsi di fronte a lei senza sfiorarla ulteriormente, come a non volerle sporcare la divisa nonostante desiderasse da lei contatto.
    Sentendo quella domanda, l’umano sembrò prima esitare ma sempre pronto a schiudere le labbra per mormorare qualcosa in risposta ma fu alzando lo sguardo innocente che notò l’altra presenza nello stanzino e, un po’ spiazzato, non aspettandosi che qualcun altro fosse già lì, le parole che sfuggirono alle sue labbra furono «E questa chi è?» dette però in tedesco, riportando poi lo sguardo ora interrogativo sulla bionda aguzzina. Qualunque cosa avesse voluto dirle, per il momento era stato dimenticato.
    Elke sospirò «Secondo te?» rispose lei nella stessa lingua, il tono un pelo più canzonatorio nel mentre gli porgeva l’asciugamano pulito che aveva recuperato meri minuti prima, che il ragazzo prese delicatamente in mano, per poi posarselo in testa in modo da poter nascondere l’occhiataccia che aveva lanciato all’altra ragazza, prendendo poi a darsi una sistemata prima di andare a lavarsi negli spogliatoi, in modo da non imbrattare più del dovuto il pavimento di quelli che erano scarti di loro simili appena stati massacrati.
    GHOUL
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