Posts written by Cattleya

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    per le schede te le confermo tutte
  2. .
    nuovo inizio, nuovo pg per festeggiare chiaramente

    Nickname: Cattleya
    Prestavolto: Shikanoin Heizou (Genshin Impact)
  3. .
    CITAZIONE (alyë @ 28/5/2023, 19:35) 
    Ehi Cat, bentornata. Questa è la sezione giusta in cui far richiesta per essere riabilitata. E no, non serve ripresentarsi e avere un banner/link in firma è sufficiente. Le schede e tutto il tuo materiale (schede, diario, bilancio, ecc.) era stato archiviato, dunque con la riabilitazione saranno reintegrati. Se mi dai qualche minuto, cerco di sistemare tutto il prima possibile.

    certo, e grazie ancora per tutto <3
  4. .
    Come da titolo.
    Vorrei poter tornare a essere un'utente attiva del gdr, ma ho notato che (giustamente) sono tra gli utenti inattivi e mi sono un po' persa nel tentativo di capire dove chiedere il recupero delle schede, quindi:
    - ho ancora il banner del gdr in firma, devo ripresentarmi?
    - non ho più i link delle schede perché di solito li recuperato dal mio diario, riesco comunque a far richiesta per recuperarle?
    grazie mille in anticipo a chi mi risponderà <3
    chu
  5. .
    Ho fatto la visita per l'operazione di cheratocono. Non ho ancora una data, ma ho altre visite e le istruzioni da fare prima dell'operazione. Ye,
    La mia situazione personale invece fa schifo.
    Anche in previsione dell'operazione, preferisco assentarmi a tempo indeterminato. Il periodo sarà lungo, scusate.
    Ciao.

    Saltatemi alle mission, va bene.
    (Ryuko, l'ultimo post con Hibiki te lo scrivo in settimana e poi avviso per la chiusura della role. Np, lo faccio volentieri)
  6. .
    cic83do

    Mizushima Hibiki
    Investigatore
    21

    Quando si aveva a che fare con Hibiki, era quasi fondamentale ricordare un piccolo dettaglio che -puntualmente, com'era destino per le cose importanti- invece andava sempre perso, dimenticato e mai più preso in considerazione.
    Hibiki non poteva riadattarsi a uno stile di vita umano, perché non aveva nemmeno idea di come fosse, quello stile di vita. Tentare di spiegarglielo, inoltre, ora come ora sarebbe stata una tremenda perdita di tempo.
    Sapeva solo che doveva essere molto bello, se tutti cercavano di imporglielo senza mezzi termini. Ma sapeva anche che non era adatto a lui.
    Hibiki non si considerava di certo un ghoul, nonostante fosse cresciuto spacciandosi per tale. Sia mai, piuttosto si sarebbe ucciso con le sue stesse mani.
    Si considerava un'arma. L'unica cosa che cambiava era che non era più un'arma a servizio dei ghoul, ma al servizio degli umani. Ma un'arma sarebbe rimasta sempre tale, indipendente da chi la impugnava.
    E il suo unico compito era essere sempre in grado di uccidere, pronto a rispondere in ogni momento.
    Se l'idea di insegnare dell'umanità a una spada sembrava senza senso, perché non poteva essere lo stesso con lui? L'unica loro preoccupazione, in teoria, sarebbe dovuta essere mantenerlo in grado di sterminare i ghoul.
    Quegli umani che voleva tanto proteggere non avevano molto senso, alla fine.
    Aveva avvisato Victor che avrebbe fatto del suo meglio per non mordere, un avvertimento che aveva capito ormai da tempo di dover fare. La prima volta aveva morso qualcuno, seguendo l'istinto, il suo avversario non ne aveva più voluto sapere di quel selvaggio e lo evitava da allora.
    Hibiki non aveva capito perché.
    Da quel momento, gli avevano insegnato che contenersi un po' negli allenamenti era una forma di premura, come combattere col lato non affilato della spada. Ma Hibiki era comunque problematico, perché mordeva e graffiava -puntando anche agli occhi- d'istinto, uno stile di combattimento agile e degno di chi uccideva a mani nude da quando era bambino.
    E trovava quelle premure inutili. I ghoul non erano premurosi.
    «Oh no, fai pure. Un ghoul non si risparmierebbe. Anzi, facciamo così. Mordimi una volta e hai vinto.»
    Per questo, per quanto preso di sprovvista dalla risata roca dell'altro, Hibiki trovò quello un cambiamento piacevole. L'idea che si era fatto di Victor era giusta.
    Hibiki annuì. Se poco prima si era sempre sforzato di apparire composto ed educato, come gli era stato insegnato con tanta pazienza, appena ci fu l'accenno avrebbero iniziato a combattere l'espressione era diventata in fretta glaciale. Una maschera di dura fermezza, degna di un'arma che si limitava a eseguire la sentenza di morte.
    «L'hai detto tu.»
    Quella sembrava una minaccia. Non ci sarebbe stata nessuna premura, ma avrebbe utilizzato la stessa brutalità di quando voleva fare a pezzi un ghoul con le sue stesse mani.
    Non lo faceva solo perché gli era stato detto poteva farlo, ma perché poteva contare sul fatto Victor non si sarebbe di certo lamentato all'ultimo minuto. Su quello aveva fiducia.
    E Hibiki voleva vincere. Dimostrare di poter essere utile, un desiderio quello che si portava dal ghoul restaurant. I bambini inutili, del resto, finivano mangiati.
    Col tempo quella minaccia si era trasformata in una sua ossessione: doveva essere utile, se non voleva essere buttato.
    Studiò Victor, con la stessa intensità nello sguardo di un leone che si prepara per cacciare. Victor non era esattamente la sua tipica preda, ma non faceva nulla.
    Nemmeno i ghoul erano la sua tipica preda, e doveva comunque sterminarli dal primo all'ultimo.
    Al ghigno di Victor, Hibiki rimase all'apparenza privo di emozioni. Non colse la provocazione. Quasi non l'avesse nemmeno capita.
    Aveva, invece, cominciato a camminare in cerchio attorno a lui. Con passo lento, il predatore che voleva far capire chi era ad avere il controllo.
    Voleva attaccare Victor quando gli andava, non quando gli davano il permesso. E quando lo fece, quando finalmente si avventò sull'altro come se le catene che lo avevano tenuto fermo si fossero sciolte all'improvviso, sembrò una bestia affamata.
    E ben felice di dare il peggio di sé.
    Se mordeva Victor, vinceva. Hibiki aveva voluto vincere davvero, si era impegnato come in ben pochi altri allenamenti. Aveva graffiato, aveva schivato, si era rimesso in piedi in momenti in cui si sarebbe detta finita.
    Era stato peggio di uno scarafaggio, che non ne voleva sapere di morire nemmeno quando gli tagliavi la testa.
    Ma non era riuscito a mordere un bel niente. Ci era stato vicino un paio di volte, ma la consapevolezza era piacevole come mangiare sabbia. Per niente.
    E non si era arreso finché non si era praticamente distrutto di stanchezza, col fiato corto.
    «Ho perso.»
    Fu la sua amara priorità, col respiro pesante che cominciava già a diventare più regolare. L'espressione glaciale si sciolse un po'.
    «Meglio per te.»
    Uno strano modo per fare un complimento, in effetti. "Se fossi riuscito a morderti davvero", era il sottinteso, "sarebbe stato un pessimo segno".
    Era vero Hibiki per molto tempo era riuscito a spacciarsi per un ghoul, ma era anche vero che Grimm era un'illusione. Grimm era comunque umano. Se un umano ex-cannibale riusciva a metterti in pericolo, figuriamoci un ghoul.

    I'll teach you all the ways to dance incorrectly

    CCG
    Koukaku (Grimm)
    Secondo grado

  7. .
    Yonaga Kasumi
    Fg635kA
    «Però credo che un bel giro ce lo possiamo fare, con calma, tanto non abbiamo un coprifuoco― o sì? Chiusura del museo a parte.»
    La domanda di Evelyn fu quasi una novità per lei, che la riportò dal pianeta Kasumi -dove si era rifugiata- alla realtà quasi a tempo record. Non che la cosa le dispiacesse, era solo che di solito non pensava a problemi del genere.
    Quelli, in genere, Kasumi li vedeva come dettagli. E ai dettagli ci aveva sempre pensato qualcun altro, non lei, che invece doveva solo pensare a suonare e a essere un genio.
    Perciò quello fu uno dei rari momenti in cui la ragazzina si fermò per riflettere, come se le avessero appena posto chissà quale complicato problema di algebra.
    E subito dopo fece spallucce.
    «A mio padre non importa, finché sono in tempo per l'ultima metro mi va bene tutto.»
    E anche se non avesse fatto in tempo, era il tipo che avrebbe potuto provare a camminare o a farsi mendicare un passaggio. Qualcosa si sarebbe inventata, insomma, perché tanto un modo per risolvere le cose lo si trovava sempre.
    E se c'era una soluzione, allora non valeva la pena preoccuparsene. Se non c'era, invece, preoccuparsi non aveva comunque senso.
    (Al padre, tra l'altro, importava. Ma sapeva anche che Kasumi era cresciuta sotto la dittatura di una madre maniaca del controllo, che reputava farsi degli amici e uscire una spregevole perdita di tempo e spreco del suo genio.
    Non aveva idea di quante libertà avesse bisogno un'adolescente che, in effetti, di libertà ne aveva vista ben poca.)
    Così, Kasumi aveva pensato di aver risolto la questione. In quel modo, si era potuta concentrare sul gran onore di poter scegliere da dove cominciare la visita di quel museo.
    E come aveva scelto bene! Era stata una scelta degna di un genio come lei, non c'era niente da ridire.
    Mentre il passo di Evelyn rallentò, quello di Kasumi accelerò fino a diventare simile a una breve corsetta. Era impaziente, quasi affamata di nuove esperienze, e si era gettata in mezzo a tutti quei colori come se non avesse aspettato altro.
    Conosceva meno della metà dei fiori lì presenti, ma non importava. Li amava tutti.
    Aveva fatto attenzione a non allontanarsi troppo da Evelyn, perché erano pur sempre insieme lì e non la voleva lasciare sola, perciò riuscì comunque a sentire il sussurro dell'altra.
    È magnifico.
    E a Kasumi venne da sorridere, sentendola.
    «Qui ci potresti comporre il prossimo capolavoro!» commentò allegra, seguendo con lo sguardo -per il momento, non era detto che dopo non le avrebbe direttamente rincorse- le farfalle che volavano tra i vari fiori sugli schermi.
    I colori erano brillanti e alcuni erano proprio un pugno nell'occhio e per questo erano bellissimi.
    «Quelli sono girasoli!»
    Li indicò anche, guardando Evelyn con gli occhi ambra che brillavano di emozione.
    Era molto fiera di averli saputi riconoscere, sì.
    Kasumi, alla fine, non era riuscita a stare ferma nemmeno per due minuti. Era rimasta vicina a Evelyn, ma si era mossa, aveva fatti interi giri su se stessa, e aveva rischiato di cadere all'indietro quando aveva provare a guardare troppo verso il soffitto. Perché, boh, magari anche quella era pieno di fiori che ne sapeva?
    Bisognava controllare tutto.
    La sua mente era iperattiva come non mai, mentre stilava una lista lunghissima di cose che avrebbe voluto sperimentare, vedere, toccare e
    «Ma tu sei riuscita a evocare i fiori, c'è una rosa ai tuoi piedi.»
    Perché almeno Evelyn riusciva a stare ferma, Kasumi. Non era una cosa così orribile né impossibile.
    «Adesso è un po' come se fossi una fata dei fiori, che figo.»
    Avrebbe davvero potuto comporre qualcosa di meraviglioso da tutte quelle esperienze! Per fortuna non aveva niente con cui scrivere, altrimenti Kasumi sarebbe stata così fuori dal mondo da mettersi persino a scribacchiare note sul posto.
    «Proviamo a vedere cosa succede se tocchiamo i girasoli sulle pareti.»
    Non era esattamente una domanda, ma per fortuna -se si stava attenti- dal tono della ragazzina si sarebbe anche capito non era nemmeno proprio un ordine.
    Era solo il consiglio di qualcuno che di evocare i fiori, come lo aveva definito Kasumi stessa, a quanto pareva non ne voleva nemmeno saperne.
    La vita era troppo breve per stare fermi!
    (Come se si stesse parlando di stare fermi secoli, sì)
    (Kasumi, per favore)
    Human
    19 Y.O
    Stundetessa/Musicista
  8. .
    0fJelcx

    Kiriyama Tsukasa
    Studente
    18

    Era cresciuto ed era stato abituato alla violenza, usata in modo così naturale avrebbe potuto essere la seconda lingua del clan Kiriyama.
    Forse era anche per quello, perché in ogni momento si aspettava esplosioni di violenza che continuavano a mancare, che l'intera situazione aveva finito per confondere Tsukasa.
    A una tortura avrebbe saputo come rispondere. Sopportare il dolore fisico non era nulla, mordersi il labbro fino a spaccarlo per non urlare era solo una conseguenza naturale. Qualsiasi prezzo poteva essere pagato, se era per il bene del clan, e Tsukasa -più per indottrinamento che spirito di sacrificio- era ben disposto a pagarlo. A sopportare e sacrificare, come aveva sempre fatto, finché non sarebbe morto.
    Perché il sacrificio di ogni membro era comunque importante. E se non lo fosse stato sarebbe stato terribile, le conseguenze quasi insopportabili.
    «D’accordo, se ci ripensi fammelo sapere.»
    Ma a quello non sapeva come rispondere. A quello non era per niente abituato.
    E l'unica conclusione a cui era arrivato, alla fine, era che non avrebbe dovuto fidarsi. Che tutto quello servisse solo per fargli abbassare la guardia, così da rendere più facile e veloce il momento in cui sarebbe crollato.
    Sapeva di dover apparire padrone della situazione. Ogni momento di esitazione, di debolezza, incideva con cura i kanji del suo nome sulla lapide.
    Ma era una consapevolezza molto debole, ed era più forte quella che era già morto e fare così avrebbe solo rimandato l'inevitabile.
    Quindi, quando tornò ad alzare lo sguardo verso il ghoul che l'aveva rapito, Kiriyama Tsukasa era sembrato più genuinamente smarrito che un mostro appartenente a un clan di bestie.
    Chi sembrava padrone della situazione, perché in effetti lo era, era il ghoul gli era seduto davanti.
    «Allora parliamo. Per prima cosa, permettimi di presentarmi. Non posso dirti il mio vero nome, ma almeno l’alias sì. Quindi sentiti libero di chiamarmi Echo.»
    Ricambiò l'inchino di Echo con un breve cenno del capo. Una cortesia per una cortesia.
    «Tsukasa.»
    Doveva già saperlo, ma gli sembrava in qualche modo maleducato non presentarsi a sua volta. Come se qualcosa del genere potesse smussare gli angoli della sua pessima reputazione, chiedere scusa per i ringhi da bestia ferita fatti in precedenza.
    Aveva evitato di presentarsi come Yako -Yako era, del resto, tutto ciò che i Kiriyama voleva dai suoi membri e solo quello- e soprattutto come Izanami. Non perché sperasse Echo fosse all'oscuro di trovarsi davanti il futuro capoclan, ma perché avrebbe solo sporcato quella nomina.
    Un tempo il titolo di Izanami era appartenuto a suo fratello, e Akira lo aveva tenuto con orgoglio, rispettandolo e facendolo quasi splendere. Lo affidavano a lui e lo sporcava di vergogna e debolezza, facendosi persino rapire. Era l'eredità di Akira ed era riuscito a rovinare e uccidere persino quella.
    «Hai idea del perché tu sia qui? O la lista è troppo lunga?»
    A giudicare dallo sbuffo di risata, Echo doveva davvero trovare divertente quella situazione. Poteva permetterselo, certo, perché non era lui quello ammanettato, ma non mancava mai di lasciare Tsukasa quasi interdetto. E di nuovo, molto confuso.
    No, non aveva idea del perché fosse lì, ma bisognava dargli il merito almeno aveva voluto pensarci. Non per molto, però, perché l'intera operazione gli era costata solo l'ennesimo spettacolo pirotecnico da parte della sua emicrania.
    Sospirò, sconfitto.
    «Mi dispiace» e lo era davvero, ma non si sarebbe stupido se Echo non gli avesse creduto.
    Non si sarebbe stupito nemmeno se, all'ennesima risposta negativa, la recita sarebbe crollata ed Echo avesse avuto un'esplosione di ira. Non perché sembrasse davvero possibile -più passava il tempo, più Echo non sembrava affatto come la maggior parte dei ghul con cui Tsukasa aveva a che fare, anche dopo tutto quello gli aveva già fatto- ma perché era ciò a cui era stato abituato.
    E il suo istinto gli diceva era meglio evitare qualsiasi cosa potesse mettere a prova la pazienza dell'altro, in un modo molto simile a quando si ritrovava ad avere a che fare con Suzaku.
    «Temo la lista sia davvero troppo lunga.»
    Era molto lunga per quanto ne sapeva lui, e lui non sapeva nemmeno tutto. Forse sapeva più di molti altri, essendo lui Izanami, ma era ben poco rispetto a Suzaku. Il clan non diffondeva le sue informazioni a ogni membro proprio per scenari come quello.
    Se uno crollava, non doveva portare il resto della famiglia con sé.

    Burn the father, feed the child

    Ghoul
    Rinkaku
    Rank B
    Yako

  9. .
    Preferisco avvisare con largo anticipo perché l'assenza sarà lunga, poi appena ho una data mando un secondo messaggio.

    Sono di ritorno da una visita di controllo dall'oculista, quindi è ufficiale mi opereranno di cheratocono pure all'occhio destro.
    Non so quando (la visita preoperatoria è a Settembre tho) ma basandomi su com'è andata la scorsa volta dopo l'operazione ci saranno 1/2 mesi in cui non sopporterò gli schermi con ardore e me ne terrò ben lontana.
    Quindi non ci sarò praticamente per tutto, non solo le role. Scusate il futuro disagio ecco
  10. .
    Nickname: Cattleya
    Conferma di partecipazione: ci sono eheheh
  11. .
    ghoul
    Status: 90%

    NAME
    Kiriyama Hayato Suzaku

    AGE
    26 y.o.

    KAGUNE
    Ukaku

    RANK
    Rank B

    Avrebbe potuto dare la colpa di tutta quella teatralità agli Ayakashi. Erano inseparabili e la loro forza stava nell'agire come un unico individuo, ma non c'era caccia o allenamento che loro non tentassero di trasformare in uno spettacolo da circo.
    Suzaku lo sapeva benissimo, li aveva addestrati. E stare dietro a due ghoul rinkaku in contemporanea, che sembravano a un passo dalla comunicazione telepatica, quando si ha una kagune ben poco resistente come l'ukaku era considerabile comunque un allenamento a sé.
    Quindi era ovvio che, dovendo sopportare gli spettacoli circensi dei suoi fratelli, quell'atteggiamento così snervante fosse finito per influenzarlo.
    Ma sarebbe stata una scusa.
    Ci voleva una certa dose di teatralità, oltre che un ego esagerato, per arrivare a darsi un alias all'altezza di Suzaku del resto.
    Non contento, Suzaku amava vedere ogni persona che lo circondava come una mera pedina su una scacchiera. Guardava tutti dall'alto e li comandava, sceglieva chi doveva sacrificarsi, chi promuovere, chi rimaneva fermo. Ogni cosa che non gli andava a genio poteva semplicemente andare distrutta.
    Tutto quel controllo però era impossibile, una specie di utopia personale. In attesa, però, Suzaku trovava comunque il modo di rendere le cose interessanti.
    O almeno provarci.
    Perché il suo avversario, purtroppo, non sembrava aver avuto particolare intenzione di ballare per lui. In compenso, sembrava ancora del tutto intenzionato a voler trasformare quella in una prova di resistenza.
    Era facile capire chi avrebbe vinto una sfida del genere, tra un koukaku e un ukaku, e Suzaku non aveva particolare voglia di fare la fine dell'ingenuo qualsiasi.
    Doveva finire tutto quello in fretta.
    Come se fosse una scelta opzionale, quando sei un ukaku e la resistenza è il tuo più grande difetto.
    Avrebbe provato a evitare il pugno spostandosi di lato -il dolore era bello, ma il rischio di una maschera rotta era meglio evitarlo, e poi quel dolore lo voleva anche ricambiare- evitando di mettersi a diretta portata della kagune.
    Gli avrebbe afferrato il braccio con cui l'altro aveva provato a sferrare il pugno, a quel punto, torcendoglielo con un gesto secco. Abbastanza perché, se era abbastanza fortunato, gli spaccasse qualche osso.
    Nel dubbio, in ogni caso, avrebbe anche tirato in modo che l'osso del braccio uscisse completamente o in parte dalla cavità della scapola. Una spalla lussata significava avere un arto penzolante, inutile se faceva solo male e non si riusciva più a muovere.
    Doveva debilitarlo in fretta.
    Con un balzo indietro, con il suo avversario che ora gli dava le spalle, avrebbe attaccato di nuovo con l'ukaku, ma in modo più specifico all'altezza delle ginocchia. Se non voleva nemmeno ballare, allora non aveva bisogno di camminare.
    C'era una tale libertà di scelta sulle ossa da rompere o dislocare, era quasi un peccato non avere tempo da passare in simili piccole gioie della vita. Che tristezza, ma poteva accontentarsi dell'essenziale.


    Edited by Cattleya - 6/7/2022, 16:28
  12. .
    CCG
    Status: 100%

    NAME
    Mizushima Hibiki

    AGE
    22 y.o.

    QUINQUE
    Koukaku (Grimm)

    RANK
    Secondo Grado

    «Arrendetevi o vi ammazzo.»
    «Mai.»
    Il mostro pronunciò quell'unica parola in modo molto sicuro, per essere una condanna a morte per lui e l'altro mostro. Ma forse non se n'era nemmeno reso conto.
    C'era anche la possibilità i due ghoul non si fossero fidati delle Colombe -perché avrebbero dovuto farlo? Non ne avevano motivo- ma quello era l'ennesimo dubbio Hibiki si sarebbe posto a esecuzione conclusa. Pensieri simili erano mortali, in situazioni del genere, e in quel caso il pericolo era doppio. Un suo errore non metteva solo in pericolo la vita di Hibiki, ma anche quella di Yun-ho.
    Non poteva rischiare la vita del collega per qualcosa del genere. I ghoul avevano entrambi una kagune, quindi nessuno di loro era della vecchia famiglia di Hibiki. Problema risolto.
    Nemmeno lui si sarebbe fidato delle Colombe, quando era ancora Grimm. Così tanto in effetti alla sua cattura aveva lottato fino all'ultimo -e cioè finché la CCG non aveva completamente cambiato atteggiamento, chissà perché, cercando di capire il motivo per cui un umano vorrebbe fingersi un ghoul.
    Ma in quel momento Hibiki doveva compiere un'esecuzione, non imparare come usare l'empatia.
    La feccia rimarrà sempre feccia. Ogni dimostrazione di umanità nei loro confronti, come un tentativo di risparmiargli la vita, era purtroppo sprecato.
    Come lo era ogni dubbio se anche loro avessero o meno dell'umanità. Ovvio non ne avessero.
    Ovvio andassero sterminati dal primo all'ultimo. La minaccia ghoul si sarebbe conclusa solo una volta eradicato il problema alla radice.
    I due mostri avrebbero dovuto essere uccisi prima, nel loro momento di debolezza. Per quanto falso, un'imitazione di qualche loro vittima forse?, l'avrebbero potuto prendere a loro vantaggio.
    Poco male, Hibiki non aveva mai sperato di finire tutto quello in modo pacifico, ma con un'esecuzione in piena regola. L'esito era stato rimandato, ma non annullato.
    La prontezza di riflessi di Hibiki, quindi, fu più il risultato di quanto poco si era fidato. L'espressione rimase la stessa, la gelida rabbia che potrebbe avere un boia.
    La ghoul attaccò simultaneamente con un calcio volante, dritto alla testa, e con la kagune.
    Il che, a dire il vero, poteva anche essere rivolto a vantaggio di Hibiki. Sarebbe dovuto essere più facile schivare un colpo alla testa che uno, ad esempio, verso il tronco.
    Balzò di lato, fuori portata, pronto a proteggersi con l'asta della naginata dalla kagune. In questo modo avrebbe colpito con l'asta la kagune -rinunciando a tranciargliela- ma forse gli avrebbe dato abbastanza possibilità di manovra con la lama per attaccare all'altezza del collo.
    Con tutti quei discorsi sul non esitare a far saltare teste, il minimo che potesse fare era provare a farlo davvero.
    Magari non sarebbe stata un'esecuzione pulita come avrebbe voluto, magari non lo sarebbe proprio stata, ma intanto avrebbe come minimo provato a tagliarle la gola.
  13. .
    CCG
    Status: 90%

    NAME
    Kiriyama Hayato Suzaku

    AGE
    26 y.o.

    KAGUNE
    Ukaku

    RANK
    Rank B

    Fu quasi un peccato.
    La maschera da oni di Suzaku aveva nascosto del tutto il suo sorriso, affilato e come se avesse vinto davvero qualcosa, invece di aver ricevuto un colpo in piena schiena.
    Avrebbe fatto anche capire, molto probabilmente, che a Suzaku mancavano parecchie rotelle e ragionava davvero come un demone.
    Ora non si stava più annoiando.
    Il dolore era stato all'inizio fulmineo, e dopo il primo impatto era diminuito in fretta -ma era comunque presente, come un'ombra che gli faceva un minimo di compagnia- lasciandogli il piacere dell'adrenalina, di sapere il suo avversario faceva sul serio.
    Forse era una promozione dal codardo che era! Complimenti piccolo ghoul, prima un pedone e ora un tokin.
    Un vero peccato non ci siano altre promozioni in vista.
    Ma quel dolore non era stato abbastanza.
    Ora ne voleva di più. Era così felice avrebbe potuto ringraziare quel ghoul strappandogli gli arti! Tanto quelli possono sempre ricrescere!
    E se non ricrescevano pazienza, erano pur sempre cose che succedevano. Regali belli quasi quanto il volo dell'angelo, una lezione su come i pulcini imparano a volare piena di amore che purtroppo gli era stata sottratta.
    Dopo tutta la fatica fatta per farlo avvicinare lì, alla ringhiera, ecco che diventava inutile.
    E questo a Suzaku non piaceva per niente.
    Suo padre aveva ragione, le nuove generazioni erano stupide e ingrate. Non combineranno mai nulla nella loro vita.
    Tutta quella insubordinazione doveva essere punita. Magari strappandogli gli arti.
    Voleva vedere un corpo vivo diventare improvvisamente immobile e rigido, perdere colorito e tepore. Se non poteva avere la sua lezione di volo, allora avrebbe come minimo voluto vedere un cadavere.
    E se neanche quello fosse stato possibile, allora voleva smetterla di darsi dei limiti e voleva divertirsi.
    «Ora balla.»
    Disse, con un tono faceva capire di Suzaku quanto avrebbe potuto farlo il sorriso di poco prima. Che aveva venduto la sanità mentale tempo fa, il demone.
    O il figlio di demoni, la versione cambia sempre ed è un po' difficile starci dietro.
    Veloce quando maestosa, la kagune finalmente venne manifestata in tutta la sua (piccola, ok) gloria.
    Fece per schioccare le dita, in un modo quasi teatrale che non ammetteva interruzioni che non preveddessero sonore ginocchiate nello stomaco come punizione.
    E, se l'altro ghoul non era un barbaro che interrompeva, anche quando le attese non erano lunghe... in un certo senso lo sarebbe stato Suzaku, che attaccò con la kagune ancora prima di scocchiare le dita.
    In caso sarebbe stato molto bello, alzare delle aspettative solo per distruggerle.
    Quella sarebbe stata una serie di colpi brevi e veloci, diretti più alle gambe.
    Suzaku sarebbe stato comunque attento a brutte sorprese, in quel caso, ma c'era una genuina e quasi morbida curiosità nel voler vedere l'altro ghoul ballare.
    Se non voleva volare, che ballasse.
    E se l'avesse deluso anche in quello?
    ... sarebbe stata una noia senza speranza di redenzione.
  14. .
    CCG
    Status: 100%

    NAME
    Mizushima Hibiki

    AGE
    22 y.o.

    QUINQUE
    Koukaku (Grimm)

    RANK
    Secondo Grado

    Di nuovo, finì col reagire ancora prima di avere una totale comprensione della situazione.
    Purtroppo significava non tranciare del tutto la coda della lucertola, un vero peccato, ma anche così doveva comunque averla debilitata abbastanza. Ora era solo questione prima quel mostro la rigenerasse, doveva ucciderla in fretta.
    Ma era anche meglio provare a evitare un pugno in piena faccia. Hibiki aveva di certo un'alta resistenza a danni e fatica, ma un combattimento contro un investigatore e un ghoul rischiava di diventare impari molto velocemente.
    Voleva evitarlo il più possibile.
    La mossa più semplice, e immediata, era stato puntare ad abbassarsi per far in modo la bestia desse un pugno all'aria.
    L'ultimo fendente della naginata, un po' approfittando del repentino cambio di posizione di Hibiki, era stato in diagonale per ferite le gambe.
    E poi la bestia si allontanò.
    Ma Hibiki non voleva dare nemmeno un secondo in più a quel mostro per rigenerarsi, per cui -con la stessa freddezza di un boia- l'avrebbe giustiziata al più-
    «No!»
    Urlò lei, in direzione di Yun-ho e il ghoul koukaku.
    Era una donna, a giudicare dalla voce.
    I due investigatori, pur non mettendosi d'accordo, dovevano avercela particolarmente contro le gambe della ghoul bikaku. Yun-ho aveva sparato -stava facendo il cecchino!!!!- proprio in quella direzione.
    E a quel punto Hibiki tornò ad avere Yun-ho vicino a sé, a cui rivolse solo un breve e appena percettibile cenno del capo. Nemmeno fosse un saluto di bentornato.
    Niente che lo distraesse per troppo tempo dal suo ruolo di arma.
    «Arrendetevi» disse il suo collega ai due ghoul, tenendoli in linea di tiro col fucile.
    «O vi ammazzo.»
    Hibiki avrebbe voluto ammazzarli in ogni caso, ma ok. Poteva accettare anche quel compromesso.
    Magari li avrebbero comunque dovuti ammazzare. Era di certo pronto a recidere teste.
    Dallo sguardo, carico di rabbia a dir poco glaciale, e l'espressione in generale impassibile Hibiki poteva davvero sembrare il boia della situazione. O la conferma che sì, lui e Yun-ho non avrebbero avuto la minima esitazione nel farli fuori.
    Hibiki avrebbe avuto poi, una volta avvolto nella tranquillità del dormitorio della CCG, il tempo di farsi venire qualche dubbio. Qualche domanda.
    E chiedersi perché una bestia, una creatura naturalmente egoista e distruttiva, avesse invece deciso di voler proteggere un proprio simile.
    A meno che non fosse una finta per fargli abbassare la guardia, e in quel caso non avrebbe funzionato.
    Gli strumenti di caccia non si facevano prendere da dubbi e emozioni durante i loro compiti, e non lo facevano nemmeno le armi.
  15. .
    CCG
    Status: 100%

    NAME
    Kiriyama Hayato Suzaku

    AGE
    26 y.o.

    KAGUNE
    Ukaku

    RANK
    Rank B

    Ok, ora poteva bastare. Si stava annoiando.
    Il gioco non era più divertente.
    E a essere sincero, non lo era mai stato. L'altro ghoul non sapeva nemmeno essere un degno passatempo, oltre che essere un gran codardo.
    Se Suzaku si stava fingendo un pulcino, il suo avversario era fastidioso e noioso quanto una zanzara. Quelle zanzare deficienti che non capiscono non possono pungere un ghoul.
    Troppa sicurezza in se stesso? Di sicuro, ma non era esattamente per quello se Suzaku si atteggiava tanto a padrone della situazione.
    Il vero motivo è che, con un clan che tenta di ucciderti da quando sei bambino, situazioni simili non solo diventano normali.
    Cominciano pure a essere scoccianti, sono fastidiose. Vorresti fare altro, ma no, sei qui che combatti per la vita.
    Fastidioso quanto il bisogno di dormire.
    E noioso quanto gli allenamenti di Shinya e Shuya, per cui la tecnica di stancare il maggiore si era fatta vecchia da ormai secoli.
    Quello era il tipico giocatore che, nello shogi, fingeva un'offensiva ma aveva paura di perdere pezzi.
    Erano i codardi che pensavano di poterla spuntare giocando sul sicuro e senza sacrifici. Era un comportamento, per dirla in maniera un po' più sportiva, ingenua.
    Da stupidi.
    Non era che la situazione non fosse brutta -lo era- ma la percezione del pericolo di Suzaku era a dir poco alterata.
    Da bravo capoclan di una famiglia di bestie come quella dei Kiriyama, del resto. Non c'era quindi molto da stupirsi.
    Non stava facendo caso all'altro ghoul, quello con la maschera da teschio, perché non gli era saltato in mente, non pensava ci fosse il bisogno -sembrava perfettamente capace di pensare a se stesso- e il babysitter non era la sua vocazione.
    I gemelli gli bastavano.
    Persino il dolore, però, sarebbe stato un buon cambio di programma rispetto a quello. Il dolore era ciò che c'era davvero di piacevole in uno scontro, oltre l'adrenalina e il troneggiare sullo sconfitto in tutto il proprio egocentrismo.
    Ma se voleva ricevere un favore come il dolore fisico, forse doveva prima regalarlo.
    Stava solo pensando al bene del prossimo. C'era anche quella piccola lezione sul volo lasciata in sospeso, no?
    Probabilmente a quel punto il suo avversario era convinto avrebbe avuto la meglio in ogni caso, appena Suzaku -che di resistenza già ne aveva poca, avendo perso la roulette genetica ed essendo un ghoul ukaku- si sarebbe sfinito.
    Che Suzaku si avventò all'improvviso avrebbe potuto cogliere di sorpresa.
    Era quello a cui puntava.
    Approfittando della vicinanza, così minima avrebbero potuto mettersi a ballare, per infilare gli artigli nelle fessure della maschera dell'altro. Non solo con lo scopo di accecarlo, in caso.
    O il genio chiudeva gli occhi, e in quel caso poteva solo ferirgli le palpebre e solo superficialmente gli occhi, o rischiava Suzaku scavasse in una delle orbite oculari per un suo nuovo fantastico esperimento, dopo il tentativo fallito di strappare un cuore a mani nude.
    Poteva strappare un occhio, fessure della maschera permettendo? Come snack dell'ultimo minuto non sarebbe nemmeno stato male.
    Poi avrebbe anche fatto caso se si erano avvicinati abbastanza alla ringhiera per far fare all'altro il volo dell'angelo, ma al momento aveva altre priorità. Come essere pronto a rispondere a eventuali brutte sorprese da parte del suo avversario, o anche ad eventuali intromissioni da parte degli altri.
    Non sarebbe diventato davvero un bersaglio facile solo perché era curioso del se e come poteva strappare l'occhio a qualcuno, e se in un occhio strappato si mantenesse il kakugan o ritornasse al colore che aveva avuto in precedenza.


    Edited by Cattleya - 2/6/2022, 23:17
205 replies since 29/10/2011
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